venerdì 17 febbraio 2017

Vivono in mezzo a noi.

Sono come noi.

Sono -gli dei ci proteggano- parte di noi.

Ma ogni volta che ne incontro qualcuno, lo shock è sempre garantito.

 

 

Gruppo di italiani della mia età. Più di una dozzina di camere doppie uso singolo di gente proveniente dalla regione appena a nord di questa.

Il che porta a due conseguenze:

1- quattordici emiliano-romagnoli che si riuniscono a parlare davanti al bancone durante un turno pomeridiano significa che "soccmel" mi rimbomberà nella testa fino alla mezzanotte. E pure durante il sonno.

2- capire chi sta dove: tizio è davvero alla 122 od ha fatto a cambio con caio della 212? E perchè, se so che la prenotazione è per 14 persone, ho solo 10 copie di documenti d'identità?

L'arcano sarà risolto dopo un paio d'ore: una persona non aveva dato il documento ("Oh, devo dare la carta d'identità?" "Si signora", mi spiace, ma in Italia abbiamo vissuto un periodo, neanche tanto lontano nel tempo, chiamato "anni di piombo" quando ancora l'islam era la versione sfigata del cristianesimo), mentre 3 dovevano ancora arrivare perchè avevano preso un treno diverso. Perchè? Boh. L'organizzazione emiliano-romagnola è strutturata su parametri paragonabili ai dipinti di Escher, e mi risulta incredibile che abbiano creato un'azienda come la Ferrari. O forse si, visto che non è più di loro proprietà. In effetti non è neanche più italiana.

Comunque

Ad un certo punto spariscono tutti. Tranne lui. Il mio stesso numero di anni ma una quantità venti volte maggiore di tortellini e che, piazzato sul divano della hall, mi chiede com'è lavorare in albergo.

In che modo cominciare a descrivere questo impiego? La vita sociale distrutta per turni pomeridiani che terminano alle 23? O quelli notturni che cominciano alle 23? Od i fine settimana qui sul pezzo, mentre il resto del mondo è a "giringiro"? I clienti che pretendono la camera doppia con la vista quando prenotano una singola? Od il piacere di quelli che mi stringono la mano dicendomi "Magnifica città, complimenti" come se l'aver tirato su Duomo e Palazzo Vecchio fosse tutto merito mio.

-Beh, non è un lavoro facile, ma pur sempre un lav...-

-Una volta le cose erano più semplici-

Ok, sei uno di quelli che vuole parlare solo lui. Va benissimo, tutto per far piacere ai clienti. Tu parla, io ti ascolto e riesco anche a lavorare. Ormai posso fare un check-in senza guardare video e/o tastiera.

E costui, alzatosi -non senza una certa difficoltà che passa sotto il nome di "movimentazione girovita"- dal divano della hall, mi si piazza davanti al bancone sparandomi un pippone che, su internet, si trova solo in pagine con titoli tipo "MASSIMA DIFFUSIONE!!1!!!11", sulla manipolazione degli uomini causati da forze oscure che "ci stanno facendo questo!!11!!1". (Bei tempi, quando le forze oscure distruggevano pianeti con fantastiche e mirabolanti astronavi a forma -e grandezza- di Luna). E termina il discorsetto con

-Ci stanno avvelenando con le scie chimiche-

lasciandomi di sasso.

Avevo sempre pensato che pagine fb di quel tipo fossero enormi, solenni, pazzesche ca**ate messe su da allegri buontemponi per farsi due risate. Invece no. C'è chi ci crede sul serio. Avevo uno di questi esemplari davanti. E mentre sono lì che lo guardo con l'espressione che recitava "O grullo, quando finisce questo scherzo?", lui mi guarda serioso e se ne esce fuori così:

-Sono metalli pesanti-

E poi arrivano i 3 emiliani mancanti, e si salutano tutti calorosamente e lui, finalmente, mi lascia al mio stupore. Ma mentre faccio il check-in e registro questi 3 nuovi documenti, non posso fare a meno di pensare che, ai miei tempi, i metalli pesanti erano un branco di ragazzetti con capelli dietro la schiena, giubbotti di pelle neri borchiati e chitarre collegate ad un boss hm-2 con livello distorsione settato alla massima potenza. Ed aspiravo pure ad essere uno di loro.

Aridateme gli '80.

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