lunedì 24 luglio 2017


In un paese come il nostro, dove vi sono una quantità incredibile di opere d'arte ed una percentuale quasi a tripla cifra di monumenti millenari, siamo ancora qui, con i dilettanti allo sbaraglio, con le persone che non capiscono, non comprendono, non si sforzano neanche di ragionare su come funzioni il sistema dell'accoglienza e della ricettività.  

E' successo tante volte anche a me: "Ah, così lavori in albergo? Ma è un lavoro facile, devi solo dare una chiave...."
 
E' fastidioso non tanto per l'ignoranza quanto per la mancanza di rispetto evidente per un mestiere difficile e complesso come questo.
 
"Fittare" una camera significa conoscere un sacco di problematiche che non si imparano dall'oggi al domani, ma con anni di studio e di pratica sul campo. Che devi conoscere come funzionano le prenotazioni, le lingue straniere, il sistema di fatturazioni... invece no, siamo ancora qui a "eh, ma tanto devi dare una chiave". La gente si improvvisa albergatore come se fosse una cosa facile, che può fare anche un bambino. E che possa decidere un pò quel che gli pare.
 
Non è così. Non è affatto così. Una prenotazione è anche un contratto. Non è che si possa rescindere dall'oggi al domani, come Cassano che entra in una squadra salvo accorgersi che gli tocca tornare a correre e sudare, e decide di romperlo dopo neanche una settimana.
 
E' ovvio che ci deve essere anche una decenza, da parte del cliente. Non è che uno può entrare e mettersi a fare effusioni al banco od in sala, come ci è capitato di vedere (da coppie etero, peraltro. Roba che se tornano con i figli potrei dirgli "Ho visto il tuo concepimento"). O trovarsi davanti tipe così poco abbigliate che uno, a vederle, più che l'ora è tentato di chiedergli "Quanto?" E' capitato anche a noi di buttare fuori persone perchè urlavano e davano fastidio agli altri clienti dell'albergo. Ma fino a che queste persone sono solo identificate come una prenotazione futura, non si possono rifiutare. Sei un professionista? Comportati come tale, diamine. Servi il cliente, rispondi alle sue domande, onora il contratto.
 
Sei capace a fare questo? Si?
 
Perchè se la risposta è si, ti tieni la prenotazione ed i clienti che arriveranno, chiunque essi siano.
 
Altrimenti devi fare un altro mestiere.


 

domenica 23 luglio 2017

Ci sono 3 possibilità:

a) quella buona: è uno con i soldi e che gode nello spenderli. Che vuole avere soddisfazione nell'usufrire di servizi. Quindi non farà storie quando gli dirò il costo del garage, necessario se si vuole parcheggiare l'auto nel centro di Firenze;

b) quella cattiva: è uno con i soldi, e li ha usati per un macchinone del genere, ma risparmia su tutto il resto, in particolare l...'albergo. Potrebbe permettersi il Baglioni, ed invece prenota in un 3 stelle. Farà storie su tutto, sia la qualità dell'albergo che il costo del garage.

c) quella migliore: è uno a cui piace scherzare. Un burlone. Un allegro spara-battute, che si presenterà con una vecchia Golf inglese con attaccato dietro un adesivo sbiadito raffigurante la faccia di Eric Cantona con la maglia del M.United.

Incrociamo le dita e speriamo sia la 3.
 
 

venerdì 21 luglio 2017

Ci passiamo 40 ore a settimana, ed in fondo siamo fortunati. Estremamente. Perchè c'è chi ce ne passa 80 e non arriva ad un terzo della nostra retribuzione. O chi non ne passa neanche una.

Chiaramente questo lavoro condiziona la mia vita e quella della moglie. Scandisce i nostri ritmi, le abitudini di vita, ogni singolo aspetto, fisico o psicologico che sia:

-Domani sono di mattina, mentre te hai il pomeriggio-

-Ok, dopo pranzo io e le ragazze andiamo in albergo, poi tu stacchi, passi da me e le porti a prendere un gelato-

-Dreoni, Dreoni!- (Dreoni, per le femmine fiorentine dagli 0 ai 15, è il negozio per eccellenza. Dopo il testimone passa alll'Ikea)

-Basta giocattoli, la vostra stanza strabocca! Se prendono vita come in un film horror, non basterebbe l'arsenale della Nato, per uccidere tutti i pupazzi che avete-

-Dreoni, Dreoni-

-Negativo-

In quel momento ero sul divano.

Mi si siedono una a destra, l'altra a sinistra.

Tipico attacco a tenaglia.

Mi abbracciano.

Mi baciano sulle guancie.

-Babbone-

.....

-Ok... ci passeremo-

-Evviva!-

La Sara mi guarda, disgustata.

-Due giovani fanciulle ti baciano e tu cedi su tutta la linea. Mi ricorda quel tipo di Arcore-

-Non cominciamo a fare i Travaglio di turno-

Che volete farci, viviamo così.

Comunque.

Dopo pranzo.

Io, al solito sparecchio, rigoverno e preparo il caffè per la moglie che attende sul divano. E minaccia il lancio della ciabatta se non mi sbrigo.

Ovviamente, manco a dirlo, è alla tv a vedere Grey's Anathomy. Per l'ennesima volta.

Ormai le conosce a memoria tutte, ma non demorde. Insiste. Ed ormai le conosco pure io.
 
-Quella è la puntata dove la Torres è incinta, poi ha l'incidente e rischia di perdere il bambino mentre... oh, mi sembra di spoilerare in un gruppo dedicato ad una telenovela-

Comunque, nella puntata i protagonisti festeggiano il concepimento. Una festa tipica statunitense/anglosassone. Un pò come quando qui da noi si mostravano, fuori dalla finestra di casa, il sangue sulle lenzuola per mostrare la verginità di una neo moglie.

-Come si chiama questo tipo di festa? Ha un nome particolare ma non lo ricordo...- mi dice mia moglie, stirandosi sul divano come non vi fosse un domani.

-Mah, non ricordo... premaman party?-

-Non credo proprio-

-Pregnant party?-

-Si, vabbè-

-Future baby event?-

-Sembra un'esposizione di Pitti Bruttezza, dai-

Poi ho l'illuminazione.

Che deriva dal nostro tipo di lavoro.

-Advanced booking-

Lei gira la testa.

Mi fissa.

In silenzio.

Uno sguardo assassino.

Ed un istante dopo mi arriva addosso una ciabatta.

Non posso darle torto.

martedì 18 luglio 2017

Qualcuno mi taccerà di eccessivo ottimismo, ma è il mio modestissimo parere, non verità assoluta.

Su due di loro ci scrissi sopra un paio d'anni fa, proprio su questo blog:

italiani, mezza età, fisico asciutto, sguardo strafottente e bazzone sollevato da dichiarazione di guerra alla Grecia lui, sorrisetto malizioso modello "obbedienza assoluta, ora e sempre" per lei. Arrivarono in un giorno di sole, ma loro, in luogo del classico posto, ne chiesero uno al buio per qualcosa che ora non ci interessa. E non interessa neanche a voi.

Comunque sia pagarono subito e mi fornirono i documenti. E dalla sua carta d'identità, spuntò fuori una foto del testa pelata capo del governo italiano dal 31 Ottobre 1922 al 25 Luglio 1943.

Lo osservai, piuttosto stupito ed un tantino sconcertato benchè, a furia di giocare World in Flames -gioco di strategia sulla seconda guerra mondiale- i miei amici e compagni di spostamento pedine e lancio dadi, mi avessero soprannominato "Benito Marcellini" (con l'Italia ho sempre perso. Pure con la Germania. Ma con l'Urss, ehh, altra roba).

Lui ovviamente si accorse del mio atteggiamento e, tutto baldanzoso, mi guardò con aria di sfida chiedendo:

-Che ne dice?-

-Mah, un pò pericoloso- dico io terminando il check-in e rendendogli i documenti.

-Si, per gli altri-

-Non so, non sono un tipo da bunjee-jumping-

E gli porsi la chiave col mio miglior sorriso.

Lui neanche analizzò la frase. Ribadì, tutto fiero che -ce l'ho tatuato anche sul petto- cosa a cui non ero per niente interessato (immagino lei lo fosse). Aveva pagato e diritto alla sua camera.

Ora, ribadiamo subito un punto fondamentale: io sono favorevole al mantenimento, ora e per sempre, della legge che impedisce la ricostituzione del partito fascista. Sono strafavorevole, assolutamente e convintamente ultrafavorevole.

Il discorso è semplice: in questo momento i fascisti, in questo paese, non ci sono.

Giuro, non sono impazzito, è così: il paese ne è privo. Semplicemente.

