sabato 25 novembre 2023

In occasione dell'immancabile, puntalissima, irrefenabile maratona di Firenze e della meravigliosa disponibilità che indica "zeru camere" perchè abbiamo venduto tutto già da eoni a prezzi che rasentano il reato di concussione, riscriverò uno dei miei racconti più vecchi, nati dall'incredibile, assurda, pazzesca domanda rivoltami da una cliente argentina anni fa. E che stavolta riscriverò in italiano e non in spagnolo.

Lavoro in albergo, sono un portiere.
Mi piacerebbe poter dire: lavoro in una società calcistica, sono un portiere. Ma non è così. E comunque, anche lì, dipende sempre. Fosse la Fiorentina, ad esempio, potrei accettare un patto col diavolo. Fosse il povero Benevento lo sarei un po' meno. Ma tant'è, mi consolo pensando che la mia mancanza di talento calcistico è condivisa con un buon 99% della popolazione del pianeta, e malgrado ciò qualcuno gioca comunque nella massima serie. Un paio di miei amici giallorossi, ad esempio, pensano che sia molto meglio dell'indimenticabile Goicoechea. E nella mia modestia sono lieto di dire che si, hanno pienamente ragione.
L'albergo dove lavoro si trova nel centro di Firenze. Ci si può arrivare con l'auto ma è, eufemisticamente parlando, un casino. Bisogna stare attenti alle corsie preferenziali, alle telecamere che il comune pone entusiasticamente un po' ovunque, cessi compresi, alle stradine piccole e non percorribili, e malgrado ciò tanti non arrivano a capire che no, questa non è una città da auto. Ho avuto clienti che mi hanno chiesto come fare ad andare in auto dall'hotel agli Uffizi, come se avesse un parcheggio da Disneyland di Los Angeles, e che purtroppo non accettano la frase “Non è possibile”. Eppure siamo a 10 minuti 10 a piedi dai musei. Non comprendono che l'unica maniera per muoversi in auto qui è convincere il Dottore a farsi prestare il Tardis, andare indietro alla Firenze di 1500 anni fa e convincere l'assessore all'urbanistica di allora ad edificare strade a 4 corsie con relativi parcheggi. Non ci sono altre possibilità.
E tutto ciò senza tenere conto degli imprevisti, e non sto parlando di quelli del Monopoli. Mi riferisco alla coincidenza tra i clienti convinti che il mondo si muova intorno a loro e l'evento mondiale che tutto travolge. In quel caso otteniamo lo scontro di titani. E nel mezzo purtroppo c'è il portiere.
Un venerdì, turno di pomeriggio. Arrivo di clienti in auto. Auto ovviamente noleggiata, sono sudamericani. Scaricano i bagagli e si presentano al check-in. Come sempre, gli spiego le tariffe del garage con cui lavoriamo. Dico loro, piantina alla mano, che non hanno bisogno dell'auto per girare in città, ma loro insistono. Domenica prendiamo l'auto. Assolutamente.
Niente e nessuno gli farà cambiare idea.
Domenica.
Settembre del 490 a.c.
Un oplite, scansando centinaia di corpi di persiani in putrefazione, si presenta davanti al suo generale.
-Mi aveva fatto chiamare, generale Milziade?
-Ah, Filippide, eccoti qui. Senti 'n po', te c'hai campo?
-Come dice, generale?
-O che tu sei? Sordo? T'ho chiesto se tu c'hai campo. Qui e 'un si becca nulla, 'cidentamme e quando ho fatto i'contratto 'olla 'oppe voce.
-Ma... io... veramente...
-'Scorta, e c'ho da chiama' Atene e dinni 'he s'è vinto, ma 'un si piglia; c'ho bisogno tu mi ci vada te, via.
-Ma... generale... sono 42 chilometri e 195 metri!
-Tessaglia maiala, e lo so anch'io quanto c'è da qui ad Atene, ma tu ci devi andare, pohe storie! Piglia e parti, vai.
-Se proprio insiste...
-E insisto si, moviti! E ci 'orsa!
E così Filippide si sciroppò tutto di corsa fino ad Atene per dire che i greci avevano battuto i persiani a Maratona. 4-2.
Richiamo i clienti prima che salgano in camera.
Voi, domenica, non andate da nessuna parte.
Domenica, a Firenze, c'è la maratona. La città è off-limits. Imposible. Verboten. No way. できません .
Mi ci vuole una mezz'ora buona per fargli capire che il 90% delle strade è chiuso perchè ci corrono a piedi; devo pure aprire la pagina wikipedia alla voce “maratona” in più lingue, ma alla fine lo comprendono. Almeno così penso.
Illuso.
La signora fa per allontanarsi ma si blocca, ci ripensa un attimo e torna al bancone:
"Ma lei non può chiamare e chiedere che la facciano un altro giorno?"

mercoledì 22 novembre 2023

A me piace ricordare soprattutto i clienti scherzoni. In particolare se sono coppie affiatate e propense al gioco, alla battuta, allo scherzo appunto.

