venerdì 23 dicembre 2016

Come scrissi qualche settimana fa: "If it makes you happy, it can't be that bad", se qualcosa ti piace, non dev'essere poi così dannosa. 

Camilla, 11 anni, ha un cellulare 

Se siete di quelli che "ah, ma 11 anni sono pochi per un cellulare!" sappiate che a) l'unico sito accessibile è Disney, nei cui uffici campeggia la mia gigantografia come "miglior cliente di sempre" e "grazie di contribuire al college per i nostri figli" e b) nel cellulare è presente un controllo parentale coi controfiocchi, dove il minimo accenno di uso del telefonino da parte della proprietaria fa partire una specie di allarme su quello della mamma che urla "sta usando il telefono! Tua figlia sta uozz... whattzu...wuaz... vabbè, quello!!! Controlla se sei una buona mamma!" Insomma, non è mica come quella tipa argentina che, in albergo, mi chiese di settare il wifi al cellulare (un attrezzo che avrebbe ridicolizzato la mia rata del mutuo) alla figlia: una ragazzina di 9 anni che subito dopo la connessione alla rete dell'albergo, senza neanche un grazie, si lanciò su un social network cominciando nel contempo le pulizie di primavera del reparto olfattivo. 9 anni. Roba da chiamare i servizi sociali e fargliela portare via, seduta stante.

Tre mesi fa sono cominciate le medie. A parte il primo giorno, dove sia io che moglie abbiamo fatto in modo di essere liberi per accompagnarla personalmente a scuola, il secondo giorno Camilla è andata da sola. Un evento che ha messo in crisi la Sara fin dalla sera prima, dove aveva profonde difficoltà ad addormentarsi (per fortuna ero di notte in albergo, o non avrebbe fatto chiudere occhio neanche a me) perchè la mattina dopo la ragazza, per la prima volta in vita sua, uscì di casa per conto proprio. Il suo primo viaggio senza i genitori. La mia signora era in chiara e lampante agitazione, camminando su e giù per il salotto mentre attendeva il messaggino che gli segnalava il suo arrivo a scuola. Ed ancora di più, dopo qualche ora, quando attendeva che la Cami accendesse il cellulare (anche questa è una segnalazione che arriva all'apparecchio della mamma) ed il messaggio in cui gli comunicava che usciva da scuola e si avviava verso casa.

10 minuti di viaggio a piedi.

10 minuti incontenibili.

10 minuti dove "la mia bambina, perchè non arriva, perchè???" e mi prendeva per la collottola. Una persona agitata così mi ricordo solo il mio carissimo amico Simone, a fianco a me sugli spalti della Fiesole, che per 15 minuti mi urlò nell'orecchio destro "Perchè non fischia? Perchè????". Era il 6 Aprile 1991, capirete che sull'1-0 contro colei-che-non-deve-essere-nominata la domanda era più che legittima.

La differenza tra maschi e femmine, in fondo, è tutta qui.

Momenti che si ricordano per l'eternità.

Comunque sia, la ragazza adesso ha un cellulare. Ed ha chiesto di metterci PokemonGo. Poi qualche altro giochetto. Poi un altro. Poi i giga sono andati esauriti a warp 9. Perciò è andata in crisi ed ha smesso di giocare, cancellando tutto. E non si fida neanche più del whatzupp perchè una volta che era malata e quindi aveva saltato la scuola, le compagne non gli hanno passato i compiti giusti (tengo a precisare, con profondo ed indissimulato orgoglio, che ha la media dell'8). Ora ha promesso che leggerà, ogni giorno, due pagine di un libro. Il che mi lieta moltissimo, visto che io riesco ad arrivare a venti pagine al giorno. In compenso pretende che mi procuri un telefono più avanzato tecnologicamente in modo che pure io installi questo sistema di messaggi; e poter così aprire il gruppo "famiglia". Per ora limitato a 3, ma che diventeranno 4 quando la sorella andrà, anche lei, alle medie.

Due anni fa la Cami andò dalla mamma a chiedergli di quell'omone con la barba bianca e tutto vestito di rosso che porta i regali. Lei le aveva chiesto se davvero quel tipo, così particolare, esisteva (una volta ha visto Adinolfi in tv. Giuro, mi ha chiesto se era davvero lui Babbo Natale. Almeno, stava per farlo, ma poi mi ha chiesto se era un suo nipote non venuto su proprio benissimo, perchè vabbene che è grasso uguale, ma con un decisamente pessimo carattere); a tal domanda, a lungo attesa, la mamma le aveva chiesto cosa ne pensasse lei. La Camilla aveva espresso la sua piena perplessità all'esistenza di un tizio che viaggia nei cieli con renne e slitta senza l'ausilio di un motore traente/spingente ed ali che forniscano portanza, ma soprattutto portando regali senza nessun costo, per quanto il rosso sia anche il colore di una nota ditta di spedizioni. A quel punto la mamma non poteva continuare la pantomima dei regali, e la Cami aveva dato via al suo piantino di fine illusione, un pianto per fortuna non eccessivo. In fondo, si trattava solo della conferma ad un sospetto ormai quasi certezza.

L'illusione è continuata per Gaia. Fino a l'altra settimana.

La ragazza 2 poneva, ormai già da un mese, domande su Babbo Natale, soprattutto in virtù del fatto che le sue compagne non ci credono, e non mancavano di farglielo notare a scuola. Così anche lei si era messa a porre questioni, e la mamma le aveva fatto la stessa domanda: tu cosa ne pensi?

Dopo lunghe, attente e continue riflessioni, la verità era venuta a galla, provocando stavolta un pianto ben più lungo, a tratti disperato, che era davvero difficile e penoso da sentire malgrado la mamma la tenesse con le braccia e la consolasse che

-Se lo vuoi, la magia, non finirà mai. Non cambia niente-

E lei, come una stilettata al cuore:

-Si invece. Cambierò io-

Tutto ciò mentre io riassettavo la cucina e la Cami terminava la cena senza dire una parola, meravigliosa ragazza che per due anni aveva mantenuto il silenzio senza rivelare niente alla sorellina. Poi il pianto era finito, e la Gaia se n'era venuta fuori così:

-Non m'importa. Io ci credo lo stesso, e se le mie amiche mi dicono che non c'è, gli dico che non hanno fantasia!-

Non è meravigliosa?

ps. fantasy is the answer. Lo diceva sempre anche Gary Gygax.

Perciò credeteci. Di qualsiasi cosa si tratti.

Buon Natale a tutti.

pps. la foto non è venuta proprio benissimo, ma è quel che è stato appeso alla porta di casa. Ovviamente, made in Gaia.

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