Portiere d'albergo. Vorace lettore. Scrittore a tempo perso. Giocatore da tavolo. Nemico di un gatto. Depresso cronico. Attendo l'arrivo dei Vogon o, in subordine, il ritorno di Vladimir Ilic Ulianov.
martedì 27 maggio 2014
venerdì 23 maggio 2014
“Sbabbari! Imo a Roma!”
“Wir sind Deutsche soldaten!”
“Klingon tah! Mak'tal avat raktahhh!
Esiste solo una cosa, su questo quadrante stellare (ma pure sul
quadrante delta) più rovinosa e distruttiva degli Unni, delle SS e dei
Klingon. Messi assieme.
Il gruppo.
I gruppi, soprattutto i giovani adolescenti, e qui non c'è nazionalità
che tenga, sono brivido, terrore e raccapriccio di qualsiasi dipendente
alberghiero. E lo posso affermare da ex adolescente: non c'è niente che
non attragga un 17enne più della combinazione letale
boccale-di-qualsiasi-bibita-al colica con qualsiasi-oggetto-presente-all 'interno-della-struttura-alber ghiera-che-lo-ospita:
lampada abat-jour, specchio del bagno, muro intonso di recente
verniciatura. Tutti elementi trovati letteralmente in frantumi (o
macchiati di vino nel caso del muro).
In particolare i giovani
hanno la devastante tendenza a riunirsi in una camera in numero
superiore alla capacità della stessa di contenerne, in barba a qualsiasi
legge fisica, dentro la quale urlano, ridono sguaiatamente, sbattono
oggetti ovunque e provocano un fracasso che anche gli ultras del Napoli
ne sarebbero scandalizzati. Poi si spostano in altra camera, correndo
per i corridoi e sbatacchiando forte le porte, poi in altra camera, e
così via per tutta la durata della notte. Noi portieri siamo costretti a
salire ogni 3 nanosecondi e minacciarli di orribili ritorsioni fino
alla 12^ generazione, senza il minimo effetto. Occorrerebbe ricorrere
alla legge marziale e la fucilazione di un elemento ogni dieci, modello
esercito italiano dopo Caporetto.
I giovani yankee hanno la
tendenza a stare fuori fino alle 3 del mattino, orario durante il quale
tornano alla spicciolata, uno studente ogni 10-12 minuti (e sono quasi
sempre in numero superiore ai 20). Sempre completamente fatti, non
ricordano neanche il nome proprio, figuriamoci il numero di camera. Le
ragazze in particolare tracannano a più non posso. Non mi so
assolutamente spiegare il motivo di tale cercata e voluta decadenza;
forse perchè stette sotto rigidissima osservanza negli Usa, si sdanno
completamente in Europa, a migliaia di chilometri di distanza dalla
vista dei genitori, bevendo più alcool in una serata di un vinaio
toscano in tutta la sua carriera.
Chiaramente chiamiamo subito in camera dei capogruppi, ma come sempre questa gente si fa di nebbia e sparisce.
Dove lavoro i gruppi vengono presi solo in periodi di bassa stagione.
Il problema, ovviamente, sono i gruppi studenteschi. Ed i danni gi sono
immediatamente addebitati. Ad esempio: gruppo francese che rientra
nottetempo e nello spintonarsi gioiosamente l'un l'altro, sbattono
contro la lampada del bancone facendola cadere ed andare in 27 milioni
di minuscoli frammenti: addebito di 50 € di danno (sottratti alla
caparra, ovviamente) e l'ardente desiderio del portiere di una nuova
invasione della Francia da parte della Wermacht. Oppure: ragazze
americane che saltellano sul letto provocandone ovviamente la rottura,
nello specifico le gambe inferiori. Mi chiamarono al centralino che “the
bad is broken”: saliì su e trovai quel capo di lavoro, con loro che
balbettavano che si era rotto così, per conto suo, forse suicidatosi per
non dover sopportare studentesse 'mbriache e con il grado di pulizia di
un alpino dopo 300 chilometri di scarpinata nella steppa. “Do you have
another room?” E sticazzi, no! (che potete liberamentre tradurre in “and
this cocks, no way!”) Ormai te ne dormi lì e domani lo paghi!
L'occupante dormì (poco) su un letto inclinato di 15 gradi, neanche la
pettata dello Stelvio. Ed alla partenza, pagò il danno.
