venerdì 23 settembre 2016

Essere bischeri non è un fattore innato. Non ci si nasce. Ci si diventa. Bisogna studiare molto, per arrivarne all'altezza. Anni di studi, prove, tentativi, fino al culmine: la prova suprema. La dimostrazione che la prontezza di spirito è un fattore a me totalmente sconosciuto. Non ci arrivo, nè mai ci arriverò. 

Coppia tedesca di mezza età. Non fraintendete, non sono i classici crucchi sovralimentati a carne suina e che viaggiano con sandalo e calzino. Sono magri, maturi ma d'aspetto giovanile, sorridenti e vestiti sportivi anche in un mese caldo come l'agosto fiorentino.

Però parlano solo tedesco.

Purtroppo, in quel momento, mancano in turno Uragano Kathrina (che parla tedesco) e soprattutto Eva Kant, il mio caporicevimento, bilingue italo-tedesca. Tocca arrangiarsi, e bene o male realizziamo il check-in, con la spiegazione della tassa di soggiorno, il wifi, l'orario della colazione, la piantina della città con la localizzazione dell'hotel rispetto ad Accademia ed Uffizi. Insomma, tutto il cucuzzaro. Ma il vantaggio che supera qualsiasi barriera linguistica, in questo caso, è la loro pazienza: con calma, senza arrabbiarsi e/o interropermi, ascoltano e comprendono. Il che mi rende felice, perchè molto spesso non si trovano persone così. Anzi.

Poi arriva il difficile: la spiegazione del garage. Perchè sono in auto.

Li informo che il mezzo, in centro a Firenze, deve stare in un garage, da pagare a parte. Annuiscono, consapevoli che in una città medioevale funziona così. Quindi, con il foglio plastificato delle tariffe delle auto, gli chiedo che modello possiedono.

-Trabant-

Sono convinto che tutti voi che leggete state ridendo, avendo colto la battuta del crucco.

E' qui che si vede come il sottoscritto sia completamente privo di prontezza di spirito. Perchè, anche se per pochi, brevissimi, nanosecondi, allungo lo sguardo sul listino prezzi del garage a cercare il costo di una "Trabant".

Poi mi blocco e penso, si, incredibilmente ma l'ho pensato sul serio: ma come, questi hanno fatto il viaggio dalla Germania in Trabant?

Alzo gli occhi e li osservo, con la bocca aperta, manco mi avessero appena detto che ci rendono lo scudetto dell'82. Ma la mia mente si sveglia, torna sul pianeta Terra e realizza la cruda, e molto meno poetica, verità: non ce l'hanno la Trabant, mi sta prendendo in giro. E lui, con un sorrisetto sardonico, osserva il mio sguardo stupito, indica il listino e mi dice, in tedesco ma lo capisco benissimo:

-Stavi davvero cercando la Trabant?-

Ed io rispondo, semplicemente, -Ja!-

E poi scoppiamo a ridere. E, giuro, non riuscivamo a smettere. Soprattutto io. Allunga la mano sul bancone e mi dà una bella pacca sulla spalla. Lei sghinazza ed indica il listino. E dice quel che in tedesco, sono sicuro, deve corrispondere a "bischero".

Finale: portano dentro i bagagli e poi mi consegnano la chiave dell'auto. Chiaramente era un BMW da prezzo massimo, una di quelli più grandi, con più cavalli del 7° ed il motore inquinante quanto un Maybach HL230P30 a 12 cilindri alimentato a benzina.

Però è così: non ho la prontezza di spirito adeguata. Ci casco sempre.

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