venerdì 25 novembre 2016


Coincidenze.

Le coindicenze capitano. Poi qualcuno può anche non crederci e convincersi che sia un piano studiato a tavolino, che la fine del mondo è vicina, che ti controllano la vita con le "scie kimike!". Non lo so e non mi interessa. Vi scrivo 4 coincidenze piccole piccole, frutto solamente del caso. 4 storielle leggere leggere, senza troppe pretese. Come tutto quello che c'è in questo blog, e comunque qualsiasi cosa scrivo.


1. coppia giapponese, fatto di qualche anno fa.

Mezza età, con l'espressione uguale a tutti i giapponesi ovunque nel mondo: piena di sorpresa ed emozione, stupore e tremori, la stessa dei bambini appena usciti dalla scuola per la loro prima escursione scolastica. Per me aveva ragione Blutarski: sono stati i tedeschi, a bombardare Pearl Harbour. Non posso credere che siano state persone così miti e gentili.

Esordisco nella loro lingua suscitando incredibile emozione. Sono seppellito di complimenti, a cui rispondo con inevitabile modestia; perchè lo sono di mio, perchè la forma lo richiede e perchè è una lingua che, se non continui a parlarla, la dimentichi in fretta, e da quando sono diventato babbo il tempo di studio si è irrimediabilmente ridotto a zero. Ma in quel momento dò il meglio di me, e mi chiedono se l'ho studiato in Giappone.

-Si. Ad Okazaki, prefettura di Aichi-

Spalancano la bocca.

-Noi siamo di Okazaki!-

-Veramente?-

-Si!-

Apro il sito internet della scuola (se vi interessa, è yamasa punto org). E loro riconoscono il palazzo.

-Noi abitiamo in una delle case quà accanto-

15.000 chilometri. 15 mila, tanto è, chilometro più chilometro meno, la distanza Firenze-Okazaki. Probabilmente ci eravamo incrociati più volte soprattutto quando, in pausa pranzo, andavo a comprare qualcosa da mangiare nel supermercato dall'altra parte della strada (facevano un ramen che era la fine del mondo). E questi due, in vacanza in Italia e Firenze, vennero a soggiornare dove lavoro io. E mi beccarono quando ero in turno. Ancora oggi quasi non ci credo.


2. Novembre dell'anno scorso. Due famiglie italiane con bambini; belli, sereni, gioviali. Mi scende un ragazzetto sui 10 anni che, con spiccato accento lombardo, mi chiede un foglio di carta ed una matita perchè vuole fare un disegno a mano libera. E lo fa con un doveroso verbo al condizionale seguito da un riverente per favore.

Già che un ragazzo della sua età non scenda cercando pokemon con un cellulare di ultima generazione e desideri piuttosto disegnare chiedendo pure per favore con uso e modi perfetti dei verbi, è un qualcosa di così straordinario che già solo questo meriterebbe la nomination, un racconto a parte. Fornisco volentierissimo il materiale, ed il ragazzo mi spiazza:

-Cosa devo disegnare?-

Lì per lì non so proprio cosa rispondere, poi ho un lampo di genio e sollevo il mio zaino da sotto al bancone, mostrando il meraviglioso, stupefacente, mirbolante Giglio Viola stampato sopra. Il ragazzo storce la bocca:

-Io tifo Inter....-

-Allora disegna il simbolo dell'Inter-

-.... eh... uh..... no, ok, disegno questo-

Quando scende il padre, rimane a bocca aperta:

-Ma... disegni quello? S'è pure perso, dai Viola- (l'anno scorso vincemmo a San Siro 4-1)

-Eh, non ricordo il simobolo dell'Inter-

-Te lo mostro io, è sul mio cellulare-

-Ormai ho finito- Replica il figlio, mostrando il disegno. I membri dell'altra famiglia prendono un pò in giro suo padre -Vedi, è stato convertito alla Fiorentina, è tutta colpa del portiere-

-Tutto MERITO del portiere- Replico io indicandomi. Poi, dopo questo scambio di battute, mi viene spontaneo chiedergli:

-Di che parte della Lombardia siete?-

-Provincia di Pavia-

-La conosco un pò la provincia di Pavia. Di quale paese?-

-Ma non credo lo conosca-

-Provi-

-Mortara-

-Diamine se conosco Mortara. Mia suocera E' di Mortara-

E rimangono lì a bocca aperta. Ed io a spiegare che, un paio di volte l'anno, saliamo su nel profondo nord a trovare la madre di mia suocera, a sua volta nonna di mia moglie e bisnonna delle bimbe (prepara una casoela che è la fine del mondo). E la classica, immancabile, scontata battuta sul tremendo dialetto lomellinese-ostrogoto che per me rimane un mistero indecifrabile. E sul negozio d'alimentari in piazza Silvabella che vende il salame d'oca. Fu una discreta sorpresa, per loro, scoprire come un anonimo portiere d'albergo di Firenze conosceva i luoghi della loro normalità quotidiana.