Alcuni anni fa ero uso giocare in una squadra di calcetto. Nel ruolo, manco a dirlo, che ha lo stesso nome del mio lavoro: il portiere. Una vita sulla soglia, come mi piace sempre dire. Dopo ogni partita era d'uso dedicarsi al passatempo preferito: la consumazione di quel prodotto alimentare rotondo di origine partenopea colmo di salsa di pomodoro, mozzarella e volendo, altri prodotti. Se uno va alle Hawaii, l'ananas; il che giustificherebbe un secondo attacco a Pearl Harbour, ma difettiamo di portaerei. Sia quel che sia, mangiando quella pizza (no, non quella hawaiana), una delle tante dopo un'ennesima partita -una sconfitta peraltro. Non so perchè me lo ricordi, era una delle tante- venne fuori così, di colpo, una cosa che nè io nè loro ci eravamo mai resi conto in tutti quegli anni: ero l'unico della squadra ad avere idee di sinistra.

Ed ancora di più, almeno 3-4 di quei ragazzi si dicevano convintamente "fascisti".

Me lo dicevano, anche loro, con espressione dura, strafottente, con aria di sfida: "io sono nato il 9 Settembre". Fu facile dirgli "li porti bene" "No, non sono nato il 9 Settembre del '43, io dicevo che...." "si, l'avevo capito, era una battuta" "No, perchè voi comunisti, e blablabla..."

Al di là di una pizza rimasta sullo stomaco, quel che mi stupì maggiormente fu, usciti dal ristorante, i "Mugna, ci si vede settimana prossima. In gamba, vediamo di vincerne una, eh"

E pacche sulle spalle.

Come non si fosse parlato di politica, ma di calcio, o fie (emh... donne). Od altri argomenti leggeri che non fossero una dittatura che, oggi, mi porterebbe dritto al confino o di fronte ad un plotone d'esecuzione.

I fasci da combattimento nacquero nel 1919. I suoi membri erano uomini dai 20 ai 40 anni che, fino a pochi mesi prima, si erano letteralmente scannati nelle trincee con altri uomini provenienti dall'impero Austroungarico o di quello tedesco; erano quindi avvezzi alla brutalità più cieca. Oppure erano semplici criminali che, improvvisamente, potevano compiere atti violenti con l'aurea protettiva della camicia nera. Perchè nel il fascismo i mezzi per ottenere i propri fini politici sono la violenza selvaggia a colpi di manganello, l'umiliazione fisica con l'olio di ricino, l'omicidio. Durante il triennio dal '19 al '22 alcune migliaia di italiani persero la vita vittime delle violenze, sia da una parte che dall'altra. Ogni giorno era uno stillicidio continuo di botte scontri, uccisioni. Fino a che i fascisti, più forti, brutali e soprattutto protetti dalle istituzioni del tempo, non riuscirono a portare il loro campione al governo. Peraltro non eletto.

Dopo di chè Mussolini fece approvare leggi che mettevano fuori legge tutti gli altri partiti ad eccezione del suo. Vabbè, tutti i bischeri son boni, a governare così, dai.

Oggi quelli che si definiscono "fascisti" non sono tali. Gli squadristi non esistono più. Insomma, forse sono stato fortunato io, ma con loro c'ho giocato a calcetto e mangiato la pizza assieme. Probabilmente lo farei ancora se, ad un certo punto, non mi avessero talmente tanto sfracanato i co**ioni che "oh, vado a giocà da un'altra parte, trovatevi un altro portiere, bonaaaa!". Ma manganellare, non m'hanno mai manganellato. Mi invitarono pure ai loro matrimoni. Direi che fu un ottimo risultato, per un "comunista".

Lo so, le persone violente esistono. Qualcuno c'ha anche la divisa della polizia (come possono testimoniare Cucchi, Aldobrandi e tutti quelli dentro la Diaz). I fanatici che si (ci) pestano sono sempre esititi, basta ricordare i cosidetti "anni di piombo", che provocarono alcune centinaia di morti, la maggior parte innocenti che si trovavano in stazioni, piazze, treni. Ma non era lo stesso clima di violenza selvaggia dello squadrismo. In questo, diciamolo, l'Italia è davvero migliorata. E' estremamente più probabile morire perchè si litiga per motivi di precedenza ed un matto ti schiaccia con un furgone. Oppure un attorucolo di infima categoria si sniffa una pista di 10 metri di coca e ti investe mentre distrugge tutti i limiti di velocità del pianeta. Ma le squadre d'azione, le squadracce, non esistono più. Per fortuna.

