venerdì 31 gennaio 2014







Ho fatto una cosa per la quale tantissima gente, su internet, potrebbe condannarmi alla pena capitale, senza appello (e nessun avvocato – neanche chi sta leggendo – potrebbe salvarmi. Qualsiasi giuria mi condannerebbe).
Sono andato a leggere yahoo answers.
Ho cercato con google, e come primo collegamento ho trovato quello.
Quindi in teoria ho un’attenuante: è colpa di gugl.
Ma ho paura che a Mountain View abbiano una schiera tale di avvocati che comunque farebbero ricadere la colpa su di me.
Mi sacrifico per voi, sappiatelo.
Sono andato ad informarmi sulle strisce gialle.
Le strisce gialle sono quelle riservate. Non ci si può parcheggiare, a meno che non si abbia un permesso apposito.
Non valgono solo per i disabili, sono riservate generiche.
Ed infatti gli alberghi dove lavoro hanno il loro bello spazio auto contornato di giallo. L’azienda paga una discreta cifra annuale al comune per averlo, uno per albergo.
Per poterci parcheggiare quindi occorre essere clienti dell’albergo: si ha a disposizione 15 minuti di tempo, sia all’arrivo che alla partenza: il tempo di scaricare/caricare i bagagli. Poi si deve sloggiare e parcheggiare l’auto in apposito garage.
All’occorrenza lo spazio è usato dal proprietario (giustamente paga lo spazio e lo sfrutta) e dai fornitori, o dai muratori, idraulici, ecc. Sperando che questi ultimi vengano poco da noi, perché significa che le cose vanno bene e non c’è bisogno che facciano lavori di nessun tipo (come invece accadde quando dei sympaticissimi clienti gettarono un pannolino usato nel wc e si intasò tutta la tubazione-scarico di 5 camere… e vi lascio immaginare le conseguenze quando si tirava lo sciacquone in una di queste camere… ditemi: non gli augurereste morte lenta e dolorosissima? Ah, è superfluo dire che i sympaticissimi clienti avevano gettato il “regalino” giusto un minuto prima di fare il check-out. Fanno il danno e telano. Morte e distruzione!)
Per delimitare il nostro spazio abbiamo anche a disposizione due fantasmagorici paletti di plastica bianco-rossi, collegati tra loro da apposita catenella di egual colorazione. Se putacaso ci dimentichiamo di metterli, possiamo star certi che, alla faccia del colore della striscia, ci parcheggeranno cani e porci. E se ci affacciamo a chiedere “Buongiorno, lei è qui da noi?” il/la tipo/a farà una faccia stralunata, osservando il portone dell’albergo (wow, un albergo, in centro a Firenze! Non l’avrei mai detto!!!) e chiederà: “Ah, qui è riservato?” Mah, genio, fai un po’ te. Sei daltonico a punto tale da vedere il mondo in bianco e nero per non distinguere il giallo? Ma capita raramente che il vs. portiere possa uscire a fermare il furbetto del parcheggino perchè sono impegnato a parlare con i clienti, così che lo strunz metta la sua macchina davanti all’albergo e ce la lasci per parecchio tempo, anche qualche giorno. Perché rompere il ca**o a chi lavora è così divertente, in itaglia.
Ah, e per non parlare del fatto che i paletti spesso spariscono. Chi le prenda non lo so, ma il perché è sicuro: l’autosodomizzazione. In 10 anni ci avranno fatto fuori una ventina di paletti (infatti quando siamo di notte li mettiamo nel deposito bagagli e li rimettiamo per strada la mattina).
Tutta ‘sta pappardella di premesse quindi per cosa? vi starete domandando voi non potendone più.
Venerdì mattina di un ottobre ero in turno, ed in uno di questi alberghi, proprio accanto allo spazio giallo riservato a noi, c’è anche quello dei disabili, segnalato da apposito cartello (con ordinanza comunalevicesindacocomefoss’antani). Sull’altro lato invece ci sono i parcheggi dei motorini.
Arriva una smart.
Parcheggia di punta.
Becca in pieno l’ultimo motorino. Sbam
Sulla smart ci sono due tipe, abbastanza giovani. Una delle due scende e cerca di rialzare lo scooter.
Non ho clienti al banco. Esco e l’aiuto a rialzare lo scooter.
L’altra nel frattempo parch… beh, si fa per dire. Mette lo smart alla ca**o di cane, a metà tra il nostro posto e quello dei disabili più avanti. Perché rompere il ca**o è così divertente.
Ma poi apre il bagagliaio e tira fuori delle valigie. E quindi penso “ok, sono qui da noi, ora gli faccio il check-in e chiamo di corsa il garage perché mandi qualcuno a togliere subito l’auto, che messa così è una rottura e basta.”
Quindi rientro perché ci sono altri clienti… ma le tipe non entrano. Esco… la smart è ancora lì, ad occupare due posti, e le tipe si sono volatilizzate.
Sympatia, eh?
Starà lì 3 giorni.
L'ho fotografata il giorno dopo.
Non si potrà parcheggiare per quei 3 giorni. Non c’è abbastanza spazio tra i motorini e la smart.... ditemi, non avreste preso le due tipe per mollarle ai detenuti maschi di Guantanamo affinchè abusassero liberamente di loro per 3 giorni?
Chiamiamo i vigili, i quali ci diranno che non potranno togliere l’auto perché… ha il contrassegno disabile. Della nostra città.
Morte e distruzione!
Ovviamente i vigili la multano, ma non si può portare via causa contrassegno. Ora, da quel che ricordo, non mi sembrava affatto che le tipe fossero disabili… ma forse più che disabilità fisica ci si riferisce a quella mentale. Comunque erano (sono. Parlo al passato perché nella mia mente sono trapassate) mie concittadine. Gente che si merita lo 0-5 tutto l’anno, altro che il 4-2!
Dopo 3 giorni l’auto sparisce. Le troiacce proprietarie, dopo aver fatto abbondantemente i ca**acci loro se ne sono tornate da dove sono venute. Purtroppo è da qualche parte qui a Fi, ma spero proprio di non rivederle più. A meno che non mi metta a vedere youporn, alla sezione “gangbang: 20 black dudes vs 2 italian sluts”.