In un
altro caso, alle 5 del mattino si presentò una coppia (americana anche
questa) che doveva prendere il volo per casa presto. Si lamentarono
furiosamente di non aver dormito per il fracasso degli studentelli; non
dovreste prendere questi giovani, non dovrebbero viaggiare. Avrei voluto
dirgli: ehi, sono i vostri figli, voi li mandate a giro per il mondo.
Ovviamente lasciai questi pensieri nella mia testa. Gli porsi un foglio
intestato dell'albergo e li esortai a scrivere la pessima esperienza.
Poi li feci pagare per le notti precedenti ma non per l'ultima notte.
Quella, ovviamente, la addebitai direttamente al gruppo.
Ma poi ebbi anche la mia vendetta. Questo è quel che postai un paio d'anni fa sulla mia bacheca:
Gruppo di giovani americani, 39 persone. Pauraaaaa!!! Invece alle 23.30
scende il capogruppo (del peso di un quintale) con una dozzina di
giovani/e studentelli in pigiama ed una bottiglia di whisky in mano, si
sistemano nelle sedie davanti al bar e li cazzia di brutto per averli
beccati in camera a sbevazzare! Ovviamente mi sono messo nel retro a
lavorare ma con l'orecchio ascoltavo: gli ha detto che se la direzione
della scuola scopriva quel che facevano lo avrebbero licenziato e lui ha
una famiglia a cui pensare. Dopo un po' sono apparse altre bottiglie, e
gli studentelli in lacrime a piagnucolare che non ne avevano altre e
non lo avrebbero fatto mai più. Sono risaliti solo 10 minuti fa e c'è il
silenzio più assoluto. Premio “sergente Hartmann” all'insegnante, polso
d'acciaio, durezza senza pietà! Il portiere ringrazia.
(comunque non so se degli studenti italiani si sarebbero comportati
così, probabilmente gli avrebbero detto “prof, non rompere” poi
sarebbero andati a dirlo ai genitori che avrebbero presentato una
lamentela al consiglio d'istituto per l'eccessiva severità
dell'insegnante).
giovedì 15 maggio 2014
Sono nato maschio, ovviamente lieto di esserlo, e come tale sono venuto su con i simboli maschili del periodo.
Robottoni giganteschi che combattono furiosamente nel centro di Tokyo, sfasciando e distruggendo tutto.
I modellini atlantic, con particolare rilievo per panzergrenadieren, marines, confederati e guardia imperiale napoleonica.
Giancarlo Antognoni, vincitore di una coppa del mondo ed uno scudetto, quest'ultimo in custodia momentanea altrove (se l'hanno reso all'inter, potrebbero ben renderlo anche a noi, tanto ne hanno altri 47, più o meno).
Clint Eastwood con sigaro e poncho e Steve McQueen a cavallo di una motocicletta.
Stallone e Schwalzenegger. Più il secondo del primo. Intanto perchè Sly sparava ai comunisti, ed io ho sempre avuto forte simpatia per i rossi, e poi perchè mi piaceva la battuta di Schwarzi: “sai, questo è il mio braccio più debole”.
Ma c'è chi ha altre idee riguardo al machismo.
Turno pomeridiano. Appena cominciato e subito delle grane, stavolta, incredibile a dirsi, da parte di clienti scandinavi. Due camere di norvegesi che arrivati da neanche 3 nanosecondi, scendono giù affermando che “the toilet is broken”.
Panico. Come broken? Ok, vedremo che fare a suo tempo. Prima si chiama il facchino che va su con loro a fargli vedere un'altra camera.
Ma nel frattempo arriva una coppia finnica di mezza età, con un paio di borse. Ho sempre avuto a che fare con i lapponi, fin dal 90enne che anni fa cadde e si ruppe la testa nella hall e si rialzò affermando che non s'era fatto niente, come Dertycia che diceva “dopodomani gioco” quando invece s'era rotto i legamenti. Ottimismo sovrano. Comunque: penso siano in arrivo, invece no, sono in partenza. Chiedono un taxi. Ok taxi. Ma non appena questi arriva, il marito viene al banco e dice “we need our bags”.
Oh, fantastico, ti servono i bagagli e me lo dici DOPO che il taxi è arrivato e gli tocca piazzarsi sulle strisce per attenderti. Di solito me ne accorgo, di questi furboni, e mi premunisco chiedendogli se avevano dei bagagli nel nostro deposito prima di chiamargli la macchina gialla. Questi mi erano sfuggiti. Bene, Luciano è su a far vedere un'altra camera ai nipotini di Quisling. Perciò ai bagagli ci penso io. Agguanto la chiave apposita. Ovviamente il deposito bagagli è stracolmo, ma per fortuna il finnico viene ad indicarmi quali sono le sue valigie. (normalmente non lo facciamo, abbiamo delle speciali targhette numerate per riconoscere i bagagli, ma sono talmente tanti che ci metterei un paio di ere geologiche per trovarli, perciò me li faccio indicare).