Non è solo questione della legge che impedisce la ricostituzione del partito fascista. E' che sono loro a non esserlo. Perchè il fascismo fu quello, quindi se uno si definisce "fascista" mi aspetterei come minimo che manganelli me o chi la pensa come me in maniera cieca e violenta. Che sia cioè corente con quel che dice di essere. Ma non lo fanno. Tutte chiacchiere e distintivo, come diceva la famosa battuta. Un conto è provocare tirando su cartelli inneggianti al ventennio in uno stabilimento balneare, un altro prendere un bastone e colpire una testa fino a che non si spacca e ne esce la materia grigia. A molti piace digitare "Basta affondateli tutti!!11!1" sotto la foto di migranti su un barcone. I napalm51 sono tanti, bravi a digitare sulle loro tastiere, ma farlo davvero? Compiere veramente quegli atti? Perchè sono consapevoli tutti che distruggerebbero la loro vita, se riproducessero, anche solo in minima parte, le gesta di un breivik od un gianluca casseri. Loro si, fascisti e coerenti con le loro idee nelle nefandissime azioni compiute.

Quindi no, i fascisti non torneranno. E non saranno spille od accendini di Predappio con la testa di LVI a provocare il suo ritorno; l'unica possibilità è un'apocalisse zombie (grazie, George Romero, grazie ancora di tutto). E pazienza se degli amici, semplici conoscenti o clienti d'albergo se ne vengono fuori che "io sono fascista". Sappiamo benissimo, noi e loro, che non è così, che non è vero. E bisognerebbe smontare un pò queste stupide provocazioni da bambini mai cresciuti.

ps. E comunque, se proprio proprio dovessero restaurare una dittatura, sappiano lor signori che so usare i fucili da caccia del mi babbo. Ed ho un'innata conoscenza delle montagne casentinesi. Posso scatenarvi una guerra che neanche ve la immaginate (erano anni che sognavo di fare questa citazione).

pps. a World in Flames, giocando l'Italia, presi l'Egitto da solo. Senza neanche un minimo supporto tedesco. Sbarcai i "marò" direttamente su Port Said e chiusi il canale. Ero tutto fiero di me, che spadroneggiavo con la Regia Marina per tutto il Mediterraneo e la Home Fleet confinata nel Mar Rosso.

Sul resto della partita, caliamo un velo pietoso....

sabato 8 luglio 2017

Viviamo in un mondo libero.

Nessuno ci chiederà mai le ragioni per cui effettuiamo le nostre scelte. Sono nostre, personali, a volte intime, e possono essere palesi o segrete. E se qualcuno ce lo chiede, non ha il diritto ad una risposta.

E però, io sono un maledetto curiosone, e le domande me le pongo.

Turno di notte.

Ci sono tre cose da fare ed una da NON fare, quando si entra in turno.
La cosa da NON fare è chiedere, al collega, come va. Perchè sappiamo già la risposta: male, perchè ho passato 8 ore di lavoro di bancone con appena una pausa bagno e due per bere dell'acqua, il resto è stato un continuo di lavoro, con clienti che arrivano, partono se era un turno di mattina, chiamate di richiesta di disponibilità, quelli che chiedono cosa c'è da vedere a Firenze e prenotare tour, ingressi agli Uffizi, ristoranti. Quindi male perchè sono stanco morto. Ma al contempo bene, perchè ora che sei arrivato te, caro collega, ti le consegne e me la filo a casa a warp 9.

Le tre cose da fare sono:

timbrare l'ingresso

prendere le consegne al collega che stacca

controllare disponibilità e prezzi.

Perchè prima ancora di cominciare il vero lavoro del turno, di giorno o di notte che sia, verifico la quantità di camere libere e la tariffa che abbiamo. Dopo di chè, come concordato con il direttore alle vendite, abbasso un po' la tariffa. Perchè attacco alle 23 e per quell'ora di lavoro cerchiamo comunque di vendere il rimanente. Anche a poco, ma vendere. Ed un buon prezzo può invogliare chi si trova, per qualsiasi motivo, a dover passare una notte nel centro di Firenze.

