Non è una storia dell’albergo, ma un esempio di certi comportamenti di noi italiani.
Quest’estate fa mi trovavo dai miei a Cetica, comune di Castel San
Niccolò (AR). Ameno paesello di montagna patria della patata rossa e di un
gruppetto di bifolchi -non tutti gli abitanti del paese, per fortuna- che
appenderei volentieri a testa in giù in una piazzetta milanese.
Mi appresto a prendere il bus Bibbiena-Firenze che passa da
Montemignaio; mi rilasso fuori casa, sotto la tettoia, osservando la pioggia
che cade copiosa, finalmente un po' di fresco. Non mi rendo conto che quel
breve acquazzone montano a Firenze era un vero e proprio nubifragio. Ma ormai è
così e sarà sempre più così.
Causa pioggia, la Cami -figlia 1.0- mi accompagna in auto alla fermata.
Questa cosa che le donne guidano mi perplime, vorranno mica pure il voto? (Ogni
volta che guida lei mi diverto a prenderla in giro così. Ovviamente mi risponde
a tono.)
Sul pullman mi metto sempre davanti, mi piace vedere la strada.
L’autista del mezzi è un discreto chiacchierone. Parla soprattutto delle sue
grandi capacità di cuoco, in particolare quando gli chiesero di cucinare per
sessanta amici in una festa privata a Stia. Beato te che ti garba di cucinare,
io lo faccio da più di vent’anni per tre tipe e tre gatti. Quando sono stato da
solo in casa per due settimane, ho perso 5 chili. Ma il peggio deve ancora
venire:
L’autista, tra una chiacchiera e l’altra, guida usano i gomiti così da
avere le mani libere per il cellulare. Sui tornanti di una delle zone più
scoscese del Pratomagno.
La strada è letteralmente scavata sul fianco della montagna. Da una
parte un muro di roccia, dall’altro la scarpata. Penso, molto ottimisticamente,
che se l’autista manca un tornante il pullman sarebbe bloccato dagli alberi, ma
vista la mia sfiga, si sarebbe finiti dritti dritti nel torrente Scheggia, dopo
un volo che fanno solo i cattivi quando inseguono Indiana Jones.
Il terrore è persistente dato che i tornanti sono pressoché continui,
sia dopo Montemignaio che successivamente, nel lungo tratto che dalla Consuma
scende a valle. Mi sento tranquillo solo arrivati a Pontassieve. Ma per poco.
Alle rotonde si lancia dentro ignorando le auto già sul percorso, che
sono costrette a inchiodare repentinamente. Sono sicuro che gliene hanno dette
di tutti i colori.
Ma mai quanto ho fatto io, nella mia mente.
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