giovedì 15 maggio 2014

Sono nato maschio, ovviamente lieto di esserlo, e come tale sono venuto su con i simboli maschili del periodo.


Robottoni giganteschi che combattono furiosamente nel centro di Tokyo, sfasciando e distruggendo tutto.

 

I modellini atlantic, con particolare rilievo per panzergrenadieren, marines, confederati e guardia imperiale napoleonica.

 

Giancarlo Antognoni, vincitore di una coppa del mondo ed uno scudetto, quest'ultimo in custodia momentanea altrove (se l'hanno reso all'inter, potrebbero ben renderlo anche a noi, tanto ne hanno altri 47, più o meno).

 

Clint Eastwood con sigaro e poncho e Steve McQueen a cavallo di una motocicletta.

 

Stallone e Schwalzenegger. Più il secondo del primo. Intanto perchè Sly sparava ai comunisti, ed io ho sempre avuto forte simpatia per i rossi, e poi perchè mi piaceva la battuta di Schwarzi: “sai, questo è il mio braccio più debole”.

 

Ma c'è chi ha altre idee riguardo al machismo.


Turno pomeridiano. Appena cominciato e subito delle grane, stavolta, incredibile a dirsi, da parte di clienti scandinavi. Due camere di norvegesi che arrivati da neanche 3 nanosecondi, scendono giù affermando che “the toilet is broken”.

 

Panico. Come broken? Ok, vedremo che fare a suo tempo. Prima si chiama il facchino che va su con loro a fargli vedere un'altra camera.

 

Ma nel frattempo arriva una coppia finnica di mezza età, con un paio di borse. Ho sempre avuto a che fare con i lapponi, fin dal 90enne che anni fa cadde e si ruppe la testa nella hall e si rialzò affermando che non s'era fatto niente, come Dertycia che diceva “dopodomani gioco” quando invece s'era rotto i legamenti. Ottimismo sovrano. Comunque: penso siano in arrivo, invece no, sono in partenza. Chiedono un taxi. Ok taxi. Ma non appena questi arriva, il marito viene al banco e dice “we need our bags”.

 

Oh, fantastico, ti servono i bagagli e me lo dici DOPO che il taxi è arrivato e gli tocca piazzarsi sulle strisce per attenderti. Di solito me ne accorgo, di questi furboni, e mi premunisco chiedendogli se avevano dei bagagli nel nostro deposito prima di chiamargli la macchina gialla. Questi mi erano sfuggiti. Bene, Luciano è su a far vedere un'altra camera ai nipotini di Quisling. Perciò ai bagagli ci penso io. Agguanto la chiave apposita. Ovviamente il deposito bagagli è stracolmo, ma per fortuna il finnico viene ad indicarmi quali sono le sue valigie. (normalmente non lo facciamo, abbiamo delle speciali targhette numerate per riconoscere i bagagli, ma sono talmente tanti che ci metterei un paio di ere geologiche per trovarli, perciò me li faccio indicare).

 

Il primo bagaglio è proprio dietro la porta dello stanzino, quindi ok, basta alzare la maniglia e trascinarla fuori.

 

Il secondo è ovviamente in fondo.

 

Dietro una caterva di valigioni.

 

Non ci sono dubbi, è proprio quello, la targhetta non mente. E poi c'è ancora sopra il biglietto attaccato all'andata all'aeroporto di Helsinki.

 

Non voglio e non posso mettermi a spostare 5 megatrolley di 12 quintali l'uno, anche se facile perchè hanno le rotelline, che poi dovrei comunque rimettere al loro posto nello stanzino. Il tempo stringe, il taxi aspetta. Perciò urge usare tutto il mio machismo, la mia forza bruta nel braccio più forte, i miei retaggi di passato come facchino, e sollevare la valigia sopra le altre.

 

Agguanto la maniglia. Solo al toccarla, si anima e mi dice il suo peso: appena un paio di grammi in meno di una delle pietre angolari della piramide di Cheope.

 

Sara, ti ho sempre amato. E non stiamo precipitando da un viadotto.

 

Bambine, ricordatevi che il babbo vi ha sempre voluto bene, e se sono andato avanti in mezzo a tutto lo schifo che ci circonda, l'ho fatto per voi.

 

Mamma, no, le camicie me le lavo e stiro da me. Si, mi sono lavato i denti. Si, ho bevuto. Si, mi sono messo la divisa pulita. Si, ho pulito le scarpe. Se muoio nello sforzo, morirò perfetto.

 

Seppellitemi, lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior, con i guanti da calcetto e le pedine di World in Flames.

 

Che lo sforzo sia con me ed il grande Yogurt mi assista. Sollevo.

 

La schiena mi maledice fino alla 27^ generazione, i muscoli fanno un tiro salvezza contro strappo imminente.

 

Il lappone mi guarda ammirato e scoppia a ridere osservando la sua valigia che si solleva un metro da terra per riporsi delicatamente ai suoi piedi.

 

Wow, you are so strong. You are Tarzan”

 

Tarzan?

 

Ma chi, quella fighetta leopardata che se la fa con uno scimpanzè e saltella da un albero all'altro?

 

Il cliente finnico, ridendo come un matto, trascina le valigie e va dalla moglie parlandogli nella sua lingua madre, di cui capisco solo “Tarzan”, e mi indica. Poi mi stringono la mano vigorosamente. Molto vigorosamente. Mi hanno praticamente staccato la mano e se la sono portata in Finlandia.

 

Escono dall'albergo con lui che continua a ridere sguaiatamente ed urla “Tarzan! This man is Tarzan!”.

Ogni paese, ogni persona, ogni generazione ha la sua idea di machismo e forza bruta. Ok, va bene anche così. Il cliente è andato via contento, il che, di questi tempi, non è poco.

 

Ma io credevo che fosse Schwarzy ad avere forza 18. Tarzan il 18 ce l'ha a destrezza.

 

Sono convinto che Gygax non sia stato tradotto bene, in Finlandia.


ps. il bagno che i norvegesi affermavano fosse “broken” aveva solo la seggetta del water che si muoveva un po'. In 5 minuti Luciano ha risolto il problema, e la camera riassegnata ad altri clienti. Che non hanno fatto una piega.


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