giovedì 23 giugno 2022

"La scienza è fisica. Tutto il resto è collezione di francobolli"

Ernest Rutherford è stato uno dei più grandi fisici del nostro tempo. Capì per primo, grazie all'esperimento della lamina d'oro, la natura intima dell'atomo, esperimento che peraltro realizzò con Geiger, quello del contatore per le radiazioni. Ricevette nel 1908 il Premio Nobel -benchè per la chimica e non per la fisica, ironicamente- ed era un personaggio particolare. Nato in Nuova Zelanda, si era trasferito in Inghilterra grazie a una borsa di studio e lì aveva iniziato le sue scoperte e una carriera di scienziato bizzarro che Sheldon può accompagnare solo. Era, letteralmente, un genio strepitoso. Nonchè un personaggio stravagante, come normalmente sono i geni scienziati come lui, a cominciare dalla frase che ho scritto all'inizio e che spiega la boriosità -a volte giustificata, va detto- dei fisici. Una volta disse di sè: "Ogni giorno aumento di circonferenza. E di intelligenza". Aveva una voce rimbombante, davanti alla quale i timidi si facevano piccoli piccoli. Un collega ricercatore, venuto a sapere che Rutherford stava per effettuare un esperimento radio per comunicare dall'altro capo dell'Atlantico, chiese sarcastico: "Perchè usa la radio?"

Insomma, nell'ambiente è ovviamente osannato e conosciuto. Magari anche odiato, perchè tra scienziati sono peggio di vecchie comari di paese, si becchettano su tutto, ma noi che non siamo scienziati e vediamo solo le cose in base alle scoperte, che ne sappiamo?

Sono in albergo, in turno pomeridiano. Abbiamo un arrivo a nome Rutherford.

Si presenta questa coppia britannica di mezza età che accolgo, come meritano tutti i britannici, con il mio miglior sorriso. Perchè un popolo che produce i fratelli Gallagher lo merita a prescindere.

Inizio il check-in e mi azzardo a dire "Rutherford, come il premio Nobel del 1908"

"Si, era il mio bis-bis-bis zio, fratello del mio bis-bis-bis nonno"

Lo so che per voi può sembrare una sciocchezza. Non è un vip -e anche se lo fosse, chissene, sono clienti come tutti gli altri- è solo un lontano discendente di uno scienziato che conoscono in pochi appassionati di fisica e aneddoti, ma io per queste cose storiche ci vado pazzo. Ho davanti a me il membro della famiglia di un grandissimo luminare della scienza, uno di quelli che ha prodotto incredibili scoperte e ci ha permesso fantastici progressi. E ha fatto la storia di tutti noi. A me questa cosa piace da matti.

Ma soprattutto, lui cliente, questa cosa l'ha gradita tantissimo. Perchè non credo ne abbia trovate tante di persone che amano la storia come la amo io e conoscono questi piccoli particolari.

Spero che abbia scoperto Firenze come il suo lontano parente ha scoperto l'atomo.

Tutto il resto -tipo Pisa e Siena- è collezione di francobolli
(sto scherzando :D :p )

martedì 14 giugno 2022

Dei recenti referendum, in tutta sincerità, non c'ho capito quasi niente. 

Non che mi sia impegnato molto a capirli. Ho provato a leggere qualcosa, ho visto il video di Alessandro Masala -che, come tutti i sardi, mi risulta particolarmente simpatico- e alla fine mi sono fatto una specie di idea che mi ha permesso di andare a votare, domenica scorsa. 

Ho votato molto presto, prima delle 8, perchè poi dovevo recarmi al seggio a cui ero stato assegnato. In luogo del solito fine settimana alberghiero, sabato pomeriggio e domenica tutto il giorno, ero di servizio elettorale. Molto speciale, e infatti è definito proprio così: il seggio speciale.