mercoledì 29 gennaio 2014

2 giorni fa era il giorno della memoria.

La memoria è una cosa importante. Oserei dire fondamentale. Oggi vi spiegherò perchè.

Conoscete Ash? E' del reparto ferramenta.

Ash, reparto ferramenta, deve prendere il Necronomicon, il libro dei morti.

Lo stregone gli rivela le parole magiche per prendere il libro senza risvegliare i morti. Non sto a dirvele, le conoscete benissimo.

Ma Ash ha pessima memoria, e non ricorda le parole; così, quando afferra il Necronomicon, risveglia l'armata delle tenebre e gli tocca di affrontarla e sconfiggerla.

Se Ash avesse avuto memoria, si sarebbe risparmiato un bel po' di guai.

Qualcun altro una figura cacina.

 

Albergo di mia moglie. Turno di mattina. 21 Gennaio.

A mezzogiorno chiama Ash. In realtà si chiama in altro modo, non è neanche Bruce Campbell. Ma chiamiamolo così, per comodità nostra.

Ash, non si sa costui di quale reparto, ha la mamma in vacanza in Italia. Arriva oggi nell'albergo, ed è il suo compleanno. Da bravo figliuolo, vuole fargli trovare in camera un mazzo di fiori ed un bigliettino di auguri.

Ora, tralasciamo il fatto che la prenotazione venne effettuata in Ottobre (quindi più di 3 mesi fa) e che Ash si riduce a mezzogiorno del check-in per fargli questo piccolo pensiero, e che la signora arriva per le 13, quindi lasciando solo un'ora per preparare il tutto. E' fortunato perchè c'è in turno una vera professionista, mica come suo marito, un cialtrone come pochi.

Sara – Mi dovrebbe dire l'età di sua madre, così il fiorario ha un'idea di che fiori mettergli.

Ash - …. eh... uh... 60 e qualcosa.

Si, ha detto così.

60 something.

Ash non ricorda l'età della mamma.

Vabbè, 60 e qualcosa basta. Urge fare in fretta, visto che mamma sta per arrivare. La Sara chiama il fiorario per fargli preparare un mazzo di fiori da 30 eurini, poi addebita sulla cc fornita dal figlio. Ricevuta, scannerizzazione ed invio per e-mail. I fiori arrivano (fiorario messo sotto pressione) e vengono messi in camera, con tanto di bigliettino di auguri bilingue, inglese ed italiano. Appena in tempo, arriva la cliente. Camera con due lettini, la mamma viaggia con un'amica. Due amiche sessantenni (e qualcosa) che vanno in gita culturale in Italia, probabilmente si frequentano dlala materna. Sono cordiali, ringraziano e salutano.

Amiche del cuore da 60 anni (e qualcosa).

Check-in, la Sara prende i passaporti e comincia la registrazione sul gestionale. Nome... cognome... nazionalità... numero documento... data emissione e scadenza documento.... data di nascita...

29 Gennaio.

Il figlio non solo non ricorda l'età di mamma, ma neanche la data giusta. Ha scazzato di un 8 giorni.

Le signore salgono in camera, poi riscendono per partire alla visita di Firenze. Lasciano la chiave alla Sara, salutano ma non dicono altro. I fiori li hanno visti, il bigliettino lo hanno letto.

Presumo che la mamma sia abituata.

Però, ripeto:

la memoria è importante.

 

ps. oggi, come avrete capito, è il compleanno della mamma di Ash.

Happy birthday da parte mia e della Sara.

 

ps. 2: come ho detto in precedenza, le clienti erano educate. Il che è, lo ripeto, il punto fondamentale dei clienti. Prima ancora delle mance, l'educazione ed il sorriso è quel che noi banconisti preferiamo.

Però un problemino l'avevano anche loro.

Antefatto: la Maura, reparto colazioni, nota una certa mancanza delle bustine di zucchero di canna. Mancano da diversi ciotolini; quelli che in tutti gli alberghi sono sui tavolini della sala e contengono, appunto, le bustine di zucchero: normale, di canna e dietetico. La Maura fa notare la cosa alla Cecile, collega di mia moglie al ricevimento.

Voi non conoscete la Cecile. E' francese.

E' un po' come la Guardia di Napoleone.

Quando le cose in battaglia andavano male, Nappy faceva avanzare la Guardia. Un 10mila francesoni baffuti, massicci e inca**ati che spazzavano via il nemico dal campo di battaglia e salvavano la giornata all'armée ed all'imperatore.

