venerdì 29 luglio 2016

E’ un vecchio classico, me ne rendo conto. Ma è così.

I turisti sono distratti.

Parecchio.

Nuda e cruda, così come si presenta.

Gruppo americano, in partenza mattutina.

Scendono, alla spicciolata, tutti quanti.

L’ultimo, ragazzo poco più che ventenne, arriva trafelato al bancone e mi chiede dove deve apporre il francobollo. Gli indico il punto sulla cartolina. Stacca il francobollo e lo appiccica. Poi chiede una penna. Deve finire di scriverla, la cartolina. La capogruppo, italiana, gli riferisce che non c’è bisogno che la spedisca: lo possono fare i portieri. Il ragazzo ci guarda, io confermo. Lasciala a me, ci penso io. Si rasserena, finisce di scrivere, smolla la cartolina sul bancone, afferra il trolley e fila dietro al resto del gruppo, già avviato all’esterno.

Dopo un paio d’ore esco per andare all’edicola, bisognoso di comprare un libro che mi interessa (esce con un quotidiano). Visto ci sono, mi faccio passare dalla collega la cartolina, così la imbuco nella cassetta postale. Faccio per uscire e, distrattamente, guardo nel retro.

E lì mi blocco, congelato, immobilizzato che neanche con il classico Pietrificus.

Ovviamente l’ho mostrata a tutti i colleghi, cameriere comprese. Per farci la solita, classica risata.

Sarà difficile che arrivi, senza indirizzo.

Ragazzo, io spero che tu non te la prenda con noi, quando Nina e Pala diranno che no, la cartolina da Firenze non gli è mai arrivata. Che tu non pensi peste e corna di noi portieri dell'albergo di Firenze. Giuro, volevo spedirla, la cartolina. Ma hai dimenticato di scrivere l'indirizzo. Chiaro, ci sono cose peggiori. Tipo la signora che, un paio di giorni fa, ha dimenticato la bimba dentro l'auto, sotto al sole. Quelle sono vere dimenticanze. Questa, in fondo, è solo una cartolina.

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