sabato 1 novembre 2014


Il nostro lavoro di banconisti ci fa sembrare un po' simili al lampionaio, che accende e spegne il suo lampione per sempre, ogni minuto.

Un lavoro sempre uguale, continuato, ripetitivo.

Una frase in particolare.

La colazione è dalle 7 alle 10.

E pure peggio, perchè non abbiamo neanche un tramonto da osservare. Od un principino col fazzoletto di seta con cui parlare del perchè dobbiamo dire sempre e comunque frasi che nessuno ascolta.

Mais il n’y a rien à comprendre.

La consigne c’est la consigne.

Bonjour.


Ve le scrivo in italiano, ma potrebbero essere anche in altre lingue.


1.-La colazione è dalle 7 alle 10-

La cliente prende la chiave.

Si ferma.

Si volta verso di me.

E' trascorso 1 secondo e 27 decimi.

-A che ora è la colazione?-


2.Turno di pomeriggio. Stessa frase. E' la consegna.

Tre giorni dopo, turno di notte, 4 del mattino. Il cliente a cui riferii la frase succitata 3 giorni prima scende le scale e, senza degnarsi della mia presenza, si infila nella sala colazioni.

Io lì, fermo con lo sguardo allucinato di Ron di fronte all'ennesima ca**ata di Harry.

Accanto a me Sakurambo che mi annuncia “Questa per te sarà una pessima giornata”.

Il tipo, 40 anni gettati al vento senza remore, riemerge dall'oscurità ed appoggia le braccia sul bancone, manco fosse il padrone di casa. L'espressione scocciata dell'evento inaspettato, come se alle 4 del mattino fosse tutto imbandito ed apparecchiato solo ed esclusivamente per lui.

-Perchè è tutto spento?-

-Perchè le colazioni cominciano alle 7-

-Ma io ho l'aereo alle 6, devo fare colazione!-

-Posso farle un caffè io, al bar-

-Ed avete da mangiare?-

-Mi spiace, non ne abbiamo. Il personale delle colazioni arriva più tardi-

Questo mi guarda e pronuncia la frase che mi fa comprendere come certi cervelli siano perennemente spenti perchè inspiegabilmente assemblati senza l'interruttore “on”:

-Allora chiami e faccia arrivare qualcuno ora, che aspetta?-

Fu una pessima giornata.

E non dico altro.


3.Italiani. Check-in e salgono in camera. Ovviamente, stessa frase.

Alle 19 e qualcosa scendono e si infilano in sala colazioni.

Ok, come diceva quella scritta sull'aereo “Dont panic”. Magari gli servono dei piatti e delle forchette perchè hanno deciso di comprarsi un paio di pizze da asporto. Sono abituato all'eccentricità italica di comportarsi nei luoghi pubblici come se fosse casa loro: prendere senza chiedere. Lascio un attimo il bancone e mi affaccio in sala.

Questi escono dall'oscurità con la stessa espressione scocciata di Sheldon quando scopre che qualcuno si è seduto sulla sua parte del divano: -Perchè è tutto spento?-

-Perchè le colazioni iniziano tra 12 ore, alle 7 del mattino. Non abbiamo ristorante-

Mi guarda.

Lui la fa facile. Quasi banale.

-Vabbè, ma dove si scalda il latte si può scaldare anche l'acqua per la pasta, no?-

Ok, panic.


4.Famiglia argentina. Consegna per il sottoscritto che comincia il turno alle 23. Partono alle 6, chiedono caffè per tutti. Nessun problema. Come diceva quel tipo: ero lindo, pulito, ben sbarbato e sobrio, e me ne sbattevo che lo si vedesse. Un po' bradipo forse, ma fa parte della dotazione standard del notturno. Gli farò il caffè.

Scocca l'ora x e quelli scendono. Tassa di soggiorno, poi li invito al bar.

Mie personali, testuali parole:

-Andiamo al bar e vi preparo i 4 caffè. La sala colazioni è ancora chiusa, ma posso chiedere se hanno degli yogurt. Ma devo andarci io, non si può entrare fino alle 7-

Non voglio passare come un poliglotta universale. Lavoro in un semplice 3 stelle. Sono spesso di notte. Ma credo di conoscere abbastanza bene lo spagnolo, e di essermi fatto capire.

Ma invece di seguirmi fino al bancone del bar, il capofamiglia, con la stessa tranquillità argentina nel torturare a morte i propri concittadini, si infila diretto in sala colazioni.