Dentro l'ospedale di Careggi, in uno dei padiglioni più grandi, ero uno degli incaricati di portare le schede ai degenti dei reparti. Con uno speciale carrello, io, la presidentessa e un tipetto buffo che non faceva altro che chiacchierare, abbiamo permesso i degenti di svolgere il loro diritto di voto. Siamo stati ottimamente coordinati da l'altra presidentessa, quella del seggio fisso al piano terreno del padiglione, dove potevano votare i degenti in grado di camminare: lei ci dava la lista di quelli interessati al voto, precedentemente richiesto dagli incaricati del Comune ai degenti che volevano usufruirne, noi mettevamo le schede vidimate nel contenitore apposito, salivamo, ci fermavamo davanti al reparto, chiedevamo del signor tal de tali, lui ci consegnava la documentazione necessaria -in particolare la dichiarazione del suo comune al voto distaccato, con tanto di numero di scheda elettorale e della sezione- poi gli consegnavamo schede e matite, ci allontanavamo per dargli la necessaria privacy e intanto registravamo i suoi dati sul registro. Perchè la lista si forma sul momento, non è come quella dei seggi normali, dove ci sono già tutti i nomi presenti. Poi tornavamo a recuperare le schede votate da mettere in un'apposito bustone e infine inserirle nelle urne una volta tornati alla base.

Ad un certo punto dovevamo consegnare le schede a un "cliente" (scusate, deformazione professionale: un degente) nel reparto infettivo. Quindi mi sono offerto volontario e, oltre alla mascherina, ho indossato i guanti mentre la presidentessa mi legava, dietro la schiena, il camice usa e getta. Che non è proprio una cotta di maglia o altra armatura medievale, ma pazienza. Ho trovato anche il modo di scherzare che "oggi sono in turno con la Gray" come se fossi uno specializzando in Gray's Anatomy. Così bardato ho svolto il mio dovere.

Tutti ci hanno ringraziato calorosamente per il servizio fornito, per il nostro dovere civico svolto, e dare la possibilità, ai degenti, di usufruire del loro diritto di voto.

Appena 13 votanti. Su alcune centinaia di degenti.

Nessuno si è presentato al seggio al piano terreno.

Lo so che le stesse percentuali così basse di affluenza al voto si sono registrate ovunque, nel paese, ma ci ha comunque impressionato. Chiamati a svolgere il nostro dovere al servizio dello Stato, e pagati per questo, siamo stati parecchio a girarci i pollici.

Pur avendo conosciuto bellissime persone -ho delle nuove fan per il blog- e aver visto un'organizzazione efficente, non riesco a pensare che sia stato uno spreco di denaro incredibile.



Ma perchè noi italiani siamo così?


sabato 11 giugno 2022

In albergo capita anche questo: che alle 22.30, mezz'ora prima che arrivi il collega notturno a darmi il cambio, rientri una matura coppia britannica. Con l'espressione serena di chi si è goduto la visita culturale di Firenze, la felicità di due persone innamorate nella tradizione di Robin e Marion, la rilassatezza di chi non non se la prende per la sconfitta calcistica alla finale degli europei e, a noi italiani, ci vuole comunque bene. E la brexit è e rimane una cosa brutta brutta brutta.

Si fermano al bancone e lei, bella e splendente come il Tamigi quelle rare volte che spunta il sole a illuminare le sue acque, il Tower Bridge e la Belfast, mi dona questo bouquet di fiori.

-Per lei-

-Per... per me?-

-Si, proprio per lei-

Sono commosso e riesco solo a blaterare un semplice grazie (e lo dico in italiano, cosa che li fa sorridere di soddisfazione)

-In realtà lo avremmo regalato a chiunque avessimo trovato al banco stasera, perchè domani mattina abbiamo il volo di ritorno e non posso portarmelo dietro, tanto si sciuperebbe. Ma il fatto che ci sia proprio lei ci fa molto più piacere. Perchè è quello più simpatico-

E niente, oggi va così: mielosità a tutta forza e dei fiori che ora fanno bella mostra di sè in un vasetto sul tavolo di cucina. E mi fa pensare che il covid, più che portarsi via tante persone e i nostri stipendi appena mitigati da una leggerissima cassa integrazione, mi abbia privato soprattutto di incontrare bellissimi, meravigliosi, fantasmagorici clienti.



venerdì 10 giugno 2022

Non giudico. Mi spiace se nel passato l'ho fatto, m'impegnerò a non farlo mai più. O comunque, starci più attento.

E' solo che, per me, sono situazioni imbarazzanti. Capita, quando si lavora in albergo. Non è un caso se, noi portieri, usiamo un certo gergo. Ad esempio, parlando della clientela che "abbiamo in casa". Perchè è proprio così che lo consideriamo, l'albergo: la casa. E la clientela sono gli ospiti.

