lunedì 31 dicembre 2018

La definirei così:

la gente è bella.

Lasciamo un attimo da parte la rabbia sconsiderata di esseri meschini che, pur di arrivare al potere, scatenano i più bassi istinti dell'essere umano. Riponiamo in un angolino remoto del nostro pianeta, e della nostra mente, i twittatori seriali e gli urlatori da blog così come i parcheggiatori in luoghi in cui non hanno diritto, i creatori di murales osceni e incomprensibili -andrebbe creata una macchina del tempo solo per spedirli tutti nella bottega del Verrocchio, che li prenderebbe per un orecchio e gli urlerebbe che loro non sono come il piccolo Sandro Filipepi, guardate come disegna bene lui, capre che non siete altro, ora fuori di qui e andate ad arruolarvi nella milizia per combattere i pisani-, gli insudiciatori delle strade, quelli che il terremoto gli fa crollare il rudere che la famiglia possedeva nell'ottocento e loro dichiarano che era la prima casa pur di avere i contributi del sisma affermando che ci vivevano in 7, compresa la zia zitella che sta a Londra da vent'anni o il cugino con cui hanno litigato e non si fanno neanche gli auguri di Natale. Rimuoviamo tutte queste persone incapaci di far altro nella vita se non mancare di rispetto al prossimo. Via tutte queste cose brutte, sciò scio.

La gente è bella. Tutto qui.

Sarà il loro sorriso solare, la loro gioia di trovarsi in vacanza, la spensieratezza di visitare luoghi nuovi ma così carichi di storia e cultura che gli scrittori francesi sono preda, a cotanta vista, di improvvisi svenimenti.

La gente, quando è serena e rilassata, dà gioia di vivere.

Te la fornisce in un modo che neanche se ne rende conto se non ci si ferma un attimo e non si riflette che "ehi, però quella persona è simpatica. Chissà ad averla conosciuta meglio, a farci due chiacchiere al tavolo, magari sorseggiando un bicchiere di una qualsiasi liquido fornito di bollicine o un minimo di gradazione alcolica, o entrambe le cose". Invece capita di vederceli passare davanti fugacemente; e sappiamo benissimo che non potremo mai approfondire il discorso. E rimarremo con il dubbio se quella persona avesse mai potuto essere uno di migliori amici di sempre, o persino l'amore di tutta una vita, o comunque qualcuno/a per cui valeva la pena di spendere una notte insonne, una virile stretta di mano, due risate contagiose, persino una testa appoggiata sulla spalla.

Con il lavoro che faccio, me ne capitano in continuazione.


1- Taciturno.

Non una parola, non un saluto, neanche il minimo cenno del capo a dare assenso su quel che gli sto dicendo: orario colazione, orario check-out, come accedere al wifi... niente. Il buio più totale. Prende la chiave della camera e sale su. Più tardi scende, posa la chiave sul bancone ed esce. Senza dire niente di niente.

Due ore dopo rientra.

Ha con sè un sacchettino dall'inconfondibile colore tipico dell'ambiente calcistico di questa città. Il più bello. Il più caratteristico. E quel simbolo rosso in campo bianco così speciale. Unico.

Gli consegno la chiave. Poi punto l'indice sul sacchetto e faccio apparire un sorrisetto sardonico:

-Ottima scelta-

Si blocca, ma solo per un attimo. Giusto il momento di realizzare. Di comprendere. E di lasciarsi andare alla soddisfazione di essere stato notato. Per un gesto. Un gusto. Un emozione.

-Eh... si... in realtà tifo per un'altra squadra, ma sono sempre stato un simpatizzante. Malgrado tutto. Perchè io sono sempre andato oltre alle stupide rivalità. Vede... non esiste un simbolo più bello-

Scappa per le scale, quasi imbarazzato. Ma io insisto.

-E qual è la sua vera squadra?-

Senza girarsi verso di me, alza l'indice e lo scuote a destra e sinistra.

-Non glielo dico!-

Mi rimarrà un pò di dubbio, ma ho anche il sottile piacere di sapere che neanche 8 o 12 o financo 57 scudetti di fila potranno mai eguagliare il Giglio. Che durerà molto, molto più in là. Anche quando la parola "calcio", su wikipedia, reciterà "finchè è esistito è stato uno sport molto popolare, il più seguito al mondo prima dell'avvento del rollerball".


2- Perchè gli americani sanno essere così simpatici? Perchè portano sempre con sè quell'ironia così speciale e particolare? Non lo so, non me lo so spiegare, ma certuni hanno una spiccata predisposizione per il calore umano.