3. La famiglia di mia moglie ha vissuto, per circa una decina d'anni, in Abruzzo; in effetti, lei si sente più abruzzese che toscana, e non parliamo poi di mio cognato, che è nato a Teramo.

Arriva, nell'albergo dove lavora, un cliente italiano che lei scopre, al momento del check-in, venire da Canzano, paesello sulle colline della valle del Tordino. Un torrente che la mia signora, quando era alle elementari, era convinta fosse il più lungo d'Italia. Chiacchierando e rievocando gli splendori dei paeselli in provincia di Teramo, scopre che anche il cliente apprezza il porchettaro di Piazza del Progresso a San Niccolò. Concordano che sia il migliore di tutto l'Abruzzo (ed in Abruzzo c'è praticamente un porchettaro ogni 20 metri), così, quando questo cliente tornò a Firenze la settimana dopo (era un architetto designato per restauro di palazzo Medici-Riccardi) portò a mia moglie un ciotolo di porchetta. Proprio presa da quel venditore.

Pensate che me ne sia arrvato almeno un pò, di quel delizioso e prelibatissimo cibo? Pezzettino dopo pezzettino perchè "ancora un assaggio e poi basta", mia moglie arrivò a fine turno che se l'era mangiata tutta. E, credetemi, era parecchia.


4. Entro in turno di notte. Mentre prendo le consegne dal collega, noto due oggetti posati in un angolo:

-Ma... e questi?-

-Li hanno trovati in camera-

-La stessa?

-No, due camere diverse-

Mi pareva giusto fotografarli. Lo so, può sembrare una banalità incredibile, ma mi piace pensare che trovare, nello stesso giorno ma in due camere diverse un ciuccio, cioè un attrezzo fatto per silenziare bambini molto piccoli, ed una spilla che porta la scritta "Speak aloud" (parla a voce alta) sia una curiosa e bellissima coincidenza.

ps. che poi me li immagino, i genitori del/della bambino/a, che litigano su chi doveva pensare a prendere il ciuccio lasciato in camera, mentre il/la piccolo/a si lamenta furiosamente di tale mancanza. Vi ho pensato, ragazzi. A voce alta.
 

venerdì 18 novembre 2016

Una delle scocciature più solenni, monumentali, faraoniche, che possono capitare quando si lavora in un albergo, è quando vengono persone che "vogliono vedere alcune camere per la loro selezionata clientela".

Ora, io capisco e comprendo che si, quando si lavora nel turismo, è importante vedere e rendersi conto delle strutture che si vanno a proporre ai clienti. E’ fondamentale capire se quel tipo di camera piacerà o meno. Se lavoriamo con clientela pretenziosa e tendente allo scocciare, è bene passare subito ad hotel di una certa categoria, bypassando direttamente pensioni o 1-2 stelle. Pure certi 3. Ed il problema, da quando esiste internet, è che i clienti non si rendono conto di quel che prenotano. Guardano solo al prezzo e dicono "Oh, questo è economico, forniamo la nostra carta di credito!". Poi, quando arrivano qui, se ne vengono fuori che " Quest’albergo non mi piace! Rivoglio i soldi indietro!". L’agente di viaggio, per lo meno, capisce che tipo di persona ha davanti, e li indirizza nei posti a loro consoni.

Purtroppo questo tipo di figura professionale, causa internet, tende a sparire. Ma qualcuno ancora c’è. Resiste. Viaggiano per visionare strutture ricettive e le camere per la sua clientela. Il problema, come dicevo poc’anzi, è che anche alcuni di loro non hanno un’idea chiara e precisa di ciò che stanno cercando. Quindi si, gli facciamo vedere le camere perché ce lo chiedono, ma per noi portieri sono una totale perdita di tempo, perché ci rendiamo subito conto che tanto, qui, non prenoteranno mai.

Arrivano una mattina di sabato, quando siamo dietro a partenze, arrivi, prenotazioni. Quando cioè siamo nel pieno del lavoro e della frenesia. Chiedono di vedere delle camere per un evento che organizzeranno a Firenze in estate.

