venerdì 22 maggio 2015

“Guido, io vorrei che tu Lapo ed io
fossimo presi come per incantamento
e messi in un vassello
che ad ogni vento
per mare andasse
al voler vostro e mio”
Ma anche no.
Questo ce l'ho aggiunto io.

Lo so cosa direte voi, e vi dò subito ragione: sono clienti che pagano e fanno come gli pare. Non hai diritto di sindacarci sopra.

Lo so, lo so benissimo, ma io ci rimango male lo stesso.

Questa è il lamento di uno degli ultimi romantici.

2 famiglie del sud-est asiatico, varie persone.

Per il giorno della partenza hanno prenotato due auto a noleggio. Il pomeriggio prima mi chiedono dove devono prendere le due macchine e, piantina alla mano, gli fornisco tutte le direzioni del caso. Sia noi che l'autonoleggio siamo in centro, 10 minuti a piedi, ci si arriva agile. Felici e contenti, si piazzano tutti quanti sono sul divano della hall a discutere il programma del giorno dopo nella loro lingua.

Chi l'ha detto che i mediterranei sono i più casinisti del pianeta? 8 asiatici producono più rumore di 3 fiorentini che dibattono al bar Marisa del destino di Montella e Gomez.

E, come sempre in questi casi, vengono a chiedermi altre informazioni. Proprio quando sto facendo un check-in. Ora aspettate, cicci belli. Ero totalmente libero per mezz'ora e venite da me quando ho clienti. Ma per fortuna non sono di quelli che stronfiano (ci sono, purtroppo). Capiscono ed attendono. Erano solo eccitati al pensiero di quel che avrebbero visto il giorno dopo, emozionati all'idea di viaggiare in auto nella Toscana. E pazienza se non è un vassello e loro non si chiamano Dante, Guido e Lapo, ma sempre di viaggio indipendente tra amici si tratta. Almeno lo sarà da quando saranno fuori città, perchè fino a che sono dentro, si troveranno  nel girone dantesco detto “lavori della tranvia”. Ma non voglio togliergli il piacere della scoperta. Bastard inside version 2.0

Per una buona mezz'ora mi chiedono informazioni sul tragitto verso una mezza dozzina di località toscane. Alla fine, su mio suggerimento, decidono di andare a Pisa per poi proseguire verso sud in direzione Roma. Perchè è vero che Siena e San Gimignano sono stupende, ma se proprio hai solo una giornata, tanto vale che vai alla torre storta. Poi una delle ragazze del gruppo vuole farsi la foto mentre sostiene la torre, anche se io suggerisco sempre la versione “livornese”: quella in cui si spinge la torre. Ci ridono sempre tutti. Tranne i pisani, ovvio. (Si scherza bimbi. Deh).

Ma lì, avviene il patatrac.

Una delle matrone del gruppo se ne viene fuori con gli outlet della moda italica. Benchè non parli la lingua di costoro, le parole “Gucci” e “Prada” arrivano alle mie orecchie inconfondibilmente.
Una pugnalata.

Tutti e 8, entusiasti, si affollano al bancone, quasi ci montano sopra: bramano di sapere come arrivare agli outlet del Valdarno. Pure la ragazzetta che voleva fare la foto sostenendo la torre, e che avevo ormai designato intellettuale della banda.

Così dovetti spiegargli il percorso fino all'ingresso A1 di Firenze sud, e da lì l'uscita Montevarchi e tutto il resto. Uno di loro, ad un certo punto, si fa venire il dubbio: e Pisa? Dov'è Pisa rispetto agli outlet?

Dalla parte opposta. Dovete tornare a Firenze.

Si guardano tutti in faccia. Per un paio di secondi, sul ricevimento scese il silenzio più totale.

Poi uno degli asiatici, uno dei maschi, dotato di baffoni che sembrava il maestro Miyagi e che, invece di ordinare di dare e togliere la cera, suggerisce di saltare Pisa, ed andare direttamente all'outlet e da lì, proseguire per Roma.

Entusiasmo generale.

Io volevo piangere.

Quando si tratta di distruggere cultura, non c'è bisogno di mettere la mano alla fondina come Goebbels.

Basta tirare su un paio di outlet.

Funzionano sempre.

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