Scende le scale questa coppia americana, mezza età, ben vestiti e non i soliti “impigiamati” che capitano a certi orari notturni.

Lui, alto e massiccio, sta per pormi una domanda ma lei lo stoppa subito: “Silenzio!” se ne esce imperiosa. Al che lui, buono buono, si mette in disparte, con le braccia appoggiate sul bancone.

La signora mi presenta un bigliettino. Ci sono scritti sopra alcuni nomi di ristoranti. Lei punta il dito, lungo e affusolato, su uno di questi.

«Cosa c’è scritto qui?»

La calligrafia mi sembra ottima, ma evidentemente per loro non lo è. Pronuncio il nome.

Lui scoppia in una risata, lei ha un’espressione che passa dalla sorpresa al disappunto. È chiaro che avevano scommesso su cosa c’era scritto, e lui aveva detto giusto. Il marito alza il palmo della mano verso di me, non posso che contraccambiare dandogli il cinque.

La signora, risalendo le scale, ci mostra il dito medio, lui assume una faccia finto-sorpresa e dice “Uuuhhh” agitando le mani in alto, con un sarcasmo evidentissimo e un palese sguardo di complicità verso di me.

Ovviamente ho riso con lui: per una volta il genere maschile ha vinto.

Preso dalla curiosità, faccio un rapido controllo: hanno una camera con salottino e divano. E so già chi avrebbe dormito lì sopra, quella notte.

Ma ne sarà valsa la pena.

mercoledì 8 novembre 2023

Due ragazze, con le loro amiche, che decidono di fare qualcosa. Di essere d'aiuto. Di impegnarsi. Di rimboccarsi le maniche. Perché la protezione civile non è infinita, per quanto piacerebbe a tutti. Perché in certi disastri non basta neanche l'esercito. Occorre impegnarsi veramente. A lamentarsi sono bravi tutti, soprattutto da queste parti del pianeta. A esprimere solidarietà anche. Non costa niente. Ma essere lì, sul posto, e fare davvero qualcosa, in quanti l'hanno fatto?

Arrivano verso Campi la mattina presto. Un signore sta vuotando la cantina, che ha ancora 20 cm di fango. Cominciano. Svuotano. Ci vuole tempo, pazienza, ma si fa. La parte dolorosa è portare fuori mobili ormai marci. Elettrodomestici inutilizzabili. Fumetti storici, intere collezioni che hanno dato piacere nella lettura. Videocassette anni '90 con filmati preziosi: feste familiari, matrimoni, battesimi. Piccoli episodi di vita familiare. Andati. E poi c'è il dolore di chi tutto ciò l'ha perso. Ma anche gli occhi lucidi verso chi, sconosciuto, è venuto a fare qualcosa.

Come si fa a non essere orgoglioso di loro?

(Sarei andato anche io, se non fosse per uno stupidissimo incidente autoinflitto che mi costringe in casa. Ma sono bischero)



venerdì 3 novembre 2023

 Rispetto a certe tragedie, sono un tipo fortunato.


Antefatto:

Ero pulito, rasato e sobrio, come Marlowe.

Ferie prese per l'occasione.

La magliettina gialla e il pass.

E primo pomeriggio di dimostrazione di giochi impegnativo e divertente in quel di Lucca.

Poi, a chiusura, riprendo il treno per il ritorno a Firenze.

Solo che il treno non passa. Si ferma a Pistoia perché la linea è bloccata.


Sono fortunato perché ho fatto una cosa che mi piace e perché a Pistoia ho altolocate conoscenze che mi hanno ospitato -e c'è chi scriveva che è una città di crucci- ma parecchi, nel disastro, hanno perso tutto.


Lo so, non è carino allegare una foto di me che si divertiva, quando c'era chi pativa, ma in quel momento io e tutti i partecipanti della fiera mica ce ne accorgevamo.


Che amarezza.