Coppia cinquantenne, lei con guanciotte rotonde e paffutelle e lui con baffoni allla Tom Selleck, che si presenta al bancone. Mi chiedono un ristorante cinese.

Faccio per prendere una piantina della città, ma decido di cambiare tattica. Uno che conosco direbbe "giocatela alla Zeman".

Sguardo serio, accusatore. Che esprime chiaramente il concetto: sei in Italia e mi chiedi un cinese?????

Capiscono subito. Ridono di gusto. Alzano la mano e, a scusarsi, esclamano:

-Lo so, ma cerca di capire, siamo in Italia da 10 giorni, sempre pasta!-

Non posso dargli torto, sono uno a cui il cinese non è mai dispiaciuto. Ce n'è uno in zona. Uno dove, 19 anni e mezzo fa, ci portai una certa ragazza. Una che ogni tanto incrocio per le stanze di casa e mi lancia dietro le ciabatte.

Ma commetto un errore madornale. E' domenica. E' chiuso. Uno di quei cinesi che è chiuso un giorno della settimana. Sarà perchè è una trattoria cinese storica, una delle prime in città.

Tornano con un'espressione che lì per lì mi spaventa, con lui serio e lei che sembra Anne Wilkes in procinto di rimproverare Paul Sheldon. Ma non appena mi danno la notizia che hanno trovato chiuso e assumo un'espressione di imbarazzo e rincrescimento, si mettono a ridere. Lui se ne viene fuori così, e ve lo scrivo in inglese:

-Strike one!- (che sarebbe un pò come "primo errore") Mi informa che ne ho ancora due, alla terza sono "out", eliminato.

Mi chiedono altre informazioni della città, e a quel punto, se potessi, gli racconterei tutta la storia di Firenze. E sono tranquilli, non se la prendono del mio errore perchè, lo dicono loro, "è parte dell'avventura" (it's part of the adventure, proprio così, letteralmente). Un qualcosa in più da raccontare a figli e nipoti del loro viaggio in Italia: il portiere che sbaglia l'indicazione e loro che girellano per il quartiere fino a trovare un altro posto dove cenare. Una cosa di cui ridere, non da arrabbiarsi, come invece fanno ben altri clienti. Home run per loro.

E tutto ciò mi fa sentire ancora più in colpa, accidenti.


3- Ragazza portoghese con un gran cesto di capelli ricci e la pelle ambrata.

Dico ragazza anche se è quasi quarantenne, ma essendo io ormai alla soglia del mezzo secolo, la vedo come una ragazzetta giovane.

Porta con sè un sorriso a bocca chiusa, leggero e dolce al tempo stesso. Un'espressione serena, quasi paradisiaca. Ma anche un corpo di quelli che fanno voltare lo sguardo a tutti, uomini e donne. Gli uomini per la bellezza, le donne per un pizzico d'invidia.

Poi volano gli schiaffi, ma intanto si sono voltati tutti.

Mi scende la mattina della prevista partenza chiedendomi se ho la camera per un'ulteriore notte. Gli faccio un buon prezzo e mi paga senza battere ciglio. E mi chiede:

-Lei sorride sempre?-

-Solo con chi lo merita-

Mi ripaga mostrandomi due file di denti bianchissimi. Un'immagine che ho ancora davanti a me, se chiudo gli occhi. Se ripenso. Ed è facilissimo.

Ci sono popoli che si sono fatti le guerre, per il sorriso di una donna. Io invece allungo verso di lei il pos e gli pongo la richiesta -Pin e tasto verde, per favore-

Paride e Menelao disapproverebbero duramente. Ma qui dentro comanda lo spirito di Scrooge McDuck.


4-Signora dai capelli arruffati e l'espressione confusa.

-A...avete ancora una camera?-

Con la stessa tonalità drammatica e speranzosa di -Siamo riusciti a pareggiare?-

Cerco inutilmente di calmarla, ma rimane agitatissima, come una gazella che si ritrova improvvisamente in mezzo a un branco di felini predatori. Mi passa la carta di credito, ma non ricorda il pin, e manovra il cellulare alla disperata ricerca del magico numerino.

Le prendo la mano:

-Ha una camera. Per stanotte dorme. Non ci insegue nessuno e qui dentro è al sicuro. Va tutto bene-

Mi fissa negli occhi per un'istante sufficente ad un pasto natalizio, poi mi pone, a bruciapelo, una domanda assurda:

-Lei è sposato?-

-Si-

Fissa rassegnata il pavimento.

-Peccato-

Posso rispondere in un solo modo:

-La prossima volta-

Qualche minuto dopo aver espletato pagamento e le informazioni alberghiero-cittadine, mentre è in ascensore e la porta si sta chiudendo:

-La più bella risposta di sempre-

Ma mi aveva anche posto la domanda giusta. Avesse chiesto -Abbiamo vinto?- non sarebbe stata la stessa cosa.


