martedì 18 marzo 2014

Domenica mattina, partenze su partenze. Più di 50 camere.
L’urlo di Munch è un lieve sussurro.
Ma sono gentili e sorridono, soprattutto gli italiani. Il lavoro scorre piacevole.
Quasi.

1 - Gustavo è partito.

Ve lo ricordate Gustavo? Ne ho parlato ieri. Quello che mi chiese se potevo andare a prenderli all’altro capo della città e guidarli passo passo fino all’albergo perché non erano capaci di guidare fin qui, scocciatissimo di trovarsi in difficoltà in una città che non conosce, mannaggia a noi fiorentini che non buttiamo giù un centinaio di palazzi per fare vie grandi come autostrade e rendergli la guida comoda; povero cucciolo alle prese con una città rinascimentale, ti manderei a guidare ad Aleppo a schivare i razzi RPG.

Dovevano stare due notti. Sono partiti un giorno prima. Chiedo spiegazioni, ma sono molto generici.

Camere pagate con l’agenzia, io emetto la fattura anche per la seconda notte ed alla via così.

Portano l’auto davanti all’albergo, nel nostro spazio, delimitato da righe gialle e che paghiamo profumatamente al comune, nella speranza che con questi soldi predisponga più piste ciclabili, sistemi le buche nelle strade, costruisca il nuovo stadio. Possibilmente in quest’ordine (son tifoso si, ma ci sono cose più importanti, via).
La Gustava viene a domandarmi dove si trova l’Accademia mentre il marito e gli altri due della combriccola caricano i bagagli. Miracolo, la signora accenna un sorriso, forse si rende conto che è stata una bischerata noleggiare un’auto e contemporaneamente prenotare un albergo nel centro di una città vecchia di un paio di millenni, luogo notoriamente afflitto da mancanza cronica di parcheggi gratuiti. E che non può essere colpa del portiere di un loro errore.

Ma come dihano a Roma: si, te piacerebbe!

La signora ringrazia e fa per andarsene, ma la blocco. Just in case, come si dice in questi casi:

-Ehm… el carro?-

E lei candida, come se fosse la cosa più naturale del mondo:

-Stacionamiento-

Ah, certo. Massì, mettete pure l’auto qui davanti a noi per il tempo di andare all’Accademia a vedere il David. Magari fate anche pranzo e ve ne andate con comodo, a metà pomeriggio. Magari dormite pure in un altro albergo e ve la riprendete domani. Perché non facciamo anche tra una settimana? Due anni? L’inizio del prossimo secolo? E gli altri clienti che vogliono caricare i bagagli prima di partire e tornare a casa?

Ovviamente nego questa possibilità: il posto davanti all'albergo è permesso solo per carico e scarico bagagli. Ho ¾ di albergo che parte e tantissimi di costoro sono italiani arrivati qui in auto. Se anche queste persone vogliono caricare i loro bagagli, hanno il diritto di sostare per metterceli.

Glielo dico in spagnolo, inglese ed italiano, ma capiscono. Spiego alla signora che se vogliono vedere il David, possono parcheggiare sui viali, tanto la domenica è gratuito. Ma il posto mi serve. Serve a tutti gli altri clienti.

Se ne vanno senza salutare.
Ovviamente.


2 - La odio, la primavera.

Ragazza americana bionda della 506, ha una giacca aperta sullo sterno.

Tracce di reggiseno: zero.

Con sforzo estremo, tengo lo sguardo puntato sulle pupille sue e del marito (credetemi, è un grosso sforzo. Ho un unico neurone. Ragiona da uomo. Non posso farci niente, ho solo questo di dotazione standard, come il 99% dei maschi italici).

Mi chiedono di lasciare i bagagli in camera. Sperano di tornare prima delle 12 (orario del check-out), altrimenti il facchino può portarli giù. Ok, nessun problema, l'importante è che siano rifatti, il facchino porta giù i bagagli sistemati, non si mette cerco a trasportare i singoli capi d'abbigliamento sparsi nella stanza, avrei un paio di storie da raccontare su questo problema). Loro assicurano di si, tutto sistemato. Escono. Il io neurone vuole bastonarmi selvaggiamente, non le ho guardato le tette. Non in maniera vistosa, almeno.

Mandano una mail a mezzogiorno, chiedono di far portare i bagagli, ma si scusano... hanno dimenticato di mettere in valigia la roba in bagno.... ti pareva. Vabbè, Luciano mette tutto in un sacchetto. Tornano, prendono la roba e vanno via.


3 – Indiani. Forse c'è speranza.

3a – ragazza indiana. Bellissima. Vestitino a fiori con gonnellina plissettata al ginocchio e spalle scoperte a mostrare una splendida pelle ambrata. Sorride, il che mi fa già pentire di tutte le cattiverie che ho scritto sull'India in questo blog. Ha i tratti di Parminder Nagra, il che mi fa volare con la fantasia che, se non ero sposato, le avrei chiesto un remake di “Bend it like Beckam”: lei fa la giocatrice di calcio indiana, io l'allenatore. Titolo: “Bend it like Borja Valero”.

3b – coppia, sempre indiana. Questi sono parecchio brutti, ma, miracolo, anche loro sorridenti e cortesi, che sta succedendo? La riunione mondiale della gentilezza e cortesia indiana a Firenze? La voglio tutti i giorni.
Mi chiamano sul centralino subito dopo essere rientrati in camera: hanno trovato una bottiglia di spumante, e sono dubbiosi: ce lo hanno messo apposta questi italiani, per addebitarcelo a tradimento? Malgrado la buona educazione non si fanno mancare il sospetto tipico loro.
Rassicuro la signora che lo “sparkling wine” è “complementary”. Semplicemente, l'agenzia ci ha comunicato che sono in viaggio di nozze, e come da contratto, hanno diritto a questa bottiglia inclusa nella tariffa del soggiorno.

-So, we don't have to pay for it?-
-Of course no, madame-
-Really?-
-For sure-
-No charge?-
-No euro-
-We may drink it for free?-
(che palle!) -If you wish. But, if you don't, i will-

E qui finalmente l'indiana si fa una sana risata e lancia quella che mi è sembrata più una minaccia che un invito:

-You may join us.-

Ovviamente ho declinato. A parte che non posso lasciare il bancone, non reggo proprio l'alcool. Specialmente a digiuno.

E, non conoscendoli, non vorrei che quel “join us” contenesse qualcosa di molto compromettente.


4 – Cinese.

Non parla un'acca di qualsivoglia altra lingua.

Mima il gesto di tagliarsi le unghie.

Non so dove si trovino i tagliaunghie (ce li abbiamo, lo scoprirò dopo) perciò gli do le forbici del bancone. Forbicione da carta. Ho solo queste.

Sguardo deluso, ma le prende ugualmente. Mi indica una chiave: presumo che lui soggiorni lì.

Ed invece no, lì ci sono altri cinesi che, alla partenza, non capiscono che rivoglio le forbici. Di quello a cui le avevo prestate, nessuna traccia! Me le ha fregate! Morte, morte e distruzione totale!!!! Rivoglio le truppe inglesi che invadono la cina per costringerli ad aprirsi al commercio dell'oppio! Maledetto!!!! Dopo il turno sono andato in un negozio 99 centesimi a ricomprarle. Di tasca mia ovviamente! E sono pure made in china! *oglione io a fidarmi!

Manderò una lettera infuocata al successore di mao tse-tung, od al vicesindaco di prato! Rendetemi i miei 99 centesimi, mangiagatti a tradimento!

Argh!

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