giovedì 18 aprile 2024

Ho ripreso parecchia voglia di scrivere. Tra poco meno di un mese dovrebbe arrivare una nuova, piccola creatura  -no, non ha quattro zampe, non bisogna bagnarla con l’acqua e non la si deve nutrire dopo la mezzanotte- in più ho buttato giù una cosa enorme, un paio più piccole e nel frattempo mi sono iscritto a qualche concorso. Mi tengo attivo, ecco.

Adesso che è arrivata la primavera e non sono ancora i 45 gradi estivi che, molto probabilmente, saranno anche 50, mi piace uscire e camminare. Ovviamente il pomeriggio, dopo le classiche 5-6 ore di sonno e un caffè da mezzo litro -non sto scherzando, io bevo il caffè americano nella classica tazza alta-

Uno dei miei luoghi preferiti è il Giardino dello Stibbert, dove mi prendo una bibita fresca al bar fuori dal museo e posso rilassarmi seduto a un tavolo, con un libro o un quadernetto dove prendo appunti, come questa storia. Mi piace soprattutto mettermi in uno dei tavolini defilati e ascoltare le storie delle persone che si siedono.

Ci sono due coppie sui 50 anni, che parlano amabilmente tra loro. I più magri sono qui di Firenze, lui sta praticamente disteso su di lei, gli occhiali da sole gli si sono fusi con la tempia e fuma incessantemente la sigaretta elettronica. I due più grassottelli vengono dall’est Europa che è sotto le bombe, non si tengono neanche per mano e fumano nel modo tradizionale. Non potrebbero essere due coppie più diverse ma sembrano molto amici.

C’è una coppia abbastanza giovane, con bambina che avrà sui 5 anni e immancabile Barbie sottobraccio. Lei e la bambina sono ben vestite, lui ha una t-shirt con le patacche di sugo. Le femmine mangiano un gelato, lui sbrana un panino con 50 chilotoni di calorie, poi si mette in disparate per fumare. La moglie dice che vorrebbe fumare anche lei, la figlia, in braccio, la stoppa subito «Mamma, no, te non fumi». La mamma, rassegnata, dice «Va bene, non fumo»

C’è una coppia giovane che, miracolo, non sta al cellulare. Chiacchierano amabilmente ma sono troppo lontano per sentirli. Ma vedo lui che si alza, entra nel bar e porta da bere a lei. Anche da distante noto bene lo sguardo ammaliato di lei quando lui torna con la bibita; ma potrebbe anche aver ucciso il drago, o scalato la torre per salvarla (ma poi lei salva lui).

Arrivano due coppie di anziani. I maschi, con una certa difficoltò, si mettono a sedere; le signore, decisamente più arzille, gli chiedono cosa desiderino. Entrambi prendono il gelato, ma uno di loro dice che vuole un “Pinguino”.

«Perchè il Pinguino?» chiede la consorte.

«Perchè è più leggero»

«Mah, se tu devi peccare, pecca alla grande!» La moglie ha argomentazioni convincenti  -stavo quasi per andare a prendermi un gelato pure io- perciò lui si ricrede chiedendogli un gelato più buono e, dal suo punto di vista, più grasso. Le signore entrano nel bar. Lui si rivolge all’amico:

«A stà fermo, sto ingrassando a tutta Randa!»

«Che tussei tornato, a vedè I lavori ai’tranvai?»

«No, sieee! Ora lì fanno laggiù, sui viali! O chi c’arriva?»

«Eh, lo so. Qui allo Statuto l’hanno finiti, purtroppo»

Giuro, l’ha detto sul serio.

In una domenica pomeriggio, non ho letto molto, del libro che mi ero portato. Non vorrei stesse arrivando il momento che debba andare pure io a visionare i lavori del tram.

sabato 13 aprile 2024

Devo ammettere una cosa: dove lavoro adesso, rispetto al tre stelle che mi ha tenuto soggiogato per vent’anni, ci sono molte più persone belle. Sarà la categoria, il maggiore rilassamento della clientela, il tempo perfetto per la visita della città -non piove e non è il caldo esagerato dell’estate- ma sono tutti sereni e felici di essere a Firenze. Rientrano, la sera dopo cena, con un radioso sorriso stampato in faccia. Sono veramente quei casi in cui il portiere d’albergo è il miglior lavoro al mondo.

