venerdì 26 febbraio 2016




Gli italiani non sono persone normali.

Gli italiani sono macchiette. Sono personaggi di filmettini di natale.

1.Il cumenda.

Capodanno 2013-2014. Si, due anni fa. Nell'albergo dove lavora mia moglie, in turno di mattina.

Farsi un turno di mattina il 1 gennaio è come andare a Londra per vedere Cats e scoprire che è stato sostituito da un concerto di Gigi D'alessio.

Scende prima lui. Cinquantenne elegantone e l'aria da persona impegnata. Ma è il primo gennaio, hai passato la notte del 31/12 a Firenze, è chiaro che non sei qui per lavorare, smetti di fare l'uomo serio.

L'impressione, voi capirete, non è affatto delle migliori.

Si affaccia al bancone e, con quell'accento meneghino da cumenda che ricorda il mai abbastanza compianto Nicheli, chiede alla banconista:

-Mi fa il conto, per piacere?-

Dopo di che, senza aver comunicato il numero di camera od eventuali consumazioni dal minibar, prende il telefono e comincia a digitarci. E si mette a parlare:

-Uelà, carissimo, come stai, tutto bene?-

Ora, voi non conoscete mia moglie. Sappiate che una delle cose che odia maggiormente, e mette spesso a rischio la mia stessa vita, è questo fare le cose a metà. Se vuoi una cosa, mi devi fornire tutti i dati. Non puoi pensare che la faccia pezzo per pezzo. Io odio, fare le cose pezzo per pezzo. Faccio te, pezzo per pezzo. Prima stai qui a discutere con la banconista e chiudere la pratica, e poi telefoni. Perchè non posso saltare oltre questo bancone e praticarti un sacrificio azteco? Perchè non posso farti un lanciarti un urlaccio come faccio a casa con quel bischero di mio marito?

Ma costui se ne sbatte dei problemi della banconista. E con il suo accento milanese, continua la chiacchiera. A voce bella urlata nel mezzo della hall, è chiaro.

-Uè, siamo venuti a Firenze a passare il capodanno... eh, si, gran bella città, c'era anche un sacco di figa- Si guarda intorno, chiaramente per controllare che la moglie non sia nei paraggi, avendo appeno comunicato la visione di presenza femminile attraente nelle affollate vie del centro fiorentino qualche ora prima; quindi mette una mano sul microfono ed allunga la testa sul bancone.

-Mi fa chiamare la macchina?-

Poi, continuando tranquillamente la conversazione in quell'astruso meneghino, mette una mano nella tasca interna della giacca e ne estrae un portafoglio.

-Si... si... eh, carissimo, lo so, lo so. Eh, lui s'è un bauscia. Ghapì miga niente-

Estrae una carta e la porge alla banconista. La quale alza anche il ditino perchè vorrebbe sapere il numero di camera e consumazioni del minibar, ma ovviamente il siur si volta e continua la conversazione pseudo-privata.

Poi scende la moglie. Addobbata come la Santanchè ad un party nella villa di Arcore, cammina a passettini di 0,53 centimetri l'uno e porta stampato in faccia un sorrisone a bocca chiusa. In effetti riesce a parlare senza aprire la bocca. Quindi, da un punto sconosciuto del corpo, escono altre parole in dialetto milanese.

-E' già venuto mio marito a pagare?-

Ecco, pensa speranzosa la Sara, ora finalmente potrò sapere da questa tipa il numero di camera; ma prima di poter aprir bocca e svolgere le domande di rito, la signora riprende a fare i suoi 400 passettini. Si allontana dal bancone di un mezzo metro. Poi si blocca, come colta da un Pietrificus. Si volta e si sporge sul bancone.

-Ha già fatto chiamare la macchina?-

E senza aspettare la risposta, si rivolta nuovamente e riprende a farsi i suoi passettini verso il marito, che continua la sua conversazione cellulare.

Chiacchierarono amabilmente prima nella hall poi in sala colazioni, risalirono a preparare i bagagli e finalmente, una volta scesi con le valigie, la Sara venne a sapere numero di camera ed extra da pagare, che addebitò sulla carta di credito che gli avevano tranquillamente lasciato. E poi chiamò l'auto. L'avesse chiamata prima, sarebbe rimasta in mezzo alla strada per tutto il tempo. Un'ora circa.

2.Il troio.

Capelli lunghissimi, giubbotto e stivali di pelle.

E' lui, non ci sono dubbi.

Entra in albergo un pomeriggio di alta stagione e, non riuscivo a crederci, mi esordisce così:

-Deh, ciao, senti... 'un c'hai mi'a una 'amera?-

Ero allibito.

