sabato 27 marzo 2021

Ormai sono arrivato alla conclusione che il vero problema, in italia, non sono i politici. Non solo loro, almeno.

Il vero problema sono tutti i suoi abitanti. Gli italiani. Siamo tutti noi.

Noi, perchè è bene cominciare a usare la prima persona plurale.


a) una ragazza, in una scuola, non viene in classe per un paio di giorni. Poi manda un messaggio ai compagni: "Domani torno. Ho avuto un pò di febbre"

La domanda, degli altri ragazzi, è ovviamente logica e lampante: "Il tampone è negativo?"

Risposta da non crederci: "Non l'ho fatto, era una frescata"

Frescata? Hai i sintomi, chi ti dice che tu non abbia contratto il morbo? E torni in classe? Ma sei fuori?

Risultato logico e ovvio: nessun genitore ha mandato i suoi figli in classe il giorno dopo. 

La cosa incredibile è che la famiglia si lamentava che gli sarebbe toccato spendere 70 € per un tampone! A parte che per una cosa del genere sarebbe doveroso, se fai la richiesta al medico e si passa per la asl non costa niente! Ma vi fa così fatica sbattervi per sapere della vostra salute? 


b) in una scuola media viene la asl a fare tamponi a tutti i ragazzi.

Alcuni genitori scrivono che non lo faranno fare ai propri figli.

Io ero letteralmente allibito. E' solo un tampone! Non stiamo parlando di un salasso, o di darsi volontari per assaltare le trincee austroungariche! E' un tampone! Pagato dal ssn, cioè tutti noi. No, niente da fare. Rifiutano anche di far fare un controllo ai figli. 


c) vigile urbano in centro a Firenze.

Il vigile, nel suo giro, si trova di fronte mamma e figlia senza mascherina.

Il vigile, ormai non più sorpreso del modo di comportarsi di queste persone, invita le due donne a indossarla. Al che quella vecchia se ne viene fuori, tutta arrogante, che "Io non me la metto!"

Dopo un pò di discussioni, il vigile si fa giustamente prendere dal menefreghismo, e gli dice quel che pensa: "Signore, fate quel che vi pare, basta che non vi veda mai più. Mi sono stancato di persone come voi, che non seguono le regole"

Ovviamente il vigile usa termini decisamente più coloriti. Le  donne fanno le stizzite per la "maleducazione", anche se poi si rimettono la mascherina. Almeno quella.


Io -e il vigile- ci saremmo sinceramente stancati di queste persone ignoranti ed egoiste. Tutto ciò è il risultato di un popolo che non ha a cuore il prossimo. Perchè usare determinati strumenti, fare i doverosi controlli e sbattersi un minimo significa non tanto proteggere sè stessi, quanto proteggere gli altri. Ecco, il problema di noi -sottolineo ancora NOI- è che non ce ne importa un fico secco del prossimo. Chiunque esso sia. Pensiamo solo a noi stessi come singole persone, al nostro puro edonismo, alle nostre fisime che non vanno oltre alle mura domestiche. Al nostro piccolo orticello. 

Veramente, certe volte vorrei che l'Italia tornasse al 1348. Quando circolava la peste bubbonica, 80% di probabilità di decesso, e se le guardie de lo libero comune ti trovavano per strada non c'era la semplice multa, ma un colpo di picca. E quindi tutti zitti a obbedire. Invece oggi, che non ci sono le guardie armate a reprimere i moti di protesta, ci dobbiamo comportare come se ci fossero. Vediamo imposizioni ovunque, quando basterebbe il buon senso.

Ecco, sono giunto alla conclusione che problema di tutto non siano le regole o le autorità che le impongono. 

Il problema siamo noi italiani. Come popolo. Come persone.

Non ne stiamo uscendo per niente bene.

mercoledì 24 marzo 2021

Visto la lunga chiusura degli alberghi -m'hanno pure rimesso in giallo la Sardegna, io sognavo già di farci una stagione estiva, magari in un bel resort, pure da notturno- non mi rimane che scrivere delle mie piccole vicende familiari. 


******


E poi, una sera, passa la compagna di classe della Gaia a prendere la torta che le ha preparato per il compleanno.