Il periodo comunque aiuta: solo una camera libera, ed a prezzi sostenuti. Anche un paio di gradini di tariffa in meno è comunque una cifra di tutto rispetto. Se “entra”, come si diciamo noi in questi casi, anche tolte le spese “vive” (luce, acqua, cibo delle colazioni, eccetera) c'è il suo guadagno. Tutto fieno in cascina.

Ed a mezzanotte, eccola che entra: prenotazione di una camera doppia, una notte. Anche per stanotte l'albergo è al completo, la ditta può essere fiera dell'ottimo lavoro svolto dai suoi dipendenti. La stampo da gestionale in 3 secondi ed eccola lì, bella come il sole, tra le mie manine. Oltretutto, dal sito internet che l'ha venduta, arriva addirittura la “carta virtuale”. Perchè la maggior parte delle volte, quando qualcuno acquista una camera su internet, ci arriva la carta di credito di costui. E tocca a noi portieri verificare che sia valida e carica del denaro necessario a pagare la camera prendendo una preautorizzazione sulla stessa. Se, come purtroppo spesso accade, la carta è farlocca o non contiene il denaro, occorre segnalarla sul sito internet, ed eventualmente cancellare la prenotazione in modo da rimettere in vendita la camera. Il sito internet queste cose non le fa, per lui la camera è venduta, ed a fine mese ci presenterà il conto della commissione, se non gli diciamo noi che la carta è farlocca.

In questo caso invece no. Il cliente ha scelto una forma di pagamento diversa e, per noi portieri, splendida: ha scelto di pagare al sito internet, ed il sito internet questo fa: prende il pagamento dalla carta e poi gira a noi la prenotazione con una carta di credito virtuale carica dell'importo. Quindi si può star certi che il pagamento c'è ed è garantito al 100%. Se il cliente avesse avuto la carta farlocca, il sito internet non avrebbe potuto prendere soldi, e quindi avrebbe respinto la prenotazione.

A questo punto non devo fare altro che trascrivere, sulla lista arrivi del giorno, la nuova prenotazione. Poi, semplicemente, attendere che il tipo si palesi, mi presenti il documento per la registrazione sul nostro gestionale, si ricordi che alla partenza ci deve dare la tassa di soggiorno (che il magnifico comune di Firenze ha stabilito essere di 1 fiorin... ehm... 3,50 eurini) ed a quel punto gli consegnerò la chiave affinchè possa salire su e dormire, lavarsi, insomma, quel che gli pare. Basta non dia fuoco alle suppellettili. E non faccia chiasso tale da svegliare i clienti delle camere accanto.

Solo che, per tutta la notte, non si presenta nessuno.

Io proseguo, come è ovvio, nel mio lavoro notturno: stampe, riepiloghi, chiusura giornaliera, sospesi, scannerizzazioni, preautorizzazioni... tutto il cucuzzaro. Ma alle 6 del mattino, a parte i colleghi del reparto colazioni ed i fornitori, non è arrivato nessun cliente.

Riprendo la prenotazione tra le mani e rileggo le date: si, sono quelle giuste: arrivo ieri giorno x, partenza oggi giorno x+1. Poso la prenotazione. La riprendo. Rileggo. La ripongo. La riprendo nuovamente. Tutto bene, le date sono quelle. Non sono rimbecillito di colpo, fattore che, conoscendomi, non posso assolutamente escludere.

Ok, bando alle perplessità: ho una prenotazione con carta di credito virtuale, e tutto quel che mi sento di fare è andare di addebito. E' sempre possibile che qualcuno si presenti a reclamare la camera entro poco. E' comunque sua fino alle 12, orario del check-out. Nel frattempo, per far risparmiare tempo alla collega che mi darà il cambio, prendo il pos, digito i 16 numeri, la scadenza e l'importo. E trattandosi di una carta di credito virtuale, caricata per quell'importo esatto e preciso al centesimo, la transazione non dà nessun problema.

Alle 7 arriva la collega e, tra le altre consegne, gli spiego anche questa: prenotazione, cedolino pos e nient'altro. Ok, staremo a vedere. Il timore, palese ed evidente, è che costui abbia completamente scazzato i giorni e prenotato ieri. Ma in realtà si presenti oggi pensando di avere una camera. Non voglio essere al posto della collega non appena costui dovesse arrivare e pretendere una camera che in realtà non ha, quasi certamente lanciandosi in strali tipo “non è colpa mia ma del sito internet” come se un sito internet potesse prendere vita e modificare le date. O, peggio ancora, che è colpa nostra. Usare internet per prenotare è bello e comodo, ma occorre saperlo fare; la gente invece ci va dentro con enorme leggerezza finendo spesso per gettare soldi. E non è mai facile ammettere di aver sbagliato ed aver sprecato il proprio denaro, così cerca capri espiatori. Che, puntualmente, siamo noi portieri. Faccio i miei migliori in bocca al lupo alla povera collega mentre lei mi augura, benchè siano le 7 del mattino, la buonanotte, e filo a casa a dormire saporitamente.

