domenica 10 giugno 2018

***POLITICAMENTE SCORRETTO***ATTENZIONE***

 

Sei in una città straniera. Un continente e mezzo dal tuo, chiamato spesso e non stento a credere perchè, sub-continente.

Sei con tua moglie a visitare un luogo che è stato dimora di dinastie illuminate, se possiamo definire così persone che facevano squartare i loro nemici; artisti fantasmagorici, anche se erano dediti all'ubriacatura nelle bettole, al frequentare persone del loro stesso sesso (nel Rinascimento non esistevano i ministri dell'interno grillini. Fortunelli), all'uso facile del coltello e che oggi disegnerebbero fumetti; monumenti che hanno dello stupefacente e meraviglioso, e provocano raffiche di svenimenti agli scrittori francesi.

E tu, giovane indiano che ha gettato direttamente nelle fogne di Calcutta la dignità e frugalità del tuo eroe dell'indipendenza per sacrificarlo all'altare del benessere, invece di goderti una fresca serata primaverile in questa città europea mangiando una gloria culinaria dela storia di questa penisoletta, ritieni giusto che il miglior modo per passare il tempo sia entrare nel primo albergo che vedi e chiedere informazioni che non ti servono per niente.

Quasi mezzanotte, e mi entra questa giovane coppia indiana che si sta allegramente mangiando due coni gelato con i cucchiaini. Sono vestiti leggeri, non hanno bagagli. Sono chiaramente alloggiati altrove. Io, quando ho già un posto sicuro dove dormire, penserei a godermi il posto. A vedere com'è fatto questo angolo di mondo, sentirmi in pace con me stesso, godere di sapori e, se non estremi, odori. Questi no. Il massimo del loro svago è comparare prezzi.

Quindi entrano in albergo e, continuando a mangiare i loro gelati, mi chiedono nel loro classico inglese strascicato:

-Quanto costa una camera qui?-

Come sempre, in questi casi, sono già preparato ai prezzi da offrire in caso di richiesta diretta al banco. Gli dico la tariffa di una doppia. Che, essendo mezzanotte, è molto, molto scontata.

Ovviamente, parte il mantra indiano:

-Non ci sono sconti?-

-E' già scontata-

-Uno sconto ulteriore?-

-Meno di così? A quest'ora?-

-Si- (è serio. Maledettamente serio)

-Mi spiace, non è possibile-

Non è che non volessi fargli veramente uno sconto. E' che davvero era un prezzo scandalosamente basso. Un quinto del costo che aveva la camera due giorni fa. E ne avevammo vendute parecchie, in quei due giorni. Ora, a mezzanotte, ne erano comunque rimaste un paio. Anche abbassando gradualmente i prezzi durante la giornata non erano entrate prenotazioni.

Quel che mi dava profondamente fastidio erano due cose: a) l'insistenza nel chiedere lo sconto, che è davvero tremenda, specie fatta con quel tono pietoso, appositamente per far sentire in colpa il venditore e soprattutto b) quel chiederele cose mentre si sta mangiando, con la bocca aperta mentre all'interno sta sguazzando il cibo. Che in quel momento era un pastoso gelato in fase di scoglimento.

Capisco che esistano le differenze culturali, ma quel fastidio era più forte di me. Possibile che solo da noi consideriamo maleducazione parlare a bocca piena e soprattutto aperta verso l'interlocutore. Ma anche: solo io penserei, arrivato in una città nuova durante un viaggio, a cercare prima un alloggio e POI andare a mangiare un gelato? E' vero, ognuno vive il viaggio a modo suo, ma farlo mentre si mangia....

-Un prezzo più basso?- (con lo stesso tono di "ma voi inglesi, quando ve ne andate?")

Non sapevo cosa rispondergli. Cosa gli davo, per un prezzo più basso, il divano della hall? Non glielo propongo, potrebbe rispondermi di si.

-Mi spiace, il direttore mi ucciderebbe. E io non voglio morire-

E lì, alzo un pò la manina in un piccolo salutino romano ed esclamo "Heil manager".

Ovviamente scherzo. Sono e rimango di profondo retaggio comunista-stalinista. Favorevole alla riapertura dei gulag verso TUTTI i maleducati.

Ridono. Entrambi. Ma stanno facendo gli indiani. Perchè seriamente, ripartono a chiedere sconti.

Mezzanotte e mezza. Finalmente se ne vanno. Perchè hanno finito il gelato,probabilmente. E malgrado alla fine, preso dallo sfinimento, avessi proposto veramente un ulteriore sconto, non avevano comunque accettato nessuna camera.

In fin dei conti non ho fatto altro che il mio dovere: provare a vendere una camera. Ma rimane la profonda convizione che costoro avessero già una camera in un altro albergo della zona, e considerino il massimo dello svago l'entrare in altre strutture ricettive a chiedere prezzi, sconti e stressare l'impiegato di turno. Ma vabbè, è il lavoro. Mi piace anche dire che fa parte del gioco.

Ma dopo alcuni minuti che se ne sono andati, quasi all'una di notte, esco per prendere il paletti con catenella che delimitano il parcheggio dell'albergo, e ponerli dentro (ce ne hanno rubati diversi).

Poso lo sguardo a terra.

Due cucchiaini di plastica. Di quelli per mangiare i gelati. Due colori che riconosco subito.

Rientro. Vado al bar, prendo un tovagliolo di carta. Esco. Raccatto i cucchiaini di plastica. Rientro e li getto nel cestino. Mentre faccio questa operazione, ho l'irrefrenabile, incontenibile impulso all'arruolamento immediato in un corpo di spedizione britannico.

O, in subordine, nei marò.

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