Discutono di bellezza. Di ragazze. Di ragazzi. Di musica. Di tutto quel che concerne il mondo delle 13-14 enni.

Ma citano anche due nomi che Camilla conosce. E la sorella grande, ormai sulla soglia dei 16, si intromette:

-Via, dai, non mi direte mica che la ******* e la **** sono carine, eh! La prima ha un monociglio che segue tutta la circonferenza del cranio, e la seconda così tanti brufoli che potresti disegnarli come "unisci i puntini" della Settimana Enigmistica!

La guardo un pò di traverso.

-Scusa Cami, quand'è che hai imparato queste metafore colorite?

Rimane un attimo interdetta, poi se ne esce fuori con un sorrisone:

-Ho imparato dal migliore!- E mi indica.

Niente, mi frega sempre. Ragazzaccia!


*****


La Cami sta ripetendo storia.

-Costantino e Massenzio entrarono in contrasto e si diedero battaglia su ponte Milvio, dove Costantino vincerà e Massenzio morirà annegato nel Tevere e bla bla bla. 

E va avanti per un bel pò. Dimostrando di aver studiato bene, grande ragazza intelligente ??

Io devo tenere a freno la mia lingua e non interromperla, quando mi piacerebbe tanto intervenire e aggiungere tutto ciò che ho imparato sull'Imperatore a furia di ascoltare il mitico professor Barbero.

-Poi Costantino e il suo alleato Licinio si accordarono nel 313 per dare un equilibrio religioso alle due parti dell'Impero che si erano spartiti. Sono arrivata fin qui, ora proseguo.

-Beh, tanto poi Costantino uccide Licinio e si prende tutto.

-Ma babbo, basta spoilerare! Non ci sono ancora arrivata!- E ride per la battuta ben riuscita.

E mi lascia così, di sasso.

Netflix, non sei nessuno!


*****


-Babbo, guarda cosa ho qui!

Camilla, anni 15 quasi 16, si avvicina con un oggetto colmo di sacralità. Di amore profondo. Di orgoglio cittadino.

-Ohhhh, ma questo lo usavo anni e anni fa. Com'è che...

-Sono stato da nonna.

-E hai portato roba da mangiare, come sempre quando vai dalla nonna.

-E mi ha dato anche alcuni euro.

-Come fanno tutte le nonne.

-Ma poichè non avevo con me il mio borsello, e lei non voleva che li mettessi in tasca, mi ha dato questo, che usavi te da giovane.

E mi passa questo mio vecchio portafoglio. Viola. Con l'immagine di Batistuta! Bati gol. Dai tempi di quando la Curva Fiesole era una mia seconda casa. Che era rimasto sepolto in un cassetto della mia vecchia camera di quando vivevo ancora dai miei.

-Beh, giovane, non sono poi passati così tanti ann...

-Chi è costui?

E indica il portafoglio.

Un colpo al cuore.

-Ma... ma... questo è il più grande attaccante della storia del calcio, e l'avevamo noi! Ricordo partite stupende viste dal vivo! Gol a raffica, meravigliose umiliazioni inflitte a colei-che-non-deve-essere-nominata, la 'oppa Italia di' 96...

-Babbo, sono una 2005, non lo conosco.

E io rimango lì, come uno stoccafisso. Incredulo. 

Non posso credere che siano passati così tanti anni.

Voglio tornare indietro.

Sono triste.


*****


Cena con figlia 2 (altre persone non presenti in casa). Mangia furiosamente gli spaghetti che le ho preparato. Ma improvvisamente si blocca. Mi guarda, con espressione severa. 

Ed esclama:

-Vedi babbo, io nella vita potrei vincere l'Oscar. Il Nobel. Anche l'Emmy. Ma una cosa non la vincerò mai.

Mi blocco, con gli spaghetti a mezz'aria. Credo con sguardo di leggero terrore.

E lei, che non aspettava che la mia piena attenzione, quasi urla:

-L'Harper Avery!

La osservo con espressione sardonica:

-Veramente puoi.

-Babbo, è un premio inventato!

