A me piace lavorare con gli americani. La maggioranza di quelli che viene a Firenze sono persone curiose, intelligenti, empatiche. Ma devo ammettere che a volte danno prova di un’ingenuità che mi sorprende sempre. E sì che faccio questo lavoro da 25 anni.
1. Famiglia di quattro persone, genitori e figli. La
signora è in sedia a rotelle. Cammina con molta difficoltà, ma comunque
all’ascensore vuole andarci a piedi, ovviamente sostenuta dalla figlia, quindi
si alza ed entrambe si avviano verso l’ascensore. Hanno anche affittato una
sedia con motore elettrico, ma ha le ruotine troppo piccole, per poter girare
agevolmente a Firenze.
«Perché in questa città ci sono tutte queste pietre,
per terra?»
«A noi italiani piace la tradizione, manteniamo la
pavimentazione in stile, come era in origine»
«E poi alcune strade sono strette, il marciapiede è
impossibile, per una sedia a rotelle»
Allargo le braccia. Che altro posso fare? La città è
fatta così, da millenni. E lui se ne esce con:
«Dovete metterci l’asfalto»
2. Poco prima della mezzanotte, ho il check-in di una
signora con nome coreano e cognome anglosassone, americana fino al midollo,
della mia età. Entra sola, senza bagagli.
«Buonasera e benvenuta al ******. È in auto,
scommetto»
Rimane piacevolmente sorpresa; è sempre una buona cosa
far capire, ai clienti, che abbiamo già notizie su di loro perché si sentono
rassicurati. In realtà sapevamo -ce lo aveva detto lei, tramite messaggio- che
sarebbe atterrata tardi, a Firenze, e dalla vetrata avevo visto che era scesa
da un’auto fresca fresca di noleggio. Afferro la prenotazione, le confermo le
date del soggiorno, le ricordo della tassa relativa e chiamo il collega che,
celere, scende per andare all’auto a prendere i bagagli. La signora esce con
lui, poi torna con la borsa e la figlia, una quattordicenne profondamente
taciturna e introversa. Il mio collega porta dentro le valigie e poi va a
parcheggiare l’auto nel nostro garage.
Afferro il foglio con le informazioni del garage e la
ragguaglio su come funziona, in particolare sul pagamento.
«Per arrivare qui ci ho messo tanto tempo! Ma voi come
fate, a guidare così? Le strade sono tutte strette…»
«Aspetti di guidare di giorno e vedrà»
Spalanca la bocca, in un misto di incredulità, terrore
e raccapriccio. La rassicuro che, in centro, non le servirà. Alla partenza, col
navigatore, potrà raggiungere la meta -un agriturismo da qualche parte del
Chianti, con piscina, il fatto è avvenuto quest’estate- e aggiungo:
«Vedrete che sarà divertente e molto bello. La nostra
campagna offre scenari incantevoli»
Cambia espressione in un bel sorriso colmo di grandi
aspettative e si volta verso la figlia.
«Hai sentito? Sarà una bella vacanza!»
E la quattordicenne la osserva con una faccia che dice
“Ma perché mi hai portato con te?”
3. Mi chiamano da una camera. Alzo la cornetta e
chiedo cosa posso fare per loro.
«Avete dell’acqua calda? Vogliamo farci un tè»
«Ehm… signore, dovreste avere il bollitore, sul
tavolino, con tanto di bustine per il tè»
«Si, ce lo abbiamo»
«Bene, potete utilizzare quello»
«Ma… dobbiamo riempirlo d’acqua?»
«…ehm… ovviamente. Noi forniamo due bottigline d’acqua
gratuite, a tutti i clienti ogni giorno. Se le avete finite, ve ne posso far
portare su un’altra» Dovrebbero pagarle, le bottiglie in più, ma per una volta
evitiamo i troppi sbatti. E poi voglio fare il gentile, essere cordiale,
tanto più che il bar è chiuso.
«Aspetti, chiedo a mia moglie» colei che comanda e
decide, ovviamente. Ma gli rispondo subito:
«Comunque l’acqua del rubinetto è potabile»
«Veramente?» Con il tono da incredulo. Mi sembra
impossibile che questi siano andati sulla Luna. Poi mi ricordo che sono pure stati
capaci di votare Trump.
«Le assicuro di sì» gli rispondo.
«Aspetti un attimo, per cortesia» Quindi si mette a
parlare con la moglie. E sento lei, incredula, che dice «really?», ma almeno si
fidano. Il tipo riprende la cornetta e mi comunica che faranno così: l’acqua
della cannella e il tè di cortesia, che abbiamo in tutte le camere.
Su fidatevi, che in questa penisola abbiamo costruito
gli acquedotti quando gli inglesi andavano nudi a caccia di marmotte.
Comunque, quando s’impegnano, sono strani forte.
Però sempre simpatici.
Nessun commento:
Posta un commento