venerdì 29 luglio 2016

E’ un vecchio classico, me ne rendo conto. Ma è così.

I turisti sono distratti.

Parecchio.

Nuda e cruda, così come si presenta.

Gruppo americano, in partenza mattutina.

Scendono, alla spicciolata, tutti quanti.

L’ultimo, ragazzo poco più che ventenne, arriva trafelato al bancone e mi chiede dove deve apporre il francobollo. Gli indico il punto sulla cartolina. Stacca il francobollo e lo appiccica. Poi chiede una penna. Deve finire di scriverla, la cartolina. La capogruppo, italiana, gli riferisce che non c’è bisogno che la spedisca: lo possono fare i portieri. Il ragazzo ci guarda, io confermo. Lasciala a me, ci penso io. Si rasserena, finisce di scrivere, smolla la cartolina sul bancone, afferra il trolley e fila dietro al resto del gruppo, già avviato all’esterno.

Dopo un paio d’ore esco per andare all’edicola, bisognoso di comprare un libro che mi interessa (esce con un quotidiano). Visto ci sono, mi faccio passare dalla collega la cartolina, così la imbuco nella cassetta postale. Faccio per uscire e, distrattamente, guardo nel retro.

E lì mi blocco, congelato, immobilizzato che neanche con il classico Pietrificus.

Ovviamente l’ho mostrata a tutti i colleghi, cameriere comprese. Per farci la solita, classica risata.

Sarà difficile che arrivi, senza indirizzo.

Ragazzo, io spero che tu non te la prenda con noi, quando Nina e Pala diranno che no, la cartolina da Firenze non gli è mai arrivata. Che tu non pensi peste e corna di noi portieri dell'albergo di Firenze. Giuro, volevo spedirla, la cartolina. Ma hai dimenticato di scrivere l'indirizzo. Chiaro, ci sono cose peggiori. Tipo la signora che, un paio di giorni fa, ha dimenticato la bimba dentro l'auto, sotto al sole. Quelle sono vere dimenticanze. Questa, in fondo, è solo una cartolina.

mercoledì 27 luglio 2016

Come il 99% dei portieri del pianeta, considero trippa un sito del cavolo. Non ci vuole molto a capire il perchè. Una pagina dove utenti anonimi possono permettersi di emanare giudizi anche spregevoli su alberghi o locali vari, e quindi sminuire il lavoro altrui, spesso solo per una serie di sfortunati eventi (cit.), è un qualcosa che mi fa infuriare. Sul serio, è frustrante. Odioso.



Ok, ve lo concedo: ci sono persone che si, è giusto che abbiano il giudizio negativo. Si meritano la frecciata. Gente incapace di gestire bene una struttura e con il carattere di una ss che entra nel ghetto, totalmente non altezza di stare a contatto con il pubblico, specialmente se pagante.



Solo, il sistema non va. Non può andare, non ne ha la possibilità, non ne vuole neanche sapere, di funzionare. E' iniquo nel profondo. A me piacerebbe poter scrivere nome e cognome di clienti che, in albergo, durante il turno di lavoro diurno o notturno che sia, mi hanno fatto vedere i sorci verdi. Mi hanno trattato "da pellaio", come si dice in Toscana, anche offendendomi personalmente. Lo capisco che i problemi capitano, e la faccia ce la mettiamo noi al bancone, specialmente quando si rompe il riscaldamento in inverno o l'aria condizionata d'estate, o saltano le tubature dell'acqua, od altri problemi gravi (anche se ultimamente superabili, in confronto ai guasti del wi-fi) che tutti vengono a rinfacciare a me, neanche l'avessi creato apposta, il problema, e che si aspettano che tiri fuori una chiave inglese e lo possa risolvere lì, seduta stante, ed invece non posso perchè capisco di idraulica ed impiantistica quanto di funzioni integrali di quarto grado, ed il guasto, chiaramente, è avvenuto il fine settimana (perchè diavolo i gusti avvengono sempre e solo nel fine settimana? Non riesco a spiegarmelo. 'fanculo, Murphy). Solo non capisco perchè debbano venire ad offendermi.



Ho tutti i dati di questa gentaccia che mi ha reso il lavoro impossibile e che negli anni mi ha lasciato con la domanda "perchè non sono rimasto a pulire i cessi di un ostello irlandese, quando ne avevo la possibilità? Oppure: perchè il maltempo mi ha impedito la traversata a Skelling Michael, negandomi l'opportunità di andare a fare l'eremita per sempre, lontano dalla follia dell'uomo?" Eppure è così: io non posso scrivere nome e cognome di questi lugubri esseri. Loro invece possono dire peste e corna della struttura per cui lavoro. Non è affatto giusto, ecco.



E trippa (spero abbiate capito che sto parlando di tripadvisor) è folle perchè vi permette di recensire pure i luoghi che vengono visitati. Che ci crediate o no, ma Ponte Vecchio, qui a Firenze, ha anche recensione negative. Una delle strutture più stupefacenti del pianeta, con i negozi ed il Corridoio Vasariano in alto, sublime che, con altri monumenti, ricreammo in Fiesole (io c'ero, 06/04/91) ha recensioni negative. Non lo credo possibile. Ma stiamo parlando dell'umanità oggi, nei tempi moderni. Il problema non è la presenza di cretini (tutti abbiamo diritto ai 15 minuti di stupidità, io compreso. E ne ho usufruito parecchio). E' questa impellente necessità di esprimerla, la stupidità, che proprio non capisco.



Immagino abbiate letto tutti questa pazzesca, folle, assurda recensione.



Non ho voglia di lanciare offese a cico 33 e le sue inaudite delucrubrazioni. Od alla sua irritante dichiarazione di guerra alle virgole. Od alla sua pessima recensione della struttura per non averlo avvertito che erano presenti "miriadi di ragazzi disabili". Nessun cliente potrà (e dovrà) mai neanche lontanamente permettersi di chiedere a chi altri vendo le camere. Mi rivolgo soprattutto al suo premuroso timore di non far assistere, ai figli (chi è, colei che ha avuto il coraggio di fare figli con te? Sarebbe stato meglio Al-Baghdadi) a quello che "non è un bello spettacolo" perchè "sono persone che soffrono su una carrozzina" (quand'è che hai deciso che soffrono?)



Nel campeggio dove, con mia moglie, andiamo ogni anno, viene sempre una famiglia con due figli disabili. Molto disabili. Su un scala defcon da 5 ad 1 (la scala defcon va da 5, pace, ad 1, guerra termonucleare globale. Nel mezzo ci sono vari gradi di bombardamento), hanno un livello disabilità che definirei di 1 virgola qualcosa. Due ragazzi costretti fissi su una carrozzina, con grandi problemi di espressione ed abilità manuale. Ma che i genitori portano, ogni anno, al mare. Su un furgone enorme, stracarico di materiale, con cui viaggiano da un capo all'altro della penisola, per dare sole e iodio marino a ragazzi altrimenti assolutamente incapaci anche di tenere in mano un bicchiere d'acqua o semplicemente chiederlo, il bicchiere d'acqua. Eppure, non avevamo nessun problema affinchè le nostre figlie li vedessero.



Un giorno, mangiando alla pizzeria del campeggio, la Camilla, quando aveva ancora 5 o 6 anni, chiede perchè quei ragazzi, ad un tavolo vicino, erano così. Glielo spiegammo, così, in maniera del tutto normale; perchè non c'è niente da nascondere su una disabilità, e le cose brutte del mondo sono ben altre (ed ultimamente, basta aprire un quotidiano per capire quali). Ed era giusto mostrargli che quei ragazzi erano curati ed accuditi dai genitori. E lei, 5 o 6 anni, se ne uscì, semplicemente, così:



-Come sono fortunati, ad avere quei genitori-



E sono fiero di ammettere che aveva pienamente ragione.



ps. al momento di pubblicare questa mia delucubrazione, l'immagine ha fatto un bel pò di giri ed avuto discrete condivisioni. Ed è stata messa momentaneamente in congelatore da parte degli addetti di trippa. Ben svegliati, ma ormai la frittata è fatta.



Chi trippa, avvelena anche te. Digli di smettere.



pps. scusate se ho compiuto questa disgressione rispetto al mio solito appuntamento del venerdì. Vedrò se riesco a scrivere qualcosa. Spero. Forse. Abbiate pietà (cit)

 
 

venerdì 22 luglio 2016

Entri in albergo con l'espressione incattivita e la supponenza acida di un Salvini che varca l'ingresso di un campo rom a bordo di uno Sgainator 24.000 progettato per lo sbancamento di Panama. E la stessa simpatia di un poliziotto turco con licenza di menare.

