sabato 26 aprile 2014

AVVERTENZA: QUESTO POST E' A FORTE GRADAZIONE DI POLITICAMENTE SCORRETTO. SE DOPO LA LETTURA VI SENTITE OFFESI, SIETE PREGATI DI RICORDARVI CHE IO VI HO PREVENTIVAMENTE AVVERTITO.


Devo chiedere scusa ad Alessandro.

 

Ale è uno dei facchini dell'albergo. E' dentro questa azienda da molto più di me, ormai saranno vent'anni. Un tipo magro e robusto, che ne ha viste tante, molte, troppe. Potrebbe scrivere un paio di enciclopedie di storie capitategli. Una, ad esempio, è che due settimane fa l'ho fatto arrabbiare di brutto. 

 

Il punto è che a volte non mi sento affatto adeguato a questo lavoro. Intendiamoci: non è che non mi piaccia. Affatto. E' che preferirei di gran lunga qualcosa tipo di calciatore professionista in Premier League, il comandante dell'Enterprise, od il dittatore assoluto in una remota enclave di socialismo reale. Qualcosa insomma che comporti un sacco di divertimento, minori difficoltà e soprattutto zero responsabilità.


Turno di mattina, un sacco di partenze. Tra tutte queste ci sono 3 camere di afroamericani. Tre coppie con bimbi, uno in particolare molto piccolo, appena 3 mesi, e che sul passaporto indicava pure che è nato in Italia. Presumibilmente sono militari di stanza in qualche base yankee del paese, basi che dobbiamo fornire in quanto paese sconfitto (e complimenti al pioniere italiano del bunjee jumping che ebbe la genialata di dichiarare guerra agli Usa). In ogni caso: prenotano con internet, pagano camera e tassa di soggiorno e non vengono a chiedere informazioni. Ottimo ed abbondante. Finchè non capita il problema che fa arrabbiare Ale e ti fa rendere conto come l'unico afroamericano intelligente del pianeta sia il Presidente. Gli altri sono dei pirla che andrebbe rimandati dove meritano: nel campi della Virginia, a raccattà i' cotone.

 

Una di questi campioni ha un frigo-trolley. Uno di quei frigo portabibite che si vedono nei film polizieschi americani, con i protagonisti da cui attingono lattine su lattine di Duff od altra pessima birrazza, mentre chiacchierano di come arrestare i cattivi sopra una barca ancorata in un giardino. Solo che questo frigo si trasporta come una valigia, con tanto di maniglia estraibile sul fianco alto. 

Arrivano al bancone e pagano la tassa di soggiorno, quindi passo ai clienti successivi, quando improvvisamente udiamo un rumore forte, profondo: un rombo tremendo, sembra una MG42 ad Omaha Beach, od il tremore del terreno sotto L'Aquila. Ci guardiamo tutti negli occhi, con sguardi terrorizzati, poi in un attimo si realizza il disastro: il frigo-trolley si apre e ne escono litri d'acqua, dozzine di lattine di ogni tipo di bevanda gassata di questo pianeta e soprattutto centinaia, migliaia di cubetti di ghiaccio, i colpevoli del rombo. Tutta questa quantità di roba di riversa nel pavimento antistante al bancone.


Ovviamente Alessandro arriva, incacchiatissimo, con secchio e straccio per pulire dall'acqua e dai cubetti di ghiaccio che vagano per la hall come mini-iceberg alla ricerca del loro mini-titanic da affondare; e lì si realizza il fattaccio: il possessore del frigo-trolley, ed autore del disastro, raccatta le sue bibite, le butta nel frigo, lo chiude e se ne va.

 

Ed a quel punto Ale spara la frase che per me è ancora una pugnalata al cuore:

 

-Ma come, se ne va? Marcellino, ma 'un tu gli dici niente?-

 

Ed invece io sono rimasto lì, con lo sguardo allibito, a guardare 'sto negraccio (scusate, ma quanno ce vo ce vo) che, sguardo basso colpevole, se la fila fuori dall'albergo.

 

Potrei addurre, come scusa, che avevo altre due camere che volevano fare il check-out e mi avevano distratto (e se la ridevano pure di tutto il casino), o che mi aspettavo davvero che 'sto nero aiutasse almeno a raccattare i cubetti, come avrei fatto io se fosse capitato a me. Invece no. Non sono riuscito a dire niente. Sono rimasto lì come un allocco a bocca aperta, a guardare quello che se ne andava dopo aver combinato il danno, con 4 olandesi che ridevano come matti mentre posavano sul bancone gli euri necessari a pagare la tassa di soggiorno ed Ale che sparava quei termini che dimostrano come noi toscani siamo ancora pagani indefessi che odiano profondamente il dio unico.


Ale scusami. Sul serio. Lo so, a volte (ultimamente molto spesso, a dire il vero) mi sento proprio inadeguato a questo lavoro. Ti prometto che, quando avrò realizzato la macchina del tempo, andrò a Gettysburg a dire a Bobby Lee di non attaccare frontalmente Cemetery Ridge ma aggirare sul fianco, così da far vincere la guerra ai sudisti e mantenere lo schiavismo nei CSA. E quando parlo di Lee non intendo un'auto con una bandiera dipinta sul tettuccio, ma un generale in carne ed ossa. Ma al momento posso solo porti le mie sincere scuse. Ti offrirò una birra.

 

Una buona però.



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