sabato 16 agosto 2014


Europei.

Uno dice: siamo ancora il continente ganzo, quello che colonizzava il resto della palla azzurra sospesa nello spazio, che dettava legge in ogni dove, che era il faro di civiltà e soprattutto di conoscenza.

Ma dove? Ma quando?

C'è da rimandare un sacco di gente a ripetizione. Di geografia. Di storia. E, per gli italiani, della loro bestia nera: la grammatica.
Tutto in un fine settimana scorso, in due alberghi diversi.


1. Eppure sei cittadina europea.

Nata un anno prima della rivoluzione dei garofani.

Il secondo 25 Aprile più bello del pianeta.

Hai soggiornato due giorni a Firenze.

Parli inglese.

Rientri ai'tocco (l'una del pomeriggio, prendete nota dell'orario) a riprendere i bagagli e ripartire.

In questo caso non è un condizionale che si deve usare, ma il presente.

Perchè DEVI conoscere la geografia dell'Europa.

Senza se e senza ma.
Quindi capirai che è inaccettabile che tu, cliente lusitana, ti presenti alla banconista e le chiedi:

Is it possible to visit Pompei and Venice TODAY?”

E quando l'addetta al bancone, aka moglie del sottoscritto, ti lancia l'ancora di salvezza suggerendo che forse intendevi “Naples”, tu rincari la dose confermando che parlavi della città lagunare.

La risposta è No. Punto.

Per quanto noi italiani si getti miliardi per dei treni iperveloci e costruire tunnel che vanno da Ginevra al Gran Sasso, come ipotizzava qualcuno, la risposta rimane No.

O uno o l'altro.

E mezza giornata è pure poco. Pochissimo.

Bocciata in geografia.

Senza se e senza ma.



  1. Clienti italiani.

Come fare per raggiungere l'autostrada.

Piantina della città. Noi siamo qui, questa è la stazione. Raggiunga questa via poi trova le indicazioni.

Mi basta il nome della via, ho il TAM-TAM”

Lei guida, lui suona il tamburo.

Dall'autostrada, qualcuno risponderà.



  1. Io sono un italiano e fiorentino atipico.

Come italiano perchè amo la Francia e la sua lingua. Ho visitato l'hexagone molte volte, sempre con grande soddisfazione, spero reciproca. Considero i francesi delle ottime persone ed ottimi turisti. Anche se quando decidono di sposarsi le italiane non è che facciano delle grandi scelte. Almeno dal punto di vista artistico delle tipe in questione.

Come fiorentino perchè mi piace Bologna ed i bolognesi. A 17 anni, con una banda di amici delle superiori che non rivedo da tanto, troppo tempo, andammo a visitare la città felsinea. La nostra prima gita indipendente fuori Firenze. Con tanto di salita sulla Torre. Ed è un ricordo vivido ancora oggi. Alla faccia delle forti rivalità suscitate dal derby dell'Appennino e tragici eventi, mi sento profondamente legato alla città.

Quindi, quando mi si presenta una coppia francese che, oltre ai complimenti per la mia abilità nella loro lingua, mi dice che vorrebbe visitare Bologna e mi chiedono com'è, non posso che parlarne bene. Apro google images e gli mostro l'immagine delle torri.

Però tu, amico franzoso, non puoi venirtene fuori con una domanda che mi aspetterei da un indiano:

-Il n'y a pas d'ascenseur?-

Strabuzzo gli occhi come Napoleone a Waterloo quando vide che erano arrivati i prussiani.
E la stessa espressione la fa sua moglie.

Il francese mi guarda. Poi guarda la consorte. Poi di nuovo me.
Lì per lì non capisce.
Poi c'arriva.
Che i bolognesi di secoli fa non potevano sapere che un giorno gli uomini avrebbero inventato l'ascensore, e quindi la torre non ce l'ha, non può averla. Ci sono le scale. Punto.

Ma io questi strafalcioni me li aspetto, appunto, da un indiano, non da te che sei mio connazionale europeo.


'un ci siamo. Per nulla.

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