La Cecile sta in guardia e becca subito le colpevoli: la mamma di Ash e la sua amica. Si portavano via tutte le bustine di zucchero di canna che potevano arraffare e ficcarsi nelle tasche. Partaccia italo-anglo-francese, e le sessantenni (e qualcosa) yankee battono in ritirata come russi ad Austerliz.

Happy birthday (ma senza zucchero).


lunedì 27 gennaio 2014

Ieri, sabato, turno pomeridiano 15-23, varie ed eventuali:


1 - Ragazzetto yankee 12enne con pc che non si collega al nostro wi-fi. Il problema (per me, ovviamente) è che ha una logorrea infinita. Parla, parla, parla... non la finisce mai, pure pignolo sull'uso del suo pc, Raniero Cotti Borroni from Usa, poraccia la Fosca che te sposa, fijo mio.


Lui-No, non deve digitare lì, deve aprire explorer.


Io-Guardi, devo prima config...


-Ecco, ora le apro explorer.


-No, non così, devo configurar...


-vede, non si connette (mi mostra la scritta sul ca**o di explorer che internet non va, ma lo sapevo anche io; che mi lasci configurare il tuo pc e la smetti di parlare????)

-Aspetti, ora apro le configurazioni di rete e...


-Ma perchè apre lì? Bisogna blablabla...


-Ti vuoi connettere si o no?


….


-Si.


-Allora lascia fare a me. Guarda, qui ci sono le istruzioni. So come fare, è il mio lavoro. Trust me.


Osserva i fogli che gli sbandiero sotto il naso, ma finalmente mi lascia l'uso del suo portatile. Ma purtroppo non smette di parlare.


-Perchè devo connettermi a feisbuk e parlare con i miei amici, devo dirgli che sono qui in Italia, e bla bla bla e....-


Poi finalmente, silenzio.


Attimo di sorpresa.


Stupor mundi.


Albert che trova la formula.


Jack ed Elwood che vedono la luce.


Sono riuscito a configurare il suo pc con il nostro wi-fi.


Adesso ha internet.


-Oh.... ora funziona....-


-Certo che funziona, basta configurare le impostazioni di rete. Lo so, è complesso. A noi piacciono le cose complesse, siamo italiani. Ma ora sei online. Enjoy-


-Posso avere le copie delle sue istruzioni?-


-Ok, sono in italiano, ma la copia te la faccio volentieri.-


Il ragazzo ringrazia. Logorroico stracciamaroni ma educato.


-Posso sedermi nel bar per usare il pc?-


-Certamente, si accomodi pure-


-Ma... c'è pericolo?-


…..


-Pericolo?- Lì per lì non capisco. Penso che abbia paura di un hackeraggio nel suo prezioso pc tramite la nostra connessione aperta a tutti, ma poi da quello che mi dice mi rendo conto che si, gli americani ci vedono ancora come una landa selvaggia e colma di pericoli modello “Ic sunt leonis”.


-Si... non è che entra uno, mi dà una botta in testa e mi ruba il pc?-



2 – telefonata di un cliente francese, mi chiede la disponibilità di una camera per aprile.


-Une chambre avec duex lits separè et douche.

-Tres bien, Monsieur, n'ya pas de prob...


-Je raccomande, tres important, duex lits separee et douche.

-bien sûr, une chamb...


-J'ai vraiment besoins de une chambre avec lits separè et douche...


E così via, per un'ora, a sottolineare, tante le volte non avessi capito bene, che voleva due letti separati e doccia. Alla fine gli invio una mail. Ma se è così anche per tutto il resto, spero non prenoti.



3 – Alle 21.30 la stampante del banco smette di funzionare. 

Errore di rete”. 

Un'ora e mezzo a controllare i cavetti, a spegnere e riavviare l'infernale macchina ed il pc, maledizioni come se piovesse verso gates e quelli della epson, neanche dopo lo 0-5 ero così incacchiato e depresso nello stesso momento. La povera Caterina il mattino aveva tutte le partenze e doveva stampare le ricevute dall'ufficio prenotazioni, sarà andata su e giù tra bancone ed ufficio tutta la mattina. Solidarietà.


Poi, poco fa, mi chiama Maurizio che è in turno di notte (io sono nell'altro albergo della ditta): la stampante è ripartita.


Morte e dannazione!

venerdì 24 gennaio 2014

Durante la guerra fredda, il problema più grande, per gli americani, era dove effettuare i test atomici. Non avendo a disposizione un nord freddo ed inospitale come lo avevano i sovietici, l'esercito yankee effettuò i suoi esperimenti nel deserto del Nevada, su piccole isole del Pacifico (dopo averne deportato gli abitanti, con loro somma gioia) e pure nel pressi di Harrisburg, una cittadina del Mississipi. Tanta radioattività in allegria.

Per conto mio, tali esperimenti dovevano farli nel subcontinente indiano. Senza deportarne preventivamente gli abitanti.

