venerdì 26 giugno 2015

Lisbeth Salander.

Dire che ci somigliava era un eufemismo. A parte la nazionalità (non era svedese), praticamente uguale in tutto e per tutto. Piercing su naso e sopracciglio, evidenti tatuaggi che spuntano sul collo, stessa capigliatura nera corta spettinata, stesso corpo scheletrico.

Stesso sguardo incacchiato abbestia.

Mi guarda duramente modello: “uomo di mer*a, mi fai schifo tu e la tua razza, sei fortunato che tra noi c'è questo bancone, o ti avrei già praticato un dolorosissimo tatuaggio sulla pancia”.

L'unica espressione che mi viene, è la classica italiota da “com'è umana lei!”

Uno ci prova anche a sorridere, ma di solito a questi clienti l'incacchiatura aumenta esponenzialmente. Sguardo supplichevole e speriamo non si metta ad urlare.

Check-in, che non faccio a tempo ad iniziare che subito mi chiede il codice del wifi. Mentre sta per salire in camera, le chiedo se vuole una piantina della città:

I don't fuckin' care!”

E fila su per le scale, di una camera singola che sta al quinto piano, mentre io resto lì come una statua del museo Tussaud.

Stava diverse notti, non ricordo quante perchè fu alcuni anni fa. 24 ore su 24 fissa in camera. Cartellino “do not disturb” perennemente attaccato alla maniglia, off limits per tutto il tempo del soggiorno. Non so quanto avesse di roba da mangiare dentro la borsa (l'unico bagaglio), ma presumo poco. La si vedeva uscire solo la sera, e rientrava con una pizza in cartone dopo neanche un quarto d'ora. Il giorno, alle 14, chiamavamo in camera per chiederle se voleva che la cameriera la pulisse, od almeno asciugamani puliti. Risposta:

I don't fuckin' care”

Oxford Dictionary, essential words edition.

ps. alla partenza, la camera richiese un'ora di pulizia a fondo. Per i cartoni della pizza (con dentro i resti, in procinto di evolversi a vita superiore) sparsi sul pavimento, e le condizioni in generale, roba che si faceva prima con un lanciafiamme. Tutta la mia solidarietà alle cameriere, colleghe che, spesso e malvolentieri, vedono cose raccapriccianti. Altro che Cronache del Bancone, potrebbero aprire un blog solo sulle camere dopo il passaggio di certa clientela. E non oso immaginare in che condizioni appaiono certe camere quando, invece delle Salander, arrivano Raoul Duke ed il Dottor Gonzo....

pps. alla partenza non ero in turno. La Kate mi riferì che non aprì bocca. Si limitò a dare la carta di credito, firmare il cedolino e filare via senza neanche prendere la ricevuta. Eppure mi sembrava che i “buongiorno” esistessero in qualsiasi lingua del mondo....


