mercoledì 26 luglio 2023

Verso mezzanotte rientra, in albergo, una coppia di mezza età. Lui, faccione bonario, sorridente e la serenità di chi ha avuto tutto . Lei, aspetto duro, accigliato, assolutamente inattaccabile di chi sa cosa volere, cosa pretendere.

Parlano uno strano inglese, ma riusciamo a capirci bene. La signora, totale padrona del campo, mi pone tal questione:

-Tra due giorni partiamo verso Como. Lui pensava di visitare Pisa. E’ nella stessa direzione di Como?- E indica, in maniera palese, il marito.

Chiaramente, la domanda mi lascia alquanto interdetto:

-Ehm… signora, no-

-No?-

-No, mi spiace. Como è a nord, sono più di 300 chilometri. Pisa è a est, circa 80 da Firenze. Con che mezzo ci andate?-

-In treno- Afferma lei dopo aver assorbito la botta.

-Quindi un treno veloce da Firenze a Milano-

-Ma non facciamo in tempo a visitare Pisa, prima di partire per Como?-

-A che ora avete il treno?-

Lei rimane un momento silenziosa, mentre le labbra di lui si increspano leggermente.

-Alle 8 e mezza di mattina-

Vorrei coprirmi la faccia con il palmo della mano. Resisto.

-Vede signora, per andare nelle grandi città c’è un treno veramente veloce, ma per collegare le più piccole, i treni viaggiano a velocità un po' più basse. Un’ora almeno di vuole, per andare-

Posso sentire un evidente “crash” provenire dalla sua testa.

-E quindi anche per tornare?-

-Già-

Silenzio. Bocca leggermente aperta dalla sorpresa. Lui invece, ha gli angoli delle labbra decisamente rivolti verso l’alto.

Poi lei riparte:

-Domani pensavamo di andare al [ODCC, outlet di cose costosissime], non è nella stessa direzione di Pisa?-

Non posso non notare l'uso della prima persona plurale, quando invece è una lampante prima persona singolare.

-Mi spiace, no. Pisa è a ovest, verso il mare, ODCC a sud-est-

-Si può fare, in un giorno?-

-Se partite presto si, ma dovete comunque tornare a Firenze-

Ancora silenzio; lei punta gli occhi su di lui, nota l’increspatura delle sue labbra e una lingua di fuoco parte dai suoi occhi a incenerirlo.

A quel punto decido di partire in quarta.

-Signora, lo shopping lo può fare ogni giorno. Gli oggetti si comprano anche a casa, gli outlet si trovano ovunque, sul pianeta. La Torre no. La Torre è solo lì, non esiste niente del genere da nessun’altra parte-

Lei tentenna. Barcolla sotto i diretti che gli ho appena inferto.

Lui è in procinto di aprire le braccia, stringermi maschiamente e piangermi sulla spalla. Di felicità.

Lei abbozza una difesa patetica, come mettere quella del Pizzighettone contro l’attacco Brasiliano del 1970:

-Però occorre pagare un biglietto?-

-Solo se volete salire in cima alla Torre. Io mi sono sempre rifiutato, ma vi assicuro che anche vederla da fuori è qualcosa di strabiliante. Veramente, si guarda e ci si domanda: “Ma come fa a stare su?”-

-Per l’inclinazione!- Dice lui, ormai completamente preso dall’entusiasmo e dalla gioia.

-Esatto! È qualcosa di…. Incredibile. Stupefacente- Ripeto più volte il termine “amazing”, ormai sono lanciatissimo.

Lei rimane in silenzio a osservare il marito, che sta letteralmente lievitando a mezzo metro da terra.

-Comunque, se volessimo andare al ODCC, non avremmo bisogno di tornare in albergo, giusto? Il bus è accanto alla stazione-

-È così, signora. Ma se dovete scegliere, la Torre di Pisa è la priorità assoluta-

Ancora silenzio, sta rimuginando sulla giornata di domani e calcolando le tempistiche dei vari trasferimenti per vedere l’incredibile monumento e successivamente svuotarsi la carta di credito per acquistare borsette. Lui invece sta mentalmente plasmando una statua. A mia immagine e somiglianza, da piazzare lì, al bancone. Poi salutano e salgono in camera.