Lui è uno svedesone di mezza età: viso rubicondo, corpo massiccio e golfino paricollo fatto a mano con bandiera americana ricamata. Di questi tempi e per i prossimi 4 anni, la stars & stripes è più o meno vista come il vessillo del Reich, perciò, essendo svedese, decido che il tipo si chiamerà, da oggi e per sempre, Martin Vanger.

Lei, vent’anni di meno, provoca copiose perdite di bava maschile al suo passaggio. E non dico altro. Parla italiano con accento dell’est. Lo stesso tipo di donne che l’originale Martin Vanger uccideva nel sotterraneo della sua villa.

Li spediamo su con il facchino, che gli mostra alcune camere: singola, doppia standard ed una suite. Quando scendono esprimono soddisfazione per la suite. Lo sappiamo, abbiamo sofferto settimane di lavori rumorosissimi necessari per la realizzazione di una splendida camera nuova fiammante, ottenuta sacrificandone due standard. E’ un capolavoro, un vero amore. Sogno di dormirci pure io, magari un gorno me l'affitto e lo faccio (sarà curioso farmi il check-in ed il check-out). Ed al ceo del gruppo Vanger piace: la vuole. Chiede il costo per Agosto. Ma non sa dirmi una data precisa. Una cosa che odio, perché le tariffe ormai variano giorno per giorno. Se è lunedì, costa meno del sabato, no? Ma lui insiste. Ok, te la sei cercata. Così gli sparo un prezzo bello alto.

Sorpresa, gli va bene. Ma a quel punto rovina tutto uscendosene così:

-Me ne servono quaranta-

C-come?

-Quaranta camere. Quante ne ha, come questa?-

Ok, siamo al ridicolo. 40 camere. E’ chiaro che qualcosa non quadra. Questo ci fa perdere tempo.

-Beh, ne ho solo una, questa-

Stavolta è il suo turno, di rimanerci male. Potrei dirgli che in realtà ne ho ben due, di suite rinnovate grandi in quel modo, ma ne mancherebbero comunque 38 all’appello. Lascio perdere. Loro, delusi, escono. Ma la ragazza si blocca un momento e torna indietro.

-So che c’è grande albergo, vicino a Piazza Repubblica, dove si fermano sempre auto grandi, come Ferrari-

-Ah, si, il Savoy-

-Savoia?-

-Savoy. Con la Y finale-

-Ed è un 4 stelle?-

-5-

-Mmmmh…. Ok, porto lui a vedere-

Penso che tra il Savoy ed un semplice 3 stelle vicino alla stazione corre la stessa differenza che c’è tra la Settignanese ed il Barcellona; e che se avessero avuto fin da subito le idee più chiare, non avrebbero perso tempo loro e fatto perdere a noi.

Ma il peggio deve ancora venire.

Qualche ora dopo, mi trovo in auto con il resto della famiglia, direzione casa del cognato, dove ci aspetta la festa di compleanno di quest’ultimo. E mentre siamo in viaggio, quello splendore di mia moglie esordisce con questa domanda:

-Senti… ma ti sono venuti a trovare due pantegane (li chiama così, i clienti stracciamaroni) che chiedevano 40 camere per Agosto? Un nordico simpatico come un termale in trasferta ed una "sciampista" con lo stivale che arrivava al ginocchio?-

Lì per lì, rimango a bocca aperta. Senza aspettare la mia risposta, lei continua.

-Sono passati da me chiedendomi di fargli vedere delle camere, e malgrado al bancone avessi il mondo, li ho accontentati. Poi sono scesi e mi hanno tempestato di domande su costi ed altro, ed alla fine mi hanno chiesto del parcheggio, perché erano interessati a dei posti auto nel nostro garage. E lì mi ha detto che gliene servivano 40-

-40 posti auto!-

-E 40 camere. E dove lavoro io, come ben sai, non abbiamo così tante camere; e ci sono solo 4 posti auto-

-4 posti auto a condizione di avere 4 Smart. Ma 40 auto? Un’auto a camera? Perché non vengono in aereo?-

-MI ha detto che organizzano una gara di Rally in Toscana-

-Ed hanno intenzione di portare l’intera carovana nel centro di Firenze????-

-Solo per la visita della città, la gara la fanno fuori-

-E meno male! Ma comunque, 40 auto che in fila indiana arrivano fino al centro…. Se lo diciamo ai’Nardella, gli viene un colpo! Già ci sono i lavori della tranvia, poi c’è stato Lungarno Torrigiani… 40 auto da rally che girellano in fila indiana per San Lorenzo è un massacro!-

-E’ quello che dicevo anch’io. Comunque, dopo essere venuti da me, sono passati dal tuo albergo-

E lì mi blocco un attimo. C'è qualcosa che non mi torna.