Ti lamenti del traffico di Firenze e degli alti costi del parcheggio, come se duemila anni di storia e di strade progettate per, al massimo, un singolo uomo a bordo di un singolo cavallo, fosse una colpa. In effetti, dal tuo puro e semplice punto di vista, è proprio così, dato che tu di cavalli ne hai un centinaio, e, come recita la tua cid, sei pure dirigente. Sei italiano, quindi puoi permetterti di guardare dall'alto in basso chiunque sia sotto al tuo stipendio, perciò un bel po' di persone, senza la necessità di un'adeguata intelligenza, come avviene altrove.

Ti rode quando il portiere cerca di buttarla sull'umorismo dicendoti che "le vecchie città medioevali sono così, i fiorentini del Rinascimento non pensavano ai parcheggi". Si nota così tanto, che ti girano i cosidetti, che pure quelli dell'Apollo 13 direbbero "Houston, laggiù c'è un problema. Risolvete quello, il nostro è una bazzecola". E' un problema mio, perchè sei capitato qui proprio quando ho un 15-23.

Tu, il problema, me lo pianti dopo non uno, non due, non 3, ma almeno 30-40 minuti dopo che sei salito in camera. E sbraiti al telefono che la doccia è piccola e non ti rigiri dentro.

-E' impossibile lavarsi qui! Mi deve cambiare camera!-

Avrei voluto dirti che è una doccia funzionale, normale amministrazione per un 3 stelle, e se volevi la piazza d'armi dovevi andare ai'Baglioni: 600 euro ed avevi quel che ti pareva, ma sei un pidocchioso piantagrane.

Avrei voluto dirti che, prima di esporre guai, sarebbe buona norma essere educati. Che urlare non è il modo migliore per mettermi in condizione di risolverti il problema. Almeno, la soluzione ce l'avrei: fare conto che, invece che in una doccia, sei al mare, a surfare con Reeves e Schwayze: apri la finestra e cavalca l'onda.

Avrei voluto dirti che nessuno si è mai lamentato per quella doccia. Non è solo perchè la camera è, comunque, bella. Tra le migliori. E' che le persone, quando sono rilassate e serene per una vacanzina, per quanto breve possa essere, non pongono problemi. Sei tu che vivi male. Ed hai deciso che a vivere male, stasera, dovrò farti compagnia pure io, oltre alla lei che è con te. Che non ha posto problemi di sorta, invece.

Invece non dico niente. Non solo perchè si, la doccia è piccola, ma anche perchè:

-Ma la doccia l'ha già usata?-

-Ho provato ad usarla, ma è impossibile! Non mi ci giro dentro!-

-Ho capito, ma l'ha usata. Io ho l'albergo pieno; se la sposto in un'altra camera, non posso dare ad un altro quella in cui è ora, visto che l'ha già usata-
 
-Non me ne importa niente- (a me importa. Ed importa della tua esistenza. Rovina la mia).

-Ma, scusi tanto, non poteva dirmelo prima? Com'è possibile che abbia cominciato ad usare la doccia e POI se ne è uscito che era piccola? Non è che si restringe durante l'uso, sa? Bastava me lo dicesse subito, invece siete stati quasi un'ora in camera ed ora lei se ne viene fuori che...-

-Dovevo provarla! Mi deve dare un'altra camera, è una vostra mancanza!-

No, ciccio. La mancanza è di una Magnum da tenere qui nel cassetto. Per prenderla, salire su in camera, puntartela alla testa, premere il grilletto ed osservare la macchia di sangue sul muro della camera. E se non nomino materia cerebrale, c'è un suo validissimo perchè.

Mando su Ettore che, mi conferma, la camera è usata e va ripulita. Ma lo stro... ehm.... la mer.... uhhm... insomma, il cliente non vuole sentire ragioni. Ettore, eroicamente e stoicamente (un giorno gli edifico un monumento, al ragazzo), gli cambia camera. Poi corre a quella sporca per ripulirla. Appena in tempo per il nuovo arrivo, assegnato alla camera rifiutata, dopo un tetris di cambi nei pochi arrivi rimasti.

Ma la fortuna torna a girare: i clienti assegnati alla camera sono i migliori del mondo: coppia inglese di mezza età. Amanti della Toscana, del nostro cibo, del nostro buon vivere (anche se non vale per tutti gli italiani, appunto). La domanda d'obbligo di questi giorni, con i british, è: leave or remain? Ovviamente, remain, ma, come mi faceva notare mia moglie, che i british li conosce molto bene, dicono tutti così (sono dei gran paraculi).
 
Ma sia come sia, lui è un inglesone alto e massiccio, e non fa una piega sulla camera e la misura della doccia. E' sereno, tranquillo, felice. Soprattutto, non rompico****
 
Tu, invece no. Ma almeno non hai più posto problemi. Perchè alla fine ti ho pure dato una delle migliori camere, che non avresti affatto meritato. E poi perchè sei pur sempre un cliente che paga, e, come si dice, il cliente ho sempre rag...
 
Un momento
 
La prenotazione è a nome di lei.
 
L'ha fatta lei.
 
Ha pagato con la sua carta di credito.

E la mattina, alla partenza, lei scende a paga pure la tassa di soggiorno. Per entrambi.

Il che significa che tu, qui, non hai pagato un CA**O! Hai rotto il CA**O e non hai pagato un CA**O!

Sei proprio un pezzente!

venerdì 15 luglio 2016

Telefono.

Il telefono, in albergo, viene usato per svariati tipi di comunicazione:

-quelli che chiedono le informazioni su disponibilità camere e prezzi (ed in quel caso si fa il proprio dovere e si forniscono attentamente, perchè lo scopo è finalizzare la vendita);

-quelli che chiedono di parlare con il direttore per nuove, strabilianti promozioni commerciali ("Il direttore è impegnato a mostrare delle camere a degli agenti di viaggio, ma lei ci mandi una mail al nostro indirizzo, il nostro direttore la leggerà sicuramente e con interesse, arrivederci" quindi, premere il tasto di chiusura chiamata prima che l'altro/a replichi);
 
-quelli che sono gli agenti di [sito web]. E nel qual caso, arrivano i dolori. O le risate.
 
 

Telefono, appunto. Conversazione in inglese, ma ve la scrivo in italiano.

Cioè, specifichiamo: in inglese da parte mia, in qualcosa che gli somiglia da parte.... di chi stava dall'altra parte-
 
Suona, e rispondo, esordendo con la solita, classica, rituale frase:
 
-Hotel ****** bunasera, come posso aiutarla?-
 
Ma non giunge nessuna risposta
 
-Pronto?-
 
Sento voci di sottofondo, e non mi pare italiano. Poi guardo su display del centalino, ed ho la conferma.
 
Oriente.
 
Sospiro. Mi sembra di essere a Place de la Concorde, e salire sulla pedana. Poi, finalmente, mi parlano:
 
-Pronto?- (stavolta in inglese: hello)
 
Voce femminile. Carina. Mi immagino una bella cinesina, con vestitino a tailleur, capelli ben pettinati e raccolti, con tanto di auricolari e microfono, seduta ad una scrivania dotata di monitor, ed a fianco, sia destra che sinistra, un'interminabile fila di altre tipe, tutte con occhi a mandorla, tutte vestite e pettinate uguale; e tutte con auricolari e microfono.
Il paradiso islamico con le 72 vergini, versione maschi cinesi: le donne a lavorare, lui a passeggiare in ufficio, mani dietro la schiena, ad osservare e "dirigere".
 
Ripeto, voce squillante e ben chiara:
 
-Hello, questo è l'hotel ******, come posso aiutarla?-
 
Nessuna risposta. Spero che tuo marito segua pidessiquamente il proverbio cinese sul picchiare le moglie quando si torna a casa. Voi due non sapete il motivo, ma io si.
 
-Hello?- ripeto.
 
-Hello, ho bisogno di confelmale plenotazione-
 
-Ma certamente, signorina. Posso gentilmente sapere il nome dei clienti ed il giorno del check-in?-
 
....
 
Nessuna risposta per qualche secondo, mi sembra di essere tornato all'adolescenza ed ai due di picche. Poi lei torna alla carica:
 
-Hello?-
 
-Hello, ho bisogno di sapere il nome dei cli......-
 
-Io bisogno confelmale plenotazione- Sembra che stia leggendo. O che abbia il cervello ancora in stand-by.
 
