giovedì 23 aprile 2020

Scambio di messaggi di posta elettronica -tradotti in italiano- tra il sottoscritto e una cliente dalle idee particolarmente fantasiose, durante un turno di notte di qualche mese fa, prima dell'arrivo del morbo: 

"Chiedo si sapere il costo per un check-in anticipato" 

Non c'è nessun costo per un servizio del genere, per il semplice motivo che non possiamo assolutamente prevedere quando una camera si libererà la mattina -oltre al tempo necessario alla cameriera per pulirla, ovviamente- Certo, ci saranno sempre clienti che chiederanno un check-in anticipato di qualche ora prima. Le 13, mezzogiorno, le 10 del mattino, possibile se un cliente è partito presto e la cameriera la pulisce subito. Possibile pure entrare in camera alle 8 del mattino, ma solo a condizione che non si sia venduto tutto il giorno prima questa camera sia quindi vuota e disponibile. E questo, ovviamente, non lo vogliamo. Cercheremo sempre di realizzare il completo. 

Quindi rispondo che siamo molto spiacenti, non abbiamo questo tipo di servizio.

Dopo un'ora mi scrive questa sorprendente messaggio:

"Qualche giorno fa ho mandato una mail chiedendo di poter fare il check-in alle 3 del mattino, e mi era stato risposto affermativamente. Dopo aver prenotato una camera doppia, il sito dell'albergo mostrava che il check-in è alle 2 del pomeriggio. Io arriverò a Firenze alle 3 del mattino. Posso sempre fare il check-in all'ora che ho chiesto?"

Rimango letteralmente a bocca aperta davanti allo schermo del pc.

Le 3 del mattino.

Alla faccia del check-in anticipato.

E qualcuno di noi avrebbe pure risposto affermativamente? Mi rifiuto di crederlo, sono anni che la squadra della portineria è rodata, mica siamo pischelli qualsiasi che dicono di si a tutto.

Faccio una ricerca tra i messaggi della posta elettronica per cercare lo scambio di mail precedente, che la tipa afferma aver avuto con noi. Ma non trovo niente. Nè con il cognome -portoghese- nè con l'indirizzo di posta elettronica.

Cerco anche nel gestionale: nessuna prenotazione a quel nome. Provo anche a fare una ricerca sui portali delle varie OTA, ma anche lì niente.

Immagino, assurdamente, che in realtà la tipa sappia già che arriverà a Firenze alle 3 del mattino -mi domando come, visto che non ci sono mezzi pubblici, e se ha un mezzo suo, perchè viaggiare di notte?- e magari sappia benissimo che la camera, con ogni probabilità, non sarà ancora disponibile. Quindi lei intende "check-in" ma in realtà chiede solo di lasciare il bagaglio in deposito. Avrà qualcosa di importante da fare di notte. Suona in qualche locale dove tirano tardi? Un focoso incontro intimo che avrà termine alle 2.30 o che comincia alle 3.30 in altro punto del centro storico? Deve girare un documentario di Florence by night e, visto che passa dalla stazione, vuole lasciare il bagaglio? Mi immagino qualsiasi tipo di situazione.

Provo a pensare ottimisticamente: vuole lasciare il bagaglio. La mia mente si rifiuta di credere che questa sia una richista arrogante di avere la camera già alle 3 del mattino. Quindi rispondo: "Gentile Signora, l'albergo è aperto 24 ore su 24, quindi può venire in qualsiasi momento le aggradi e lasciare il bagaglio nel nostro deposito in portineria"

Perciò continuo il mio lavoro notturno in tutta serenità, come sempre dopo aver completato le mail rimaste a sospeso e aggiorato la posta elettronica.

E dopo un'ora e mezza, arriva questo messaggio che definire sorprendente è poco:

"Questo è molto irritante. Ho chiesto la conferma dell'ora del check-in ben prima di prenotare. Avevo chiesto se potevo fare il check-in alle 3 del mattino e mi è stato risposto che "la reception è aperta 24 ore su 24"

Come può immaginare, alle 3, non lascerò i miei bagagli nell'albergo per poi girovagare fuori in città. Nel sito dell'albergo le informazioni sul check-in sono disponibili solo dopo aver prenotato (che non ha senso). Adesso devo cancellare la mia prenotazione e cercare un altro albergo.

