domenica 2 marzo 2014

Un martedì, turno di notte.

Arrivo in albergo alle 22.50, con 10 minuti di anticipo sull'orario d'inizio del mio turno, come sempre (per chi non lo sapesse, faccio il portiere d'albergo nel centro di Firenze).

Sedute sul divano davanti al banco del ricevimento due signore argentine di mezza età.

Che non ci siano tutte con la testa è evidente. Non nel senso che sono matte, ma che pensano più a cianare che ai fatti concreti. Potrebbero stare tutta la notte sul divano a chiacchiera, e dubito che, come la loro concittadina Rodriguez, abbiano una farfallina tatuata sull'inguine da mostrare. Vade retro! Le argentine sono buone solo ad intrattenere calciatori e/o tamarri, ed io non appartengo a nessuna delle due categorie.

(Ok, va bene, della prima faccio ancora parte, ma a livello fortemente amatoriale. Non conta. Giocare con amici dellla mia età contro ragazzetti di vent'anni più giovani e beccare una doppia cifra non è proprio quello che chiamo essere calciatori. E poi si prova la stessa frustrazione dello 0-5).

La collega del pomeriggio mi spiega che le signore hanno lasciato la chiave nella camera, e mi chiede se posso andare ad aprirgli la porta con il pass (il facchino aveva staccato alle 22.30). Ovvio che posso, basta si levino di torno; quindi prendo la chiave universale e le invito ad entrare in ascensore. Habitacion 303, mi dice una di loro. Ovviamente, nell'ascensore, premo il 3, per andare al terzo piano.

Ma una delle signore dice che, no, “es el secundo piso”.

L'altra dice che è il terzo.

L'amica ribatte sicura: il secondo.

Lo sapevo che andava a finire così, penso con un facepalm mentre le signore discutono; ma fosse solo questo il problema. Una volta arrivati su al terzo piano faccio per premere lo zero sulla pulsantiera dell'ascensore per tornare giù, ma una delle ziette di Buenos Aires mi dice, ormai che siamo al terzo, di aprire la 303 per vedere se è davvero la loro camera...

Sul viso dovevo avere l'espressione di un ispettore di Scotland Yard davanti all'ennesima vittima di Jack. Magari non ho ho capito bene, quindi, come un avvocato di Law & Order, azzardo un'obiezione.

-Ma se non è la vostra camera? Ci può essere qualcuno dentro.

Ovviamente sottovaluto la capacità delle argentine di compiere atti innominabili con la stessa naturalezza con cui i loro concittadini poliziotti massacravano dissidenti politici dentro polverosi garage. La signora, con la sicurezza dell'avvocato di OJ Simpson alla faccia dell'evidenza delle prove, esclama:

-Beh, chiediamo scusa e richiudiamo la porta-

Dire che ero leggermente allucinato è un eufemismo, probabilmente solo uno strafatto di crack aveva la mia espressione in quel momento.

Chiaramente la richiesta della signora è negata con tutta la mia forza. Imperiosamente comando: si torna giù al banco immediatamente!

Lista clienti.

Cognome per favore.

Trovate subito, le signore erano alla camera 203. 

Indovinate un po': la chiave era al suo posto, al ricevimento. Le clienti avevano lasciato la chiave nel pomeriggio, quando erano uscite per girare per Firenze, ma si erano completamente scordate del numero. Chiaro, non avevano acceso il cervello. Giace ancora lì spento. Da una cinquantina d'anni.

Tanto per rimarcare questo grave malfunzionamento, le signore erano in albergo da noi già due giorni. 

E voleva che gli aprissi la camera 303, per vedere se era quella giusta...

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