venerdì 19 giugno 2015

Le bionde non hanno la prontezza di spirito. Il genio, la capacità di comprendere ed arrivarci.
Un vero peccato.
La bionda è Caterina. Uragano Katrina, per gli amici. Uragano per la sua capacità di passare dal sorriso al pianto all'incazzatura più feroce con la stessa rapidità che ha la Viola di prendere solenni risolate.
Umorale allo stato puro. Non stavolta, per fortuna.
Turno pomeridiano, pomeriggio.
Farsi un turno 15-23 in albergo, in una splendida domenica di maggio, è come scoprire che le 72 vergini dell'aldilà sono raggiungibili solo se gli parcheggi sotto casa. E vivono in Oltrarno. Dove il parcheggio è come il comunismo, la fine dei lavori della tranvia ed il terzo scudetto: utopia allo stato puro.
Come arrivo dietro al bancone a prendere le consegne e far si che la bionda vada a godersi il meritato riposo, mi accorgo che la macchina dell'allarme anti incendio è accesa fissa, con un bel messaggio di un problema in camera. La Kate ha silenziato la macchina perchè suonava in continuazione. Quel fastidioso suono continuo che mi aspetto arrivi Shepard che comunichi “Ora del decesso: 14.50”
Di solito, quando avviene una cosa del genere, ci sono due spiegazioni:
-stanno fumando in bagno;
-si stanno docciando e tirano la cordicella dell'allarme, pensando che accada qualcosa di magico tipo l'evocazione di Raul Bova o Salma Hayek a massaggiargli la schiena.
Solo che la chiave è appesa al quadro, quindi i clienti non sono dentro.
Una tripla, coppia giovane con bimbo piccolo.
La Kate decide di non disturbare il facchino, intento a serie manutenzioni, e salire lei stessa su in camera, tanto i clienti sono, appunto, fuori. Prende la chiave e schizza su per le scale, con una rapidità pari alla sua incazzatura. Al ritorno, l'ovvia conclusione, proprio quel che ci aspettavamo:
avevano appeso al filo dell'allarme un sacchetto. Con le mutandine sporche del figlio.
Sullo sporco, vi lascio all'immaginazione.
Non è la prima volta che capita. I cavi dell'allarme nelle docce servono a tutto tranne che a dare l'allarme. I clienti ci appendono qualsiasi cosa, e poi a noi tocca chiamarli in camera od intervenire direttamente perchè al ricevimento l'allarme suona furiosamente, neanche stia avvertendo di un'imminente incursione della RAF.
Solo che la bionda mi ha deluso perchè non ha fatto una foto del capo di lavoro. Mi ero anche raccomandato, prima salisse su in quella camera.
Kate, mi fai perdere delle perle. Ma ti voglio bene lo stesso.
Ma la prossima volta, portati il cellulare e fotografa, accidenti.
ps. ho detto terzo scudetto, ma in realtà intendevo quarto sul campo. Ovviamente.


venerdì 12 giugno 2015

Le telefonate di booking all'una di notte sono divertenti come scoprire che le 72 vergini dell'aldilà tifano tutte per colei-che-non-deve-essere-nominata, e vogliono rivedere in continuazione il ritorno della semifinale di coppa italia.
-Hotel ************ buona sera, sono Marcello. Come posso esserle utile?-
-Hello, i'm Jennifer from booking dot com, do you speak english?-
-Hello Jennifer, my name is Marcello. I do speak english, how may i help you?-
-Hello Marcello, i have a guest coming to your hotel on ****, may you check, please?-
Il fatto che 'sta Jenny non parli con un terribile accento asiatico o indiano, come avviene quasi sempre con quelli di bk, è già un vantaggio. Perchè altrimenti è come i della valle che dialogano con un loro allenatore: sicuro rischio incomprensione. Cerco la prenotazione e la trovo agilmente. 4 notti.
-The guest wish to stay one more night. May you confirm the same rate for the whole stay?-
Cioè, io ti devo dire che può stare 5 notti al prezzo di 4? Ma voi di bk non avete un c****o da fare che pormi 'ste domande?
-I'm very sorry madame, but i may not confirm this, only the manager can do that. You have to call tomorrow after 9 am. Now in Italy is 1 am-
-Ok, thank you. Marcello, do you work at the front desk?-
Se ti ho risposto al telefono, dove vuoi che lavori? Te l'ho pure detto che è l'una del mattino, ma booking non vi istruisce, a voi telefoniste, che qualsiasi persona risponda in un albergo è un front desk?
-Yes madame, i'm the night shift. As i told you, now in Firenze is 1 am. I begin at 11pm and end my duty at 7 am-
-Wow.... so long...-
-Well, you know... Bon Jovi sings “it's my life”-
Pausa. Forse ci pensa. Dai, che ci arrivi.
-Thank you Marcello, we'll call tomorrow. Bye-
Devo smetterla di parlare di musica, tanto non mi capisce nessuno.
ps. probabilmente la tipa voleva sapere se la tariffa aveva uno sconto. In effetti, lo ha, perchè il sistema è settato in modo tale che se si prenotano più notti, si ha un maggiore sconto sulla tariffa per ogni notte. Probabilmente si era spiegata male. Od ho capito male io, all'una di notte il mio inglese raggiunge livelli da Totò e Peppino che chiedono indicazioni al vigile. Ma chiunque può vedere il cambio di tariffa, basta andare su un qualsiasi sito di un qualsiasi albergo e provare a mettere le date per vedere disponibilità e prezzi. Per un cliente lo faccio. Mi sbatto prontamente e volentieri. Ma per quelli di bk, proprio no. Soprattutto all'una di notte. E soprattutto perchè lo possono vedere loro stessi, sul loro sistema. Sei a lavorare come me, cara Jenny. Muovi il cul... il mouse e guadagnati la pagnotta.
It's your life.