Ore 22.45

Arrivo in albergo per un secondo turno di notte. Come ho detto all'inizio, non pongo nessuna domanda alla collega in turno, che noi chiamiamo signorina Rottelmeier, la quale appare stravolta come dopo un'intera giornata passata a correre dietro ad Adelaide per tutta Francoforte. Filo nel retro a timbrare, mi aggiusto la cravatta, rapida occhiata alla posta per sapere quante prenotazioni dovrò stampare stanotte (una quantità industriale, come sempre in alta stagione) e quindi vado al banco a farmi dare le consegne e mandarla a casa. Poco prima che se ne vada a godersi il meritato riposo, una rapida domanda sulla misteriosa prenotazione della sera prima:

-Si, ho capito di cosa parli. No, non si è visto nessuno. La collega del giorno, alle 12, ha emesso la ricevuta come “no show”. Un mistero-

E così è rimasta, appunto, la strana questione di sapere perchè qualcuno, su questo pianeta, si sia preso la briga di spendere tempo e soldi per prenotare una camera ed un servizio di cui mai usufruirà.

Lo so, voi potete giustamente farmi la ramanzina alla senatore Razzi: “fatti li cazzi tui!” in puro accento abruzzese, ma come ho detto all'inizio, sono un maledetto curiosone. 

Così ho estrapolato alcune ipotesi:

-il cliente ha sbagliato le date. Magari si presenta nei prossimi giorni, od il mese prossimo, seriamente convinto di aver fatto giusto. Come ho detto prima, spero di non essere presente quando ciò accadrà;

-il cliente è convinto di aver prenotato presso un'altra struttura con il nostro stesso nome ma in una località diversa. Esistono, ho controllato. Sito internet gli fa apparire noi invece che l'Hotel ***** di Milano, o Canicattì, ma quello se n'è fregato di controllare attentamente ed è andato avanti nella prenotazione per poi presentarsi nella struttura adducendo che “ho una prenotazione”, e darsi all'ira più invereconda quando il collega di tale struttura gli riferisce che “ma, veramente, qui non risulta nessuna prenotazione a suo nome”. Ovvio. Ha prenotato dove sono io, non dove sei te. Caro collega, ti sono vicino.

-il cliente ha prenotato da noi ma poi, quando ha voluto verificare le indicazioni stradali per raggiungerci, ha cliccato sul quartiere di Firenze in cui ci troviamo: San Lorenzo. Il problema è che google è tarato da fare schifo e se fai così, lui ti manda a Borgo San Lorenzo, omonimo comune del Mugello, una trentina di chilometri da Firenze. Una volta successe ad un cinese che aveva prenotato da noi: mi chiamò investendomi di improperi che imbrogliavamo, scrivendo sul sito che eravamo a Firenze ma in realtà stavamo altrove. Mi ci volle un monte di pazienza per farglielo capire mentre me ne diceva di tutti i colori che, se la cittadinanza dovesse basarsi sulla quantità di parolacce che si conoscono, come minimo lo facevano presidente della Repubblica. Realizzò solo quando fu davanti a me e gli feci vedere che era google a sbagliare. Non se ne capacitava. Quindi anche costui potrebbe essersi sbagliato, aver cliccato sul quartiere e seguito pidessiquamente le indicazioni andando fino in Mugello. Ipotesi difficile, visto che, almeno un paio di domande, mentre viaggiava verso l'uscita di Barberino, dovrebbe essersele poste. Poteva telefonarmi, visto che il numero dell'albergo, una volta prenotato, appare in tutto il suo splendore. Ma forse era un tipo particolarmente timido. O particolarmente convinto delle certezze di google. Spero che la visita di Borgo San Lorenzo by night sia stata interessante.

