sabato 13 aprile 2024

Devo ammettere una cosa: dove lavoro adesso, rispetto al tre stelle che mi ha tenuto soggiogato per vent’anni, ci sono molte più persone belle. Sarà la categoria, il maggiore rilassamento della clientela, il tempo perfetto per la visita della città -non piove e non è il caldo esagerato dell’estate- ma sono tutti sereni e felici di essere a Firenze. Rientrano, la sera dopo cena, con un radioso sorriso stampato in faccia. Sono veramente quei casi in cui il portiere d’albergo è il miglior lavoro al mondo.

Ecco quindi che, mentre sono lì a inserire dati di fatture su un file excel, conteggiare le auto nei garage e stampare fogli per caffetteria e governante, rientra in albergo questa coppia che, a prima vista, darei come mia coetanea. Lui è alto, leggermente stempiato, baffi, pizzo e un sorriso che arriva un quarto d’ora prima; lei non è tanto più bassa e ha un che di Kathleen Turner. Per uno come me, che ha rivisto “All’inseguimento della pietra verde” un centinaio di volte solo per ammirare l’attrice, che mi ha provocato profondi turbamenti adolescenziali, è pura gioia per gli occhi.

Rallentano la loro camminata quando passano davanti al bancone. È evidente che vogliono comunicare qualcosa, perciò smollo computer e fogli vari e gli dò tutta la mia attenzione. Lei, visibilmente eccitata, ha la totale necessità, assolutamente impellente, di riferire, allo sconosciuto portiere di notte, un evento che segnerà per sempre le loro vite:

«We are just engaged!» (ci siamo appena fidanzati)

Devo aver mostrato denti che neanche immaginavo di avere. Lei mi chiede come si dice “engaged” in Italiano. Io riferisco e lei prova, con scarsi ma teneri risultati, a ripetere. Lui ci ascolta levitando a 10 centimetri da terra, sta percependo la mia profonda invidia nei suoi confronti.

E poi, la parte più bella.

«Questa città è magica, grazie»

Grazie. Come se fosse merito mio, se una città con più di un millennio di storia riesce ancora far nasciere nuovi amori, creare emozioni, smuovere cuori e menti. L’amor che muove il sole ecc. ecc.

Mannaggia a te, ghibellin fuggiasco. Avevi già capito tutto.

venerdì 5 aprile 2024

Abbiamo avuto, come cliente, una signora francese di quasi 80 anni. Ha soggiornato in albergo quasi due settimane.

È una signora decisamente attiva, che si mantiene in forma camminando. Una sera rientrò quasi a mezzanotte affermando che era stata al Maggio musicale -davano Bach- e si era fatta sia l’andata che il ritorno a piedi. Dato che l’albergo dove lavoro è quasi in Santa Croce, sono due chilometri e mezzo. Non paga, ridiscese poco dopo, dalla camera, per un’ulteriore passeggiata.

Ogni volta che rientrava si metteva a parlare. Con tutti, e i colleghi del giorno non sono sempre predisposti alla chiacchiera. Per me è diverso, io lavoro quando tutti dormono, quindi posso prendermela comoda e parlare un po'. La signora, peraltro, si ostinava a voler parlare italiano con risultati buffi. Chiamava il riscaldamento “califazione” -evidentemente ha studiato anche lo spagnolo- o parole francesi totalmente italianizzate.

Ha volte aveva pretese un po' strambe: per Pasqua voleva fare colazione prima delle 7 per essere in prima fila, dentro al Duomo, a vedere la colombina che va ad appiccare il fuoco al “Brindellone”, il carro che scoppia. Solo che pretendeva che l’accompagnassi su a prendersi le sue cibarie. Ovviamente non potevo, sia perché non posso lasciare il bancone sia perché la caffetteria è solo per il personale. Così chiamai la ragazza che era d’apertura per riferirgli delle necessità della signora francese. La ragazza avrà indubbiamente alzato gli occhi al cielo, poi ha preparato e il facchino le ha portato giù la sua colazione: una bella zuppiera di frutta, che la signora ha consumato al bar.

