Piccola disavventura di una cliente conclusasi bene.
Alle 03.45 il collega sale a prendere i bagagli a una cliente. Costei,
americana dell’età di mia madre, è una signora molto sveglia e attiva. Aveva
già saldato i conti nel pomeriggio e, mentre aspetta l’autista, chiacchiera
amabilmente decantando sia l’albergo che la cortesia e l’efficienza del
personale. Prova anche, in maniera tenera, a dire qualche parola in italiano.
Il mio collega le chiede come sia il tempo a Philadelphia, la sua città, in
questo periodo. Lei risponde con i gradi Fahrenheit. Diciamo che, vista la
canicola a cui è sottoposta Firenze -ogni anno peggiora- si deve stare
decisamente bene. Si sopporterebbe quasi Tacoman.
L’autista però non dà segno di sé.
La signora ha un numero: si tratta di un fisso di Firenze. Provo a
chiamare e una voce registrata fornisce un cellulare per le emergenze. Chiamo
quindi questo numero, a cui risponde una voce cavernosa appena svegliata. Lo
informo della situazione e lui mi dice che effettua un controllo e attendere in
linea. Dopo un paio di minuti se ne esce così:
«Senta, le chiami un taxi»
Meravigliosa efficienza italica.
Provo quindi a chiamare un taxi, sia con l’applicazione che telefonando
direttamente, ma non c’è verso di avere una macchina. Al telefono rispondono
che cercano, ma poi arriva la voce registrata che “non ci sono auto
disponibili”.
La signora comincia a preoccuparsi, benché siano le 04.20 e il volo due
ore dopo. Ma ho un piano B: tra poco parte un’altra camera, una coppia di suoi
connazionali. Loro hanno chiesto il taxi già nel pomeriggio e i miei colleghi
hanno effettuato una prenotazione. I taxi prenotati non vengono cancellati,
devono essere sempre garantiti. Posso chiedere a questi clienti se lei può
unirsi a loro. La signora si sente rincuorata e si mette a sedere sul sofà
accanto al bancone.
Di lì a poco scendono i clienti di questa camera per saldare il conto e
prepararsi a prendere il taxi. Gli spiego subito la situazione della loro
connazionale e se costei può condividere il taxi con loro.
«Ma certo, nessun problema» rispondono. La signora si alza dal sofà,
ringrazia sentitamente e si presenta. Cominciano quindi a chiacchierare e, come
tutti gli americani quando s’incontrano, iniziano a chiedere di dove sono.
«Philadelphia» dice la signora, e gli altri due «Philly! Nostro figlio vive lì,
noi siamo del Delaware» (Philly è il soprannome della città).
Già amiconi. Tanto che, all’arrivo del taxi, le signore si accomodano
dietro per chiacchierare meglio, il marito va davanti lato passeggero.
Mi viene da pensare che noi italiani non abbiamo questa facilità di
comunicazione, ma probabilmente mi faccio influenzare dalle vis comiche di
Aldo, Giovanni e Giacomo: L’inganno della cadrega o le battute sull’origine
meridionale di Aldo.
Vedrai che è così.
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