domenica 22 marzo 2020

Lavoravo in un albergo, ero un portiere.

Ora l'albergo è chiuso. Sono ufficialmente in cassa integrazione.

L'italia è spaccata in due: ci sono quelli che devono stare chiusi: alberghi, ristoranti, negozi... tutto fermo. Tutti a casa. Però siamo al sicuro. Relativamente, certo. Dobbiamo pur uscire a fare la spesa e gettare a spazzatura. Un solo viaggio e una volta a settimana. Poi ci sono quelli che lavorano perchè forniscono servizi essenziali. Gli ospedali, in primis. Alimentari e supermercati, i cui dipendenti, anche se forniti di protezione, sono comunque a maggior rischio. Però è così, siamo divisi in due fasce: non si lavora ma si sta tappati in casa, al sicuro, oppure si lavora e si rischia.

Non saprei dire cosa è meglio o peggio. Dobbiamo resistere e sopravvivere. Perchè di vita abbiamo questa, e tutti i soldi del mondo non basteranno a comprarne un'altra. Neanche disegnando un pentacolo, circondarlo di candele e prounciando parole estratte dal Necronomicon (anche se potrebbe essere interessante provarci).

In settimana sono stato in albergo.

la proprierà ha chiesto di avere qualcuno a fare da guardiano. Per il timore di intrusioni notturne. Martedì ci sono stato io.

Perchè ho detto di si?

Perchè a Giugno avrei fatto 20 anni di servizio in quell'azienda, e mi sentivo in dovere di farlo. Per la possibilità di uscire e farmi la mia solita passeggiata serale di andata e mattutina di ritorno -c'è solo un chilometro e mezzo da casa mia all'albergo, e l'ho quasi sempre fatto a piedi, in un mese faccio più di 100 chilometri di camminate- e infatti sono stato fermato dalla guardia di finanza, a cui ho dato il modulo compilato e mi hanno lasciato andare. L'ho fatto per rivedere ancora il luogo dove ho lavorato così tanto tempo. E poi sono nato fesso, come canta Guccini.

Una volta arrivato, aperto -avevo le chiavi- e richiusomi dentro, mi ha fatto un pò strano essere lì e non dover lavorare. A parte un giro di controllo al piano terreno e in cantina, ho cazzeggiato al cellulare su board game arena e ascoltato il nuova lezione di Alessandro Barbero su youtube, per me particolarmente gustosa in quanto parla di Dante e delle lotte tra guelfi e ghibellini a Firenze.

Poi, verso mezzanotte, sono andato a dormire in una delle camere sopra la reception.

In 20 anni di servizio è la seconda volta che mi capitava di dormire qui dove lavoro. Per l'occasione ho pure scelto una delle camere più grandi, una tripla, anche se poi non ho dormito nel matrimoniale ma nel singolo -mi sembrava comunque uno spreco- e ormai che ero in ballo mi sono fatto un bel bagno. Bagno con vasca, tutta la manopola spostata a sinistra e via con l'acqua calda. Risultato: quando ho infilato il piedino, mi sono preso un'ustione di 3° grado e ho lanciato un urlo che mi devono aver sentito a Tokyo. Perchè a casa mia non ho la caldaia settata a questa temperatura, quindi ho dovuto rabboccare al vasca con quella fredda.

Finalmente dentro, mentre mi rilassavo a occhi chiusi e testa appaggiata sul bordo, pensavo che, stando alla reception non vedevo le camere come le cameriere o i facchini, che invece devono entrarci spesso. Non avevo modo di vedere a fondo certi piccoli particolari, e mi rendo conto solo ora che lavoravo davvero in un bel posto. Ok, non è che io, quando si trattava di viaggiare, abbia mai scelto luoghi lussiosi -dormivo in posti che i nas avrebbero chiuso immediatamente- ma in fin dei conti è un bell'hotel. La mattina mi ha svegliato direttamente la telefonata del direttore che attendeva all'ingresso, da quanto ho dormito bene, e gli ho consegnato le chiavi. In mattinata è venuto il fabbro che ha messo una cancellata all'ingresso. Ora è tutto sigillato. Ci ha mandato le foto -abbiamo il gruppo della portineria- e mi ha fatto ancora più strano. E tristezza.

Chissà se lo rivedremo ancora aperto. Chissà se tutti noi portieri -in tutto il pianeta, ormai- rivedremo ancora gli alberghi aperti, i clienti che partono e arrivano, con i loro desideri di visitare monumenti storici, partecipare a congressi scentifici, convegni modaioli sulla bellezza del risvoltino. E, perchè no, anche le loro fisime: quelli che vogliono la camera con vista anche se non l'hanno prenotata, chi vuole fare il check-in alle 3 del mattino, gli indiani che chiedono "hot uotaaaa".

Chissà.

2 commenti:

  1. ...hai detto si, perchè era giusto dire si! ...hai detto si perchè fare il tuo lavoro che tra chiacchiere, suggerimenti e incontri con clienti unici e particolari, è nel tuo dna. E' il tuo lavoro da tanto tempo e certamente tutto tornerà-quasi-come prima! Nel senso che si, gli alberghi riapriranno, si ci sarà un andirivieni nelle città d'arte che di nuovo tornerà a dar noia a chi nelle città ci vive e ci saranno di nuovo degli indiani che ti chiederanno....non ho capito! Ma che vuol dire???? si, questo succerederà anche se la vita la vedremo con occhi diversi!
    Lavoravi in albergo e raccontavi nel blog! Lavorerai in albergo e ricomincerai a raccontare le cronache dal bancone...nel blog!

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  2. Grazie Angela <3
    Grazie, grazie, grazie :)
    Ah, si, che vuol dire, presto detto: sta per "hot water", acqua calda. Nel tremendo accento che hanno nel pronunciare le parole in inglese. Perché anche a loro piace farsi la bevanda calda, a qualsiasi ora, come gli inglesi. Solo che gli inglesi li capisco, con gli indiani, spesso, c'è grande difficoltà.
    Ma alla fin fine, si risolve tutto, e sono contenti. :)

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