Un paio di giorni prima della sua partenza, sapendo che non sarei stato in turno perché ero di riposo, la signora prima risalì in camera, poi ne discese con dei regali: un cappellino modello “basco” e un gilet. Non sono tipo che indossa questo genere di oggetti, ma lei ci teneva molto, quindi ho preso il gilet. Mi ci sono fatto la foto dopo il turno, negli spogliatoi, prima di cambiarmi e andare a casa, mi sentivo molto Guy Pierce in L.A. Confidential, solo senza fondina ascellare In effetti potrebbe essere comodo e caldo, in inverno. E poi non è male vestirsi eleganti, ogni tanto. Scusate se nella foto sono serioso, di solito non lo sono affatto.

Al cambio turno, i colleghi mi hanno detto che, molto probabilmente, quel che ha voluto regalarci sono cose del suo marito, defunto da tempo. Sarà così? Non lo so, ma sono oggetti. Ma mi piace continuare a pensare che li abbia comprati apposta per noi del ricevimento.

Comunque il basco è ancora qui.

Però è sempre bello, avere questa clientela, che non i soliti “I wanna a biggerroom!”



domenica 10 marzo 2024

La gente è svagata. Ma svagata forte.

Alle 2.30, in piena operazione notturna, arriva una telefonata con inconfondibile prefisso internazionale:

«Hotel ***** buonasera, sono marcello, come posso esserle utile?»

«Buonasera… parla inglese?» recita una titubante voce in tale lingua.

«Certamente, come posso aiutarla?»

«Volevo controllare la mia prenotazione»

«Certamente, vediamo subito. Mi dica a che nome è e la data d’arrivo»

Il cliente mi dice il nome e la data. Rapido controllo sul gestionale alberghiero ma non la trovo.

«Non la trovo, è sicuro della data? Ha prenotato sotto un altro nome?»

«No, sono sicuro»

«Attenda un attimo, per favore, controllo le pratiche cartacee»

Abbasso la cornetta a mi fiondo all’archivio del retro. Estraggo tutte le pratiche del giorno -in Aprile- e comincio a spulciare, sia delle confermate che delle cancellate, giusto per essere sicuro. Ma non a trovo. Riprendo la cornetta.

«Signore, mi spiace, ma non riesco a trovare la sua prenotazione»

«Ecco…. In realtà non ricordo in quale hotel ho prenotato, quindi faccio delle telefonate per… cercarlo…»

….

«Ehm…. Signore, è vero che qui a Firenze, di alberghi di questa categoria, non ce ne sono molti, ma sarà una ricerca piuttosto lunga, se intende chiamarli tutti…»

«Ehhhhmm… si, lo so… eh eh eh»

«Comunque, le assicuro che, qui da noi, non ha prenotato»

«La ringrazio, è stato molto gentile, buona giornata»

«Buona giornata a lei e buona fortuna»

Riattacco.

Non posso non fare a meno di pensare che, come dicevo all’inizio, la gente è parecchio svagata. Costui aveva prenotato un albergo a Firenze per il mese prossimo, chiaramente includendo il volo intercontinentale e voli domestici europei, più eventuali altre strutture ricettive immagino, inserendo i dati della cc. E poi dimentica dove ha prenotato. Ma una mail? Boh.

Spero per lui che ritrovi l’hotel e si segni scrupolosamente tutto, date e luoghi.

Perché, altrimenti, credo che un collega notturno, qui a Firenze, il prossimo Aprile attenderà invano un cliente che non si presenterà, emettendo quindi una fattura pagata come “no show”.

sabato 3 febbraio 2024

 

😲-Ma cos...

😻-Meow!!! Odore di salsicce!

😠-SPARISCI SUBITO!

😽-Purr purr, bello il mio bipede! Ti voglio bene, puuuuurrrrrr... assaggino!

😠-Grrrr, mostriciattolo, io ti... ti...

😽-Eddai, sono carino e coccoloso!

😕-Solo ora!

😽-No, sempre. Puuuuurrrrr....

Gatto ruffiano. Non so perchè lo tengo ancora in questa casa.

Ma prima o poi, faccio uscire il vicentino che è in me e lo metto in padella 😈



sabato 27 gennaio 2024

Che te lo dico a fare?

Un vecchio classico del lavoro d’albergo: lo scherzo telefonico. Ma stavolta con un lieto fine.

Lieto fine per il portiere.

Poco dopo aver iniziato il turno, arriva questa telefonata.

