mercoledì 20 maggio 2020

Sono un uomo fortunato.

Si, lo so, sono in cassa integrazione e ancora non è arrivato un centesimo, ma con la fine del periodo di chiusura ho avuto un'opportunità che, nella frenetica vita dei turni alberghieri, non ho praticamente mai avuto in più di vent'anni:

Lavorare nel nostro orto.

I miei hanno una casa a Cetica, paesino del Pratomagno dove ti aspetti, da un momento all'altro, d'incontrare un contadino che ti dice che "siamo nel millequattro, quasi millecinque".

Ovviamente sto scherzando; una certa modernità è arrivata anche quassù, soprattutto per la misura delle jeep presenti, talmente grandi che gli manca solo un cannoncino montato sul tettuccio e il miliziano libico che lo brandeggia (per fortuna costoro, al di fuori della Libia, li si trova solo nel parcheggio del twin pines mall / lone pine mall)

Marzo e Aprile sono il periodo dell'aratura, e dovendo stare in casa a Firenze, mio padre non ha potuto farla. Dopo il 4 è letteralmente volato su. A quel punto sono andato su anch'io. Egoisticamente, ho mollato la famiglia in città e mi sono concesso quello che non ho mai fatto prima: l'orto.

In questi mesi di clausura forzata il campo si era riempito di erbaccia alta almeno un metro. Così, per almeno 3 giorni abbiamo falciato, zappato e arato.

Ragazz*, una faticata devastante! Venti anni di bancone alberghiero e 2 mesi di divano non mi avevano affatto preparato alla vita contadina. Pur avendo fatto un terzo, forse meno, di tutto il lavoro, ero letteralmente distrutto. Mio padre, 79 anni, ancora fresco e pimpante. Io, un vero cencio.

La terra è bassa. Diamine se lo è.

Devo ammettere che è una bella soddisfazione trovarsi poi ai bordi di un campo completamente lavorato. Solo che, sul più bello, quando si tratta di fare i solchi e seminare, piove!

3 giorni di pioggia, accidenti! Neanche la soddisfazione di piantare quelle straledettissime piantine.

Però questa cosa mi ha risollevato tantissimo il morale. E' bello sapere che, se il virus imperverserà perennemente, io vivrò mangiando i frutti della terra, mentre voi rimasti in città cercherete di sopravvivere combattendo tra le macerie e contendendovi le ultime scatolette di tonno rimaste.

Io zapperò la terra e voi sparerete.

.... uhm, devo procurarmi un Kalashnikov. Non posso lasciarvi tutto il divertimento.

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