Penso che il mio inglese fosse abbastanza chiaro quando chiesi un check-in anticipato nella mia prima mail. Non so chi abbia risposto, ma questo è totalmente inaccettabile"

Sono letteralmente basito.

La prima reazione è scriverle un bel "fuck off" e magari allegarci il meme di un dito medio. Mi immedesimo in Jules Winnfield che recita Ezechiele 25.17 prima di scaricargli addosso tutto il contenuto della 9 millimetri. O le peggio violenze di uno spaghetti western diretto da Corbucci. Cose così. Ma poi mi passa. Non ne vale mai la pena.

Non so perchè la tipa abbia mandato questa mail, che ovviamente allego alla storia. Probabilmente "ce stava a provà". A vedere se le accordavano quest'assurdità, tantopiù che tutti i siti mostrano chiaramente l'ora del check-in. Di tutti gli alberghi, ovunque, sul pianeta. Tiro fuori il diplomatico che è in me per una risposta il più neutra possibile:

"Gentile signora, probabilmente c'è stato un fraintendimento. Se lei arriva alle 3 del mattino del giorno stesso, è molto probabile che la camera sia ancora occupata dal cliente in partenza. Dobbiamo aspettare che costui lasci la camera -è poi, ovviamente, pulirla-

E' possibile che non si venda la camera, il giorno prima, ma come impiegati alberghieri cerchiamo sempre di realizzare il tutto esaurito.

Spero di aver chiarito la situazione bla bla bla"

Dopo di che riprendo il lavoro notturno, ma alzo il volume del pc. Ogni volta che arriva un messaggio di posta emette un bip, e io accorro, curioso da vedere cosa risponde la mattonza, un mix tra matta e stronza; ormai l'ho ribattezzata così.

Invece non arriva nessun'altra risposta. C'è però, quasi alla fine del mio turno di lavoro, una cancellazione. Che di per sè non sarebbe niente di particolare, visto che prenotazioni, modifiche e cancellazioni arrivano a ritmo continuo, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ma questa mi colpisce perchè il cognome è portoghese, come quello della mattonza. La mail è diversa, ma ho come il sentore che fosse proprio costei perchè nelle note di questa prenotazione c'è proprio scritto "early check-in". Faccio una nuova ricerca sulla mail, ma non appare niente, nessuno scambio di mail. Provo con nome e cognome (cognomi, visto che portoghesi/brasiliani ne hanno dozzine) e anche il numero di telefono che appare in prenotazione. Nulla di nulla.

Non posso stare dietro alle fisime degli altri. Cancello la prenotazione dal gestionale -chiunque fosse- e vado avanti per finire il mio turno di lavoro.

Ma la mattonza, e il nostro scambio di mail, finisce dritta filata nel bestiario.

Check-in alle 3 del mattino. Bah. Perchè non, a questo punto, anche la guida rossa e i paggetti che gettano i petali di rosa mentre passa?

sabato 18 aprile 2020

UNA FOTO DI QUANDO AVEVO VENT'ANNI, EH? PENSATE CHE NON OSI POSTARLA? EH? EH?

E quindi, ecco la storia di una bicicletta.

Mi ero già accorto, lavorando in albergo, che vendere camere potesse essere alquanto difficile, con rompiscatole vari. Clienti difficili che pretendono camere triple con vista avendo prenotato una singola. Gente che entra e, senza neanche un buongiorno o buonasera, comincia a trattare sul prezzo. Quelli che chiedono il servizio in camera alle 3 di notte, e si stupiscono quando gli dico che non lo abbiamo.