Era una delle mie prime notti nell'albergo dove lavoro, e verso l'una scende un cliente.
Sapete già com'è fatto un indiano:
faccione color bronzo; ma a pensarci bene, non solo nel colore;
baffone nero folto, foltissimo: 5mila peli ogni due micron quadrati;
occhialini tondi da secchione;
espressione inca**atissima, da mostro di Milwaukee davanti alla sua prossima vittima.
Ed è in pigiama.
-Lei è il direttore?-
Ora, io non sono un tipo che dà l'aspetto della maturità piena. Non lo sono ora che ho 43 anni, figuriamoci 10 anni fa (si, questa storia ha 10 anni). Ho ancora un'espressione giovanile, diciamo pure che Jimmy e Mr. Wolf riderebbero di me dicendo che assomiglio ad un ca**one. Insomma, non sono uno che, a prima vista, dà l'impressione di essere un serio e maturo direttore d'albergo. Affatto. Tenete anche conto che era notte fonda, ed è più probabile che gli italiani si mettano a pagare le tasse, che non un direttore sia presente a questi orari.
Quindi: il tipo cerca rogna.
-Mi piacerebbe. Lo fossi, sarei a dormirmela nel mio letto. Potrei godermi bene la vita ed uno stipendio abbondante. Giocherei a World in Flames tutte le sere solo per il gusto di invadere l'India con le forze dell'asse. Ma è ovvio che non lo sono. E' a casa sua. Presumo. Ma chi sono io per decidere cosa deve fare una persona della sua vita? Magari è allo strip club, voleva raggiungerlo?-
Non raccoglie. Gli indiani hanno senso dell'umorismo come io sono esperto di difesa dalle arti oscure.
-Lo chiami-
-Prego?- Mi avesse chiesto di procurargli una spogliarellista, sarei stato meno stupito. Ma cercate di capirmi, non conoscevo ancora il livello di spudoratezza dei calcuttesi.
-Chiami immediatamente il direttore-
-Ma non ci penso neanche-
I suoi occhi strabuzzano, mi guarda come se gli avessi detto che sua madre è l'attrice preferita di Rocco ed un'altra cinquantina di attori del porno.
Sospiro.
-Perchè non mi dice qual'è il problema? Magari posso fare qualcosa-
-Lei è il responsabile di turno?-
-Sono l'unico della ditta presente a quest'ora, quindi direi che, si, sono il responsabile. Basta che mi dica di cosa si tratta perchè, lei capirà, a meno che non stia bruciando l'albergo, non chiamo il direttore.-
-Bene, voglio indietro i miei soldi, me li dia-
Disse proprio così: Give back. O comunque qualcosa di simile, gli indiani parlano inglese come io parlo tedesco: poco e male. Bello, vero? Non è' fantastico quando hai a che fare con questa gente? Non è che ti dice cosa non va. No. Lui ha ragione, lui è il centro del mondo, lui ottiene tutto quello che vuole. Il resto del mondo obbedisca. Raus, schnell, los, ciccio, apri la cassa e tira fuori il quattrino.
Da parte mia, ennesimo sospiro.
-Senta, non cominciamo una pantomina. Io non le do un bel niente perchè solo la direzione autorizza rimborsi. E comunque lei ha già pagato con l'agenzia, qui non ha dato un centesimo. Mi dica qual'è il problema e proviamo a risolverlo.-
-L'aria condizionata non funziona, rivoglio i miei soldi.-
Vedete, il problema, con gli asiatici, è che hanno l'aria condizionata a livelli da 0 gradi kelvin. Ricordo nel '98, ero nella biblioteca della scuola di lingua giapponese che frequentavo, e pativo un freddo becco. Volevo ripassare la lezione con le audiocassette in dotazione alla scuola, ma non riuscivo: stavo letteralmente morendo di freddo, avrei avuto meno difficoltà a studiare all'aria aperta in Groenlandia. Decido che non è possibile questo andazzo, e vado al controllo dell'aria condizionata, accanto all'ingresso. Il display digitale segna 18 gradi, sono allibito. Il problema è che tutto il resto è in kanji, ed io al di là dell'hiragana non sono mai andato (né mi interessava approfondire: io ci devo parlare coi clienti nipponici, non scriverci haiku). Provo a capirci qualcosa con quel poco che avevo imparato di giapponese scritto e comincio ad aggeggiare... almeno 23 gradi, via, come si fa a stare in una stanza in quelle condizioni?
Beh, feci partire il riscaldamento. Quando sentii uscire l'aria calda, andai letteralmente nel panico, ma ovviamente non capivo come rimediare, e tutti gli studenti presenti in quel momento alzarono la testa dalla scrivania con dipinta sul volto l'espressione di un agente della Gestapo in procinto di torturare un partigiano. Si alzò da una scrivania un cinese gigantesco; l'unico cinese sopra i 2 quintali ed i 2 metri su un miliardo e mezzo del pianeta era lì, a studiare il giapponese, senza dubbio voleva entrare nel circuito nipponico del Sumo. Mi guarda torvo e manovra sul display, sicuro nella sua conoscenza innata degli ideogrammi: 17 gradi. A quel punto decisi che non era il caso di stare in quelle condizioni, e me ne andai a studiare altrove.
Noi italiani, e lo dico per fortuna, non abbiamo né motori così potenti né sentiamo il bisogno di avere l'aria condizionata a quei livelli polari. Perciò è normale che un cliente, specialmente un asiatico, si lamenti dell'aria condizionata se non è perfetta come quella che hanno a casa loro. Magari nel loro paese c'è chi muore di fame, ma l'aria condizionata deve funzionare al massimo.
-Deve salire a controllare la camera, l'aria condizionata non funziona!-
Sospiro. Dato che la camera è al primo piano, appena sopra il ricevimento, è notte fonda ed il portone chiuso, accetto di salire in camera a controllare. E' una tripla, sono una famiglia di 3 persone. Andiamo.
Ovviamente, e me ne rendo conto, i problemi negli alberghi capitano. I fan coil si rompono, in particolare hanno la tendenza bastarda a rompersi il venerdì sera - sabato mattina. Quindi il mio timore, prima di entrare in quella camera, era proprio di constatare che la macchina fosse tristemente defunta e lì dentro si patisse la calura dei tropici. Mentre salivo le scale stavo pensando che soluzione adottare: un paio di ventilatori elettrici, un cambio camera, od addirittura chiamare l'albergo accanto (che è sempre della proprietà di cui sono dipendente) e spostarli lì.