Primi due enormi, giganteschi, stratosferici indizi che sia uno scherzo: arriva da fuori. Non è una chiamata interna, fatta con il telefono di servizio delle camere. Arriva proprio dall’esterno. Ma soprattutto, è un numero anonimo.

Giovani Jedi, credono di infinocchiarmi così. Non hanno sufficiente fede nella forza. Anzi, nello sforzo.

«Hotel ****** sono marcello, buonasera, come posso esserle utile»

«Senta, mi fa portare una bottiglietta d’acqua alla camera xyz?»

«Ma certamente signora, arriva subito»

«Grazie»

Riattacco a questa voce italiana, femminile e particolarmente giovane, probabilmente adolescente. E vabbè, so’ ragazzi. Si divertono così.

Giusto per scrupolo, dò una controllata: la camera in questione è vuota e l’unica occupata, a quel piano, è alcuni numeri più in là, peraltro da americani. Ma non avrei comunque fatto arrivare nessuna bottiglia d’acqua: se un cliente chiede un servizio, deve chiamare dal telefono interno.

Rimango però vigile, mentre continuo a svolgere, diligentemente, il lavoro notturno.

Ed ecco che, dopo qualche minuto, arriva una nuova chiamata esterna. Sempre numero anonimo. Stavolta non faccio a tempo a pronunciare la formuletta classica, che la voce dall’altra parte, piuttosto piccata, esordisce così:

«Senta, ma la mia bottiglietta d’acqua?»

«Mi scusi moltissimo, signora, arriva subito. Rimanga un momento in attesa»

Stavolta abbasso la cornetta ma non la riattacco. La poso semplicemente sul bancone. E riprendo a svolgere il mio lavoro come se niente fosse. Passano almeno dieci minuti buoni fino a che non controllo il display del centralino: la chiamata è ancora attiva.

La ragazza è ancora lì che aspetta. Probabilmente lei e qualche complice sperano che il portiere dia in escandescenza urlando parolacce da riportare sui social.

Riprendo la cornetta.

«Signora, mi scusi. È ancora in attesa?»

«Eh si!»

«Bravissima! Ci resti ancora un po', per favore»

E riabbasso la cornetta. Ma stavolta la ragazza capisce che l’ho sgamata e riattacca.

Non puoi farcela con me, giovane scherzona. Tu non puoi passare (cit.)

domenica 31 dicembre 2023

Voglio fare gli auguri di buon anno.

Li voglio fare a tutti quelli che, come il sottoscritto, lavorano in albergo, nelle strutture ricettive. I grandi alberghi, i B&B, i motel.

Auguri alle cameriere, che svolgono un lavoro duro, pesante, faticoso. Con camere ridotte a immondezzai da gente che l’avrà pure pagata, ma perché imbrattarla o riempirla di spazzatura o lordare ovunque? E queste colleghe che si danno da fare a igienizzare bagni e rifare letti per finire il turno distrutte dalla stanchezza con paghe veramente misere (che poi, da dove viene questa cosa per cui solo le donne rifanno le camere? Anche noi maschietti siamo capaci)

Auguri a facchini e manutentori, che devono pulire le zone comuni e buttare chili di spazzatura, oltre che effettuare le piccole riparazioni, imbiancature, tutte quelle piccole attenzioni necessarie.

Auguri al personale di sala. Quelli delle colazioni, che devono alzarsi molto presto per fare apertura, e poi devono continuamente rifornire il buffet per soddisfare uno sciame di cavallette. Che spesso prende chili di roba che poi lascia nel piatto, cibo sprecato solo perché si può prendere liberamente. Auguri a quelli del ristorante, per gli alberghi che lo hanno. E quindi anche ai cuochi, aiuto-cuochi, lavapiatti e inservienti vari. Che oltre a preparare pietanze devono anche fare attenzione all’igiene e alla pulizia della cucina.

Auguri al personale del ricevimento, che fanno capo a tutto l’albergo e devono gestire prenotazioni, contare incassi e a volte accogliendo clienti che spesso fanno richieste strambe o lamentele gratuite, con atteggiamento musone e ostico.

Auguri a capiricevimento e direttori, che devono coordinare tutti questi reparti. Stabilire orari, venire incontro alle richieste di ferie o le malattie del personale, oltre a coprire turni, se necessario. E magari dare un po' di soddisfazione, se qualcuno fa bene il proprio dovere.

