sabato 16 novembre 2013

Oggi, sabato 16 Novembre, per la XXVII edizione di giochi senza frontiere, è partita la gara di “facciamo confusione davanti al bancone e rendiamo sordo il portiere”. Ecco le nazioni in gara ed i loro partecipanti:
Spagna: 4 signore attempate che appoggiano 4 mappe aperte su tutto il bancone a mò di lenzuolo con tanto di briciole degli avanzi delle colazioni e macchie di caffè: “Estamos acquì? Done hay la plaza Michelangel? Y esto, que es? Mire, niñas, tenemos que ir a los Uffizi, coño!” un quarto d’ora di berci tra loro a chi grida più forte su dove andare e cosa visitare, ed un quarto d’ora a segnare sulle mappe la posizione dell’albergo e dei monumenti che vogliono visitare su ogni mappa. Faticavo meno a scrivere a mano l’intera Divina Commedia. Eccole, le vere “furie rosse”, altro che Iniesta & co. Ma perdono punti in classifica perché sono cortesi, ringraziano e sorridono. Meritano la spesa delle camere ed il sorriso del portiere.
Brasile: “Florencia, muito linda!” 7 persone che fanno casino per 70. Anche per loro, punto di ritrovo al bancone: manca una persona, in che camera è il signor Joao? Ehm, signore, mi dovrebbe dire il cognome, la lista clienti è ordinata per cognomi. Il cognome è Pereira (inventato, nda). Ovviamente non risulta nessun Pereira nella lista. Si prende la lista e si controlla tutti i cognomi, su un centinaio di presenti in hotel. Alla fine si trova, ovviamente era un altro cognome. Uno dei brasiliani chiama in camera, ma nessuno risponde. Il signore cercato improvvisamente appare: era fuori a fumare, davanti all’ingresso. Ma nel frattempo una delle componenti del gruppo è risalita a prendere qualcosa che aveva dimenticato in camera (la macchina fotografica, un ombrello, un panzerfaust). La ricerca ricomincia daccapo. Ma anche loro non sono primi perché sorridono e dicono buongiorno.
Regno Unito: il solitario giocatore arabo-inglese si piazza davanti al bancone e comincia a parlare in arabo per mezz’ora. Ora, a me importerebbeunariccasega; è che non sorride e non dice buongiorno. Quindi si piazza al secondo posto, ma prima c’è la
Grecia: i greci giocano il “fil rouge” con la bellezza di 10 camere ed una ventina di opliti/e a cui non va bene niente: questa camera non mi piace. La cambiano. Il giorno dopo: neanche questa mi piace. Altro cambio. Stessa cosa il terzo giorno. Stessa cosa per altre due camere. Ovviamente, anche per loro vale il punto di ritrovo di cui sopra, con persone che entrano ed escono in continuazione per uscire a fumare, oltre a dare la chiave salvo poi riprenderla per tornare in camera, anche loro a riprendere qualcosa lasciata su (dai la chiave, rendi la chiave). La gara di urla si fa serrata: “Efkarisos, endaxi, kalimera, parakalo” urla la madre a 164 decibel in direzione della figlia che sta risalendo in camera a prendere un discobolo o la torcia olimpica o la chitarra per suonare il sirtaki, o forse gli sta solo riconrdando che “This is Sparta!”, tanto non li capisco. Probabilmente mi hanno preso per Serse. Ma avrei preferito Cosmi, nell’interpretazione che ne dà Crozza, chiaramente. Anche loro poco educati, perennemente musoni, casinari incredibili. Forse il fatto che non riescano più a mantenere l’ordine di quando marciavano per il mondo in falange serrata spiega perché non siano più la potenza di un tempo. Ma può esserci di peggio: sono in arrivo 4 camere dei loro perenni nemici: i turchi.
Ma tanto ho staccato alle 15. Tiè!

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