giovedì 27 settembre 2018

Caro amico pugliese che il 7 Settembre, ore 20.30 circa, ti trovavi sulla superstrada Bari-Brindisi, pressappoco tra Ostuni e Monopoli, direzione Bari:

In realtà non so se tu sia pugliese o meno. Lo dò per scontato perchè la superstrada è frequentata, per la maggioranza, dagli indigeni; esattamente come sulla Fi-Pi-Li ci puoi trovare un monte di toscani. Ma potevi essere un qualsiasi altro deficien.... italiano che, come me, si trovava in Puglia, su quella superstrada, in quella direzione, a quell'ora. E scusa se associo deficiente a italiano. Ma ultimamente mi viene sempre più facile fare quest'associazione, questo legame, quest'inclusione. E tu mi hai decisamente spinto sempre più in quel senso.

Lo so, potrei dire tanto su questa vacanza settembrina pugliese, un soggiorno di due settimane all'insegna del "vieni a ballare in Puglia" del mitico Caparezza. E pazienza se lui ci mette un bel pò di critica alla sua regione. A noi c' garbata subito un monte. A cominciare dal cibo, che ho trovato delizioso. Certo, anche luoghi abbastanza pessimi, ma non sono uno di quelli che spara sentenze su trippa. Che si esalta perchè "ah, ora ci metto un pallino e così imparano, tiè!" Niente di tutto questo. Non mi sono piaciuti e non ci tornerò, basta così. Ma ho trovato due posti, uno a San Vito dei Normanni e uno a Carovigno, che erano semplicemente l'esaltazione del gusto, la sublimazione del piacere culinario, un viaggio mistico per le papille gustative. Per uno come me, che pesa 70 kg ma capace di mangiarsi un bue e tuttavia patire ancora fame, vuol dire tanto.

Potrei dirti di un mare veramente bello, limpido, a tratti cristallino. Anche se io sono il tipo per cui la vacanza è stare disteso sul lettino, sotto l'ombrellone, a leggere. E pensa che ero partito da Firenze senza neanche un libro. Preso dalla furia organizzatrice del viaggio, che è un vero e proprio lavoro non retribuito (perchè solo noi italiani siamo capaci di viaggiare caricando sull'auto valigie enormi, materassi, pentole a pressione e un paio di sanitari -non si può mai sapere-) non avevo pensato a portarmi il cibo per la mente. Che per me è necessario quanto l'aria che respiro. E all'arrivo mi ero anche accorto, con una forte dose di preoccupazione, che a Specchiolla c'è il vuoto più totale, una desolazione immensa di negozi, neanche un giornalaio. Mi ero addentrato alla reception del campeggio con profondo timore reverenziale non essendo, io portiere d'albergo, abituato a stare dall'altro lato del bancone e quindi preoccupato di scocciare i "colleghi" pugliesi con domande stupide. Come mi capita a Firenze quando, mappa della città alla mano, i clienti mi chiedono dove si trova la Torre di Pisa perchè non la individuano. Perciò avevo posto la domanda su dove si poteva trovare qualcosa da leggere, fosse anche la mitica, onnipresente Settimana Enigmistica. Che si compra solo d'estate. E invece mi ero sentito dire, con mia immensa e profonda felicità, che nel capeggio avevano una biblioteca. Piccola, semplice, ma con il suo carico di volumi. Li avrei baciati tutti lì, sul momento, quei ragazzi. Mi sono sciroppato 3 libri, tra cui un volume di 500 pagine sulla vita di Maria Tudor. Una regina inglese che ereditò dal padre Enrico VIII la fantastica abitudine a decapitare gli oppositori; una che oggi, da noi, nominerebbero portavoce del governo. Godevo, a leggerlo. Davvero. Pensa che meraviglia: tu sei lì, turista del XVI secolo a giro per Londra, vai all'unico ponte allora esistente (London bridge is falling down) e sul portale d'ingresso ci sono le picche con infilzate le teste dei condannati. Bellissimo, vero? Lo so, sono fatto così, adoro la storia sanguinaria. E allora? Ci sono quelli che fanno la fila da Starbucks e poi ci sono io.

Potrei anche dirti dei trulli di Alberobello, con una mia foto davanti a uno di questi subito ribattezzata, dalla famiglia, "il grullo davanti al trullo". Che dice tutto sul tipo di famiglia che ho. Della visita a Castel del Monte, che m'è garbato davvero tanto. Delle stupefacenti distese di olivi, una serie sterminata di questi mitici alberi piantata da ere geologiche in una terra d'un rosso vivissimo, inconsueto per me, abituato a vederli in Toscana. Ma potrei anche parlare dell'incredibile quantità di sporcizia che ho trovato lungo le strade, in particolare le tangenziali delle vari cittadine: una quantità di spazzatura sparsa quasi meticolosamente, soprattutto agli svincoli. Potrei anche parlare di amicizie, come la famiglia lucchese incontrata là, persone simpaticissime con una figlia che ha subito legato con le mie; belle persone, benchè abbiano il deprecabile difetto di tifare per quella squadra che a Firenze non-deve-essere-nominata. Della bagnina della spiaggia che mi prendeva bonariamente in giro perchè "ma te sei sempre a leggere!". Dei bagnini della piscina, che allo stereo mettevano il tormentone di Baby K o peggio ancora quello della ex signora Borg, ma che erano anche capaci di passare ai Pink Floyd. Che è come dare prima una gozzata di coca-cola e dopo un sorso di Remole.