-Ma... come... come fai a sapere che sono stati da noi DOPO che sono passati da te?-

-Perchè mi chiedevano suggerimenti su un hotel per loro, e mi pareva giusto che tu condividessi i miei patimenti-

Rimango così, a bocca aperta. Una cernia sul banco del pesce.

-Mi.... mi hai mandato le pantegane! Mi hai rifilato quelle sòle-

E lei ride. Ride! -Ihihih- alle mie spalle!. Faccio per dargli una manata sulla coscia.

-Ihihih. Ahi, bimbe, il babbo mi picchia!-

-Non picchiare la mamma!-

-Ho una buonissima ragione per farlo!-

-Sto guidando-

-Correrò il rischio-

-Mi faccio difendere da tuo cognato-

-Tuo fratello ti terrebbe ferma, così potrei menarti meglio-

-Ma, scusa, me lo chiedevano loro se conoscevo un albergo più grande-

-Eccerto, e li rifili a noi sapendo che erano una perdita di tempo. Tanto per farci ammattire-

-Un marito che si dica tale deve condividere gioie ed anche problemi con la moglie, hihihihi-

-Me li hai rifilati te! 10 minuti di tempo, mio e dei miei colleghi, buttati per sempre-

-Magari le camere le prendevano veramente, da voi-

-Si, e Trump realizzerà sul serio le sue promesse. Non so cosa mi trattenga da rimandarti a Pistoia-

-Non puoi bello, mi hai sposato. Io mi tengo la casa e tu torni da tua madre, ihihihihi-

E così, sono stato preso in giro dalla moglie. Che si è fatta una grassa risata alle mie spalle.

Che ingiustizia.

venerdì 11 novembre 2016

Quelli che…

Quella che, italiana, ti chiama il giorno stesso per dirti che non può venire e se gli possiamo spostare la prenotazione alla settimana dopo o quella ancora perché “Ma tanto a Firenze ci devo venire. Davvero”. Si, ed io sono Babbo Natale.

Quello che, italiano, poichè viene spesso, lo tratti da cliente abituale e gli fai il favore di non prendergli una garanzia (carta di credito o prepagamento). Ed il giorno dell’arrivo lo si chiama. Non risponde. Lo si richiama e costui balbetta che “eh… uh… non posso venire…” e chiamarci prima per dircelo no, eh? Ma la colpa è mia che, come sempre da ingenuotto che sono, dò fiducia quando non dovrei.

Quella che, israeliana, all’arrivo di un pomeriggio inoltrato di un giorno di tutto completo, chiede se può avere una camera con vista. “Please….”, con gli occhioni di Anne Wilkes quando dice che vuole curare Paul Sheldon con amore e premura. Mi spiace, ma sono al completo signora… “Please….” Se le dico che le camere con vista sono già occupate, come faccio a… “Please…” Mi può chiedere please fino a mezzanotte, ma se la camera non ce l’ho, significa che non ce l’ho. Questa è la chiave della sua camera, primo piano. Lei la guarda, delusa, poi la prende e sale su. Senza salutare.

Quello che, indiano, all’arrivo dice che “ho letto su trippacacca che avete camere con vista”, che è come dire “se mi date quella camera vi lascio la recensione”. Che è quella cosa fastidiosissima. Il ricattino, come lo chiamo io. Senti un po': fai cosa ti pare della tua vita e dei tuoi forum sociali. Non ce l’abbiamo, quella camera. Già venduta. “Oh, ma questo non va bene”, fa lui serioso. A noi si. I clienti in quelle camere hanno pagato di più. E lui zitto. Gnègnègnè.

Quella che, cinese, si presenta a muso duro ad Ettore, sbraitando agitatissima e sventolando un cellulare. Il mio collega facchino pensa che costei non riesca, come tanti, a collegarsi con il wifi, ed invece quella gli mostra le scritte in cinese sul telefono. Alla fine capimmo che voleva una coperta. Sarà difficile capirlo, cara signora, se ci mostra “materasso” in ideogrammi.