Auguri a caldaie, macchine dell’aria condizionata, ascensori, frigoriferi, macchine del caffè. Si, faccio gli auguri ai macchinari. Perché gli vogliamo bene e non sia mai che non se la prendano a male. Sono aggeggi permalosi, capaci di guastarsi il sabato alle 19, in un periodo di ponte. Non lo fate, ve ne prego. Funzionate sempre.

Ma soprattutto auguri ai miei colleghi pipistrelli, i notturni. Quelli come me che, essendo in un posto con il ristorante, brinderò con i colleghi, ma non posso dimenticare che per vent’anni ho lavorato in una struttura dove il notturno è solo. L’unico dipendente della ditta, l’unico responsabile in turno. Che neanche fa troppo caso al tempo che scorre e si accorge della mezzanotte solo quando i botti all’esterno aumentano d’intensità.

Che si possano sempre trovare clienti simpatici e sorridenti. Quelli per cui vale la pena di fare questo lavoro.

Oltre al vile denaro, naturalmente.

domenica 17 dicembre 2023

Non è una cosa facile, da spiegare. Si rischiano critiche immense, me ne rendo conto. Ma sono eventi che capitano, a lavorare di notte. E quando ci si trova di fronte a certi fatti, certi eventi, certe persone, non si sa mai come comportarsi, come reagire. Ci si perplime, e spesso l’atteggiamento non è dei più consoni.

Verso le 2, qualcuno cerca di entrare, sbatacchiando le porte chiuse a chiave. Accorro, giro la chiave e apro.

Mi trovo davanti un senzatetto. Un “barbone”, per usare un termine politicamente scorretto.

Avendo subito, in passato, aggressioni, ho sempre un gran timore di chi è abbigliato “male in arnese”, come direbbero su Feudalesimo e Libertà. Costui ha dei vestiti raccattati direttamente da una discarica e che l’ultima volta che sono stati sottoposti a lavaggio c’erano ancora le lire.

Mi supplica di farlo entrare a dormire, ma dovrebbe essere palese che posso rispondere solo con un no. Tutti si prendono un no, se chiedono di entrare nottetempo in un albergo, perché non bisogna fidarsi di nessuno. Mai.

Come gli dico che non può entrare, lui alza la voce. E questo mi spaventa. Non vorrà mica tentare di entrare con la forza? Non avrebbe molti problemi, la mia capacità di resistenza è particolarmente bassa, mi stendono le figlie e lo fanno da quando hanno smesso di gattonare. Figuriamoci questo tipo che è decisamente più alto e, soprattutto, alterato. Ha deciso di diventare un mio problema e niente e nessuno gli farà cambiare idea.

Il suo modo di essere un problema, per uno sconosciuto portiere notturno, è mettersi a dormire sul tappetino dell’ingresso.

Dire che sono costernato è poco. Mi chiedo disperatamente cosa ho fatto di così grave, nella vita, per meritarmi ciò. È ovvio che la sua presenza lì, davanti alla porta, è qualcosa che devo risolvere. Provo, semplicemente, a dirglielo.

Mi urla, da terra, che sta male e di chiamargli un’ambulanza. Non me lo faccio ripetere due volte e corro al telefono a chiamare. E' l'unica cosa che posso fare, per aiutarlo. Perchè è palesemente in condizioni penose.

I soccorsi arrivano celermente e gli operatori, con estremo tatto, si avvicinano tranquillizzandolo che sono lì per aiutarlo. Lentamente si alza e si fa accompagnare sul mezzo, che lo porta via. Nel frattempo, mentre era disteso sul tappetino, si era anche bagnato addosso. Pazienza per il tappetino d'ingresso, che noi dell'albergo laviamo subito, ma mi spiace per gli addetti dell'ambulanza e del pronto soccorso, che hanno a che fare con questo tipo di persone e con tutte le difficoltà che ciò comporta. Tutto quello che posso dirgli è: non smetterò mai di stimarvi, per quello che fate. Per il vostro lavoro. Per la vostra pazienza. Per il vostro enorme, gigantesco, stratosferico impegno.

Al senzatetto invece mi sento solo di dirgli mi dispiace. Ma non potevo fare nient'altro.

Sono solo un povero portiere di notte.