venerdì 5 giugno 2015

Ogni tanto leggo, qui od altrove, frasi ad effetto come “La felicità è in piccole cose” oppure “L'importante nella vita è essere felici”. Roba tirata fuori da scrittori inglesi o brasiliani, o filosofi cinesi millenni fa. Carine, certo, ma poi occorre metterle in pratica. Crederci, soprattutto.
Quelli che ci riescono sono rarissimi, ma sono gli unici che contano.


Albergo dove lavora mia moglie.
Si presenta questa coppia australiana cinquantenne. Lui, anche se decisamente con l'aspetto di Mario Braga, te lo immagineresti perfetto con stivali e gilet in pelle di coccodrillo che va in giro per il bush in compagnia di Mick Dundee ed un paio di aborigeni. Invece arriva con la moglie a Firenze per la visita turistica. La sera escono con il taxi per andare a pranzo in un ristorante; perchè le compagnie tour di Firenze non organizzano solo visite della città o dei musei, ma anche cene speciali, tipo quella “rinascimentale” con i camerieri vestiti alla moda cinquecentesca; o quella con un tenore ed un soprano che cantano arie di Verdi. O, peggio ancora, cantano “O sole mio” o “Funiculì”. A Firenze. Che è come andare in Canada e sentire Sinatra che canta “New York New York”. Ma sono stranieri, non capiscono la differenza. Ormai ci s'è fatto il callo, non vale più neanche la pena di sprecarci un facepalm.
Il punto è che dopo una mezz'ora il taxi riporta indietro gli australiani. Hanno girato più volte senza incontrare il ristorante, perdendo così il pranzo. Cosa è successo?
Si presentano quindi al banco con il loro buono pasto acquistato laggiù a Sydney, ma intanto vanno a pranzo altrove, e rientreranno dopo mangiato. La banconista cercherà di scoprire l'arcano, rivelato quasi subito: l'agenzia di viaggi, laggiù nella terra dei canguri, ha completamente scavolato il civico del ristorante, costringendoli a girare a vuoto.
Purtroppo, malgrado fax e mail, certe comunicazioni sbagliate capitano. Perchè gli errori li commettono anche i lavoratori più esperti del mestiere. O perchè chi dovrebbe mostrare professionalità e capacità, si rivela spesso un dilettante allo sbaraglio. Come ne sappiamo bene noi nella penisola ed i dirigenti della costa crociere.
E purtroppo, i clienti spesso non lo accettano, e partono in quarta con l'incacchiatura a livelli esponenziali, finendo con il prendersela con chi gli capita a tiro e non c'entra nulla: nello specifico, come ci succede spesso a noi che lavoriamo in albergo, con il portiere di turno.
E quindi la Sara comunica al cliente che purtroppo non ci si può fare niente: la compagnia dei tour non vuol sentire parlare di rimborso, loro la comunicazione l'avevano fatta giusta, che il cliente se la prenda con la sua agenzia di viaggi. E la banconista si aspetta un novello Ned Kelly che parte in quarta con l'armatura a combattere il potere malvagio urlando “Bloody hell!”, come solo gli australiani sanno fare.
Ed invece no! Il tipo fa spallucce e pronuncia queste sacre ed immortali parole testè tradotte: “E che problema c'è? Sono solo soldi. Sono in vacanza: mi diverto, vedo monumenti bellissimi e nel ristorante che ci ha consigliato ho mangiato da Dio. Ci penserò quando torno a casa”
Mia moglie compie l'unico atto che un portiere può fare in questi casi: stringe la mano all'australiano.
Grande!