Quello che, cinese, arriva al bancone per il check-in, e lo mostra alla mia collega al bancone il solito telefonino. Ora, al bancone, nel pomeriggio, si trova spesso quella che noi chiamiamo “Signorina Rottelmeier”. La quale reagisce proprio come quando si trova Heidi che ne combina una delle sue: va su tutte le furie. Gli dice, in inglese, che lei il cinese non lo legge, e se ha una prenotazione potrebbe dirgli il suo nome. Ed il cinese se ne esce parlando in italiano. Il che rende ancora più furiosa la mia collega, trasformandola da Frau Rottelmeier in Frau Blucher.

Quello che, cinese, fa come dice il proverbio e mena la moglie senza motivo. E la moglie replica. E lo fanno in camera, nei corridoi e giù alla reception, fino a che non si rendono conto che sono in pigiama e li stanno osservando tutti, la smettono e tornano di corsa in camera. E poi scendono vestiti normalmente belli sorridenti, come se niente fosse successo. Io e la Kate eravamo allibiti.

Quella che, russa, prenota una singola su [sito web], indicando la presenza di un bimbo di zero anni. Che in realtà è una ragazza adolescente. E non vogliono pagare per una doppia, perciò se ne vanno. E non possiamo addebitare niente perché la carta che hanno usato era, chiaramente, senza soldi. La Kate era nerissima di rabbia.

Quella che, americana ma originaria della Romania, prende in simpatia solo me, e vuole parlare solo ed esclusivamente con me (ignorando in particolare la Georgie, forse perché dello stesso paese d’origine, a volte la gente si vergogna delle proprie radici) e mi tiene un’ora a cercare agenzie immobiliari perché vuole comprare casa nella campagna toscana con il marito (una specie di Matusalemme, ma più anziano). E poi la comprarono, una villa vicino a San Gimignano. Credo che l’agente immobiliare stia ancora festeggiando a caviale e professioniste. Ah, quando costei se ne usci che voleva partire due giorni prima della fine del soggiorno, quando Georgie gli fece notare che la prenotazione era non rimborsabile e già addebitata, se ne uscì urlando “Are you crazy?????”

Quelli che, di ovunque, chiamano chiedendo se il terremoto si è sentito anche a Firenze e “se si prevedono altre scosse”. Come se avessimo fatto il corso di divinazione della professoressa Sibilla Cooman.

Quelli che ti danno tutti questi piccoli fastidi.

Si superano, certo.

Si va avanti su tutto.

Ma sono davvero dei “finger in the ass”.

venerdì 4 novembre 2016

Italiani!

L'ora delle decisioni irrevocabili è giunta!

Dimenticate, in maniera decisiva e totalitaria, l'idea, anche minima, di prenotare on line. Perchè non ne siete capaci, non ne siete idonei, non ne siete all'altezza, non capite neanche l'idea di "prendersi una risponsabilità, un dovere, un impegno", quando si effettua una prenotazione on line.

Specialmente per le cosidette "non rimborsabili".

Perchè tanto è inutile. Mai riuscirete a concepire, a comprendere, a realizzare che, si, qualsiasi cosa voi desideriate dalla vita, una volta cliccato su "Prenota" o "Procedi" o "Succhiami i soldi dalla carta, baby", voi avete acquistato un prodotto NON RIMBORSABILE. Il prossimo passo è IL SOGGIORNO, qualsiasi sia il luogo che avete scelto. Portebbe essere, come qui dove lavoro, un albergo di Firenze, oppure una stanza al motel della famiglia Bates (hanno delle doccie da urlo) od un B&B nel centro di Raqqa (che dev'essere molto economico, ultimamente), ma qualsiasi sia la struttura da voi scelta, selezionata e cliccata digitando i 16 magici numerini della vostra carta di credito (ed ovviamente i 4 della data di scadenza + i 3 sul retro), voi questo posto LO AVETE GIA' PAGATO. Non esiste un "Beh, dai, vediamo". Niente vediamo. Si parte e si va, punto.

Se non siete capaci a prendervi questa responsabilità, NON FATELO. NON CLICCATE SU "PRENOTA"! SIETE ANCORA IN TEMPO! Perchè le vostre titubanze, le vostre fisime, i vostri timori, per noi portieri sono solo una totale, completa ed assoluta perdita di tempo.

Prenotazione non rimborsabile. Appunto. Arriva. Mi appare sul sistema, in tutto il suo splendore. Si stampa e si va al pos a provare la carta. Ma.... BEEEEP. Transazione negata. La carta non va. Segnalazione della stessa su [sito web] (come direbbe Puffo Brontolone: "io odio [sito web]").