Ed invece bastano 3 nanosecondi per rendermi conto che non c'è assolutamente bisogno di sbattermi.
Entriamo dentro, e mi prende letteralmente un coccolone: il buran siberiano è nella camera occupata dagli indiani; ha trovato casa lì, si trova a suo agio, e non paga neanche il soggiorno. Un getto di vento gelido direttamente da Novosibirsk a Gennaio, passando per il fan coil del contro soffitto. Ma quel che mi lasciò allibito furono gli indiani in camera.
In pigiama.
Dentro il letto.
Copriletto e coperta.
E l'indiano fa il suo mestiere di falso e bugiardo in maniera perfetta, deve aver studiato direttamente dal presidente del kerala. Forse adesso è lui, il presidente del kerala.
-Vede? Vede? L'aria condizionata non funziona! Chiami immediatamente il direttore e mi ridia i soldi che ho pagato.-
-Ma... perchè dormite con le coperte ed il copriletto? Non c'è bisogno di dormire così coperti, l'aria condizionata funziona benissimo, fa freddo qui-
-Qui non fa freddo!- Spara lui tutto risentito -l'aria condizionata non funziona, rivoglio i miei soldi-
Non credo di essere stato più allibito di come ero in quel momento. Questo tipi stavano dormendo sotto le coperte mentre l'aria condizionata emanava la sua brezza gelida. Poi inscenavano una pantomima per non pagare la camera. Peraltro già pagata, con agenzia, qui da noi non avevano ancora dato un centesimo. E lui insisteva con la sua tiritera “The air condition is not working! I want my money back! Call the manager!”.
Non mi va di continuare a discutere con un indiano, a quell'ora di notte poi. Perciò metto in opera la strategia classica di quest'ora di notte: -parli con l'addetto al ricevimento domani mattina-
-E' il direttore?-
-No, il direttore arriva alle 9-
-Ma io parto alle 8!-
-Mi spiace, non posso farci niente. Io finisco il mio turno alle 7, parli con chi viene dopo-
E lui di nuovo: - E' il direttore?-
Non posso dirvi cosa pensavo in quel momento. Vi dico solo che, se la terra di mezzo fosse stata il subcontinente indiano, mi sarei arruolato immediatamente con l'esercito di Sauron per guidare orde di troll alla conquista di Bombay.
-No, non è il direttore, lui viene alle 9-
-Io parto alle 8! Lo chiami immediatamente!-
-Mi spiace, ma per quel che posso constatare, il problema non sussiste. In ogni caso parli con il mio collega che viene alle 7-
-E' il direttore?-
Argh!
Andiamo avanti una mezz'ora buona di questa tiritera, fino a che si convince che non mollavo, e quindi a lasciarmi tornare al ricevimento.
Alle 6 e mezzo, pochi minuti prima che arrivi il collega del mattino a darmi il cambio e possa andare a casa a dormire il sonno del giusto, piomba nuovamente giù il nipotino di Indira Ghandi, almeno stavolta non è in pigiama. Trafelato, agitatissimo, si infila nell'ufficio prenotazioni e ringhia “Where is the manager?”
Giuro che io 'sta gente non la capisco. Siete in vacanza in un altro continente. Invece di pensare a rilassarvi, a godervi il viaggio con la famiglia, a vedere un po' di mondo, un po' di Italia ed Europa, mi accampate scuse false (l'aria condizionata funziona) perchè non volete pagare. Ed il bello è che avete già pagato, e neanche a noi. Ma pensate davvero che vi si dia dei soldi così, a babbo morto? Che un dipendente notturno si prenda la briga di una responsabilità del genere? Che si metta nei casini con il direttore chiamandolo nel cuore della notte per un indiano? Soprattutto dopo constatato che il problema non sussisteva (e se anche vi fosse stato pensate che non avrei cercato altre soluzioni che non darvi soldi o chiamare il direttore?).
Ovviamente l'ufficio è vuoto. Io sono al bar a sorseggiarmi un goccio di latte caldo (così ora conoscete le mie abitudini delle 6 e mezzo del mattino), e mi tocca interrompermi, dato che l'indiano è lì che girella dentro l'ufficio. Anche se, viste le dimensioni del loculo, sarebbe più giusto dire che gira su sé stesso, modello trottola. Forse cerca il direttore nel cestino della carta. Forse è davvero convinto che io lo abbia chiamato nottetempo e questi sia venuto per soccorrere LUI, il rappresentante dell'india per ECCELLENZA, a cui tutto è dovuto, ed ora si nasconda per timore delle ire della dea Kalì.
Mi avvicino all'ufficio, ormai non mi sorprendo più, penso.
Sono il solito illuso.
L'indiano sta guardando VERAMENTE nel cestino della carta.
-Dov'è il direttore?-
-Lì dentro, no di certo-
Non raccoglie.
-Dov'è il direttore!-
-Prego, può uscire di lì e venire al bancone grazie?-
Non starò a farla tanto lunga. Mi ci volle un bel po' prima di convincerlo ad uscire da lì e venire al bancone. E mi ci volle un bel po' a fargli capire che da parte dell'albergo non c'era nessuna mancanza e quindi la richiesta di rimborso aveva le stesse probabilità di successo di una notte infuocata con miss Bollywood. Che il direttore non lo avrei chiamato neanche fosse tornata la Wermacht a requisire alloggi per i soldati crucchi. Smollai l'indiano alla povera Caterina, che se lo sorbì per tutto il tempo della partenza, alle 8. Di dare le consegne non c'era la minima possibilità, perchè l'indiano voleva relazione, forse convinto che prendendoci per sfinimento gli avremmo mollato qualche € dalla cassa. Ricordo che appoggiai la mano sulla spalla della Cate e gli pregai di chiamarmi per le consegne, quando l'indiano avesse deciso che lei poteva tornare a vivere.
Beh, un'ora di smarronamento totale.
Se ne andò minacciando ritorsioni orribili.
Che nessun indiano avrebbe più alloggiato presso di noi.