Lo sguardo mi cade verso l'esterno. Noto una testa che spunta ad osservare l'interno. Incrocio un attimo lo sguardo con il suo. Un attimo. Lei si ritrae immediatamente.

Ok, calma e gesso. E' solo uno vestito uguale. Probabilmente lo imita. Dai, sotto col dovere e vediamo se facciamo fatturare l'azienda. E poi gli olandesi presta-mutui non leggono il Vernacoliere. Vogliono solo il ripagamento del prestito.

-Ti controllo subito. Sei di Livorno?-

Mi viene proprio spontaneo chiederlo.

E lui alza la testa e mette le mani avanti. E tutto risentito, esclama:

-No, deh, son di Cecina! 'un si sente?-

E così mi rimase il dubbio se non volle la camera perchè costava troppo o perchè se l'era presa perchè non avevo capito subito di dove veniva.

3.il bimbo rimbalzoso

All'inizio lo avevo chiamato il bimbo volante, ma visto i nuovi andazzi parolai, chi sono io per farmi fregare da un bimbo delle medie ed un fornaio spagnolo?

I bimbi rimbalzosi non scendono le scale. Loro si lanciano. Si gettano dalla cima ed atterrano planando nel mezzo della hall. Non so come sia possibile. Per noi adulti è come se saltassimo da un'altezza di 3 metri. Io personalmente, oltre ad avere una fifa del demonio, saltarassi da un'altezza del genere sono sicuro che dopo sarei pronto per il CTO di Careggi.

Loro no. I bambini rimbalzosi saltano quelle altezze urlando come il signore delle scimmie. E non si fanno niente.

Una mattina, mentre sono intento a preparare la situazione delle camere, uno di questi fenomeni da circo appare urlando dalla cima delle scale, mi fissa per un attimo con la boccona aperta, si volta per vedere se i genitori stanno arrivando e poi, come direbbe Mao, spicca il grande balzo in avanti

dalla cime delle scale

giuro, ero convinto morisse. Spiaccicato sul cotto fiorentino.

Invece no. Sbatte i piedini a terra, scivola sul pavimento e si fa mezza hall sulla pancia.

Mi aspetto quasi che saltino fuori Skipper e Kowalski a nominarlo pinguino onorario.

Mi sporgo sul bancone, convinto di vedere i resti del corpo in un lago di sangue. Invece quello, tutto disteso sul cotto, alza la testa, ride come un matto, salta in piedi in un balzo solo, gira i tacchi e fila come Speedy Gonzalez verso la sala colazioni.

Io ero allibito.

I genitori scendono a passo lemme le scale, trascinando un paio di quintali di ciccia che ti pare incredibile che da quel codice genetico sia uscito un olimpionico della ginnastica. Mi avvicino a loro prima vadano in sala colazioni, ed oso una domanda:

-Ma non avete paura si faccia male? E se batte la testa?-

Ed il padre, con tutta la tranquillità di questo mondo, se ne esce fuori così:

-Ma no, non si fa niente. Chillo tiene 'a capa toshta!-

E mi lasciano lì, a bocca aperta.

Gli italiani sono così: sembrano usciti da film di Vanzina.

Ridatemi i giapponesi.

ps. 4. il fiorentino

Gruppone di bimbi napoletani 14enni. Provocano lo stesso fracasso di un martello pneumatico che scava allo Statuto per il lavori della tranvia.

Ipotetico martello pneumatico, ovviamente. Perchè a parte abbattere gli alberi e transennare, credo che gli operai siano tutti al nuovo ristorante giapponese dello Statuto a mangiare. E dato che è un "all you can eat", devono essere ancora là dentro da Settembre.

Comunque

I ragazzini ed il portiere si mettono a scherzare sulla prossima partita Fiorentina-Napoli, con entrambi che pronosticano caterve di gol a zero contro gli avversari.

Poi al portiere cade un oggetto. I ragazzini scoppiano a ridere, ed uno di loro fa:

-Questo è il karma-

Ed i'portiere risponde:

-A Firenze è sostantivo femminile-

I'ragazzetto 'un l'ha capita. Voi che leggete, spero di si.

Me ce ne vole. Dimorta.
 

venerdì 19 febbraio 2016


Resisti! Oggi è venerdì!” e sotto, la figura di Snoopy che balla.

Odio il lunedì” E sotto, la faccia di Charlie Brown triste.

Sono toscano, quindi non posso dirlo chiaramente, ma sappiate che, quando leggo 'sta roba su feisbukke, partono una serie di maledizioni che Gesù bambino non piange; si incacchia come una bestia, e si prepara a tornare sulla terra ma stavolta pesantemente armato. Per cercarmi.

