martedì 14 gennaio 2014

Non avrei mai creduto di dirlo, ma stavolta si, è proprio così.

Scontato, banale, ma vero.

Questa la batte tutti.

Premessa: avendo studiato 4 lingue straniere, odio dover mischiare le une alle altre. Voglio dire: perchè dobbiamo infarcirci di parole inglesi quando noi siamo italiani? Ma non è tanto per la lingua in sé, è che usare un termine inglese mi sa un po' da... burini, ecco. Da “voglio fare il figo anche se sono distante anni luce da Raul Bova”, come quelli che appaiano in tv e ci dicono “spending review”. Dire semplicemente “ormai 'un ci s'ha più quattrini e si deve risparmià” è tanto difficile?

Ecco, c'è un termine che viene usato oggi per indicare un servizio degli alberghi: il wifi.
Il wifi oggi è, perdonatemi il termine, un “must”. Un obbligo, un dovere, un servizio essenziale. Ancor di più: deve essere “free”. Gratuito.

Ora, il problema, per noi portieri, è che i clienti non riescono a configurare i loro apparecchi con il wifi, e quindi vengono da noi. Perchè ci si aspetta che si sia tecnici iper - ultra - super specializzati, ci si aspetta Betchley Park e la decifrazione di Enigma, ci si aspetta che si abbia la capacità di Scott, Sulu, Uhura e Chekov messi assieme nel far funzionare la macchina al 638 % delle sue capacità.

Coppia giovane americana, lui alto prestante, lei biondina minuta. Rientrano nel tardo pomeriggio dopo la loro giusta e meritata visita ai musei. Sorridono, sono gentili e cordiali. Dicono buongiorno e buonasera, grazie e prego. Che volere di più? Volerne di più, ovviamente.

Poi lui scende con un piccolo computerino, uno di quei notebook o qualcosa di simile. Non riesce a collegarsi con il wifi, chi ha detto che i giovani sono bravi nella tecnologia? Non tutti sono all'altezza di Sheldon. Veramente, alcuni sono distanti con l'informatica come il risiko lo è da World in Flames. Acchiappo le istruzioni per la configurazione e mi accingo a digitarvi sopra, ma lui non vuole che lo tocchi. Può farlo solo ed esclusivamente il proprietario. Io sono un impuro, guai a toccare.

Ok, sono abituato alle stravaganze dei clienti. Il pc è tuo, lo comandi tu. Ma devi seguire queste istruzioni, ce la ha date Flavio, il tecnico che segue i nostri pc ed il wifi. Quindi, come Simon, Flavio ordina: apri le configurazioni della scheda di rete.

Non sono un campione di pc e winzozz, non riuscirei a collegarmi al norad per scatenare la guerra termonucleare globale, o infiltrarmi nel matrix, o elaborare una macchia fino a fargli apparire l'immagine nitida di Yuri. Ma non è che ci vogliano lauree informatiche od anni di pratica computeristica per sapere che, se clicchi da qualche parte, qualcosa si aprirà. 
 
Ora, io non so che cavolo abbia cliccato il ragazzone yankee, fatto sta che appare un'immagine.

Pochi millisecondi, volto immediatamente la testa dall'altra parte, mentre lui cerca furiosamente di chiuderla. Ma il cervello è sempre più veloce dell'occhio.

E stiamo parlando del mio cervello, che sta a quello del nobel per la fisica come il mio vecchio vespone Piaggio sta alla redbull di Vettel.

Non mi sfugge ciò che ho visto.

Lei.

Con la stessa espressione sorridente.

Serena.

Felice.

Costume adamitico.

E mi fermo qui.

Appaiono dei clienti, e ne approfitto per dargli la chiave, poi torno ad occuparmi di colui che, presumo, abbia scattato quella foto: hai aperto le configurazioni di rete?

Si.

Palesemente imbarazzato.

Senti, sarà bene che me ne occupi io, so cosa fare.

Ok, va bene. Mi smolla l'apparecchio. Potrei chiedergli la carta di credito, o sua sorella, o entrambe. Me le fornirebbe senza fiatare.

Gli configuro il pc. Ora il wifi funziona.

Stavolta non mi ringrazia, non emette un fiato: afferra la macchina e schizza su per le scale.

Appoggio gli occhiali sul bancone.

Mi copro la faccia con entrambe le mani e scuoto la testa.

Qui, ora, Firenze, bancone, un doppio facepalm è obbligatorio.


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