5- E' tornato.

Persone con cui parli pochi minuti, ma ti sembra di conoscerli da sempre. Di esserne amico dalle elementari. Di aver condiviso nottate a parlare e bere, esultare ed abbracciarsi su una gradinata, suonare e cantare davanti a una tenda e la pallida luce di un lampione da campeggio.

Qualche anno fa postai la storia di questo inglese, più o meno della mia età ma secco secco, con una bella barba curata e capelloni lunghi che sembra appena spuntato da un festival sull'isola di Wight -e non mi stupirei se ci fosse stato veramente- in vacanza in Toscana. Si era portato dietro la chitarra ma, all'aeroporto, aveva scoperto che non poteva passarla come bagaglio a mano, e costretto a pagare 50 sterline come extra nella stiva. All'arrivo in Toscana aveva viaggiato e suonato, ma al momento di rientrare in patria -teoricamente ancora con noi europei- non aveva voglia di sborsare altri soldi per portare indietro uno strumento che gli era costato pure di meno. Così, nell'ultimo albergo del suo soggiorno toscano -proprio qui- ci aveva lasciato la chitarra. Aveva chiesto se qualcuno di noi lavoratori suonava e visto che ero in turno, nonchè l'unico con un passato sulle 6 corde, me l'aveva regalata.

Poi non avevo saputo più niente. Finchè non è tornato.

Me lo trovo una notte, io che sto per iniziare il turno, lui e la moglie che tornano in stanza, ed è tutto un abbraccio. La moglie mi disse che lui rimuginava sempre, ridendo, sulla chitarra. Per tutta la vacanza. Al che gli chiedo perchè non ci avesse scritto, all'arrivo, in modo che gliela avrei fatta avere, ma non ci aveva pensato. Aveva un altro percorso. Poi, per gli ultimi giorni di questa nuova vacanza in Toscana, avevano deciso proprio di tornare a soggiornare qui.

Timidamente, mi chiede:

-Ma ce l'hai ancora?-

Quasi come se avesse paura a richiedermela.

Ovviamente la notte dopo gli ho portato la chitarra. Che ho sempre considerato sua. Che è sempre stata al sicuro, qui a casa mia. Che non aspettava che il suo ritorno. E per qualche giorno ha potuto suonarla, felice come un bambino con il suo primo lego Battlestar Galactica. Magari i vicini di stanza non saranno stati felicissimi, ma lui mi ha sempre assicurato che non la suonava mai la notte. E comunque, chissenefrega. Se uno non è capace di apprezzare la vera musica -quella inglese- è una cattiva persona non merita di dormire serenamente.

Quando vuoi, amico, la chitarra è qui. Magari un giorno sarò io a visitare l'Inghilterra. E riportartela. Chissà.


6- La maggior parte dei clienti è sempre sulle sue, con noi portieri. Non sono chiacchieroni tranne che per lamentarsi dei problemi della camera, che la colazione dovrebbe avere più varietà di briosche, pane fresco, lasagne e tiramisù pure. Perchè in un 3 stelle si pretende un trattamento da ristorante di lusso.

Molti no.

Non esprimono parola, non accennano neanche a un sorriso quando gli si fa il check-in. Quasi neanche sembrano ascoltare le informazioni basilari -l'orario colazione, quello di partenza, le indicazioni dell'hotel e degli Uffizi sulla piantina che forniamo- il niente proprio.

I clienti anonimi, li definisco io. Entrano ed escono che alcuni neanche riescono a esprimere un minimo cenno di saluto. Immagino, credo, penso, per timidezza.

Poi, una mattina, una di queste clienti, una donnina spagnola con un'espressione così anonima ed estranea che passerebbe inosservata anche al raduno mondiale dei venditori porta-a-porta, ci lascia, al momento del check-out, uno dei questionari dell'albergo. Con queste poche righe, in italiano, ma che non riesco a togliermi dalla testa. Perchè di quetionari con belle parole su di noi ne riceviamo molti -senza modestia- ma questo.... beh, ha un suo perchè.


Io mi auguro di trovarne ancora, di persone così. Che li troviate voi. E che voi possiate esserlo per qualcun altro. Una persona speciale senza averla mai conosciuta. Pochi minuti dove si scopre che l'umanità, quando vuole e si impegna, sa essere, come dicevo all'inizio, bella. Persino splendida, in certi casi.

In tempi come questi ne abbiamo un disperato bisogno.


Nessun commento:

Posta un commento