-E' uno a cui non interessa sprecare soldi. Può essere. Può essere benissimo. Ci sono stati alcuni concerti, alle Cascine, di gruppi musicali abbastanza noti. Forse costui è andato lì a godersi la serata musicale ed ha pensato “faccio tardi, non ci sono treni per il ritorno a casa, prenoto in albergo e dormo, domani mattina torno”. Poi, finito il concerto, passa dalla stazione e vede che, anche all'una di notte, un treno c'è. E lo prende al volo. E pazienza per la prenotazione. Io, ormai che c'ero, avrei sfruttato i soldi spesi e passato la notte in albergo.

-l'ipotesi peggiore: il tipo conosce una tipa. Sembra simpatica, sbarazzina, socievole. Sembra starci. Prende il telefono e prenota. Dai, andiamo a passare la serata in albergo. Ci divertiamo. Ed invece lei, all'ultimo momento, si tira indietro. Lui si incacchia e se ne torna a casa, furioso per aver gettato i soldi. Per aver frainteso, od aver creduto, che lei fosse disponibile.
Ma alla fin fine, qualsiasi sia la motivazione, costui ha pagato. Pagato per un servizio di cui non ha mai usufruito (a meno che non abbia una DeLorean con flusso canalizzatore) e quindi ci ha dato soldi gratis. Che serviranno per il fatturato dell'azienda ed i nostri mutui.
l'unica cosa che mi sento di dirgli è “Addio. E grazie di tutto il pesce”

lunedì 3 luglio 2017

Avete presente la battuta finale di Paolo Rossi in "Kamizake" di Salvatores?

Un film che avrà ormai 30 anni, ma rimane unico, irripetibile.

Paolo Rossi, sul palco, mangia una banana, getta la buccia a terra e dichiara: "adesso eseguirò la gag del comico che scivola sulla buccia di banana. Non importa se il comico batte la testa e muore. La gente ride lo stesso"

Che è brutale verità, se uno ci pensa.

Io no, non ce la faccio. Mi danno fastidio anche i video, tantissimi in rete, su cadute, scontri, stonfi. Ok, a volte sono divertenti se riesco a capire che non si sono fatti niente. O comunque poco. Ma capita di vedere persone sbattere in maniera particolarmente violenta, e davvero, non riesco proprio a riderci. Provo una forte empatia, e non posso non pensare a quanto male si possano essere fatti, anche se qualcuno, come gli skaters che provano a "cavalcare" un corrimano e finiscono per sbattere gli attributi, un pò se le vanno a cercare (per non parlare dei bambini che picchiano musate incredibili contro vetrate/muri/porte/ostacoli di ogni tipo, e la telecamera rimane fissa puntata su di loro, chiaro segno che a quel genitore, in quel preciso momento, importa ben poco del naso del suo cucciolo).

E quindi

Porta esterna dell'albergo aperta, per far entrare l'aria -e lo smog- della via e permettere una rapida asciugatura del pavimento. E rapida gassificazione del portiere. Anche se ormai, dopo decenni, abbiamo i polmoni foderati di bitume

Si palesano all'ingresso in due. Omoni grandi quanto armadi, di nazionalità totalmente differenti, si bloccano e si guardano sorpresi, come se l'albergo in cui alloggiano non contenesse altre persone all'infuori di loro e delle consorti al seguito. Poi realizzano entrambi, e tutti e due invitano l'altro ad entrare per primo.

Ognuno parlando nella propria lingua, e posso assicurarvi totalmente incomprensibile all'altro, in un dialogo che doveva suonare esattamente così:

-Vadi ragioniere-

-No, vadi prima lei-

Così, alla fine, “vadino” insieme. Spalla contro spalla, sbattono le spalle opposte ai due stipiti della porta.

Ho sentito male per loro. Mi è parso anche di vedere, al momento del cozzo, uno spostamento della porta, come se ci avesse picchiato contro un ariete da sfondamento medievale. Rimangono un paio di minuti doloranti e ridenti, ma soprattutto doloranti, scusandosi l'un l'altro. Poi finalmente, uno dei due prende l'iniziativa ed entra per primo a reclamare la chiave al portiere.

Se poi si sono mandati a quel paese nelle loro lingue non lo so, non mi ero messo a seguire tutti i dialoghi, ma non mi stupirei se, tradotto, in italiano quelle parole fossero state un qualcosa che suonassero tipo “com'è umano lei”.

Anche se costoro non lo sapranno mai, scene come queste, a noi italiani, ricorderanno sempre il mitico ragioniere.