Stavolta è il mio turno di stare zitto. Poi riparto con la solita domanda, vediamo se capisce:
 
-Posso sapere il nome dei clienti ed il giorno d'arrivo, per favore-
 
Ancora silenzio. Poi sento parlare in cinese. Ed un'altra voce, stavolta maschile:
 
-Hello?-
 
Ok, la ragazza ha capito di non essere all'altezza, ed ha deciso di passare la mano, presumibilmente per tornare alla catena di montaggio delle cover di ihpone con le orecchie da coniglio, l'unico lavoro in cui ha una qualche possibilità di successo. Ok, ripartiamo. Ridico nuovamente le generalità dell'albergo, ma prima che finisca:
 
-Devo confelmale plenotazione. Numero plenotazione è 85645654-
 
Odio quando mi sparano i numeri di prenotazione. Non sono un matematico, non ho una mente mezza matta (forse un pò si) e non creo macchine in grado di decifrare i codici nazisti. Ogni prenotazione ha un suo numero, ed ogni agenzia ha un suo metodo di numerazione. E' impossibile risalire ad una prenotazione così. Perchè voi operatori, ad ogni chiamata, partite in quarta con i maledetti numeri? Pure mia cugina, quella laureata in matematica, avrebbe serie difficoltà.
 
-Signore, avrei bisogno di sapere il nome del cliente ed il giorno d'arrivo-
 
E lui, imperterrito come un giocattolo a molla che batte contro il muro: -numelo plenotazione è 85645654-
 
....
 
Non ce la farete mai. Per quanto ci proviate, non conquisterete mai il mondo.
 
-Mi spiace signore, ma non posso trovare una prenotazione con un numero. Ho bisogno di sapere la data di arriv...- Ma non riesco a finire. Il tipo si è messo a parlare in cinese con qualcun altro, perchè mi arrivano voci cinesi maschili e femminili. Sento pure ridacchiare. Il che mi fa salire la bestia. Non sapete neanche dire due parole d'inglese messe in croce, e ridacchiate di me? Argh! Massacro! Distruzione! Torture medioevali! Terrore, miseria e morte! Carri armati a Tienamen e celerini all'Osmannoro!
 
Scarico, a tremila all'ora e con il peggior accento irish-texan-australian di cui sono capace, il solito discorsetto sul nome dell'albergo e che mi deve dire giorno d'arrivo e nome del cliente.
 
E, miracolo, questa terza persona sembra capire. Mi dice il giorno ed il nome, e risalgo alla prenotazione. Tutto confermato, posso dire nel miglior inglese di cui sono capace, attendiamo solo il cliente.
 
-Glazie della confelma. Posso sapele suo nome?-
 
-Ma certo. Io sono Marcello-
 
-Come ha detto?-
 
-Il mio nome è Marcello-
 
-Mi può fare lo spelling, per favore?-
 
-Ma certo. Em, ei, ar, ci...-
 
-Non capisco-
 
-EM! EI! AR! CI! I! DOUBLE EL! OU!-
 
Silenzio. Poi se ne esce con:
 
-Mi spiace, non riesco a capire-
 
-EM, EI, AR, CI, I DOUBLE EL, OU. Marcello. Come Mastroianni, l'attore- Gli piacerà il cinema italiano, o sarà solo un appassionato di Jackie Chan?
 
-Non capisco- decisamente, a lui piace solo Chan.
 
-Le facco lo spelling con i codici Nato (con gli indiani funziona. E sto parlando degli indiani): Mike, Alpha, Romeo, Charlie, Echo, Lima, Lima, Oscar-
 
-Il suo nome è Charlie?-
 
-Si! Si, per l'amore di Dio, il mio nome è Charlie! va benissimo. Quel che le pare. Abbiamo finito?-
 
-La ringrazio della sua collaborazione, Charlie, le auguro buona giornata- E riattacca.

ps. se mi cerca Forrest Gump, ditegli che non ci sono.

venerdì 8 luglio 2016

I barbari che passano il Reno per saccheggiare e spadroneggire nell'impero romano 

I lanzichenecchi che mettono a sacco Roma

Il soldato della Wermacht col suo kark98 che si appresta a fucilare il partigiano

Il turista grassone con sandalo e calzino che si lamenta degli italiani che "mancia spachetti suona mandolinen!"

E poi l'ordine, la meticolosità, il rigore... no, non quello dagli 11 metri, ma quello inteso come ... si, vabbè, vi gira le scatole per l'eliminazone dagli europei. Lo capisco, per carità. Andiamo avanti, ok?

