domenica 20 settembre 2020

Questo post è stato scritto da Monica, insegnante: 

Io stamani sono entrata in una classe, una terza articolata, cioè il risultato dell'accorpamento di due classi (e questo lo vorrei sottolineare per quegli ingenui che credono che quest'anno le classi siano meno numerose), sono entrata, dicevo, ho salutato, ho pulito la cattedra, ho preso il registro elettronico e ho detto: "Bene, cominciamo con l'appello". 

 Subito uno, in primo banco, laterale, vicino alla finestra, ovviamente senza mascherina, tutto stravaccato sulla sedia, come risposta ha fatto un bel rutto a bocca aperta, come se fosse a casa sua, sul divano a guardare la partita. 

 "Scusami, gli ho detto, ma ti pare educazione, alla tua età, a diciassette anni...?" 

 "Ah, mi scusi prof." ha risposto con aria da finto stupido. 

 "Che non succeda più" 

 Tempo dieci minuti, stavo iniziando a parlare, ecco che arriva un altro rutto sonoro dal fondo della classe. Ho guardato con occhi esterrefatti le tre ragazzine presenti in classe, che erano schifate almeno quanto lo ero io. 

 Naturalmente non è stato nessuno. Sarà stato un rutto virtuale. Bene, ho detto, scrivo alla lavagna la lezione del giorno: IN CLASSE NON SI EMETTONO GAS DI NESSUN TIPO. 

 Si sono messi a ridere, mi hanno chiesto se potevano fare la foto alla lavagna, quindi adesso se su internet circolerà questa foto, sapete che l'ho scritta io. 

 Ho spiegato questo, ho spiegato, e lo scriverò anche sul registro, come argomento del giorno. Che in classe non si emettono gas.

 E perché si è arrivati a questo? Che vi ho fatto di male? Io mentre vi devo fare star fermi e zitti, e spiegare la storia e la storia della letteratura con la museruola sul viso e trentadue gradi in aule incandescenti, dovrei controllare che nel frattempo non siate a giocare con il cellulare, dovrei controllare quanti chiedono e vanno e vengono dal bagno e quanti minuti ci stanno, ecco, io devo anche sprecare energie per chiedere rispetto, per spiegarvi che in classe non si emettono gas gastrici e intestinali come se nulla fosse, come se foste comodamente a casa vostra o seduti sul cesso. 

 Ma che vi abbiamo fatto di male, noi insegnanti, per cui non si può più fare nulla, che i presidi ormai ci rispondono in automatico che la responsabilità del comportamento della classe è nostra, e che se non siamo in grado di far valere la nostra autorevolezza, tra le righe, ci dicono, vuol dire che non siamo portati per questo mestiere. 

 Ma che vi abbiamo fatto di male quando dite che siamo buoni solo a prendere lo stipendio e a fare tre mesi di ferie. Quando dite che ci sono anche professori che non fanno niente in classe. E allora? E di impiegati che non fanno niente? E di lavoratori che svolgono male il loro lavoro? E allora? 

 Ma pensate che sia divertente per me entrare in classe con la mia armatura da Don Chisciotte che pesa mezzo quintale, con la voglia di raccontare, di pensare, di scambiare e cambiare idea, e trovarmi di fronte a situazioni come queste? A sentirmi dire all'uscita "m'importa una sega" perché ho detto ad un ragazzo di mettersi la mascherina. 

 E mi fate tenerezza che nelle vostre bacheche siete tutti a chiedere di votare no o di votare sì, voto utile, voto non utile. Che mi scrivete vota questo, vota quello. Io davvero non ce la faccio. 

Mi chiederete cosa c'entra. Nulla. Non c'entra nulla. 

 Lo stesso nulla che ci circonda, che sicuramente a voi non vi riguarda perché i vostri figli son figli educati, son figli da liceo, son ragazzi che poi vanno a studiare all'estero. Ma io che vedo il nulla ogni giorno, e vedo colleghi sempre più stanchi e sfiduciati, davvero, lasciatemi stare una domenica in pace, a leggere poesie, a leggere romanzi, a lucidare la mia armatura da Don Chisciotte per lunedì mattina. Lasciatemi in pace.

1 commento: