sabato 14 giugno 2014

Uno pensa: a Firenze di musica se ne intendono.


Perchè ci s'è avuto Marasco che stornellava sull'alluvione, Narciso Parigi che decantava le lodi del labaro che garrisce, Pelù prima di crollare sotto i colpi dell'audience televisiva, il rap di Mr. Ex, le lezioni di Benny Ferrara con le sue fantastiche farfalle su Controradio.


Invece non è così. Siamo ancora distanti anni luce. Noi di musica 'un ci si capisce mica tanto.


Clienti inglesi. Gli inglesi di musica se ne intendono. Parecchio. Ok, ve lo concedo: non è che le spice ed i take that siano proprio punti fondamentali della storia della musica (e comunque Gary Barlow è bravo, diciamolo), ma hanno prodotto i Fab4 i Who, Freddie ed i Rootjoose. Quindi vanno lasciati fare.


Dicevo: questa coppia scende al banco nel pomeriggio. Hanno un libretto che indica alcuni ristoranti dove, saltuariamente, si suona dal vivo, e chiede se in uno di questi posti, fanno musica jazz. Gli piace caldo, come diceva quella tipa. La banconista, avvezza da anni di queste richieste, sa che esiste un locale apposito, dove si suona tutte le sere. Per l'appunto si trova in centro, vicino all'hotel.


La mattina dopo la banconista è di nuovo al lavoro (la doppia combinazione pomeriggio-mattina è divertente come beccare gol sull'ultimo tiro e sentire dopo il triplice fischio dell'arbitro), e ritrova la coppia inglese, che scende a fare la colazione. E' d'obbligo la domanda su come era il locale di musica jazz.


-Beh... insomma... non è che facessero proprio jazz... c'era rock beat anni '70....


Preciso, eh? Aldo che muove le mani attorno alla testa e fa “Miiii, uguale uguale!!!”


ps. Rock beat... mh... se la prossima volta fanno una jam session e suonano pezzi dei Jefferson Airplane, bisogna che ci vada. Non è proprio jazz, ma me ne farò una ragione.

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