Sono un portiere d'albergo, un posto aperto h24, 365 giorni l'anno. La mia settimana lavorativa comincia il venerdì. Sabato e domenica sono normali giorni lavorativi. Il mio fine settimana sono il lunedì ed il giovedì.

Ma questa storia comincia un martedì.

Un martedì arriva lui.




Australiano

Quarantenne dai modi melliflui, sbarbato e curato con mega zaino e l'espressione da “Ma come, non era rigore? A noi lo danno sempre” quando uno con la maglia a strisce cade in area e l'arbitro non fischia; entra in albergo dichiarando che siamo aperti su [sito web] con una camera singola a xx a notte. Dove xx sta per “tariffa incredibilmente e scandalosamente bassa”.

Panico

Terrore

Raccapriccio

Ma che ca**o dice?

Mezz'ora di ricerche, mezz'ora a capire da dove venisse fuori la tariffa che afferma di vedere su internet. Ce la mostra anche. E' vero. Ma com'è possibile? Impazziamo per capire, ci scervelliamo, giriamo tutti i siti web in tre, mentre lui dice “io prenoto da qui”. Ma no, aspetta un attimo, facci controllare come sia possibile. E lui insiste, anche un po' piccato: se siete su internet a questi prezzi, vuol dire che è possibile, come fate a non saperlo voi?

Allora gli chiedo di mostrarmi ancora il sito internet.

Sicuro e fiducioso di sé, come Napoleone che “Dai, andiamo! Una volta a Mosca, i russi s'arrendono e s'è vinto”, allunga la mano e mette il suo telefono a mezzo centimetro dalla mia faccia.

E lì vedo, bene e meglio, la realtà.

Lo so che sono ripetitivo, ma appoggio i gomiti sul bancone e mi metto la mano sulla faccia. Facepalm totale.

L'australiano guardava i prezzi in sterline inglesi. Che al cambio, danno molti più euro.

Ovviamente lo abbiamo mandato a quel paese in 3.

Ci rimane anche un po' male. Voleva cogliere in fallo i dipendenti alberghieri e farla franca. Avere una tariffa agevolata che scova solo e soltanto lui. Fava, ecco cosa sei. Te ed anche io che mi faccio prendere dal panico e non ragiono davanti all'imprevisto.

Ovviamente, prende la camera al prezzo che gli avevo fatto io al bancone all'inizio, quando era entrato in albergo a chiedere informazioni. Prezzo comunque leggermente più basso di quello che vedeva (tradotto in euro, ovviamente) perchè privo di commissioni a [sito web].

Paga e sale. Nel pomeriggio scende. E lì comincia il calvario.

Vuole andare a Siena e San Gimignano. Ora, per Siena non ci sono troppi problemi. Un'ora di bus e ci arrivi. Costo contenuto e visiti la città del Palio. San Gimignano, aimè, è un altro discorso. Ci si arriva con il bus ma si deve cambiare nella ridente cittadina di Poggibonsi. Che a molti turisti, per qualche misteriosa ed oscura ragione che, devo ammettere, non ho mai approfondito, non ha mai offerto grandi attrattive.

Se te la vuoi vedere (San Gimignano, intendo) ti tocca sorbirti un'ora e mezzo di viaggio all'andata ed altrettanti al ritorno. Non è che sia il massimo, ma tant'è.

Per fare in fretta, ci sono due modi:

a)il tour organizzato. Costa un po' e non sei solo, ma in un gruppo anche numeroso di turisti in un bus bello grosso, ma almeno questo bus è completamente dedicato alla visita delle due cittadine, con tanto di guida che parla la tua lingua. Ha pure la sosta in una fattoria nel mezzo del Chianti con tanto di degustazione. Ok, d'accordo, è vinaccio che io trovo per pochi centesimi al supermercato, ma è compreso nel prezzo del tour. Parti la mattina alle 8 e torni la sera per l'ora di cena. Sei qui a decine di migliaia di chilometri dal tuo paese, quando ti ricapita? Paga 'sti euri e fatti il biglietto, domattina fai colazione e via, a vedere luoghi meravigliosi (sono un fiorentino poco campanilista, per me Siena rimane un capolavoro. Vi voglio un monte di bene, ragazzi, anche con la vostra fissazione per i cavalli. E spero sia solo per vederli correre...).

b)moto a noleggio. Noleggiati uno scooterone e domani mattina parti all'avventura. La difficoltà maggiore è uscire dalla città (e soprattutto rientrarci), ma se ti dà tanto fastidio l'idea del viaggio organizzato e l'essere intruppato con altri turisti inglese-parlanti, spendendo un po' di più ti prendi un grosso scooter e vai per conto tuo. Oppure una Smart, fai un po' come ti pare, ma le opportunità ce l'hai. Queste sono le due scelte per vedere le due cittadine del Chianti. Oppure, se vuoi spendere di meno, scegli il bus normale e vai a vederne solo una, di queste cittadine, ma mettendoci un sacco di tempo. Ma in fondo, anche viaggiare su un normale bus di linea, mischiato con gli indigeni, ha il suo fascino.

Ma l'australiano non è un tipo che sceglie. Lui, purtroppo per me, era il tipo iper indeciso. E gli iper indecisi sono terribili. Sono quelli che non sanno cosa fare; vuoi perchè hanno paura di sbagliare a prendere una decisione in luogo di un'altra, vuoi perchè afflitti da una certa tirchieria, vuoi perchè il loro cervello gli dice così, decidono di.... non decidere.

4 ore. Non sto scherzando. L'australiano se ne resta 4 ore sul divano davanti alla hall a pensare cosa fare. Non vuole andare in un tour perchè costa ed è intruppato. Non vuole noleggiare un mezzo perchè costa ed ha paura a guidare in Italia (qui una certa ragione gliela dò), non vuole passare 3 ore in bus, e pure cambiarlo in luoghi sconosciuti, per arrivare e tornare da una cittadina.... alla fine decide di non decidere, appunto. Non fa niente. Dopo 4 ore a pensarci, mi smolla sul bancone i depliant dei tour ed esce. E non lo vidi tornare in albergo perchè il mio turno, di lì a poco, ebbe termine.

Dopo quel martedì pomeridiano, avevo due giorni liberi, mercoledì e giovedì, è quello il mio fine settimana (ad essere proprio formali, sarei libero lunedì e giovedì, cioè ho i liberi “spezzati”. Una mia scelta, tengo a precisarlo, ma quel mercoledì lo presi di ferie), così rientrai al lavoro il venerdì, appunto, per un altro turno pomeridiano; il classico 15-23 quando, verso le 18, torna lui.

Era restato tre notti, mar-mer-gio, ed il venerdì mattina, dopo aver sbrigato le formalità del check-out, aveva lasciato il bagaglio nel nostro stanzino-deposito. E se ne era andato in giro per la città. E' tranquillo, sorridente, sereno.... stai a vedere che alla fine una decisione l'ha presa, ed a vedere Siena e/o San Gimignano c'è stato. E mi viene la malaugurata idea di chiederglielo.

Non c'era stato.

3 giorni qui a Firenze, a spasso per la città. Ok, va bene, Firenze offre tantissimo da vedere. Sarai stato agli Uffizi, all'Accademia...

Non era stato neanche lì. Troppa coda e troppo caro per una prenotazione che gli permettesse di aggirare la suddetta coda.

Io lì, a bocca aperta mentre mi diceva queste cose. Non riuscivo a non pensare: ma che ci sei venuto a fare? Ok, hai contribuito ai nostri stipendi con un soggiorno di 3 notti, fantastico, magnifico... e non sei neanche andato a vedere i musei? Facevi prima a startene a Sydney e farci un bonifico.

E poi si rimette a sedere sul divano della hall per decidere, ancora una volta, che fare della sua vita. Ha ancora una decina di giorni della sua vacanza in Italia, prima di rientrare in Uk e dà lì ripartire per la terra dei canguri. Di questi 10 giorni, 5 sono completamente dedicati a Venezia (lì era proprio sicuro di sé, aveva già il biglietto del treno), ma che fare nei restanti giorni?

-Potrei andare a Siena....- Ok, va bene Siena. Ti trovi un albergo lì, una singoletta come quella che hai occupato da noi per 3 giorni, e giri Siena. Pazienza per San Gimignano, ma Siena vale la pena. Poi se ne viene fuori che deve vedere anche Pisa. Ma come, non sei stato a Pisa? I pisani hanno costruito la Torre più stupefacente di questo quadrante stellare, e tu te la perdi?

Ma lui, a quel punto, si fa riprendere dal dilemma. Che fare? Partire? E se si, per dove? Pisa? Siena? E quanti giorni?

Era un venerdì di un fine settimana di medio-bassa stagione. La bassa stagione funziona così: albergo mezzo vuoto durante la settimana. Poi, il giovedì, gli italiani si svegliano e pensano di farsi un fine settimana culturale prenotando nelle città d'arte. E comincia una tempesta di prenotazioni e telefonate che sembra alla Farnesina quando c'è un terremoto in un paese che deve ospitare i mondiali. E se il tempo è bello come lo è stato per quasi tutto Novembre, siamo pieni già il venerdì.

