sabato 4 aprile 2020

Cronache del portiere d'albergo in quarantena.

Il portiere d'albergo, costretto in casa dalla pandemia dilagante che gli ha chiuso il posto di lavoro, scopre che è possibile avere un ritmo di veglia-sonno regolare. Che ci si addormenta la sera e ci si risveglia la mattina.

Riesce, dopo decenni dei turni più svariati e diversi, che è possibile seguire un film in tv. Fino in fondo. E che esattamente come prima di cominciare questo lavoro, non è cambiato niente: pubblicità continue e il 90% dei canali che fa cagare.

Si rende conto che è possibile mangiare agli stessi orari. Un regolare primo-secondo-contorno. Non si saltano pasti, non si divorano panini ingurgitando di fretta perchè potrebbero arrivare clienti da servire. In effetti, scopre che la cintura si chiude con sempre più difficoltà: bisogna andare al buco prima.

I portieri d'albergo, pochi giorni dopo l'inizio del blocco, si svegliano pensando che hanno sbagliato a fare una certa procedura, che "Oddio domani devo inviare i sospesi e le commissioni", che non ricordano se, al cliente che su bk chiedeva un check-in anticipato alle 3 del mattino (giuro), gli abbiamo risposto gentilmente o gli abbiamo fatto la risata sarcastica.

Dalla seconda settimana in poi, non solo non ricordano le procedure più elementari, ma cominciano pure a dimenticare i rudimenti dell'inglese e che, in fondo, "Two is megl che one" non è poi tanto sbagliato.

Il portiere d'albergo, quando riceve messaggi inerenti al lavoro, sono colleghi che chiedono ragguagli su una procedura o se è possibile scambiare un turno. Adesso riceve quelli dei clienti affezionati, con cui hai fatto amicizia, che "mi manca Firenze, mi manca la vista dalla 410, mi mancate tutti voi".

Il portiere d'albergo, in quarantena, ha nostalgia del suo lavoro. E s'annoia un monte. Accidenti, doppio e triplo accidenti.

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