Il primo bagaglio è proprio dietro la porta dello stanzino, quindi ok, basta alzare la maniglia e trascinarla fuori.
Il secondo è ovviamente in fondo.
Dietro una caterva di valigioni.
Non ci sono dubbi, è proprio quello, la targhetta non mente. E poi c'è ancora sopra il biglietto attaccato all'andata all'aeroporto di Helsinki.
Non voglio e non posso mettermi a spostare 5 megatrolley di 12 quintali l'uno, anche se facile perchè hanno le rotelline, che poi dovrei comunque rimettere al loro posto nello stanzino. Il tempo stringe, il taxi aspetta. Perciò urge usare tutto il mio machismo, la mia forza bruta nel braccio più forte, i miei retaggi di passato come facchino, e sollevare la valigia sopra le altre.
Agguanto la maniglia. Solo al toccarla, si anima e mi dice il suo peso: appena un paio di grammi in meno di una delle pietre angolari della piramide di Cheope.
Sara, ti ho sempre amato. E non stiamo precipitando da un viadotto.
Bambine, ricordatevi che il babbo vi ha sempre voluto bene, e se sono andato avanti in mezzo a tutto lo schifo che ci circonda, l'ho fatto per voi.
Mamma, no, le camicie me le lavo e stiro da me. Si, mi sono lavato i denti. Si, ho bevuto. Si, mi sono messo la divisa pulita. Si, ho pulito le scarpe. Se muoio nello sforzo, morirò perfetto.
Seppellitemi, lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior, con i guanti da calcetto e le pedine di World in Flames.
Che lo sforzo sia con me ed il grande Yogurt mi assista. Sollevo.
La schiena mi maledice fino alla 27^ generazione, i muscoli fanno un tiro salvezza contro strappo imminente.
Il lappone mi guarda ammirato e scoppia a ridere osservando la sua valigia che si solleva un metro da terra per riporsi delicatamente ai suoi piedi.
“Wow, you are so strong. You are Tarzan”
Tarzan?
Ma chi, quella fighetta leopardata che se la fa con uno scimpanzè e saltella da un albero all'altro?
Il cliente finnico, ridendo come un matto, trascina le valigie e va dalla moglie parlandogli nella sua lingua madre, di cui capisco solo “Tarzan”, e mi indica. Poi mi stringono la mano vigorosamente. Molto vigorosamente. Mi hanno praticamente staccato la mano e se la sono portata in Finlandia.
Escono dall'albergo con lui che continua a ridere sguaiatamente ed urla “Tarzan! This man is Tarzan!”.
Ogni paese, ogni persona, ogni generazione ha la sua idea di machismo e forza bruta. Ok, va bene anche così. Il cliente è andato via contento, il che, di questi tempi, non è poco.
Ma io credevo che fosse Schwarzy ad avere forza 18. Tarzan il 18 ce l'ha a destrezza.
Sono convinto che Gygax non sia stato tradotto bene, in Finlandia.
ps. il bagno che i norvegesi affermavano fosse “broken” aveva solo la seggetta del water che si muoveva un po'. In 5 minuti Luciano ha risolto il problema, e la camera riassegnata ad altri clienti. Che non hanno fatto una piega.
lunedì 12 maggio 2014
Un paio di sabati fa
entrarono in albergo una coppia di tedeschi di mezza età. Parlavano
solo crucco, e quello mi fa pentire di essermi scelto una lingua
orientale in luogo dell'idioma di Goethe, ma i tedeschi da questo
punto di vista hanno, nei confronti di noi portieri, uno svantaggio
enorme: non si fanno prendere dal panico o dall'irritazione. Con
calma, infarcendo il discorso di parole prese in prestito da altre
lingue, ci si capisce. Sempre col sorriso, assorbono il costo della
camera, la tassa di soggiorno e la tariffa del garage; ed una volta
fatto ciò, carta di credito e voilà il pagamento. E mi fanno
dimenticare quel che combinarono durante la IIGM, chiedendomi perchè
non ne hanno vinta neanche una, di guerre (specialmente se il
sottoscritto manovra il Reich quando gioco a World in Flames). Certo,
mio zio non avrebbe approvato, dato che li dovette combattere, ma io
mi ci trovo così bene. Come soldati sono sicuramente da evitare, ma
come clienti è dura trovare di meglio.