Così quando alle 21, dopo 3 ore che era rientrato, si alza dal divano e mi chiede di riavere la camera per un'altra notte, io, perfidamente, gli dico che mi spiace, ma siamo al completo.

E mi fa una faccia sorpresa e allibita. Ancora di più, se possibile, di quando, 3 giorni prima, avevo sgamato il suo errore di guardare la nostra tariffa in sterline, in luogo dell'euro.

Così gli spiego che i venerdì, in questo periodo, sono così. Forse pensava avessimo posto perchè in effetti, quando entravano persone a chiedermi disponibilità e prezzi per la notte, davo risposte affermative. Molti pagavano, prendevano una chiave e salivano. A vedere queste scene, ingenuamente l'australiano si era convinto che avessimo disponibilità infinita. Invece, con la giusta soddisfazione che ha un impiegato alberghiero che svolge bene il suo lavoro, avevo riempito tutto. Completo. Ad un certo punto anche svendendo un po', perchè se ti vuoi riempire e sono già le 19 passate, devi dare un'abbassata alla tariffe, ma alla fine, in un delirio di prenotazioni on line, passanti e telefonate, avevo esaurito tutto.

Rimane lì, come un allocco. Ma che, davvero? Lo invito ad andare sul nostro sito, od anche quello di [sito web] a verificare. Una camera qualsiasi per quella notte. Risultato: zero. Gli mostro il tableau delle camere sul pc, dove mostra tutte le camere con un bel rosso acceso, e nessuna in verde. Non è bellissimo, splendido, magnifico? No, per niente, mi fa lui, che comincia a risentirsi. Mi spiace ragazzo. Cioè, mi spiace per te ma sono contento per me che ho fatto bene il mio lavoro. Insomma, anche io sono un po' combattuto sui miei sentimenti, e quasi sono in colpa, anche se è stato lui bischero ad aspettare senza decidere. Così mi metto a fare una ricerca su internet. E gli trovo un 3 stelle nelle vicinanze con una singola aperta. Ad un prezzo interessante.

Lo vedo rifiorire un po' nell'espressione. Lo avverto: non è un granchè d'albergo. Semplice, più di noi, ma il posto ce l'ha. Non prenotare on line. E' qui vicino. Puoi farci un salto a piedi, gli chiedi di vedere la camera e la conferma del prezzo. Se il portiere di questo posto è uno coscienzioso nel suo lavoro, ti mostra la camera e ti fa un prezzo più basso di quello di internet, esattamente come ho fatto io martedì.

Stavolta è convinto. Forse è la paura di trovarsi a spasso per la città in piena notte, fatto sta che mi ringrazia sentitamente, prende la sua valigia ed esce. Non l'ho più rivisto. Spero sinceramente si sia trovato bene. Che abbia trovato modo di vedere altre bellezze artistiche toscane. Che sia sia goduto Venezia. Che sia tornato a Londra prima e nella terra dei canguri poi. Ma soprattutto, che abbia ritrovato modo di mettersi sulla poltroncina dello psicanalista e riferirgli dei suoi problemi decisionali. Perchè uno che passa ore su un divano di una hall alberghiera a rileggere 400 volte un depliant senza prendere una decisione, è uno che ha sicuramente quella poltroncina già prenotata. Una volta a settimana. E comunque, anche senza spendere i soldi necessari allo psicanalista, te lo potevo dire pure io, qui dal bancone: Oh ciccio, datti una mossa.

E di 'orsa.

martedì 16 febbraio 2016

Sciocca, stupida e banale considerazione pseudo-filosofica che non riguarda l'albergo.

Ieri mattina mi trovavo a fare la spesa alla 'ooppe, come la chiamiamo noi a Firenze. Ci vado sempre il lunedì, a volte anche all'esselunga (cambio spesso e volentieri; migro a seconda delle offerte). Perchè il lunedì è il mio giorno libero. E' così, per noi addetti alberghieri (nonché medici, infermieri, poliziotti, ed ormai parecchi commessi e negozianti): lavoriamo il fine settimana ed abbiamo libero nei giorni feriali. Sapeste quanto ci rode il dover vedere le vignette di Snoopy triste ed abbacchiato con sotto la didascalia "Oggi è lunedì". Per me è festa, uno dei pochi giorni con la possibilità di svagarsi, uscire e.... fare la spesa. Perchè poi, alle 16.20, le bimbe escono da scuola e devo andare a riprenderle, e comunque domani riparto a lavorare. Dove vuoi mai andare? Resto qui in città, chiaro.