Ecco quindi che, mentre sono lì a inserire dati di fatture su un file excel, conteggiare le auto nei garage e stampare fogli per caffetteria e governante, rientra in albergo questa coppia che, a prima vista, darei come mia coetanea. Lui è alto, leggermente stempiato, baffi, pizzo e un sorriso che arriva un quarto d’ora prima; lei non è tanto più bassa e ha un che di Kathleen Turner. Per uno come me, che ha rivisto “All’inseguimento della pietra verde” un centinaio di volte solo per ammirare l’attrice, che mi ha provocato profondi turbamenti adolescenziali, è pura gioia per gli occhi.

Rallentano la loro camminata quando passano davanti al bancone. È evidente che vogliono comunicare qualcosa, perciò smollo computer e fogli vari e gli dò tutta la mia attenzione. Lei, visibilmente eccitata, ha la totale necessità, assolutamente impellente, di riferire, allo sconosciuto portiere di notte, un evento che segnerà per sempre le loro vite:

«We are just engaged!» (ci siamo appena fidanzati)

Devo aver mostrato denti che neanche immaginavo di avere. Lei mi chiede come si dice “engaged” in Italiano. Io riferisco e lei prova, con scarsi ma teneri risultati, a ripetere. Lui ci ascolta levitando a 10 centimetri da terra, sta percependo la mia profonda invidia nei suoi confronti.

E poi, la parte più bella.

«Questa città è magica, grazie»

Grazie. Come se fosse merito mio, se una città con più di un millennio di storia riesce ancora far nasciere nuovi amori, creare emozioni, smuovere cuori e menti. L’amor che muove il sole ecc. ecc.

Mannaggia a te, ghibellin fuggiasco. Avevi già capito tutto.

venerdì 5 aprile 2024

Abbiamo avuto, come cliente, una signora francese di quasi 80 anni. Ha soggiornato in albergo quasi due settimane.

È una signora decisamente attiva, che si mantiene in forma camminando. Una sera rientrò quasi a mezzanotte affermando che era stata al Maggio musicale -davano Bach- e si era fatta sia l’andata che il ritorno a piedi. Dato che l’albergo dove lavoro è quasi in Santa Croce, sono due chilometri e mezzo. Non paga, ridiscese poco dopo, dalla camera, per un’ulteriore passeggiata.

Ogni volta che rientrava si metteva a parlare. Con tutti, e i colleghi del giorno non sono sempre predisposti alla chiacchiera. Per me è diverso, io lavoro quando tutti dormono, quindi posso prendermela comoda e parlare un po'. La signora, peraltro, si ostinava a voler parlare italiano con risultati buffi. Chiamava il riscaldamento “califazione” -evidentemente ha studiato anche lo spagnolo- o parole francesi totalmente italianizzate.

Ha volte aveva pretese un po' strambe: per Pasqua voleva fare colazione prima delle 7 per essere in prima fila, dentro al Duomo, a vedere la colombina che va ad appiccare il fuoco al “Brindellone”, il carro che scoppia. Solo che pretendeva che l’accompagnassi su a prendersi le sue cibarie. Ovviamente non potevo, sia perché non posso lasciare il bancone sia perché la caffetteria è solo per il personale. Così chiamai la ragazza che era d’apertura per riferirgli delle necessità della signora francese. La ragazza avrà indubbiamente alzato gli occhi al cielo, poi ha preparato e il facchino le ha portato giù la sua colazione: una bella zuppiera di frutta, che la signora ha consumato al bar.

Un paio di giorni prima della sua partenza, sapendo che non sarei stato in turno perché ero di riposo, la signora prima risalì in camera, poi ne discese con dei regali: un cappellino modello “basco” e un gilet. Non sono tipo che indossa questo genere di oggetti, ma lei ci teneva molto, quindi ho preso il gilet. Mi ci sono fatto la foto dopo il turno, negli spogliatoi, prima di cambiarmi e andare a casa, mi sentivo molto Guy Pierce in L.A. Confidential, solo senza fondina ascellare In effetti potrebbe essere comodo e caldo, in inverno. E poi non è male vestirsi eleganti, ogni tanto. Scusate se nella foto sono serioso, di solito non lo sono affatto.

Al cambio turno, i colleghi mi hanno detto che, molto probabilmente, quel che ha voluto regalarci sono cose del suo marito, defunto da tempo. Sarà così? Non lo so, ma sono oggetti. Ma mi piace continuare a pensare che li abbia comprati apposta per noi del ricevimento.

Comunque il basco è ancora qui.

Però è sempre bello, avere questa clientela, che non i soliti “I wanna a biggerroom!”