A Livorno hanno perso il conto dei daspo che mi hanno affibbiato, ma non posso non decantare le lodi di cotanta meraviglia, ogni volta che mi capita di parlarne con i turisti.

Dico bene?

venerdì 21 luglio 2023

Sono sempre più convinto che noi italiani non sappiamo mangiare.

Possiamo farci vanto della nostra dieta mediterranea e dichiarare guerra a chi mette l’ananas sulla pizza, ma se non sappiamo regolarci e capire i nostri limiti, saremo sempre un popolo che, anche nelle scelte culinarie, potremmo fare molto di più ma ci limitiamo alla semplice sufficienza. Il 6 meno meno. Come in qualsiasi altro campo.

Vicino casa c’è un bar, dove ogni tanto mi reco per un caffè e due chiacchiere con la barista. È spazioso e ha due sale con tavoli per la pausa pranzo, perché ha anche la cucina dove preparano un paio di primi, altrettanti secondi e contorni. Molte persone che lavorano nei dintorni vanno a pranzare lì. Peraltro ci lavora, ogni tanto, una ragazzetta che conosco bene.

C’è un tipo che si limita a prendere solo la pasta al pomodoro, classica, senza tanti fronzoli e orpelli. Ma quel giorno c’è anche l’amatriciana. Preso dalla fame atavica e probabilmente suggestionato dalla tradizione culinaria dell’Italia centrale, opta per questo piatto. Consuma, paga, esce.

La ragazzetta va al tavolo per sparecchiare e rimane interdetta. Poi mi mostra il motivo: il tipo ha mangiato la pasta e la salsa, ma ha lasciato, sul bordo del piatto, i pezzi di carne. Tutti.

Devo aggiungere altro?

sabato 8 luglio 2023

"Tutti vogliono viaggiare in prima" (cit.)

Sono finito, per caso, in una polemica sul fatto che spesso, negli alberghi, i letti non sono con il materasso matrimoniale effettivo, ma con due singoli accoppiati. In particolare c’era chi si lamentava che questi due materassi sono uniti solo dal lenzuolo e che, spostandosi mentre si dorme, si finisca nel “solco”. Poi c’era chi polemizzava ferocemente che “se non c’hai il letto matrimoniale non lo devi neanche aprire, un albergo”. Classica affermazione da chi, questo mestiere, non l’ha mai fatto. Perché in Italia chi non sa le cose, le insegna.

Cominciamo a dare alcune spiegazioni:

Le camere con i letti matrimoniali effettivi sono circa un 30 %, in ogni struttura alberghiera. Spesso lo è il solo materasso, mentre le reti sono comunque singole, anche se non è affatto detto. Il restante sono letti separati ma unibili.

Si tratta di una questione di praticità. Ci sono giorni in cui siamo bombardati di richieste per camere con letti separati, ad esempio nei congressi. I congressisti, per risparmiare, prenotano una doppia con letti separati, così dividono la spesa e hanno ognuno il loro lettino singolo. Poi ci sono giornate, come i fine settimana, dove c’è un’elevata richiesta di letti matrimoniali. Perché la città si riempie di coppie in romantica gita fiorentina -ah, l’amour. E anche qualcos’altro-

In questi casi il problema si risolve facilmente mettendo, sopra i due materassi singoli, un “topper”, cioè un materasso matrimoniale sottile. Anche qui è una questione di praticità: ci sono giorni dove bisogna fare, o disfare, parecchie camere matrimoniali, molte più di quel 30% effettive che ha una struttura alberghiera. Fai il matrimoniale, fai i due letti, direbbe il maestro Miyagi. Il trasporto di veri materassi matrimoniali è impossibile -a meno che non siate convinti che i facchini degli alberghi siano tutti come Schwarznegger in “Commando”, che porta un tronco sulla spalla- mentre i topper si portano nelle camere in pochi minuti. Poi le cameriere provvedono a mettere i lenzuoli.

Comunque, per chi fosse problematico dormire anche in queste condizioni, consiglio di contattare la struttura dove volete soggiornare chiedendo un letto matrimoniale effettivo. Se noi addetti del settore riceviamo la richiesta con ragionevole preavviso, riusciamo a soddisfare la richiesta. 

Se poi prenotate alla pensioncina d’infima categoria, vi beccate quel che trovate. Ma almeno avete pagato poco.

Baci baci.

marce