1-Sono da poco entrato in turno e noto un cliente che mi si avvicina. Elegante, con un fazzoletto colorato al collo, sbarbato e pochi capelli in testa, magro, sessant’anni portati magnificamente e un sorriso che sembra emettere luminosità; un dandy arrivato direttamente dalla seconda metà del XX secolo.
Ho sempre un certo timore dei clienti che hanno necessità d’interazione. Nella maggior parte dei casi sono persone che parlano soprattutto di loro stessi e hanno bisogno di qualcuno che li ascolti. Cosa che, con noi notturni, riesce meglio che con i colleghi del giorno, impegnati con tutti i clienti presenti, le telefonate, le pratiche da sbrigare. Ma stare sempre ad ascoltare gli altri, a volte, può risultare pesante -e io sono uno che ascolta molto-
Ma per fortuna, costui non vuole parlare solo di sé stesso. Con quel magnifico accento che solo i londinesi hanno mi chiede se sono davvero di Firenze e cosa si prova a vivere qui. Dell'avere il gusto e il piacere di stare con i turisti, desiderosi di conoscere l’arte fiorentina. Lui che non ricordava molto essendoci stato, la prima volta, negli anni settanta con la scuola.
Mi chiede se sono stato nella sua Londra, e non posso non accennare al museo più bello di tutti: l’Imperial War Museum.
«Oh, bene, io ci lavoro»
«Veramente?» Dire che sono stupefatto è poco.
«In realtà io mi occupo delle sale del consiglio di guerra, dove si dirigevano le operazioni militari. Sa, con le vecchie apparecchiature usate durante la battaglia d’Inghilterra»
Da amante della storia militare e soprattutto dei giochi di strategia, sono estasiato ad ascoltare le descrizioni di un luogo storico che ho visto solo nei film.
«Adesso organizziamo gite di scolaresche sulla Belfast, la conosce?»
Come possono non conoscere l’incrociatore oggi ancorato sul Tamigi?
«Proprio l’altra settimana abbiamo avuto dei ragazzi che hanno dormito sulla nave. Lo sa che ci sono quattro metri tra la chiglia dell’incrociatore e il fondo del fiume?»
Insomma, sarei stato a parlarci per ore della storia dei mezzi militari, ma la moglie voleva andare a dormire.
Lo so che il periodo non è l’ideale, per parlare di guerra, ma adoro troppo la storia. È più forte di me.
2-Una coppia americana di mezza età rientra in albergo e saluta calorosamente. Poi rimangono a parlottare tra loro. Penso che vogliano chiedermi qualche informazione, invece si danno un bacetto e lui esce. Prima che sparisca nella notte fiorentina, gli dico che mi chiuderò a chiave dentro e quindi bussare o suonare il campanello quando tornerà.
Dopo tre ore torna e accorro ad aprirgli. Stavolta non sembra molto sorridente, anzi. Rimane un momento fermo nella hall.
«Sono stato a vedere la pallacanestro, in un bar qui vicino»
«NBA?»
«NCAA. Il collage»
«Avete vinto?» mi rendo subito conto che la domanda è stupida. La sua espressione è già una risposta.
«Purtroppo no»
Allargo le braccia. Purtroppo non ho il potere di cambiare le cose.
«Pazienza» continua lui «Ma non importa, oggi è stata comunque una bella giornata. Grazie e buona notte»
Prenderla con filosofia, bravo. In fondo sei in vacanza.
3-Alle due di notte, un cliente chiama da una camera.
«Abbiamo un problema, non riusciamo ad aprire la porta del bagno. Sembra bloccata»
«Mando subito il mio collega»
Chiamo Massimo Decimo Meridio -il soprannome che ho dato al mio collega- il quale si reca alla camera a scoprire l’arcano-
Scende dopo pochi minuti con la stessa espressione incacchiata del gladiatore dentro il Colosseo, in procinto di affrontare l’intero esercito romano.
«Questo no capisce un ca**o! Lui ha porta scorrevole, di bagno! Invece provava a spingere!»
Rido. Ma mi sento anche un po' in colpa per non ricordare che quella camera ha quel tipo di porta e potevo suggerirlo al cliente. Ma chi s’immaginava che costui insistesse a spingere, invece di farla scorrere?
E anche per questa settimana il portiere notturno ha fatto i suoi incontri interessanti.
Dai, poteva andare peggio.
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