Purtroppo ha fallito miseramente.

martedì 21 gennaio 2014

Piccole cose:

1. clienti spagnoli. Io li amo, gli spagnoli. Tutti. Ok, è vero, Borja Valero lo amo un pò di più, ma davvero, non comprendo come i catalani vogliano separarsi, sono così meravigliosi tutti assieme. Una splendida grande famiglia, mica come noi toscani che siamo ancora a rinfacciarsi le battaglie del medioevo e quando c'è Prato-Pistoiese o Livorno-Pisa ci son più celerini che al convegno internazionale dei black-block.

Ieri l'altro mi rientrano, a mezzanotte, 5 camere di spagnoli, 10 persone, mezza età. Chiassosi come solo loro sanno fare (anche se sempre al secondo posto rispetto a noi toscani) ma sorridenti e cordiali. Cavolo c'abbino da sorridere con le finanze che si ritrovano pure loro 'un lo so, ma sorridono. Tanto basta. Il portiere è contento.
Lunedì partono. Mi chiedono se possono lasciare i bagagli fino al pomeriggio. "Claro que si" rispondo io, e lì arriva la mazzata:
"Quieremos ir a ver el David".
Mi s'è stretto il cuore. Giuro, sono stato male, peggio di quando muore la piccola Gray. Non sapevo come dirglielo, ma loro si accorgono subito della mia espressione di sorpresa.
"Lo siento muchissimo, ma los museos son serrados el lunes".
Grande disappunto, sguardi delusi, coño come se piovesse. Giuro, avessi potuto avrei chiamato i'Renzi per ordinargli di far aprire i musei solo per loro, ma il mio potere al momento non è ancora così grande (ci sto lavorando). Sono saliti su mesti. Io c'ho pianto tutta la notte, solo ora trovo il coraggio di scriverla. Lo so, sotto questa scorza di stalinista-gulaghiano batte un cuore profondamente sentimentale.

2. clienti egiziane, partenza mattutina ore 4. Musoni lunghi modello Ash quando viene risucchiato dal Necronomicon. Io: sorriso a 78 denti. Ricevuta, carta di credito e pagamento. Alla via così.
Poi mi fa: mi chiami il ragazzo (the bell boy) per i bagagli.
Io: vado subito a prendergli i bagagli.
Mi guarda come se gli avessi detto che preparavo lo shuttle per Marte. E' da solo? Certo che sono solo, alle 4 del mattino chi pensi che ci sia al bancone? Il comitato di ricevimento del PD per silvio? L'ottimismo regna sovrano sulle sponde del Nilo, vedo.
Mi fiondo in camera ed agguanto le due valigie.
Ora, avete presente la favola di Rodari sull'uomo che voleva rubarsi il Colosseo?
Che si porta via un mattone per volta e riempie la casa di mattoni per portarsi via il monumento pezzo per pezzo.
Bene, sono convinto che quelle clienti vogliano portarsi via Firenze allo stesso modo.
Le valigie pesano 49 quintali. L'una.
Probabilmente un paio di lastroni di piazza della Signoria. Tra una cinquantina d'anni dovrò andare a lavorare al Cairo perchè i monumenti saranno stati riassemblati laggiù. Dove stanno gli Uffizi? Sempre dritto, attraversa piazza Taharir e piglia per via Calzaiuoli.
Impossibile portarle assieme, devo prenderne una per volta. Anche per stanotte ho fatto i miei bicipiti.
Gli chiamo il taxi, sempre musi lunghi.
Volete un caffè?
Lei fa anche il caffè?
Signora, io la notte faccio tutto tranne il gigolò perchè mia moglie avrebbe qualche obiezione.
Un caffè ed un cappuccino pronti in 3 nanosecondi. Neanche l'ombra di un sorriso, nada de nada. Ma sarete mica del pD?
Poi arriva il taxi, passo le valigie al tassista ("Maremma 'mpestata, o icchè c'hanno messo qui dentro?") ed una signora mi allunga 10 €.
Ok, mi fanno piacere, ma il sorriso non sono riuscito a strapparglielo.
Vedrai son davvero del PD.

lunedì 20 gennaio 2014

Nei 3 stelle dove io e mia moglie lavoriamo prodotti come pancetta o uova, per la colazione, non ci sono. Ora, ammetto di essere un profondo ignorantone e di non conoscere la normativa in ogni suo singolo articolo e comma (la burocrazia italiana è a livelli di Brazil; anzi, rispetto a noi italiani Gilliam è un ottimista), ma di norma in una caffetteria, tipica dei 3 stelle, non si possono avere fiamme libere o riscaldatori elettrici all'infuori delle macchine del caffè, quindi oltre al buffet freddo, non si va.

