venerdì 2 dicembre 2016

Come se non bastassero i turisti che chiedono informazioni quando sono di turno al bancone, noi fiorentini li troviamo spesso anche quando siamo in borghese e girelliamo in centro per godere delle meraviglie della nostra città, costruite quando essere architetti significava tirare su incredibili monumenti, e non, come quel bischero del poggi (minuscolo intenzionale) buttare giù epiche mura medioevali per installare quello stupidissimo anello di asfalto che passa sotto il nome di "viali di circonvallazione". O radere al suolo il mercato vecchio per quello spiazzo chiamato oggi Piazza della Repubblica (Poggi e/o Pubbliacqua = disastro sicuro). Se mai mi capiterà di trovare il dottore, gli chiederò di usare il Tardis per andare ad impedire che Firenze diventi capitale. 2000 anni di storia, e quei 7 stavano per rovinare tutto (si, ok, ci sarebbero anche i bombardamenti dovuti alla guerra, ma lì fu colpa della testa pelata. Il bunjee jumping va fatto prima di dare il potere a certa gente).

Girare per il centro di Firenze mano nella mano con la propria moglie è un privilegio assoluto, sublime e totale, che pochi altri, su questo pianeta, possono concedersi. Così, in una sera estiva di qualche anno fa, ci troviamo su quell'incredibile meraviglia di struttura atta a passare da una riva all'altra di un corso d'acqua (cit. wikipedia) nota con il nome di Ponte Vecchio.

Non perderò tempo a descrivere l'incredibile, stupefacente, meraviglioso ponte. Lo conoscete tutti. Almeno spero. Per voi.

Siamo appoggiati al parapetto, a discutere delle cose belle della nostra vita (il nostro amore, una casa nostra, il lavoro di portieri d'albergo, due bambine in quel momento alle prese con una nonna paterna che pretende di imboccarle malgrado l'età ormai preadolescenziale) quando si avvicinano due ragazzi giovani, di aspetto sudamericano che, con un sorriso cordiale, mi pongono una domanda:

-Parlate spagnolo?- (ovviamente sto traducendo)

-Eeee... io. Un pò-

-E sei di Firenze-

-Si, certo-

-Posso farti qualche domanda?-

-Ma certo, dimmi-

-Perchè questo ponte è così famoso?-

Rimango un po' sconcertato. I turisti, quando sono in albergo di turno, ci chiedono dove stanno i monumenti, non la ragione della loro costruzione. Lui se ne accorge.

-Siamo messicani. Siamo qui per turismo, e ci hanno tutti detto di questo ponte, ma non sappiamo perchè è così famoso. Tu sei di Firenze?-

-Si-

-Non volevamo disturbarvi, ma... siamo curiosi, ecco-

Sorrido. Mi rivedo qualche anno più giovane a giro, con un megazaino sulle spalle, per le strade di Dublino, Galway e Limerick, a chiedere informazioni agli irlandesi sui monumenti della città. O sulle migliori birrerie. Il fatto che non ricordi il 100% di quell'epico viaggio dovrebbe farmi capire che quest'ultima domanda era quella che ponevo più spesso.

Mi rimbocco mentalmente le maniche e mi schiarisco la gola.

-Beh, per prima cosa, questo è il più vecchio mai costruito-

-Solo per questo?-

-Poi c'è il fatto che è pieno di negozi, vedete? Ora sono chiusi, ma durante il giorno sono aperti ed attivi. Oggi sono tutti di oreficeria, ma in principio erano negozi normali, soprattutto di roba da mangiare. Una volta, nell'Arno, ci si poteva pescare-

-Allora molto tempo fa-

-Direi un paio di secoli-

-E non ci sono più pesci nel fiume, ora?-

-Beh.... diciamo che ci sono. Però, se li mangi, conti fino a 3 e muori-

-Peccato, niente sushi- Dice l'altro. Che finora non aveva aperto bocca. Ma che, quando lo fa, evidentemente, sa cosa dire.

Dopo la risata per la battuta, alzo il braccio e punto il dito verso l'alto.

-Però, il vero motivo per cui questo ponte è così famoso è questo- Ed i due messicani alzano lo sguardo verso l'alto.

-Lo costruì, 5 secoli fa, un architetto di nome Vasari, ed infatti si chiama Corridoio Vasariano. Là- Ed indico verso la mia destra. Due sguardi che spostano lo sguardo -C'è Palazzo Vecchio, dove si esercita il governo della città. Invece, di là- Abbasso il braccio destro ed alzo il sinistro, e gli sguardi lo seguono -C'è Palazzo Pitti, la residenza storica dei signori della città, i Medici. Il corridoio passa sopra le case ed il ponte, e permetteva un collegamento diretto tra i due palazzi-

Mi guardano, senza realizzare. Pongono una domanda che, dal mio punto di vista, è sciocca, futile e banale.

-Ma... perchè?-

-Così potevano andare da una parte all'altra senza mischiarsi con il popolo-

Uso proprio i termini così, nudi e crudi: Para no mezclarse con el pueblo, con los pobres. Baby George direbbe "i poracci".

Due bocche aperte mi osservano, stupite. Scuotono la testa e.... ve lo scrivo in spagnolo:

-Que... que mierdas!- dice uno. E l'altro ribatte:

-Si, que cabron! Porque no le han cortado la cabeza?-

Tagliargli la testa. Non male come idea. Peccato che:

-I fiorentini del 1500 non erano mica i francesi della rivoluzione. Od i messicani di Pancho Villa-

L'avessi mai detto!

-Si, noi siamo veri rivoluzionari! Mexico! Mexico!-

E si mettono a declamare il nome del loro paese, pugno chiuso alzato.

Non potevo non unirmi a loro.

La Sara, terga appoggiate al parapetto del ponte, scuote la testa e si mette la mano sulla faccia. Probabilmente, ha anche la tentazione di lasciarsi cadere di sotto.

Ma finito lo spettacolino del coro (cui non è mancata una divagazione verso gli Intillimani), i ragazzi ci stringono la mano, ringraziano della piccola lezione di storia e ci salutano. Fanno due passi indietro e guardano vero l'alto, osservando le finestrelle del corridoio.

-Potevano vedere tutto!-

-Certo- dico io -Osservavano il popolo, li tenevano d'occhio-

-Che merde! Dovevate tagliargli la testa!- Urlano dal mezzo del ponte, mentre si allontanano ridendo sguaiatamente.

Ma non successe. Anche se ci andarono vicino, i fiorentini non tagliarono la testa ai Medici. Per fortuna.

O no?

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