Quando ero di servizio civile -parlo di quasi 30 anni fa- svolgevo le mie funzioni in un centro anziani di una chiesa vicino a Ponte alla Vittoria. Eravamo in due: uno la mattina e uno il pomeriggio, con la compresenza durante il pranzo. Stavamo con gli anziani apparecchiavamo nella mensa e poi pulivamo i piatti e la sala, li intrattenevamo giocando a carte e poi c’era preghierina pomeridiana -si, lo so, sono un agnostico che ha svolto il servizio per la Caritas. Una contraddizione in termini, ma siamo anche il paese dove i sedicenti cristiani al governo attuale lasciano morire la gente in mare-
La problematica era la Maria, una signora di quasi 90 anni
che, nel pomeriggio, si disperava per il padre infermo, a cui doveva badare. Nella
sua testa, costui era ancora vivo e lei non sapeva come fare perché lei camminava
solo prendendola a braccetto, quindi si disperava, maledicendo un po' tutti
-soprattutto i fascisti, perché questa cosa le capitò negli anni ’30, quando
era giovinetta-
Passavamo i pomeriggi seduti accanto a lei a consolarla e
assicurarle che l’avremmo aiutata, fino alle 18, quando la figlia veniva a
prenderla per riportarla a casa.
Ecco, a volte capitano clienti così, che parlano in
continuazione dei loro guai.
Alle 23.30 mi si presenta quindi, al bancone e direttamente
dal bar, un cliente anglo-indiano. E parla senza soluzione di continuità.
Non è che fosse molesto, tutt’altro, ma parlava solo lui. Di
quanto sia “amazing” Firenze, e qui mi fa piacere, indubbiamente. Di come siano
importanti la cultura e l’educazione. Di come abbia votato per la brexit,
benchè poi si lamenti che, per venire qui, ha dovuto usare il passaporto. Mi
invita varie volte a visitare l’India senza darmi la possibilità di dirgli che
lo farei anche volentieri, a condizione di avere soldi e tempo: dà per scontato
che io possa. E vabbè. Mi mostra orgoglioso la figlia che canta il karaoke, e
devo dire che è una discreta figliuola con una bella voce, poi passa alle foto di
lui con molto sportivi -riconosco Steve Gerrard e Gianfranco Zola, gli altri
sono campioni di quell’assurdità chiamata cricket- e infine si lamenta del
trattamento rude riservatogli all’aeroporto, quando gli hanno chiesto, a lui e
la moglie, se avevano con loro chissà cosa, oltre alla quantità di contanti.
Ecco, lì mi dice, una dozzina di volte, che avevano solo 200
€ per il taxi e le mance, ma per il resto usavano la carta di credito, e la
domanda gli era parsa una vera assurdità: “Chi porterebbe contanti in questo
paese?”
Effettivamente non potevo dargli torto.
Simpatico, eh, ma bisogna dica ai colleghi del bar di
metterci meno alcool, nei drink, e più bibita.