Ma non mi aspettavo che lo fosse anche quando si tratta di vendere oggetti privatamente. Eppure un mio caro amico, che chiamerò semplicemente Moronz, eccellentissimo chitarrista e appassionato creatore di superbe 6 corde elettrificate, mi aveva detto delle sue difficoltà nella vendita in rete delle sue creazioni.

Ma torniamo un attimo alla bici.

30 anni fa comprai una bici da corsa. Oddio, "comprai" è la persona verbale sbagliata. La comprò i' mi' babbo, per 700mila lirette. Per 15 anni macinai chilometri e senza neanche un minimo di doping. Semplicemente, viaggiavo piano.

Adoravo andare in bicicletta. Ho adorato tanti sport, ma la bici aveva quel vantaggio di non dover attendere amici disponibili per una partita. Certo, i primi tempi andavo fuori con il Copo e il P, soprattutto quest'ultimo, ma avevano un ritmo e una resistenza di cui io, abituato agli sport con la palla, ero assolutamente privo. Faticavo enormemente a stargli dietro. Quindi presi a uscire da solo.

Cominciavo a febbraio-marzo, due volte a settimana andavo alle Cascine a farmi un 3-400 chilometri in piano per prendere agilità alla gamba, quindi cominciavo le salite sulle colline intorno a Firenze. Il momento clou era in agosto quando andavo a Cetica scalando il passo della Consuma, poi, non contento, invece di fare Montemignaio, scendevo per Caiano e risalivo da Pagliericcio, tanto per farmela più lunga. Per chi non è del posto, sono una trentina di chilometri in più. Con pendenze del 10%.

Ricordo la prima volta quando apparii, salendo dalla parte dalla chiesa, al bar di Borgopiano. Quegl'omini, intenti a giocare a carte, alzarono un momento la testa da lisci e carichi e, osservandomi, se ne vennero fuori con il classico

-Bada, c'è i'figliolo di "sidoro" (isidoro, nda), da 'ndove tu vieni?-

-Da Firenze, no?-

A quel punto s'udì il bonk delle loro mascelle. E allora mi toccò mostrare il contachilometri elettronico della bici che indicava 90 chilometri. Non ci volevano credere.

Poi è arrivato il lavoro d'albergo, il matrimonio e due figliole, e il tempo libero è crollato come la borsa di wall street nel '29: fine di tante cose, come il calcetto, World in Flames e la bici, che è stata 10 anni ad ammuffire in cantina. Così, anche in previsione del futuro trasloco, 2013, decisi di venderla.

La tiro su dalla cantina, la ripulisco ben bene, la fotografo e la pubblico su internet. 50 €. Se può sembrare poco, per una bici del genere, devo dire che non era in condizioni ottimali, dopo tanti anni d'uso. La ruota posteriore era leggermente ovalizzata, i pedali erano del vecchio tipo a gabbietta e i cambi ancora sul telaio, invece che integrati con le leve dei freni come sono oggi.

Dopo neanche venti minuti che avevo chiuso il pc, arriva un sms di uno che ha visto l'annuncio e voleva avere informazioni. Il giorno stesso ho altre richieste di informazioni per posta elettronica. E dalle telefonate cominciano le richieste buffe.

-Chiamo per la bicicletta.
-Buongiorno a lei. Si, ho messo io l'annunc...
-Si può fare 40 €?
-Eh?
-Un pò di sconto, dai.
-Lei è la prima persona che chiama. Vorrei prima vedere se trovo qualcuno che la compra a 50 €.
-Ma dai, vengo lì, 40 € sicuri.
-Ci sentiamo tra un paio di giorni. Se non la vendo a 50, la venderò a lei.
-Ma vaff...

Oppure:

-Io visto bici, potere vedere?-
-Buongiorno a lei, c'è proprio l'inflazionamento dei saluti. Ovviamente si può vedere, sto in via blablabla-
-Ma io vengo da Santa Croce sull'Arno, potere fare sconto?-
-Co-come, scusi?
-Io dovere fare strada, quindi tu fare sconto, ok?
-Non è meglio se cerca una bici dove abita lei?
-Tu è uno stron....

