sabato 27 gennaio 2024

Che te lo dico a fare?

Un vecchio classico del lavoro d’albergo: lo scherzo telefonico. Ma stavolta con un lieto fine.

Lieto fine per il portiere.

Poco dopo aver iniziato il turno, arriva questa telefonata.

Primi due enormi, giganteschi, stratosferici indizi che sia uno scherzo: arriva da fuori. Non è una chiamata interna, fatta con il telefono di servizio delle camere. Arriva proprio dall’esterno. Ma soprattutto, è un numero anonimo.

Giovani Jedi, credono di infinocchiarmi così. Non hanno sufficiente fede nella forza. Anzi, nello sforzo.

«Hotel ****** sono marcello, buonasera, come posso esserle utile»

«Senta, mi fa portare una bottiglietta d’acqua alla camera xyz?»

«Ma certamente signora, arriva subito»

«Grazie»

Riattacco a questa voce italiana, femminile e particolarmente giovane, probabilmente adolescente. E vabbè, so’ ragazzi. Si divertono così.

Giusto per scrupolo, dò una controllata: la camera in questione è vuota e l’unica occupata, a quel piano, è alcuni numeri più in là, peraltro da americani. Ma non avrei comunque fatto arrivare nessuna bottiglia d’acqua: se un cliente chiede un servizio, deve chiamare dal telefono interno.

Rimango però vigile, mentre continuo a svolgere, diligentemente, il lavoro notturno.

Ed ecco che, dopo qualche minuto, arriva una nuova chiamata esterna. Sempre numero anonimo. Stavolta non faccio a tempo a pronunciare la formuletta classica, che la voce dall’altra parte, piuttosto piccata, esordisce così:

«Senta, ma la mia bottiglietta d’acqua?»

«Mi scusi moltissimo, signora, arriva subito. Rimanga un momento in attesa»

Stavolta abbasso la cornetta ma non la riattacco. La poso semplicemente sul bancone. E riprendo a svolgere il mio lavoro come se niente fosse. Passano almeno dieci minuti buoni fino a che non controllo il display del centralino: la chiamata è ancora attiva.

La ragazza è ancora lì che aspetta. Probabilmente lei e qualche complice sperano che il portiere dia in escandescenza urlando parolacce da riportare sui social.

Riprendo la cornetta.

«Signora, mi scusi. È ancora in attesa?»

«Eh si!»

«Bravissima! Ci resti ancora un po', per favore»

E riabbasso la cornetta. Ma stavolta la ragazza capisce che l’ho sgamata e riattacca.

Non puoi farcela con me, giovane scherzona. Tu non puoi passare (cit.)