Quanti altri stereotipi si possono estrarre, dalla figura dei tedeschi?

Eppure...
 

 

Turno di notte.

Il turno di notte, in albergo, funziona così:

-Sei portiere di notte. Vivi di notte. Hai la pelle più bianca del latte appena munto, sei così bianco che se Nosferatu od un qualsiasi Tremere passa e ti vede, ti offre il collo perchè "Diamine, bevi un pò, o muori", sei così pallido che le vitamine B12 ti indicano come "quello, è colui che ci odia!" Ma hai dei vantaggi. In particolare, se un qualsiasi cliente scende a chiederti informazioni su tour o visite della città, o chiamano da [sito web], od altre richieste, li puoi rimbalzare che "after eight". A tutti. Indistintamente. Non hai necessità di sapere molte altre lingue straniere, al di fuori di un'infarintura di quella dei brexisti. Non è fondamentale saper inserire prenotazioni, fare caparre, smistare la posta elettronica... è lavoro di giorno. Tu fai le chiusure, ti chiudi dentro a chiave, puoi fare occasionali check-in/check-out, portare un paio di cuscini.... stop. Fine. Chiuso. Il resto è after eight. Perchè, semplicemente, non è solo che non lo sai fare. Gli uffici aprono alle 8, mica stanno aperti alle 3 di notte. Perciò chieda a chi è di giorno: after eight, appunto. Ad un collega li regalammo anche, gli after eight.

Ed in particolare, dopo le 10 il bar è chiuso. Non si serve più nessuno. Andate a nanna e non stracciate i maroni.

Ed il divano è la tua terra, la tua dimora, il tuo regno.

-Sei turnante. Allora è finita. Sei morto. Sei un uomo finito, distrutto, destinato al patibolo. Patetico tentativo di notturno, tu hai un grave, profondo, inenarrabile difetto: sai lavorare di giorno. Conosci le dinamiche dei turni M e P (od A e B, se preferite), quindi sai come si inseriscono le prenotazioni, come scrivere offerte, fare addebiti e caparre.... e te lo fanno fare, chiaro. Ed allora lavori, lavori, lavori.... e lasci perdere tv o riposare, anche solo una mezz'oretta, sul divano. Perchè i colleghi contano su di te, sul tuo aiuto e supporto, e niente fa più piacere di una posta elettronica pulita, quando si entra in turno di giorno.

E poi c'è il bar.
 
Io non sono il tipo che dice, improrogabilmente, no. C'è un bar, c'è la possibilità di fare fatturato... si vende, ovvio. Chiaramente, la precedenza va al bancone. Se ci sono check-in, si fanno prima quelli. Se mi chiedono informazioni, dò le informazioni. Se devo dare i cuscini, chiudo a chiave e corro su a dare i cuscini. Se mi chiamano per richiesta informazioni, fosse anche da [sito web] allora dò le in... no, ok, quelli di [sito web] si beccano il vaff...ehm... l'after eight. Ma a parte questo, il bar io lo faccio.
 
E' chiaro che per i cocktail la risposta è no. Non sono un barman esperto. Tutto quel che posso fare è stapppare bottiglie e fare caffè. Per il mio mondo piccolo, direi che è un gran successo. Ma per fortuna, i clienti, alla fin fine, se lo fanno bastare.
 
Il problema è dopo, quando c'è da rimettere a posto.
 
Ora, lo ammetto, spesso non lo faccio. Lascio tutto sparso sui tavolini, rimabalzando il problema ai ragazzi delle colazioni (perchè durante il giorno la sala bar viene usata per le colazioni), ma se ci sono tanti clienti, qualcosa devi fare. Non puoi, davvero, lasciare tutto in disordine. Perciò, verso le 3-4 di notte, ti alzi dal pc e ti dai da fare.
 