E ancora:

-Ciao, per quella bicicletta...-
-Buongiorno. Se vuole vederla, io abito in via Pa...-
-Sono comprese le spese di spedizione, giusto?-
-Eh?-
-Dicevo: nel costo di 50 € sono comprese le spese di spedizione. Mi pare il minimo-
-Ehm... scusi, ma non è che ha sbagliato annuncio? Nel mio ho chiaramente scritto "solo cosegna a mano su Firenze"-
-Guarda che ci vuole un pò di elasticità, negli affari-
-Capisco...-
-Allora affare fatto?-
-Ho messo l'annuncio oggi, vorrei prima vedere se qualcuno la compra alle mie condizioni, le pare?-
-Così non farai mai strada. Hai il mio numero, richiamami quando cambi idea-
 
Buffa poi quella di chiamate di un singolo squillo. Col piffero che ti richiamo. Sei te che vuoi comprare? Sei te che devi chiamare.
 
Dopo due giorni di questo andazzo, arriva finalmente la giusta telefonata. Voce giovane, toscano. Abita vicino. Tempo 20 minuti e arriva. Vede la bici, gli spiego tutti i problemi. La controlla, l'esamina bene da cima a fondo. Ma è convinto. Mi paga e la porta via. Niente contrattazioni, niente richieste di ribassare il prezzo. Vedere merce, dare soldi, avere merce. Ci vuole così tanto?
 
La sera, a cena, scopro che strabocco letteralmente di tristezza. Si, quella bici è stata un pezzo della mia vita. E mi manca. Spero tanto che quel ragazzo ci abbia fatto e continui a farci tanti chilometri e si diverta come mi sono divertito io. E raggiunga un bar dove cazzeggiano gli amici del padre e non credano che abbia fatto tutti quei chilometri da solo.



venerdì 10 aprile 2020

Cronache dell'albergo prima della quarantena.

Premessa: lavoro in un albergo che ha un paio di camere con vista sul Duomo e il complesso di San Lorenzo.

Per la note leggi economiche della domanda/offerta, della scarsità e della divisione in classi sociali altrimenti dette "popolo grasso e popolo minuto", cioè quella per cui il megadirettore galattico ha l'ufficio con la pianta di ficus e la poltrona in pelle umana mentre Fantozzi lavora nello scomodo sottoscala, tali camere hanno un discreto sovraprezzo. Ma la richiesta c'è, perchè a tutti piace svegliarsi e vedere la cupola del Brunelleschi dalla finestra.

La richiesta per avere tali camere la fanno tutti, anche quelli che prenotano la singola più misera ed economica. Gli diciamo che devono pagare il sovraprezzo, e ovviamente qualcuno accetta e qualcuno si ritira. Ma la domanda la fanno. E vabbè, la risposta gentile e cordiale la meritano tutti.

Poi arriva questa domanda, e cioè "una camera con la vista sulla Tomba" e notare la T maiuscola. E' chiaro che vuole vedere la Cappella dei Principi; costui forse non sapeva come scriverla e quindi ha messo genericamente "Tomb". Ovviamente fa sorridere, visto che i sepolcri sono all'interno e non si possono certo vedere dalla camera; noi portieri scherzavamo sull'andare là e mettere un letto accanto al sepolcro del Magnifico, più vista di quella.... Oppure accennavamo ridendo alla possibilità di vederci arrivare, al bancone, Lara Croft in persona. O Angelina Jolie, anche meglio.

Invece poi è arrivata l'emergenza sanitaria, e costui ha cancellato.

Ma con i colleghi ce lo siamo promesso: quando riapriremo -speriamo presto- e costui dovesse riprenotare, gli diamo la camera con vista. Gli diamo il free upgrade. Insomma, Tomb Raider se lo merita, dai.

Giusto?

sabato 4 aprile 2020

Cronache del portiere d'albergo in quarantena.

