martedì 17 dicembre 2019

Lee Marvin.

Uguale, spiccicato. Stesso muso allungato, stesse guance scavate. Sembra in tutto e per tutto l'attore, preso pari pari da filmoni di guerra come il Grande Uno Rosso e portato nella Firenze attuale. Mi aspetto quasi che entri anche il vecchio Duke.

Bella espressione sorridente e serena, sia lui che la moglie, coppia 70enne.

Arrivano per il check-in, e, come sempre in questi casi, gli chiedo i passaporti per la registrazione.

Mi dà, invece, la carta di credito.

Questi clienti così svagati, con la testa perennemente tra le nuvole, sono fantastici, e lo dico senza ironia. Sono i migliori, i più sereni. I più rilassati.

Pazientemente, con un bel sorrisone, gli spiego che la camera l'hanno già pagata in fase di prenotazione, e non ho bisogno della carta di credito. Mi devono solo dare i passaporti per la registrazione.

Apro i documenti.

Adoro la scritta che leggo sulla pagina accanto a quella dei dati. Dice tutto sulla determinazione di un popolo, sulla loro volontà di libertà ed indipendenza.

We, the people.

Registro e gli chiedo di firmare la normativa della privacy. Che per loro può essere chissà cosa, ma neanche ci badano. Sorridono e si lanciano sguardi d'intesa che m'aspetto esca fuori Frank Capra a dire "Stop, buona la prima". Poi gli do' una piantina della città a cui fornisco le dovute spiegazioni su dove ci troviamo e dove si trovano tutti i monumenti e musei principali.

Mi ascoltano adoranti. Non mi interrompono neanche un secondo, e li tengo lì per un buon quarto d'ora. La maggior parte dei clienti non ci sta, non ha questa pazienza. Mi interrompe in continuazione con domande sciocche o banali tipo "avete il wifi" o "dov'è il centro commerciale". Loro no, loro ascoltano. Soprattutto dove si trovano gli Uffizi. Come fare ad arrivarci.

Agli americani, quando sono così, perdono tutto. Pure l'adesione al GOP e l'aver eletto presidente palla di lardo.

Salgono in camera e ne escono dopo 10 minuti per andare agli Uffizi, ma non fanno a tempo ad uscire che mi richiedono la chiave.

Lei gli dice: -Il golfino è rimasto nella mia valigia-

E lui schizza su per le scale per andare a prendergli il golfino.

Ha più di 70 anni e sale gli scalini a tre a tre. Se ci provo io, mi ritrovo al cto di Careggi.

La signora mi guarda con l'espressione felice della Hepburn quando entra da Tiffany. Si accorge di essere osservata e mi dice: -Così tanti anni ed è ancora così gentile con me. Mi fa sentire sempre come una regina-

E quando lui scende, lei lo bacia ed escono, mano nella mano.

We, the people. Ma per qualcuno vale ancora il God save the Queen.

Una queen tutta sua. Unica. Personale. 

Questo lavoro, a volte, ha un che di poetico.

2 commenti:

  1. .....i tuoi post sono unici!!!... potresti benissimo pubblicare dei racconti brevi!!!! ;)

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  2. Leggo solo ora, mea culpa, mea maxima culpa. Grazie Angela, lo apprezza moltissimo :)

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