Quindi
 
Turno di notte
 
Gruppone di tedeschi sui 50-60 anni che parla solo la lingua di Goethe, fattore che già di per sè è particolarmente strano. Che urlano e ridono in maniera piuttosto sguaiata, ed anche lì la cosa è piuttosto curiosa, visto che di solito la lingua che si sente eccheggiare dal bar la sera è quasi sempre lo spagnolo
 
ma
 
dopo che sono risaliti in camera, verso l'una, mi avvio a spostare bicchieri e bottiglie dai tavolini e ripulire, anche un minimo
 
invece no
 
sul bancone del bar
 
bicchieri disposti già nei vassoi, pronti per essere portati in lavastoglie
 
bottiglie pronte per il viggio verso la campana del vetro
 
bicchiere di plastica con dentro i tappi delle bottiglie
 
e le sedie disposte ai tavolini in perfetto, teutonico ordine, là dove, con gli iberici, li trovi sparsi ovunque. Che se prendessi le misure, ogni sedia sarebbe a precisi 3,50 cm dalle gambe del tavolo
 
Dire quel che vi pare, ma i tedeschi, in queste cose, sono unici. Meravigliosamente e totalitariamente unici.
 
Vielen dank. Non credo ci sia altro da dire

venerdì 1 luglio 2016

L'italietta è il paese dei furbetti. La nazione di quelli a cui piace adattarsi le regole, modificarle a proprio uso e consumo, sistemarle a comodità.


Ad esempio: il condominio dove vivo ha i suoi posti auto. A poca distanza dal centro di Firenze, è un evento più unico che raro, quasi meglio di vincere al superenalotto. Ma quelli che vivono attorno parcheggiano tranquillamente nei nostri posti, a proprio piacimento e gusto. Qualcuno ha anche l'ideona di mettere il numero di telefono sul cruscotto dell'auto, ed avendo costui la stessa espressione simpatica ed amichevole di Cicciotto di mezzanotte, nessuno si azzarda a comporre quel numero per invitarlo a spostare l'auto. La speranza è che il tempo lo convinca che non vale la pena di essere così strunz, ed il rispetto delle regole renderebbe il paese, ma soprattutto lui, migliore. Anche se forse un attacco cardiaco sarrebbe la soluzione preferibile.
 

Altro esempio: l'altro venerdì mia moglie aveva il giorno libero. Io, chiaramente, ero di turno. Lavorare quando il resto della famiglia è libero ha la stessa simpatia di guardare un vecchio film in bianco e nero su uno dei tanti canali tv presenti, e non sentire l'immortale, splendida, magnifica battuta perchè alcuni simpaticoni, nel palazzo accanto, hanno deciso che cantare l'inno a tutta gola aiuterà la squadra, a chilometri e chilometri di distanza, a vincere. Ma Guinness was not good for you, fave, visto che avevate pure perso.

Visto il caldo torrido (Firenze è la città più afosa del pianeta; cosa gli sia preso, agli antichi romani, per fondarla proprio qui, non lo capirò mai), la mia signora aveva deciso di andare a guazzo con le ragazze. Ingresso pomeridiano, in una piscina in un paesello dell'hinterland fiorentino, leggermente ridotto rispetto ad un ingresso intero. Arriva, parcheggia e va all'ingresso per pagare: un adulto e due bambine. Senonchè, si accorge che il prezzo è di festivo, e non di feriale. Lo fa notare all'addetta alla reception.

-Oggi è il 24 Giugno, è festa-

-Si, è festa a Firenze, mica qui-

-Ehhh... uuuuhhhh... è lo stesso patrono di Firenze-

La mia signora ha lasciato correre, e pagato quei soldi in più, ma poi, il giorno dopo, siamo andati a controllare su wiki: il santo patrono del paesello non è San Giovanni, come quello di Firenze, ma Santa Giovanna, la versione femminile. Cade il 9 Novembre. Un giorno ove, evidentemente, non ci sono molte possibilità di tenere aperta una piscina. Ma per guadagnare quegli spiccioli in più, ci si aggiusta le regole. Poi magari sono quelli che mettono post sull'esgeratissimo vitalizio parlamentare con tanto di SVEGLIAAA!!111!1!!1
 

Nuda e cruda:
 

Mi trovo in questo posto, per motivi che ora non ci interessano, e qualcuno ha avuto la magnifica idea di parcheggiare. Davanti allingresso del garage. E non è la prima volta che accade. Mentre attendiamo che arrivino, finalmente, i vigili con il carrattrezzi, fotografo l'auto-tappo. E mi viene anche permesso di entrare nel posto (amicizie altolocate, lo so) per fotografare da dentro. E la calda raccomandazione di postarla sul blog.
 

Ovviamente, all'arrivo dei vigili e del carroattrezzi, è scattata la ola. Manco si fosse già vinto coi crucchi.

Per un volta, giustizia è fatta. Ma solo per una volta.