Il problema, aimè,
non sono i crucchi.
Perchè lavorare in
albergo al ricevimento, significa spesso e malvolentieri dover
ingoiare parecchia merda. Perchè purtroppo non tutti sono carini e
gentili come quei tedeschi.
Ma ormai sono
abituato, e passo sopra a tutto.
Passi che tu,
cliente della mia età, entri in albergo senza un buonasera e mi
chiedi di settare il cellulare tuo e di tua figlia sul wifi
dell'albergo, e non dici grazie.
Passi che tu scendi
dalla camera dopo 3 nanosecondi che ci sei andata e sbraiti,
letteralmente sbraiti, che è orribile e pretendi che te la cambi.
Passi che tu mi
infami se ti dico che non ci sono camere migliori; essendo già le 10
di sera di sabato, ed avendo già fatto il 99% dei check-in della
giornata, è estremamente dura mettersi a fare il tetris con le
camere in assegnazione per trovare qualcosa che ti aggradi.
Passi che tu non
accetti di essere paziente mentre cerco una soluzione adeguata, e
continui ad infamarmi. Mi tocca di sopportare e non arrabbiarmi,
quando vorrei sbattere la mano sul tavolo ed urlarti in faccia “Nein!
Nein! Nein! Nein! Nein!”. E poi lavorarti la fronte con un
coltello.
Passi se aumenti le
infamature quando ti dico che, no, se te ne vai non c'è rimborso. E'
inutile che pretendi che ti dia i soldi della camera. A parte che qui
non hai pagato niente (hai fatto tutto con agenzia), e passi anche la
menzogna che hai pagato qui alla collega della mattina sperando che
il sottoscritto ci caschi e ti smolli degli € dalla cassa, anche
fosse il denaro non te lo renderei neanche avessi con me quello di
Puerto Rico (e mi riferisco al gioco di Seyfarth, ovviamente). Hai
pagato per una doppia ed hai avuto una doppia. Non siamo al Baglioni,
siamo in un semplice 3 stelle, decoroso e pulito ma sempre semplice,
proprio non comprendo perchè ti aspetti la suite imperiale,
principessina sul ca**o. Tanto stai una notte sola, ma che problemi
ti fai? Ma sei in vacanza, rilassati, che ca**o!
Passi che tu mi urli
in faccia che internet in camera non fa e devi lavorare. Ma lavorare
cosa, che sei a xxxx km di distanza da casa con una bambina al
seguito? Ma chi vuoi prendere per il c**o? Ma se stai calma ti mando
su il ragazzo e sistema il problema come te l'ho sistemato io qui al
ricevimento. Che non avevo ancora finito che ti eri fiondata su un
social network. Ah, ora si chiama lavorare. Ma passi anche questa
merda.
Passi che tu chieda
al ragazzo che ti ha appena fatto vedere un'altra camera di “dire
al portiere che la luce qui non fa, così me ne fa vedere un'altra”.
A parte che ti avevo detto, poco prima, che all'infuori di questa
nuova camera non c'era nient'altro, tu pensi davvero che Niccolò
direbbe una bugia per far contenta una che neanche conosce, ed ispira
la stessa simpatia di una SS che entra nel ghetto di Varsavia? Oltre
al fatto che insieme io e Nicco condividiamo anni di lavoro ed una
sconfitta a calcetto. Non lo farebbe neanche se tu fossi Salma Hayek,
e gliel'avessi appena data. E tra te e la Hayek ci sono diversi
quadranti stellari di distanza.
Passi che tu non
chieda per favore quando vieni a chiedere un adattatore, e ti metti a
ridacchiare sarcastica che “in questo hotel non funziona niente”;
se l'adattatore funziona col cellulare di tua figlia, e non col tuo,
forse non è un problema di adattatore, ma del tuo cervello, che non
si è mai acceso. E passi pure che dopo 20 minuti che sono lì che
impazzisco con tutti gli adattatori dell'albergo, tu te ne esca fuori
che “ah, ma il mio cellulare è un apple, la carica comincia con un
ritardo di 30 secondi”. Ed ovviamente non ti scusi, è chiaro.
Nella mia mente ti sto seviziando in un modo che neanche in un
western di Sergio Questi, che la fantasia è l'unico modo per mandare
giù questa merda. Ma passi anche tutto ciò.