-E' vero, ma tu potresti diventare un'attrice, andare a lavorare in California (già qui gli si illuminano gli occhi), entrare nel cast di Grey's Anatomy come specializzanda arrivata dall'Italia...

-La sorella di De Luca!

-Per l'appunto, visto che c'è già il personaggio italiano. E il tuo personaggio vincerà il premio.

Alza le braccia al cielo, come una vincitrice. Io insisto

-E pensa che il premio potrebbe proprio consegnartelo Meredith Grey, pensa all'episodio: te sul palco e la Grey che ti porta il premio. 

E lei è contenta. E sogna in grande, come dovrebbero fare tutti.

Però non posso pensare a come siano cambiati i tempi. Mia figlia sogna di vincere un premio fittizio, presente in una serie tv.

Almeno ai miei tempi sognavo cose più realistiche. Tipo vincere il triplete ed esultare sotto la Fiesole, in maglia Viola.


*****


Gaia, di anni 13 quasi 14, sta studiando storia dell'arte.

La madre, che la sta risentendo, si lamenta della mancanza, sul libro scolastico, del "bacio" di Klimt. La più importante.

-Che scandalo, però. Pure il tuo babbo lo conosce. Chiediglielo-

Figlia 2 si volta verso di me, intento a riempire la lavastoviglie.

-Babbo, dimmi di Klimt-

-Ah, un grande. Top player ed ex obbiettivo-

Due tipe che mi guardano fortemente perplesse. Le donne queste cose non le capiscono, mi tocca spiegare.

-Un fuoriclasse, vi dico. Bisognava comprallo. Sai che tridente, con Ribery e Valohvic?-

E niente, mi sono arrivate addosso due ciabatte. 

Diverse.


*****


Sono in auto con Gaia.

Io, in auto, ascolto sempre Controradio. Ma quando c'è figlia 2, cambia sempre canale e mette una di quelle radio "gggiovani". Con due tizi sguaiati che se ne vengono fuori con "3 piccole cose che ti danno un pò di felicità"

Quindi mi viene spontaneo:

-Gaia, per te quali sono questi 3 momenti belli?

Ci pensa un attimo, poi comincia a contare:

-Il sushi!

-E non avevo dubbi. Poi?

-La carbonara fatta da te!

-Il che mi rende orgoglioso, ma ci sarà anche qualcosa che non sia cibo, no?

-Certo che c'è: lo sciopero!

Sono fermo al semaforo, quindi posso mettermi la mano sulla faccia. E lei rigira il coltello nella piaga:

-Così io e le mie amiche andiamo a ****eggiare al centro commerciale di Novoli!

-Non potete stare assembrate.

-Babbo, mascherina, dai! Arrivaci!

Già. Marce, arrivaci.


*****


Sono in auto con Figlia 1, anni 15 quasi 16.

-Babbo, vai, ti manca solo il cappello, per questa lentezza! Pigia il piede su quell'accelleratore! Sei leeeento, le lumache competono con Saetta McQueen, in confronto a te! Mamma si, che corre! 

-Cami, c'è una macchina a venti metri che va pianissimo. Se accellero, dopo poco mi tocca rallentare nuovamente.

-E intanto avvicinati!

-Per cosa? Lo vedi che questo davanti va lento? Ah, ecco, doveva girare. Ci mette una vita...

-Oh, questo è un ******. Muoviti, i***. Ma quanto ci metti a girare, testina di ****

-Cami! Basta con queste parolacce!

-Eddai, babbo, ora hai anche smesso di sfogarti un pò? Sfogati! Digliene anche te, due parolacce!

-Ormai sono un gentiluomo del secolo scorso. Ho riscoperto il valore delle buone maniere.

-No, ti prego!

-Potrei mettermi il monocolo.

-Basta!

-Andare a giro col bastone da passeggio.

-Non oserai!

-E farmi crescere  baffi a manubrio. Come Vittorio Emanuele. E il Kaiser o il Bismarck!

-Ma per favore! Stai bene rasato, tutto liscio, invece che questi barboni che vanno di tanto di moda! Ora pigia l'accelleratore, che alla radio c'è anche questo bel pezzo musicale, pieno di energia. Come si chiama, questa canzone?

