lunedì 25 novembre 2013

Faccio il portiere d'albergo. Due volte a settimana mi tocca la notte (qualcuno deve pur farlo, direbbe John Barsad).
Scordatevi i luoghi comuni sui portieri di notte.
Non è vero che passiamo notti di fuoco con MILF yankees assatanate di rudi maschi italici.
Non è vero che ce la dormiamo nel retro.
Passiamo le notti a controllare i conti e vediamo passare davanti a noi la gggente. Spesso brutta gggente. Perchè passare la notte nel centro di una città d'arte italiana non vuol dire acculturarsi ed elevarsi spiritualmente. I pirla rimangono pirla, soprattutto se fanno di tutto per rimanere tali. E fanno venire una gran voglia di riattivare i treni per la Siberia, sola andata.

In questo albergo ci sono due ingressi, uno normale uno con il maniglione antipanico, sono uno di fianco all'altro. All'una chiudo l'ingresso principale con la chiave. Chi vuole rientrare basta che bussi o suoni il campanello.
Non lo fa mai nessuno.

Una coppia giovane, straniera. Alti, belli, hanno tutto il meglio della vita. Soprattutto lui. Perchè lei è ... come descrivervela?
La lama di luce di un faro in una notte di burrasca.
La fresca brezza che spira sui monti del Pratomagno in un giorno d'agosto.
Il tuffo di Gian Matteo Mareggini a deviare il rigore e regalarci la vittoria sulla juve.
Insomma, una bimba niente male, ecco.
Non suonano il campanello e tentano di aprire la porta principale. Sento i rumori ed arrivo, gli apro l'ingresso secondario. Lei entra. Minigonna uterina, il mio unico neurone lancia urla belluine. Lo accuccio nel mio maschio vuoto cerebrale rammentandogli che a) sono felicemente sposato e b) lui ha le spalle mooolto grosse.
Ma il proprietario delle spalle mooolto grosse non entra.
Fissa il portone principale. Non capisce perchè è chiuso.
Prova a riaprirlo. Niente. E' ovvio, bischero, è chiuso!
Ma lui riprova, si interstardisce, comincia a sbatacchiare la maniglia.
Lei esce, lo prende sottobraccio e lo fa entrare dall'ingresso secondario. Lui, completamente inebetito, osserva il mondo nuovo: un ingresso aperto, un angelo che lo guida all'interno, un portiere italiano che guarda sbigottito come si può ridurre chi ha cotante fortune.
Vengo investito dai vapori di una distilleria irlandese, talmente densi che il collega del mattino, al cambio turno, penserà che mi sia scolato tutto il bar nottetempo.
Loro entrano in ascensore, io, chiudendo la porta, continuo ad essere convinto del mio pensiero:
Siberia, sola andata.

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