Quel che mi
sconvolge è ben altro.
Lì per lì non ci
faccio caso perchè 1) hai provocato una cagnara che la curva del
tifo partenopeo in confronto è il coro delle orsoline, e 2) tua
figlia si faceva bellamente gli affari suoi, in particolare inviando
la disinfestazione negli uffici del reparto olfattivo.
Solo che poi
realizzo.
9 anni.
Cellulare ultimo
modello e, non appena glielo setto sul wifi, si fionda sui social
network.
Minchia, a 18 cosa
fa, si sposa con il figlio di Genny la carogna? Esordisce nella
scuderia di Rocco? Si fionda nella cabina di un comandante
crocieristico? Diventa un'adoratrice di Manson? (e non mi riferisco
al cantante)
Mia figlia grande ha
la stessa età, ma non ha un cellulare. Nessuno di classe sua ha un
cellulare. Ed anche internet non lo sa usare. Non l'abbiamo neanche,
a casa.
No, non sono
antiquato. E' che
Tu
Non
Sei
Una
Buona
madre.
E sei capitata qui,
proprio quando ho un turno pomeridiano. Lo odio, il calcolo delle
probabilità.
Scusami zio, ma
Deutschland uber alles.
O, se preferite,
aridateme li crucchi.
martedì 6 maggio 2014
Il punto chiave è sempre l'approccio.
Perchè come dice il proverbio “Chi ben comincia...” E su questo ho molte esperienze.
Ed un buon 90% è negativo.
Ma tralascimo
Arriva 'sto americano di mezza età.
Tenta di aprire la porta.
Il problema, come dicevo all'inizio, è l'approccio.
Perchè lui “pulla”,non “pusha”.
E la porta, com'è ovvio, non si apre.
Insiste. Sbam, sbam, ma niente.
Mi guarda dalla vetrata, lo guardo.
Simulo una mano che spinge. Gesto anche un tantino ardimentoso, se uno ci pensa. A meno di non chiamarsi Rocco.
Ma complice anche l'alcool che girella al suo intero, non capisce, ed insiste nel tirare.
A quel punto non posso non aiutarlo. Non è che non mi piacerebbe vedere fin dove può spingersi. E' che sembra anche un tantino forzuto, e non vorrei rompesse roba che ha l'obbligo morale di rimanere integra.
Quindi arrivo alla porta, ed io, si, tiro. Perchè dall'interno si tira, come dice la scritta “Pull”. Ma dall'altra parte c'è la scritta opposta.
-Why did you closed?- Con il tono Obama che chiede a Putino il perchè si è annesso la Guinea-Bissau.
-I didn't-
L'avessi mai detto. Qui esce fuori Genny la carogna che rimprovera il questore perchè non ha ancora fatto iniziare la partita:
-You did! I did not open this f****n' door!-
Ah, questi giovani Jedi, così impulsivi, pronti a gettarsi a capofitto nel lato oscuro. Specialmente se l'oscuro è il colore di un Chianti, e si spera a contorno di un fegato di quadrupede, anziché di bipede.
-I didn't. You have to push, not to pull.-
Socchiude gli occhi verso la porta. Mi aspetto che la chiami per nome. O dica “computer?” Meglio che lo anticipi.
-You see? Pull on this side. Push on the other-
Il risveglio del giovin signore.
-Ooooooohhhh... i seeeee... soooo... you was right-
No, un momento. Fermi tutti.
Qui capita uno di quei momenti rarissimi, quei casi eccezionali da “programmi pseduo-scentifici su eventi misteriosi perculati da Crozza” tipo alieni che, tra tutti i luoghi possibili, vanno a schiantarsi in un cazzo di deserto, partite di calcio vinte dai voi-sapete-chi senza l'aiutino dell'arbitro o 4 ore la settimana di servizi sociali. Roba che neanche il motore ad improbabilità infinita.
Il cliente ammette di aver sbagliato.
Ed a quel punto m'è venuto spontaneo. Forse perchè vero.
-Sometimes. There's no my wife around-
E l'americano fa partire una grassa risata liberatoria condita da abbondante alitata alcoolica, per poi congedarsi in direzione camera “Good man, good man”
Grazie, amico, troppo buono. Ma ricordati che il problema è l'approccio.
E magari leggere la targhetta alla porta. Quella che recita “push”. Ma ti sei dimostrato simpatico ed ironico, come a dire il vero fanno spesso gli yankee.
Just my 2 cents (che ci sta sempre bene).
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