Neanche il tempo di contare fino a tre che Gesù Bambino piange. Perchè Marco “Grisù” urla come un ossesso quelle parole che noi toscani pronunciamo sempre quando accadono cose che non ci piacciono. Che nel caso di Marco è il 100% di quel che lo circonda.

Mi tocca entrare in sala colazioni, perchè un toscano ed un argentino che discutono superano abbondantemente il fracasso di una vettura di formula 1 nel rettilineo, invitare il cliente a levarsi dai 3 passi e tornare al bar; e mi toccò ripetergli ancora quel che gli avevo detto in precedenza: alle 6 il buffet non è pronto. Alle 6 non trovi paste e/o panini. Alle 6 ci sono solo io che ti faccio il caffè, al massimo uno yogurt, e non puoi pretendere di avere tutto e subito, se volevi fare colazione dovevi programmarti diversamente il viaggio e non scegliere un volo la mattina presto. Perchè parlo e si comportano tutti come Homer quando dice “avete la mia totale attenzione”?

Comunque alla fine andò tutto bene: il cliente capisce, torna al bar (dove il resto della famiglia invece era rimasto perchè aveva capito), e mi chiede i caffè/cappuccini vari. Mangiano gli yogurt, chiedono scusa e cominciano a raccontarmi il 90% del loro viaggio e della loro vita, e dell'emozione nel vedere un loro concittadino nuovo vescovo di Roma. Chissà se una volta a Buenos Aires avrà raccontato agli amici dei bestemmioni di Grisù nel vederselo apparire in sala nell'orario sbagliato.


5.Mia moglie, primo pomeriggio. Stessa frase a cliente australiana. E' la consegna.

E' facile, c'è un termine apposta. Scandirlo bene affinchè il cliente capisca: colazione, breakfast, desayuno, petit dejuner. E mia moglie sa scandire bene i termini affinchè clienti, figlie e marito capiscano.

Alle 19 la cliente scende e si infila diretta in sala. Al buio.

La Sara, com'è ovvio, lascia un attimo il bancone e si avvicina: “Signora, le serve qualcosa?”

Si, sto aspettando per mangiare”

Ma... signora.. la colazione comincia alle 7 del mattino (7am), non del pomeriggio!”

Ma io ho fame ora....”

ps. la signora comunque era cotta da quasi 20 ore di volo con svariati scali dall'Australia, con jet-leeg e fame fuori orario. Dopo un po' di spiegazioni, si rende conto che era ora di cena, e si prese una pizza in un locale fuori dall'albergo.


6.Clienti americani. Solita partenza delle 4 del mattino, per un aereo che parte alle 7 ma che li fa temere che “ci vorranno due ore di check-in”. Non si rendono conto che Peretola è una parodia di aeroporto. Che basta una mezz'ora prima, non ci sono voli ogni 5 minuti modello Heatrow ed un centinaio di gate. Ma tant'è: loro hanno deciso così.

Scendono per il check-out e mi chiedono un taxi. Sono comunque sorridenti e felici nonostante l'alzataccia perchè tornano a casa dopo una vacanza italica. E per fortuna, particolarmente fortunata.

Lo chiedo sempre, ai clienti che scendono prima delle colazioni e sono simpatici:

-Volete un caffè?-

Mi guardano come se fossi il messia. Ma ancora non capiscono.

-Ma le colazioni non cominciano alle 7?-

Se mi alzi la palla, io schiaccio, è chiaro.

-Le colazioni si, ma un caffè si può fare a qualsiasi ora. Hey, sono italiano, so come fare un caffè. E' nella Costituzione: gli italiani devono saper fare il caffè, o non sono italiani-

Mi avrebbero abbracciato.

Nei dieci minuti mentre gli preparavo il caffè, lo bevevano ed aspettavano il taxi, mi raccontarono i ¾ della loro vita. Ma non chiedetemi dettagli perchè TUTTI i clienti a cui offro questo servizio mi raccontano tutto in un fiume di parole ininterrotto. Gli americani in particolare. E quando salgono sul taxi, mi stringono la mano nel solito modo: con frattura multipla del metacarpo.

Ma quell'espressione sorridente mi ripaga di quelli che pretendono di avere tavolo apparecchiato, colazione competa e personale a sua totale disposizione alle 4 del mattino.


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