Ovviamente ci sono clienti che si lamentano: hanno pagato e si aspettano il servizio super-lusso, con i lacchè che alle 7 del mattino gli servono umilmente una fiorentina, gliela tagliano e li imboccano, mentre all'esterno dell'albergo piccoli fanciulli scalzi mendicano per un penny e Dickens osserva e prende appunti.

La lamentela è inversamente proporzionale al costo della camera: meno pagano più pretendono. E' un mistero che non riesco a spiegarmi, dopo il 3° di fatima e l'area 51. Dico bene Elvis?

Comunque: turno di mattina di mia moglie.

Arriva al banco una ragazza cinese.

Ha in mano un kiwi.

Per fortuna solo un kiwi.

Lo mostra.

Like”.

La Sara la guarda. Anche a me succede: ci dicono “I like bistecca fiorentina” o “I love Uffizi”, e noi siamo contenti. Siamo fiorentini. Spudoratamente fieri di esserlo. Ma, sinceramente, un kiwi non è che sia proprio un prodotto fiorentino rinomato da secoli. Quindi, se ti piace il kiwi, ok, ci fa piacere e ti fa anche bene alla salute ma, detto papale papale, importaunariccasega.

Però 'un gli si po' dì.

La cinese insiste. Mostra il kiwi, che tiene con due dita alle estremità. “Another. Like”.

La Sara è perplessa: non ci sono più kiwi nel buffet? Chiama il ragazzo delle colazioni, egiziano: ma sono finiti i kiwi? E lui “Ci sono kiwi, noi tanti kiwi, pieno kiwi. Tutti kiwi su buffet, io messo tanti kiwi, affoghiamo dentro kiwi”.

Ma la cinese insiste: “No this. Another. Like”

Ragazzi, io mi spavento all'idea che si dovrebbe studiare quella lingua per parlare con i clienti cinesi perchè l'inglese a loro non gli riesce. Viva il mondo anglosassone, viva il british english, i beatles, il Liverpool, ma viva anche the Usa, Stars & Stripes, i New England Patriots ed i Lakers, il bloody australian slang e l'australian design group, l'Irlanda e Guinness is good for you... ma il cinese no, mai.

La tipa non demorde, cambia tattica: due parole nuove. Quasi sicuramente ha esaurito tutti i termini inglesi, perchè ne usa uno italiano:

Pepe chicken”

Che roba è, pollo al pepe? Una ricetta di Gordon Ramsey? La tipa insiste: “Pepe chiken” e mostra il kiwi. Pausa, poi, agli occhi sgranati della Sara, riparte al ritmo di una MG42 ad Omaha Beach: “pepe chicken, pepe chiken, pepe chiken!” E giù a puntare il dito sul kiwi.

Beh, alla fine la Sara & colleghi ci arrivano (ma ce n'è voluto): pepe stava per “baby”. Baby chiken, piccolo pollo.

Voleva un uovo.

Aiutateci anche voi: posate gli occhiali sul tavolo (chi li ha) e mettete la mano sulla faccia: tutti voi dovete contribuire con un gigantesco facepalm.

Grazie.


sabato 18 gennaio 2014

Poi alle 11 di sera scende un americano, sui 30 anni, Jack Black da giovane o, se preferite, John Belushi prima di strafarsi di qualsiasi cosa passasse a 10 centimetri dal naso.

Il problema è che il cervello è quello di Frankestein Junior prima dell'operazione: AB + normal. Mi ricorda molto un mio personaggio di D&D parecchi anni fa: guerriero forza e costituzione 18 intelligenza e saggezza 3. Facile da giocare: dovevo solo fare "Ghu, io picchia, io mena forte forte" e lanciare i dadi. Giù mazzate con la mia morning star.

In luogo di una morning star, per fortuna, il tizio ha il telecomando.
Presumibilmente non funziona.
Il facchino si è appena cambiato, e si appresta ad andare a fare il sonno del giusto. In borghese, mi osserva implorante: non mi mandare in camera da questo, io me ne vado, ciao e good luck.

Come dargli torto?

Reduce da 3 notti insonni, il mio inglese è appena sceso a livello elementare 1 : "the cat is on the table" con Camilla e Gaia che "Babbo, babbo, ma in casa nuova possiamo avere un gatto?" Un gattaccio rognoso che riempi il tavolo di peli? Ok per il gatto, ma che sia quello di Schroedinger. Dopo l'esperimento.

