venerdì 3 aprile 2015

 

Lee Marvin.

Uguale, spiccicato. Stesso muso allungato, stesse guance scavate. Sembra in tutto e per tutto l'attore, preso pari pari da filmoni di guerra come il Grande Uno Rosso e portato nella Firenze del 2015. Mi aspetto quasi che entri anche il vecchio Duke.

 

Bella espressione sorridente e serena, sia lui che la moglie, coppia 50enne.

 

Arrivano per il check-in, e, come sempre in questi casi, gli chiedo i passaporti per la registrazione.

 

Mi dà la carta di credito.

 

Questi clienti così svagati, con la testa perennemente tra le nuvole, sono fantastici, e lo dico senza ironia. Sono i migliori, i più sereni. I più rilassati.

 

Pazientemente, con un bel sorrisone, gli spiego che la camera l'hanno già pagata in fase di prenotazione, e non ho bisogno della carta di credito. Mi devono solo dare i passaporti per la registrazione.

 

Apro i documenti.

 

Adoro la scritta che leggo sulla pagina accanto a quella dei dati. Dice tutto sulla determinazione di un popolo, sulla loro volontà di libertà ed indipendenza.

 

We, the people.

 

Registro, stampo la schedina, gliela faccio firmare e gli rendo i documenti. Poi gli do' una piantina della città a cui fornisco le dovute spiegazioni su dove ci troviamo e dove si trovano tutti i monumenti e musei principali.

 

Mi ascoltano adoranti. Non mi interrompono neanche un secondo, e li tengo lì per un buon quarto d'ora. La maggior parte dei clienti non ci sta, non ha questa pazienza. Mi interrompe in continuazione con domande sciocche o banali tipo “avete il wifi” o “dov'è il centro commerciale”. Loro no, loro ascoltano. Soprattutto dove si trovano gli Uffizi. Come fare ad arrivarci.

 

Agli americani, quando sono così, perdono tutto. Pure l'adesione al GOP e l'aver eletto, anche se una sola volta, mr. Cespuglio.

 

Salgono in camera e ne escono dopo 10 minuti per andare agli Uffizi, ma non fanno a tempo ad uscire che mi richiedono la chiave.

 

Lei gli dice: -The sweater is in my bag, inside-

 

E lui schizza su per le scale per andare a prendergli il golfino.

 

La signora mi guarda sorridente: -So many years and he's always so kind to me, i feel like a queen-

 

E quando lui scende, lei lo bacia ed escono, mano nella mano.

 

We, the people. Ma per qualcuno vale ancora il God save the Queen.



Nessun commento:

Posta un commento