Perciò il lunedì lo trascorro passando di reparto in reparto, trainando e riempiendo fino a farlo scoppiare un carrello dai colori improbabili, come solo transessuali brasiliani e designer svedesi sanno accoppiare.

Poi mi capita di passare dal reparto giocattoli.

Lo so, lo so: ormai sono grande e, da una ventina d'anni, totalmente dedito a giochi che non si trovano al supermercato, e che prevedono regolamenti che vanno da un minimo di 20 ad un massimo di 100 pagine, oltre all'uso di una trentina di tabelle varie ed almeno una quarantina di lanci di dado a serata, ma 1) ho ancora un po' di nostalgia, e b) mi premunisco di osservare quanto costano i giochi attuali, nel caso il prossimo Natale le mie figlie lo chiedessero. E trattandosi di due femmine, il 90% dei giochi attuali riguarda i "surgelati". Giochi che costano quanto e più di quelli creati dall'Australian Design Group o dalla What's your Game.

Solo che poi mi casca l'occhio su un cestone. Della grandezza di un tir.

Completamente zeppo di pelouche.

Riguardanti guerre stellari.

Ora, a parte i buoni, ci sono anche i cattivi. Ci sono i pelouche di Darth Vader e delle truppe d'assalto imperiali. Che messi insieme danno un'accoppiata cromatica che a Firenze è rigorosamente vietata. Ma a parte questo, mi viene da pensare:

sono i cattivi

un bambino può addormentarsi abbracciando i pelouche di un soldato imperiale

o del loro capo

o di quello del primo episodio, la minaccia fantasma.

Può sembrare un stupidata, ma oggigiorno ci facciamo un sacco di fisime per il politicamente corretto; solo che poi creiamo i pelouche di questi personaggi: le truppe imperiali ammazzano la gente come se fossero formiche, novelle SS a spasso per la galassia. Darth Vader usa i poteri psionici per far fuori i collaboratori poco capaci, e tutti quanti non si fanno remore a distruggere interi pianeti con le loro armi di distruzione di massa, uccidendo in un colpo solo miliardi di persone. E magari li diamo ai bambini, che ci si addormentano abbrcciandoli.

Non frainterdetemi: non è che sia contrario. E' che ci vorrebbe un pò di coerenza. Scommetto che se il mai abbastanza compianto Bonvi avesse fatto la stessa cosa per le Sturmtruppen, sarebbe insorto mezzo mondo sulla necessità di fare i pelouche dei soldati della Wermacht, per quanto anche quelle, come i personaggi di Star Wars, siano creazioni di fantasia. Diciamo la verità: abbiamo visto di peggio, nella caotica paranoia da politicamente corretto.

Ed allora, anche se non lo leggerà mai, voglio lanciare un appello a Quentin Tarantino: ti prego, ti scongiuro, ti imploro: creami i pelouche dei cattivi dei tuoi film. Ti assicuro qui, seduta stante, che li compro e li colleziono tutti. Voglio Marsellus Wallace (si chiama come me, in fondo), voglio O-Ren Ishii, voglio il colonnello Hans Landa.

Secondo voi, quanti punti fragola ci vorranno, per il colonnello Landa?

venerdì 12 febbraio 2016

Firenze è una città molto semplice. Per capirla basta seguire alcuni piccoli, determinanti punti.

1-I lavori non finiscono mai. A noi fiorentini piace vivere in mezzo al cantiere; non vogliamo ammetterlo, ma è così. A costruire il Duomo ci s’è messo più d’un secolo, che saranno mai una dozzina d’anni per un paio di linee di tranvia?

2-La bistecca è poco cotta ed alta almeno 3 dita. Se non è così, non è bistecca. Punto. Non ci sono altre discussioni od obiezioni da sollevare. Lei, cara signora che mi chiese di una trattoria dove mangiare una fiorentina ma specificando che “la carne mi piace ben cotta”, non mangerà la fiorentina. Mangerà una braciola qualsiasi. Non la fiorentina. E’ un bene che glielo abbia detto subito il portiere, il cameriere poteva tirarle il vassoio in testa.

3-Rosso fa rima con Chianti.

4-Esiste un solo 10. Giocava guardando le stelle. Poteva colpire una mosca calciando da 200 metri di distanza. Ci ha fatto vincere lo scudetto. Ce lo devono ancora rendere, ma è nostro.

5-Il calcio l'abbiamo inventato noi. E' un po' simile al rugby ma è così. E' vero. Controllate.

6-Noi s’adotta un po’ tutti. Chiunque pole diventà fiorentino. L’abbiamo fatto per un prete ferrarese pazzo, che saranno mai un paio di rumeni o qualche africano? L’importante è che cambi squadra. Se tifa per colei-che-non-deve-essere-nominata, non sarà mai fiorentino. Pole affermà di vivere qui, ma non di essere della città del Giglio.

7-Quando ci stufiamo di un sindaco, noi non lo cacciamo. Lo promuoviamo. Per condividerlo con tutti. Ammirate la nostra generosità.

8-Cinematograficamente parlando, siamo pessimi. Pessimi registi, pessimi attori, pessimo tutto. Per fare un film decente su Firenze, si usò attori che non erano di Firenze. Uno, addirittura, francese.

9-David Guetta è un giornalista sportivo.

10-Abbiamo la città con i monumenti più belli del mondo. Una cosa sciccosissima ed iper-romantica e….

Beh, forse iper romantica no. Non per tutti, almeno.

Coppia di paesi di là dell'Adriatico. Due paesi che, vent'anni addietro, si scannavano senza remore con incredibile brutalità. Poi le cose cambiano, e pensi che l'amore trionfa, sempre.

Lui: della mia età, elegante, sbarbato, sorriso ammaliatore, sguardo affascinante. Quel tipo di uomo che ti fa pensare “Dov'è che ho sbagliato a non essere come lui?” passando per “se ti candidi avrai il mio voto, sempre” fino a “O perchè non sono nato finocchio?”

Lei: bella. Parecchio. Una bellezza superiore, quasi paradisiaca. Vent'anni in meno. Ripeto: bella. Ma non banalmente. Bella sul serio. Non lo era solo per il sorriso cordiale, il vestito con la gonna sul ginocchio a rivestire un corpo perfetto, la pelle fresca e liscia che mostrava nei suoi vent'anni. Pensate alla dottoressa Izzie Stevens nella prima serie di Grey's Anathomy. Ecco, meglio. Meglio di migliaia di lunghezze. Diciamo che tra la sua visione e quella di Pepito che insacca alle spalle di gigi il buffo, sarei fortemente indeciso su cosa preferirei. Tanto per farvi capire.

Si guardano intensamente mano nella mano mentre si avviano all'ascensore, una volta sbrigate le formalità del check-in e preso possesso della chiave della camera. E pensi che sarà un soggiorno bello e memorabile, per una coppia felice ed innamorata nella romantica Firenze, per 4 giorni che comprendevano un 14 Febbraio, a rimirare monumenti straordinari, camminando per stradine medioevali ove sommi ed ispirati poeti cantavano le lodi di soavi e splendide fanciulle, mentre stratosferici talenti artistici modellavano corpi perfetti su bianco “marmaccio” delle cave apuane.

Si, una bella sega, direbbe sghignazzando quel tizio di Stratford upon Avon.

Due giorni dopo, lei scende al bancone con un'espressione scura e greve di cattive notizie, e totalmente priva di quella bellezza che tanto bene portava. Chiede una camera singola per una notte, lontana da quella dove sta -anzi, stava- con lui. Paga, prende la chiave, il trolley e schizza su come un fulmine. Lui, durante il giorno, esce, ma anch'egli ha perso la bellezza del primo giorno, ed ha l'espressione di Hugo Stiglitz in procinto di sparare al nazista.

La mattina dopo lei parte. Di buon ora, prestissimo. Senza dire una parola smolla la chiave al portiere di notte, si fa aprire l'ingresso e fila via come il Saturn che si porta appresso l'Apollo 13.

Poi arrivo per il turno di mattina, alle 7. Dopo un paio d'ore arriva lui con la valigia.

Gli faccio notare che avrebbe prenotato per un'altra notte, non è possibile cancellare questa ultima e quindi glielo devo addebitare.

-I don't fu**ing care!- e mi smolla la carta di credito.

Non c'era molto altro da dire. Anzi, in certi casi, è bene stare con la bocca cucita, non abbia ad incolpare l'albergo -o, peggio ancora, me- per i suoi problemi sentimentali. Addebito e stampo la ricevuta. Gli passo il cedolino pos da firmare e la carta. Lui prende la carta, ignora la ricevuta e la sua copia del cedolino, afferra la valigia, si guarda ancora attorno, come per vedere chi c'è in giro, e poi mi spara queste parole che mi lasciano di sasso, come se non lo fossi già abbastanza:

-I'll never come in this fu**ing city! Never!-

Ed esce.

Romanticismo una sega!

ps. Buon San Valentino. E siate romantici. In qualsiasi posto vi troviate.

venerdì 5 febbraio 2016

Chi disprezza, compra.