Ma ci sono anche altri fattori, nell'ospitalità. Non tutte positive. E una di queste è che certi fatti privati, che normalmente rimangono racchiusi tra le mura domestiche, diventano di nostro dominio perchè queste mura si allargano ai confini della struttura ricettiva. Con quel che ne consegue.

Nottetempo, rientra in albergo una connazionale. Poco meno della mia età, si capisce che è una bella donna, elegante e distinta, ma con una faccia nerissima e tetra. 

Senza rispondere al mio buonasera, mi dice il numero della camera, ma c'è un problema: non ho la chiave.

La sua faccia cambia dal tetro alla sorpresa, ma alla mia domanda "non è che si è dimenticata di lasciarla qui al banco? Non ce l'ha nella borsetta?" lei, sempre senza rispondermi, apre la borsetta ma per prenderne il cellulare ed effettuare una chiamata:

-Che c'hai te 'a chiave?

E alla risposta positiva che le arriva dall'altra parte, lei dice:

-Se 'n cojone. Sei proprio 'n cojone.

Riattacca e mi chiede un passpartout.

-Vada su, signora, devo prima chiudere l'albergo, poi salgo ad aprirle la porta. Prenda pure l'ascensore, tanto io devo salire a piedi.

Eseguo tutta l'operazione -hanno la camera al piano più alto- e torno giù.

Dopo una mezz'ora torna lui: 15 anni in più totalmente sprecati e una pancia che potrebbe essere soggetta a immatricolazione. 

Non è solo, ma con persone di un'altra camera. Ridono un sacco, senza tregua, chiaro segno di abbondanti libagioni alcoliche, soprattutto quando lui lancia la battuta "Ao' speriamo nun me butti fori de camera!"

Io non dico niente, non so chi dei due ha ragione e torto. Che poi nel litigare tra coppie non sempre c'è una ragione. Si polemizza per banali e sciocche incomprensioni, spesso.

Però è anche la considerazione di come, in albergo, noi portieri possiamo finire per essere testimoni di piccoli fatti privati dei nostri ospiti.

E a me queste cose imbarazzano sempre un pò.

domenica 5 giugno 2022

Arrivo delle 22. Check-in, consegno la chiave e lei, giovane ed estremamente carina, chiede se può avere la camera con vista: "a room with view, pleeeeease", con gli occhioni grandi modello manga giapponese. E un fastidioso atteggiamento passivo-aggressivo.

Risposta: lei ha prenotato una camera standard. Le camere con vista hanno un supplemento di tantissimi euri. Tali camere, per stasera, sono già occupate. D'altra parte sono molto richieste; tante persone sono disposte a pagare il supplemento per godere la vista della cupola del Brunelleschi, e per le 22 di sera è veramente un'utopia sperare di trovarla disponibile. Ma è fortunata: domani se ne libera una; può cambiare in questa e, alla partenza, pagherà il supplemento. Le sta bene?

La ragazza perde il sorriso, diventa, di colpo, particolarmente bruttina, afferra la chiave della camera senza vista e sale le scale. Senza salutare.

Ps. Potrà sembrare poco professionale, ma glielo comunicai con la massima gentilezza e cordialità. Però se pensava davvero di trovare quel che desiderava alle 22, solo mostrando gli occhioni dolci, con il "pleeeease" allungato come il brodo e senza pagare il supplemento, doveva veramente nutrire un forte ottimismo.

Pps. Comunque sono stato davvero crudele 😁


mercoledì 1 giugno 2022

"I toscani hanno devastato questo paese" Piccola rubrica di storie toscane.
Parte settima


Le colonne affumicate.

Vi scrivo una storia che non conoscono neanche WikiPedro e Sara l'Inflorencer (o forse l'hanno raccontata ma non ho visto il video)

Quello che vedete in foto è il Battistero di Firenze. Per la precisione ho fotografato la porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti.

Ma vi parlerò piuttosto delle due colonne in porfido che sono ai lati della porta, e che ho evidenziato con due frecce. Come si può vedere, oltre al fatto che una delle due è rotta e più corta della seconda, il loro colore risalta come una macchia di sugo su una tovaglia linda, rispetto al marmo della struttura.

