lunedì 14 giugno 2021

 "I toscani hanno devastato questo paese" Piccola rubrica di storie toscane.

Parte quarta.

Matilde


C'era una volta una bambina, terza figlia con un fratello e una sorella maggiori, che deve seguire la madre perchè enormi eventi politici, che lei non capisce, le costringono a essere ostaggio. E lasciare i possedimenti di famiglia, in particolare un luogo che ama molto: Canossa.

Una bambina che non rivedrà più i maggiori perchè moriranno presto, ancora adolescenti, come capitava nel passato, quando non esistevano le cure adeguate. E vedrà anche la madre soffrire atrocemente per questo.

Da ragazza sarà costretta a sposare Goffredo il "Gobbo". Non sappiamo se costui fosse comunque una brava persona o un antipaticone, ma certo lei, che si aspettava un bel principe, ci rimase malissimo. Purtroppo per Matilde, quelli erano i tempi dove i matrimoni erano decisi a tavolino. Dovrà farci un figlio, che morirà ancora in fasce. Tra l'altro Goffredo, oltre alla disabilità, era anche un fedelissimo dell'Imperatore, proprio quello che prende ostaggio madre e figlia. Mentre la famiglia di Matilde è seguace del Papa. E che Papa. Uno di quelli veramente agguerriti. Uno che davvero non ci mette due minuti ad assegnarti la punizione peggiore: la scomunica e la condanna alle pene eterne. Uno che fa davvero politica e, a confronto, Giovanni Paolo II era una mammoletta: Gregorio VII.

Dovete sapere che a quei tempi i vescovi erano nominati anche dall'Imperatore o dal Re d'Italia. Dai laici, per dirla semplice. Gregorio VII se ne viene fuori che questo è solo ed esclusivamente un privilegio papale. Che solo il Papa può nominare i vescovi. E quindi tutti a menarsi, perchè io sono l'Imperatore, ma io sono il Papa, io so' io e tu non sei un .... La guerra delle investiture, così viene detta. Quello però che rende confusione, di quel periodo, è che non ci sono mai parti precise. Perchè a parte i pochi fedelissimi, la maggioranza cambia continuamente di partito, a seconda delle convenienze. Ad esempio: quando Gregorio VII scomunica Enrico IV tutti sono, improvvisamente, gregoriani. Pure nel cuore dell'Impero ci sono duchi tedeschi che si ribellano a Enrico e gli muovono guerra. Non se la passa proprio bene, no.

In quegli anni Matilde è ormai una donna adulta. Ha lasciato la "Germania", e Goffredo con la sua gobba, per tornare, con la madre, nel suo territorio. Sugli appennini. Sulla "Lombardia". Sulla Tuscia.

Enrico IV, quando arriva al castello della Marchesa -perchè tale è ormai definita da tutti, visto che guida la Marca di Tuscia che fu del padre Bonifacio II- deve umiliarsi verso Gregorio VII. Attendere 3 giorni all'addiaccio, e siamo in inverno in un mondo dove l'unica forma di riscaldamento è il braciere, che il Papa gli conceda il perdono. E questi lo fa pure malvolentieri e solo perchè è la Marchesa stessa a dirgli "Nini, abbozzala di fare il duro, che Enri ha sofferto abbastanza. Eddai, su". Almeno, così mi piace pensare, visto che lei è toscana, anche se probabilmente non lo parlava. Ma il detto "andare a Canossa" è rimasto nella storia. E nella testa di Enrico IV, che se la lega al dito di brutto.

Matilde deve barcamenarsi in questa guerra tremenda. Sostanzialmente fedele al papato, tenterà comunque di mediare tra le due parti e, quando proprio non ci riesce, scende in armi lei stessa. E i suoi soldati, sia toscani che emiliani, veneti e lombardi, non si peritano a farsi guidare da una donna. Magari a qualcuno non piace, ma la maggioranza è fedelissima. E probabilmente entusiasta.

La Toscana, in quegli anni, cambia abitualmente parte. Quando Enrico IV cala in Italia, ecco che tutti gli tributano onori e ragioni, e Matilde deve chiudersi a Canossa. Quando entra sulla scena Urbano II, le città ricambiano fazione, è tutto un cambio di casacca che neanche i parlamentari odierni. D'altra parte il commercio e l'artigianato hanno ormai raggiunto livelli ragguardevoli, in quegli anni, e cominciano a nascere i primi comuni: i cittadini vogliono avere potere decisionale. Nominano consoli. Chiedono di avere voce in capitolo. Sono i sovranisti di allora, per dirla in parole povere. E come tutti i sovranisti, entrano in contrasto con quelli delle altre città.

Matilde ci prova, a essere accondiscendente. Darà tanto potere all'unica città che resiste a Enrico IV. Si, proprio quella: Firenze. I fiorentini che restano, almeno in quegli anni, fedeli papalisti quando le altre invece acclamano ora uno ora l'altro a seconda di come tira il vento. Ma cominciano già a muoversi guerre feroci, questi toscanacci. Come gli Alberti, che si chiudono dentro al castello di Prato perchè sono imperiali, e allora Matilde, alla testa dei fiorentini e, soprattutto, dei pistoiesi, assalta e fa distruggere tutto. Ma i pratesi, che sono ostinati, lo ricostruiscono in parte (poi lo farà completare Federico II di Svevia, lo Stupor Mundi). E i pistoiesi che s'inca**ano, e le *alle ancora gli girano.

Insomma, Matilde era un tipino deciso. Forse proprio le profonde delusioni, amarezze e dolori avevano temprato una "iron lady", una signora di ferro, decisa a far valere le proprie ragioni e perfettamente alla pari con i maschiacci di allora. Tant'è che qualche cronista dell'epoca, maschio ovviamente, la addita come "virago catholica". Tutta invidia, lei ci sapeva fare.

Per la Marca però, sta per calare il tramonto. Ci saranno ancora grandi imprese, illustri personaggi, eventi gloriosi e tragici, ma anche un enorme cambiamento: la sua fine e l'avvento dei comuni. E delle loro lotte rissose. Quel tutti contro tutti -città contro città e guelfi contro ghibellini all'interno di una stessa città- che caratterizzerà per qualche secolo la storia toscana, e, col suo eterno campanilismo, anche oggi. Matilde assaggerà un pò di quest'amara medicina, prima di morire nel 1115: Pisa e Pistoia erano già comuni, con la prima che ebbe una vera guerra aperta con Lucca nel 1110, fermatasi solo con l'intervento di Enrico V, il successore di quello umiliato a Canossa. Ma è solo l'inizio. E mi piace immaginare che, dal letto di morte, gli abbia detto: "Voialtri 'un vu capite nulla. Mi dovevate dà retta, invece vu volete fa di testa vostra. Bravi bischeri!"

Bella Mati. Baciapile, ma con un cuore grande così.

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