Il portiere d'albergo, costretto in casa dalla pandemia dilagante che gli ha chiuso il posto di lavoro, scopre che è possibile avere un ritmo di veglia-sonno regolare. Che ci si addormenta la sera e ci si risveglia la mattina.

Riesce, dopo decenni dei turni più svariati e diversi, che è possibile seguire un film in tv. Fino in fondo. E che esattamente come prima di cominciare questo lavoro, non è cambiato niente: pubblicità continue e il 90% dei canali che fa cagare.

Si rende conto che è possibile mangiare agli stessi orari. Un regolare primo-secondo-contorno. Non si saltano pasti, non si divorano panini ingurgitando di fretta perchè potrebbero arrivare clienti da servire. In effetti, scopre che la cintura si chiude con sempre più difficoltà: bisogna andare al buco prima.

I portieri d'albergo, pochi giorni dopo l'inizio del blocco, si svegliano pensando che hanno sbagliato a fare una certa procedura, che "Oddio domani devo inviare i sospesi e le commissioni", che non ricordano se, al cliente che su bk chiedeva un check-in anticipato alle 3 del mattino (giuro), gli abbiamo risposto gentilmente o gli abbiamo fatto la risata sarcastica.

Dalla seconda settimana in poi, non solo non ricordano le procedure più elementari, ma cominciano pure a dimenticare i rudimenti dell'inglese e che, in fondo, "Two is megl che one" non è poi tanto sbagliato.

Il portiere d'albergo, quando riceve messaggi inerenti al lavoro, sono colleghi che chiedono ragguagli su una procedura o se è possibile scambiare un turno. Adesso riceve quelli dei clienti affezionati, con cui hai fatto amicizia, che "mi manca Firenze, mi manca la vista dalla 410, mi mancate tutti voi".

Il portiere d'albergo, in quarantena, ha nostalgia del suo lavoro. E s'annoia un monte. Accidenti, doppio e triplo accidenti.

giovedì 2 aprile 2020

Cronache dalla Quarantena.

Mi si è rotto un paio di occhiali. Il mio paio più recente, che mi comprai una decina d'anni fa. In realtà non sono proprio rotti, si è solo svitata la piccola vite che tiene insieme la lente con la staghetta. E la vite ora chissà dov'è. Finchè non riapre l'ottico, non sono utilizzabili.

Ho preso gli occhiali precedenti, risalenti a venti anni fa, e che avevo messo da parte per una graffiatura. Solo che non li trovo più. Spariti, dispersi, volatilizzati. E' una di quelle cose che mi lascia sconcertato: mi alzo la mattina e non trovo più un deteminato oggetto. E finchè si tratta delle cuffie, posso anche sopravvivere. Ma senza occhiali vado a tastoni.

Quindi sono ridotto come Henry Bemis: ho il tempo di leggere ma non gli occhiali.

Ok, sto barando: sono miope. A venti metri di distanza non distinguerei un autobus da un elefante, ma per leggere non ne ho bisogno. Volevo solo citare un episodio della serie tv migliore di sempre.

Ho un ulteriore paio d'occhiali, dopo di che non mi rimane che il mio primo, di quando avevo 10 anni. Acquistati da mia madre con montatura in osso super solida e molto spessa, e con le lenti più grandi possibile, affinchè avessi una maggiore visuale. In pratica prima arrivavano i miei occhiali, e 5 minuti dopo arrivavo io. Li potete vedere in una delle foto che ho postato: l'unico paio di occhiali con dietro un bambino.

Un paio d'anni fa ho ritrovato una di quelle bambine che, come me, ha passato 5 anni nella sezione B, scuola elementare Howgart... ehm... Marconi. Lei si chiama Monica, e ci siamo ritrovati per caso, con le amicizie comuni presenti sul libro delle facce. Come me vive ancora a pochi passi dalle nostre elementari, e ci siamo visti per un tè.