Non vale per tutti. Ci sono persone che se trovano qualcosa che non gradiscono, poi la evitano. Ma parecchia altre gente fa proprio il contrario.

I puristi mi daranno addosso, ma lo devo dire.

Nel '99 mi trovavo in quel di Okazaki. Io, una spagnola, un crucco, uno yankee ed un altro paio di persone che non ricordo (mi pare cinesi, od un'indiana, non so), decidemmo di andare al cinema a vedere la “Minaccia fantasma”; il nuovo film di Guerre Stellari, anche se, in linea temporale della saga, in anticipo rispetto agli epici scontri della Morte Nera e gli squadroni di X-fighters coadiuvati dal Millenum Falcon.

Come direbbe Fantozzi: fu una cagata pazzesca.

Ma sul serio. Tutto il film per intero, non solo per l'esistenza di un personaggio improbabile come Jar-Jar. Mi spiaceva più per vedere gettato via il talento di McGregor in un film stupidissimo, lui che manca poco mi convinceva a drogarmi solo per emularlo come in Trainspotting. Non sto scherzando: tra Star Wars I e la Corazzata Potemkin, che ho visto alle medie, il secondo è un capolavoro epico. Soprattutto la scena della scalinata. Ah, quanto ho sognato di essere un soldato zarista che scende la scalinata, loro si, che sono truppe imperiali serie e cattive, come devono essere. E' facile distruggere un pianeta pigiando un bottoncino, eh? Vuoi mettere imbracciare un bolt action e sparare direttamente sui civili?

Chiaramente mi sono ostinatamente rifiutato di vedere gli altri due, e non vedo l'ora di perdermi i prossimi 3.

Ma i puristi no, Per loro è un capolavoro. E' una pena in realtà, e lo sanno benissimo, ma non possono fare a meno di vederlo 3 o 4 volte al mese.

Chi disprezza, compra. Appunto.



Italiano, mezza età.

Con l'eleganza un pdc italiano che incontra il primo ministro di Freedonia (l'altro nome della Persia), con la pancia di Ronaldo un mese dopo aver smesso col pallone, con il carattere di Donald Trump alla convention repubblicana, con la faccia dell'avvocato Bjurman subito dopo il tatuaggio.

Mezza età buttata lì, e poi tirare la catena.

Si presenta per il check-in, ed esordisce così, sue testuali parole:

Mi dia una camera carina, eh, che l'ultima volta me ne ha data una che era ai confini della realtà”

Uh, va bene, va bene, non scaldiamoci, ora si guarda, su.

Siamo alle soglie della bassa. Ci sono varie camere libere, quindi posso fargli un “upgrade” gratuito. Ce l'abbiamo. Basta fare un po' di tetris con l'assegnazione camere, e gli trovo una camera carina. Diamogliela, e facciamogliela pesare.

Afferro la chiave e gliela porgo con un bel sorriso: ok, mr panzone stracciamaroni, oggi è il suo giorno fortunato. Questa è una camera carina. Dovrei farle un sovrapprezzo, ma dato che è già stato da noi, per questa volta va bene così. Vedrà che le piacerà e si troverà bene.

Mi risponde un mugugno, ma afferra la chiave e sale su.

Poi “Er freddo”, l'allegro soprannome della collega Cinzia (c'abbiamo pure er libanese ed il Dandi, non ci facciamo mancare niente), mi chiama, avendo sentito qualcosa dal retro, e mi chiede il motivo per cui gli ho dato una camera migliore.

Risposta: perchè la volta prima ne aveva avuta una che non gli era piaciuta.

E lì er freddo perde tutta la sua freddezza, e diventa una bestia!

Tutti così, tutti a dire che siamo un albergo pessimo, che le camere sono brutte, che facciamo schifo.... però poi, tornano qui. Perchè? Eh? Me lo sai dire, te?”

Dovrei sorridere, di fronte a quella domanda retorica. Non ci riesco. La Cinzia quando si scatena, fa più spavento di trovarsi di fronte Nyraloteph appena risvegliatosi. Posso dare una sola risposta:

Evidentemente, perchè, in fondo, non facciamo poi così schifo”

Appunto! Però tutti a dire che lo siamo! Devono tutti lamentarsi! Perchè non hanno prenotato da un'altra parte, se eravamo così penosi come dicono? Mi fa inca**are questa gente, non la sopporto” E giù a sbattere un faldone di pratiche sul tavolo.

Un giorno, quel tavolo cederà, e crollerà in pezzi.

Ma rimane il fatto che la Cinzia ha ragione. Ha pienamente ragione.