Potrei parlati di tutto questo. E in effetti l'ho fatto. Ma ora passerò piuttosto al nostro breve ma intenso incontro.

Sono sicuro che lo ricordi benissimo. Ma ti voglio rinfrescare la memoria.

Mi trovavo, come dicevo all'inizio, lungo questa superstrada. Ora, io sono uno che rispetta, quasi sempre diciamo, i limiti di velocità. Perchè così deve essere, perchè le regole vanno seguite pidessiquamente, perchè... perchè si. Punto.

Ragion per cui, andavo a 90. Il limite in quel tratto.

Stranamente, proprio di fronte, mi trovai una processione di auto che saranno andate a 80.

Non mi posi il problema del perchè andassero così piano. In una nazione come la nostra dove, come ben sai, un sacco di esaltati si sentono in grado di competere con Vettel per la guida di una Ferrari, questi no. Presumo che fossero una comitiva di persone intente a recarsi da qualche parte per cui la lentezza era necessaria allo stare più possibile vicini e non perdersi. "Seguite me, conosco un posticino dove si beve un passito che è la fine del mondo". Una cosa così, ecco. Non fossi stato con le figlie, li avrei seguiti.

Guardo lo specchietto e, dietro di me, c'è praticamente il nulla. Come saprai, quella superstrada è una riga dritta, facile da ottenersi, in una pianura del genere. Zero auto. Ragion per cui metto la freccia a sinistra e mi sposto nella corsia di sorpasso.

Come canta Giusy Ferreri nel suo tormentone? "Cercavo un mare calmo e ho trovato te". Dal fondo di quella riga dritta e assolutamente calma mi sono apparsi, nello specchietto retrovisore, i fari della tua auto.

Eri laggiù, lontano, distante. Tanto che vedevo un solo punto luminoso in luogo di due luci anabbaglianti.

Eppure neanche ero affiancato alla prima auto in processione che mi sei arrivato addosso.

A quanto diamine andavi? 200? Sicuramente più della velocità necessaria a tornare indietro nel tempo. Decisamente tu, in quell'auto, non hai un flusso canalizzatore.

Ovviamente io trovo questo atteggiamento fortemente deprecabile, visto che, oltre alla tua vita, metti a rischio quella di tutti gli altri. Ma non è quello il punto.

E' stato il tuo metterti a sfanalare come non ci fosse stato un domani, che mi ha dato profondamente fastidio. Ed è stato il tuo errore.

Perchè io non lo sopporto quest'atteggiamento arrogante da "io sono più forte quindi scansati". Diamine, no! Col piffero che mi sono scansato. Anche perchè ero affiancato a un auto, dove pensavi che andassi?

Ma non hai fatto i conti con il fatto che, essendo io avanti, avevo il coltello dalla parte del manico. E l'ho usato con grandissimo gusto.

Ho rallentato fino a 85, terminando il sorpasso della prima auto in quella che tu hai visto trascorrere come un'era geologica. E, non pago, non mi sono affatto messo a destra, spazio comunque molto ristretto tra l'auto appena sorpassata e quella subito avanti. Ormai che ero in fase di sorpasso ci sono rimasto, in corsia sinistra.

Tu non puoi minimamente comprendere il piacere che provavo nel vederti sfanalare come un ossesso non appena hai capito che non mi sarei scansato, e avrei percorso un discreto pezzo di strada sorpassando 5 auto lentissime per il tuo standard. Con te dietro che mi stavi a pochi centimetri. Potevo sentire, gustare appieno la tua rabbia, la tua frustrazione, il tuo intimo dolore nel non poter lanciare la tua macchinetta a una velocità a cui neanche i progettisti devono aver pensato.

E' stata una vera goduria, e ti ringrazio di ciò. Ma la soddisfazione più grande me l'hai data quando ho finalmente raggiunto e superato quello in cima, colui che gli altri stavano seguendo. Quello che conosce il posticino dove fanno il passito.

Perchè in quel momento hai intravisto la luce in fondo al tunnel e la possibilità di ripostare la tua auto al massimo possibile; e hai intensificato le sfanalature.

Ma io, che quando mi impegno sono bastardo nel profondo, ho messo si la freccia a destra, ma mi sono spostato con una lentezza da bradipo. E allora la tua rabbia ha raggiunto livelli parossistici, e ci hai aggiunto il clacson. Un ululato automobilistico che hai continuato ben dopo avermi sorpassato, a dimostrazione della tua rabbia e della tua infima piccolezza da ameba primordiale.
Ma che a me ha fatto godere un monte.

E comunque, se tu sei pugliese, tu c'hai una gran bella regione.

Ma 'un tu te la meriti.

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