Monica, in quinta, ebbe una brutta pleurite, e si sciroppò una quarantena personale ed esclusiva di 4 mesi. Tutti noi le scrivemmo. Per esprimerle la nostra solidarità, la nostra vicinanza, il nostro affetto. Come solo i bambini sanno fare. Ha fotografato la mia lettera. Quando ci siamo incontrati le aveva con sè, perchè le ha conservate tutte. Un ricordo bellissimo. Ero commosso. Io ho ritrovato le foto della classe. Con tutti. Anche quelli che, aimhè, non ci sono più. la povera Francesca, scomparsa anni dopo, e con cui giocavo da piccolo anche al di fuori dall'ambiente scolastico. La prima maestra, deceduta con la famiglia in un incidente stradale, ricordo il pianto disperato di tutta la classe e il funerale. Ma anche ricordi belli e speciali, come la gita al parco naturale della Maremma, con il maestro che suona la chitarra in fondo al bus e tutti noi a cantare.

Monica è un gran cervello. Ha studiato molto più di me, è il tipo di persona che gira per casa declamando i canti di Giacomino Leopardi. Sembra sia possibile, e ha tutta la mia ammirazione per ciò, come devono avere tutti quelli intellettualmente migliori. E' insegnante di lettere alle superiori. Ha tutta una sfilza di aneddoti sui suoi allievi e i loro sfondoni riguardo la letteratura italiana. Perchè insegna all'ITI Leonardo Da Vinci, da lei ribattezzata "leonardo da Frittole". Una di quelle scuole con l'enorme presenza di bestioni maschi 'gnorantoni. Parlo con cognizione di causa, sono le superiori che ho fatto anche io.

Di tanto in tanto, sul suo profilo, scrive aneddoti esemplari:

Monica: -Oggi vi descrivo l'immortalità della poesia?

Studente: -Icchè? Io c'ho un artr'anno e poi basta, prof.

La mia preferita è questa:

Studente: "Prof, sul libro ho letto che Foscolo su espulso dalla scuola per aver preso a botte il suo professore"

Monica: "Così racconta. E dunque?"

S: "Mettiamo che io la picchio. Vado in galera, lì non c'ho un cazzo da fare, mi metto a scrivere poesie e divento famoso come il Foscolo"

M: "Guarda, fatti sotto. Mi faccio prendere a botte volentieri per avere un nuovo Foscolo!"

S: "Ma.. ma prof, non mi permetterei mai...."

M: "Vedi? Siete sempre a lamentarvi che i poeti sono tutti "Buhi" "Frocetti" e ora che avete l'occasione di fare i duri vi tirate indietro"

Nella classe cala il gelo totale.

S: "Forse era meglio se me ne stavo zitto"

M: "Esattamente"

Game, set, match.

Io me la immagino -quando non è anche lei in quarantena- che salta sulla cattedra e incita i ragazzi a vedere le cose da un'altra prospettiva come da regolamento del bravo insegnante di letteratura e questi, una volta su, se ne vengono fuori che "Bada ganzo, sembra d'essè in curva. A proposito, ci s'ha da organizzare la coreografia di domeniha. E la trasferta di mercoledì a Parma per la 'oppa italia"

Ci sarebbe piaciuto fare una rimpatriata con quanti più possibile, di quella sezione B, ma non abbiamo più grandi contatti. Chissà dove saranno ora quei bambini oggi adulti, ognuno in fondo perso dietro ai fatti suoi. Mi piacerebbe ritrovarli e chiedere a ognuno di loro com'è stato il viaggio di una vita lì con te. Ho citato Vasco e Liga assieme, sono felice.

Ora che siamo in quarantena, io scrivo vicende del mio inutile passato, Monica invece dialoga con il caffè. Ogni mattina, puntuale, leggo le sue discussioni, fedelmente riportate sulla sua pagina, con il caldo liquido nero che sale dalla macchinetta.

Quello che mi preoccupa è che il caffè le risponde.

Ps. non ho volutamente indicato chi è la Monica nelle due foto. Ma è quella più carina. Ovviamente. Si vedeva già che sarebbe cresciuta bella come un'Emma Watson e intelligente come un'Hermione Granger.