-Buonasera, le batterie non funzionano?- Cambiare due batterie ci riesco ancora, il facchino non mi serve.
-No, le batterie funzionano-
-Allora qual'è il problema?-
-Che significa questo tasto?-
??????
-Il tasto con scritto av?-
-S, il tasto con scritto AV, che significa?-
-Questo tasto attiva apparecchi extra attaccati alla tv, come registratori, playstation... -
-Ah, ok.- Poi indica i 4 tasti posti sotto. - Questi a cosa servono?-
-Quelli con scritto CH?-
-Si, quelli-
-Servono per cambiare canale. Preme qui e sale di un canale. Per esempio dal 3 al 4, oppure preme quello sotto e torna al 3-
-Ma non posso semplicemente digitare il canale sui numeri?-
-Si, può fare anche così-
-Ok, grazie.... e quelli accanto?-
-Sono il volume-
-Ah, ok, grazie-
-Solo questo?-
-Si, solo questo, grazie. Buonanotte-
-Buonanotte a lei-

Forza e costituzione 18 intelligenza e saggezza 3. Grazie ancora, Gary.

martedì 14 gennaio 2014

Non avrei mai creduto di dirlo, ma stavolta si, è proprio così.

Scontato, banale, ma vero.

Questa la batte tutti.

Premessa: avendo studiato 4 lingue straniere, odio dover mischiare le une alle altre. Voglio dire: perchè dobbiamo infarcirci di parole inglesi quando noi siamo italiani? Ma non è tanto per la lingua in sé, è che usare un termine inglese mi sa un po' da... burini, ecco. Da “voglio fare il figo anche se sono distante anni luce da Raul Bova”, come quelli che appaiano in tv e ci dicono “spending review”. Dire semplicemente “ormai 'un ci s'ha più quattrini e si deve risparmià” è tanto difficile?

Ecco, c'è un termine che viene usato oggi per indicare un servizio degli alberghi: il wifi.
Il wifi oggi è, perdonatemi il termine, un “must”. Un obbligo, un dovere, un servizio essenziale. Ancor di più: deve essere “free”. Gratuito.

Ora, il problema, per noi portieri, è che i clienti non riescono a configurare i loro apparecchi con il wifi, e quindi vengono da noi. Perchè ci si aspetta che si sia tecnici iper - ultra - super specializzati, ci si aspetta Betchley Park e la decifrazione di Enigma, ci si aspetta che si abbia la capacità di Scott, Sulu, Uhura e Chekov messi assieme nel far funzionare la macchina al 638 % delle sue capacità.

Coppia giovane americana, lui alto prestante, lei biondina minuta. Rientrano nel tardo pomeriggio dopo la loro giusta e meritata visita ai musei. Sorridono, sono gentili e cordiali. Dicono buongiorno e buonasera, grazie e prego. Che volere di più? Volerne di più, ovviamente.

Poi lui scende con un piccolo computerino, uno di quei notebook o qualcosa di simile. Non riesce a collegarsi con il wifi, chi ha detto che i giovani sono bravi nella tecnologia? Non tutti sono all'altezza di Sheldon. Veramente, alcuni sono distanti con l'informatica come il risiko lo è da World in Flames. Acchiappo le istruzioni per la configurazione e mi accingo a digitarvi sopra, ma lui non vuole che lo tocchi. Può farlo solo ed esclusivamente il proprietario. Io sono un impuro, guai a toccare.

Ok, sono abituato alle stravaganze dei clienti. Il pc è tuo, lo comandi tu. Ma devi seguire queste istruzioni, ce la ha date Flavio, il tecnico che segue i nostri pc ed il wifi. Quindi, come Simon, Flavio ordina: apri le configurazioni della scheda di rete.

Non sono un campione di pc e winzozz, non riuscirei a collegarmi al norad per scatenare la guerra termonucleare globale, o infiltrarmi nel matrix, o elaborare una macchia fino a fargli apparire l'immagine nitida di Yuri. Ma non è che ci vogliano lauree informatiche od anni di pratica computeristica per sapere che, se clicchi da qualche parte, qualcosa si aprirà. 
 
Ora, io non so che cavolo abbia cliccato il ragazzone yankee, fatto sta che appare un'immagine.

Pochi millisecondi, volto immediatamente la testa dall'altra parte, mentre lui cerca furiosamente di chiuderla. Ma il cervello è sempre più veloce dell'occhio.

E stiamo parlando del mio cervello, che sta a quello del nobel per la fisica come il mio vecchio vespone Piaggio sta alla redbull di Vettel.

Non mi sfugge ciò che ho visto.

Lei.

Con la stessa espressione sorridente.

Serena.

Felice.

Costume adamitico.

E mi fermo qui.

Appaiono dei clienti, e ne approfitto per dargli la chiave, poi torno ad occuparmi di colui che, presumo, abbia scattato quella foto: hai aperto le configurazioni di rete?

Si.

Palesemente imbarazzato.

Senti, sarà bene che me ne occupi io, so cosa fare.

Ok, va bene. Mi smolla l'apparecchio. Potrei chiedergli la carta di credito, o sua sorella, o entrambe. Me le fornirebbe senza fiatare.

Gli configuro il pc. Ora il wifi funziona.

Stavolta non mi ringrazia, non emette un fiato: afferra la macchina e schizza su per le scale.

Appoggio gli occhiali sul bancone.

Mi copro la faccia con entrambe le mani e scuoto la testa.

Qui, ora, Firenze, bancone, un doppio facepalm è obbligatorio.