giovedì 1 giugno 2017

A volte mi lascio andare a pensieri brutti e tristi. Di più, tragici.

La settimana scorsa era l'anniversario della strage di via dei Georgofili. Già di per sè, essendo una bomba che colpì la mia città, fu un evento particolarmente tragico, ma negli anni è diventato ancora più toccante perchè la famiglia morta nell'esplosione aveva due figlie (la più piccola di soli 50 giorni), esattamente come la mia. Già all'ecografia che mostrava, dal pancione di mia moglie, che quella che si agitava all'interno era una femmina, uno dei miei primi pensieri fu quello: proprio come la famiglia Nencioni, perita nell'attentato.

Gli eventi brutti capitano. Matti che si fanno saltare in aria ai concerti (peraltro di una cantante particolarmente amata dalle mie ragazze), bombe piazzate sotto a monumenti storici, stazioni spazzate via, aerei che distruggono altri aerei o radono al suolo città... ottimisticamente, tendo a pensare che il mondo è più sicuro rispetto a parecchi anni addietro. Certo, in Siria direbbero che non è affatto così, ma nel nostro piccolo continente lo è. In proporzione 70 anni fa era decisamente più probabile morire davanti ad una MG42 o sotto un B-17. Per non parlare del Medioevo, quando l'otite era sul serio uno strumento di selezione naturale.

Quando mi trovo davanti ad esempi di pessima vita civile, come ad esempio elettrodomestici gettati in discariche improvvisate, graffiti sui muri cittadini utili come un brufolo sulla chiappa, auto parcheggiate in posti dove non dovrebbero assolutamente stare... ecco, lì mi chiedo: costoro cosa vogliono dimostrare? Quale senso di ribellione devono evidenziare quelli che sporcano ovunque? Un fanatico, che sia animato da fede religiosa o politica, ha perlomeno un suo personale obbiettivo, il suo ca**o di ideale, che si tratti di una mezzaluna, un fascio, falce e martello, la "famiglia", l'anarchia. Un fine verso cui convergere tramite il mezzo scelto. Ma un graffitario, cosa diamine mi deve dimostrare? 

 

Turno di notte e spurghi.

Capita. Occorre farlo, almeno una volta ogni 6 mesi. In tanti anni che lavoro per questa ditta, è capitato che la svuotatura del pozzo nero avvenisse quando sono in turno. Pazienza. E' lavoro, si prende quel che viene, puzza compresa. Anche perchè il tubo della *erda passa, in parte, per la hall. Quindi si profuma l'ambiente il più possibile e si sopporta. Tanto più che, a fine del lavoro, il sottoscritto deve anche pulire, visto che un pò di "sporco", sotto forma di pedate, si forma. E' fisiologico. Perciò ci si rimbocca le maniche, si mette il detergente nel secchio e si predispone cencio e spazzolone.

Anche questo è lavoro di notte. 

Mentre sono in bagno a riempire il secchio, uno dei lavoratori, completamente madido di sudore (almeno, spero lo sia, ma al momento non volevo fare lo Scherlock), si lava mani e faccia nel lavandino. Si blocca un attimo e gira la testa verso di me:

-Abbiamo trovato di tutto- con "di tutto" pronunciato con discreta enfasi -asciugamani, pannolini, preservativi...-

Come si può replicare, a parte aprire la bocca come una spigola sul banco del pesce, ad affermazioni del genere? L'unica cosa che posso dire è -Ma questa gente, che problemi ha?-

Lui punta il dito verso di me e rincara la dose: -Questi, a casa loro, non lo fanno, ci scometti?-

-Assolutamente-

-Vengono qui e fanno quel che ca**o gli pare-

-Le regole, altrove, non esistono-

-Ma a casa loro fanno la differenziata anche per gli spilli- 

Dopo aver concordato quanto manfana ed incivile possa essere la gente quando si impegna, ci spostiamo alla reception dove mi fa firmare il modulo del lavoro svolto. Poi ci salutiamo con la segreta speranza che la prossima volta che verranno qui io non sia in turno; chiudo la porta a chiave e mi sposto nella parte della hall sporcata. E mentre sono lì che ci dò di cencio, non potevo non pensare che, a confronto con i veri fanatici assassini, queste persone che gettano di tutto nei water degli alberghi io li classifico con una sola parola: 

sfigati.

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