Dopo qualche minuto, il "genio della lampada", come diciamo io e mia moglie per questi tipi, chiama in albergo:

-Hotel ******** buonasera, come posso aiutarla?-

-Buonasera, sono xxxxxx, ho fatto una prenotazione, ma [sito web] mi dice che avete segnalato la carta come non valida-

-Si, lei ha fatto una prenotazione non rimborsabile, ma non è stato possibile procedere all'addebito, il pos ci ha dato transazione negata-

-Si, lo so. Quella è una carta apposita che uso per le prenotazione alberghiere. E' vuota, non ci sono soldi, COSI' POSSO FARE TUTTE LE PRENOTAZIONI CHE VOGLIO-

......(silenzio)

Sempre lui: -Pronto?-

-... Eh... uh....-

-Comunque pago in contanti all'arrivo-

-.... Si... certo...-

-Mi raccomando, mi tenga la camera-

E riattacca.

Credo di essere rimasto lì con la cornetta in mano che mandava un incessante tu-tu-tu per un paio di minuti, novella statuina appena arrivata dal museo Tussaud.

Io, portiere d'albergo, devo tenere una camera NON GARANTITA per te, mister X, senza la certezza che tu arrivi. Perchè potresti pure cambiare idea, che te ne frega, la carta è vuota, non ti posso prendere i soldi. E se non vieni, la camera resta vuota, invenduta. A te che importa del fatturato della mia azienda e, soprattutto, del mio mutuo. Hai bloccato una camera e se ti va, ci vai, altrimenti pazienza. In quel preciso momento, da qualche parte nel mondo, il sig Smith, o la Sig.ra Yakamura, o persino il Sig. Singhutakamal, potrebbero voler prenotare per la loro vacanza fiorentina, ma non trovano la camera perchè bloccata (per [sito web] la camera è venduta) da mister Stracciamaroni con le sue carte farlocche. Io voglio venderle, le camere, non tenerle a gradita disposizione del signorino che, se ci farà l'immenso, onorato, piacevolissimo onore di presentarsi all'abergo, ci renderà immensamente felici con il suo contante. Ma se arriva, appunto. Se.

Una volta ripresomi, in preda al furore più totale, chiamo [sito web], attendo la trentina di minuti necessari per parlare con un operatore (il tempo ci vuole alle strutture per parlare con [sito web], i clienti ci mettono 30 secondi perchè loro hanno il 100% di tutela e bisogno, noi lo 0%), con la musichetta di attesa che suona ininterrotta dal centralino tra la curiosità dei clienti che passano dal bancone, e finalmente, quando si degnano di rispondere, chiedo l'immediata cancellazione della prenotazione perchè la carta è farlocca.

All'operatore, ingleseparlante (è più facile trovare un operatore in questa lingua, che non in italiano, anche se i madrelingua inglesi sono rari come i Dodo) questa cosa non torna. A loro non torna mai, il loro imperativo è "non cancellare", così come per quelli di telefonia lo è "far approvare il contratto".

Mi metto a discutere con questo operatore che insiste, ostinatamente, a chiedere spiegazioni sul perchè dovrebbe cancellare questa prenotazione. In fondo il cliente potrebbe veramente venire. Ma io, per i suddetti motivi, insisto a mia volta: voglio vendere la camera a qualcuno che la comprerà con certezza. E' la legge del mercato, baby: tra chi mi compra la camera subito e chi mi dice forse, la camera va al primo.

E lui invece no, non vuole cancellare e pretende di tenermi una camera sul groppone. E lì mi incacchio come una bestia, e me ne vengo fuori, ma con estrema calma e senza urlare, così:

-Cancel the fu**ing reservation-

Silenzio. Poi -Ok, i will do it-

-Thank you-

E riattacchiamo.

Dopo qualche minuto arriva la cancellazione. Giustizia è fatta.

ps. una cosa simile è successa a mia moglie. Arriva la preno not ref. Va all'addebito e la cc non va. Chiama il numero e risponde il cliente, il quale, informato del problema dalla banconista, fa questa magnifica, splendida dichiarazione:

-Si, lo so, nella carta di sono pochi euro, credo una ventina, provi un pò a prendere quelli intanto, poi pago il resto all'arrivo-

E riattacca.

Ovviamente, superato il congelamento causa sorpresa, mia moglie ha segnalato la preno su [sito web] e poi, alla scadenza dei termini temporali, cancellato.

E che diamine!