La storia comincia nel 1113. A quei tempi le città che componevano la Marca di Tuscia, litigarelle come loro solito, decisero di mettere da parte le proprie divergenze per cooperare in una crociata richiesta dal Papa: quella contro le isole Baleari. Oggi sono conosciute come luoghi di vacanze (Ibiza, Formentera) ma a quei tempi erano un possedimento della Taifa, il regno musulmano che si trovava nella parte meridionale della Spagna. Da lì i pirati islamici partivano per i loro raid contro le coste della Catalogna, l'Occitania e le altre grandi isole del Mediterraneo occidentale, la Corsica e la Sardegna, a quei tempi controllate da Pisa.

I pisani erano ben lieti di togliersi di mezzo tale minaccia. Patrocinati dal Papa, armarono la flotta mentre le altre città fornirono truppe. E via tutti insieme appassionatamente, a menare gli infedeli.

Io me la immagino questa soldataglia lucchese, pistoiese e fiorentina che si ritrova al porto di Pisa per imbarcarsi. sarebbe bello sapere se si disprezzavano oppure erano felici di trovarsi tutti assieme per questa "operazione militare speciale". Fatto sta che salparono. E lì cominciarono i guai.

Trovatisi in mezzo alla tempesta, le imbarcazioni furono costrette a riparare sulla costa, chi nel sud della Francia, chi in Catalogna. I lucchesi, ovviamente, polemizzarono subito coi pisani e il loro modo di navigare. L'avessero mai fatto. I pisani li mollarono a terra, e mi immagino questi cavalieri che dovettero tornarsene a Lucca a piedi. Con tutte le difficoltà del periodo (sicuramente i genovesi gli fecero pagare un forte pedaggio, roba che autostrade scansatevi proprio).

L'armata decise di riorganizzarsi chiedendo aiuto ai catalani. Sempre col patrocinio del Papa -Pasquale II, il successore di quell'Urbano II che lanciò la prima vera crociata, quella che conquistò Gerusalemme- si radunarono a Barcellona e dà lì, un anno dopo, partire più forti tutti quanti, toscani, catalani e anche qualche franco. Ci misero un anno non solo per dover svernare (difficile navigare in inverno con galee in legno) ma anche per dividersi il bottino. Nel medioevo funzionava così: prima ci si divide il futuro bottino, poi si parte alla pugna. Vendevano la pelle dell'orso prima di averla.

La guerra fu lunghetta, ci misero un ulteriore anno, dopo essere sbarcati, ma nel 1115 Palma di Maiorca fu conquistata. I crociati liberarono un sacco di loro correligionari schiavi dei musulmani e catturarono, a loro volta, tanti nemici da schiavizzare. In particolare il re/governante dell'arcipelago, portato a Pisa a trascorrere il resto dei suoi giorni.

Le colonne in porfido erano parte del bottino destinato ai fiorentini. Gli piacevano, le volevano da mettere ai lati dell'ingresso al loro Battistero, che allora non aveva ancora la porta dorata del Ghiberti e neanche la copertura in marmo.

Ora, il fatto è che a quei tempi erano enormemente superstiziosi. Credevano a rituali e magie assurde, e una di queste era che questo tipo di abbellimenti saccheggiati in guerra erano considerati pregiati e capaci di portare enorme fortuna.

I pisani, chiaramente, non avevano proprio nessuna intenzione di regalare tale fortuna a Firenze -figuriamoci!- così, una volta sbarcate le colonne nel loro porto decisero, prima di consegnarle ai fiorentini, di accendere un grande fuoco e "affumicarle", in modo da togliergli la fortuna.

Ovviamente si guardarono bene dal dirlo ai loro alleati di crociata, i quali le usarono proprio per lo scopo che avevano in mente, tanto che ancora oggi fanno bella mostra di sè. A giudicare da com'è andata la storia -anche se secoli in là dall'affumicamento- Firenze è comunque stata fortunata, visto che avrebbe poi dominato tutto il resto della Toscana, ma quei pisani del 1115 mica potevano saperlo.

Poeri pisani, davvero sfortunati. Che poi 'un son nemmeno tornati in serie A, ci tenevo tanto, al derby.