-Song 2.

-Bella bella.

-Certo, noi del secolo scorso siamo ganzi, mica come voi milleniali sfigati.

Al semaforo rosso abbiamo cominciato a stuzzicarci con le dita. E poi darci le manatine.

Un tipo passa sulle strisce. Si blocca un attimo, ci guarda. E sono pronto a scommettere che, sotto la mascherina, rideva.

Noi viviamo così.

ps. non ci starei meravigliosamente, con i baffi a manubrio?


*****


Spero si sbrighino a iniettarci l'antidoto a questo tremendo veleno (mi piacciono i termini "veleno" e "antidoto", uno si sente in un film di 007. Se proprio si deve stare isolati, tanto vale usare un pò d'immaginazione). 

Non appena riapre l'albergo, mi faccio mettere in un turno di 80 ore continuate.


giovedì 11 marzo 2021


 E' passato un anno.

In questi primi giorni di Marzo del 2020 smontavo da un turno e andavo a casa. E ci sono rimasto finora. Ci siamo rimasti tutti noi portieri.

A dire la verità non è proprio così. Passata la prima ondata sono stato due mesi in montagna, nella casa dei miei. In un paesino a 60 km da Firenze ma così indietro nel tempo che se andassi a giro con una tuta antiradiazioni gli abitanti penserebbero che sia un alieno. Ma lassù eravamo davvero isolati. A parte occasionali viaggi verso Strada in Casentino o Poppi per andare al supermercato, il resto del tempo l'ho trascorso soprattutto a giro per la montagna. 

Confesserò una cosa: a settembre ho fatto dei turni in un altro albergo, sempre in centro, e a pochi passi da quello dove sono ufficialmente dipendente da venti anni.

Non è bello ammettere di aver lavorato a nero, ma non l'ho fatto per i soldi. La cassa integrazione è bastata a pareggiare il livello dei risparmi; non ci vuole poi molto, se uno fa attenzione alle spese, ma sono anche una persona fortunata con uscite fisse abbastanza contenute. No, il mio bisogno di lavorare era proprio la necessità di tornare ad accogliere i clienti al bancone, anche se il sorriso di circostanza non si vede a causa delle mascherine (ne indosso due). Come sempre ho trovato belle persone e delle matte non indifferenti, come due inglesi dell'età approssimativa della loro regina che chiedevano dei biscottini per il loro tè pomeridiano e volevano prenderli infilando la mano nel contenitore. E alla partenza pretesero di non pagare un supplemento da loro esplicitamente richiesto al check-in. Ma ricordo anche due ragazze giovani del centro-nord Europeo che entrarono chiedendo informazioni sulle tariffe e sul parcheggio. E in centro l'unico modo per risparmiare è andare a mettere l'auto a Scandicci e poi arrivare qui in tram. Andarono via, e pensai che non erano interessate. Invece dopo un paio d'ore tornarono tutte contente: mi spiegarono che, visto c'erano, si erano già fatte un giro in centro (con i bagagli) e poi avevano scelto me perchè ero stato l'unico portiere, degli alberghi visitati al loro arrivo a Firenze, che aveva fornito tutte le informazioni possibili sui costi dei parcheggi e la città in maniera disinteressata, anche se non erano prenotate.

Ho trovato anche bellissimi colleghi nuovi e altri con cui avevo già lavorato. E tanta, tantissima nostalgia.

Non è durato molto, visto che si è richiuso a fine Ottobre. Ma ultimamente ho ritrovato una certa voglia di darmi da fare. Esco molto, per lunghe passeggiate. Evitando il più possibile tutto e tutti, cammino per diversi chilometri. Ogni tanto vado a un parco da dove posso vedere il cupolone. Leggo molti libri e ho riscoperto il piacere di andare in biblioteca, benchè abbia, giustamente, posti limitati. E ho ripreso a creare qualcosa e partecipare a dei concorsi -letterari e di gdt- anche se, come tutti quelli precedenti, sarò rimbalzato al primo turno. Pazienza. Io ci provo lo stesso.

Non si molla di un millimetro.