sabato 31 dicembre 2022

Gli errori capitano, lo capisco. Io ne faccio diversi, come qualcuno di voi che legge il mio piccolo blog mi ha fatto giustamente notare. Ma io non sono un professionista. Tengo questo blog per il gusto di farlo, ma non ricevo compensi. 

Quando sbaglia, grossolanamente, un professionista, la sorpresa è enorme. E la rete non perdona.

Antefatto: è deceduto il papa emerito Benedetto XVI, Joseph Ratzinger. Essendo agnostico con tendenze pastafariane, non posso esprimere giudizi su una persona che non seguivo. Come ha scritto Michele Serra: "io non sono contro il papa, sono senza". Ma mi rendo conto che per la comunità cristiana sia stato un grande interprete della teologia più profonda.

Ma il punto è un altro. E' l'edizione fiorentina di un noto quotidiano nazionale che, nel creare il posto facebook sul decesso di questo importante personaggio storico, mette la foto di Sir Anthony Hopkins che lo interpreta in un film del 2017, "i due papi".

Ovviamente, dopo qualche minuto, si sono accorti della cantonata e hanno cancellato il post, ma avevo già fatto il "cattura immagine". 

Diamine, amico giornalista, rileggi bene, prima di premere il bottoncino "pubblica"! 

E comunque non rido di te. 

Rido CON te.

No, ok, lo ammetto, rido di te. Sono una bruttissima persona.



domenica 25 dicembre 2022

I clienti, in camera, hanno delle cartelline con il logo dell’albergo e, all’interno, varie cose: mappa di Firenze, depliant, fogli con proposte di tour. Le cameriere riportano giù le cartelline delle camere in partenza, così che noi notturni, con calma, possiamo visionarle e scartare le cose che non vanno: se sulla piantina ci sono scritte, o i fogli sono spiegazzati, ad esempio. E sostituirle con nuove. Affinchè i nuovi clienti non debbano trovarsi cose usate.

Un cliente ha scritto sul retro della cartellina. Quindi la butteremo. Ma la scritta l’ho fotografata.

Faccio una traduzione sommaria per chi non conosce l’inglese (sentitevi liberi di correggermi):

-A sinistra: se tu 1) ti diplomi 2) il tuo GPA (punteggio di valutazione scolastica) salirà e 3) babbo sarà orgoglioso di te.

-A destra se non 1) ti diplomi 2) il tuo GPA calerà.

Chi se ne importa del tuo GPA? Non andrai all’università e nessuno, ai colloqui di lavoro, ti chiederà del GPA e 3) babbo sarà comunque orgoglioso di te perché vedrà che sei diventato un uomo.

Più o meno.

Il punto è che un giovane ragazzo, probabilmente timoroso del prossimo esame per diplomarsi, è passato dall’albergo e ha pensato di sfogare i suoi timori del futuro scrivendo sul retro della cartellina. E io la trovo una cosa toccante, ecco.

Magari non è carino metterla in rete così, ma non credo leggerà mai questo piccolo blog.

In bocca al lupo per l’esame, giovane Jedi. E confermo, il GPA non è importante. Te lo dice un 36/60.




lunedì 19 dicembre 2022

La gente, a volte, ti sorprende con poco.

In uno dei 3 supermercati a cui vado a fare la spesa, di tanto in tanto, danno dei buoni omaggio. Utilizzabili solo per pochi giorni.

Li ottengo e li uso. Ovviamente sono fatti per forzare la clientela ad andare lì, per l’acquisto di saponi e detersivi -oltre a banalissimo cibo- e con me funziona, dato che altrimenti cambio spesso e volentieri.

Ma dato che mi tocca convivere con altri 3 bipedi, oltre a un mostriciattolo peloso dai colori improbabili, e che tutti e 4 richiedono e divorano pietanze succulente da me cucinate (“Babbo, vogliamo la carbonara” “E io voglio i croccantini, schnell, los!”) devo comunque tornare al supermercato.

Riempito il carrello, arrivo alla cassa automatica e passo la macchinetta sul lettore. Quando sento una voce provenire dalla mia destra.

“Tenga, lo vuole?”

Mi volto e mi vedo sventolare, davanti agli occhi, un buono omaggio.

“Ci avanza, non possiamo usarlo. E oggi è l’ultimo giorno, domani scadono”

“Io…. La ringrazio…”

“Beh, sono solo 5 euro. E poi tanto, avremmo dovuto buttarlo”

“Non so che dire”

Questa coppia giovane osserva la mia espressione sorpresa e probabilmente un po' stupida -anzi, senza il probabilmente- per qualche secondo, poi lei mi dice solo:

“Passi un buon Natale”

E sorridendo, spingono il loro carrello verso l’uscita.

In quel momento avrei voluto tornare agli anni ’50. Perché avrei sicuramente indossato un cappello a tesa larga. Che mi sarei tolto.

E con Satchmo in sottofondo.

martedì 13 dicembre 2022

Alle 5 del mattino, rientra in albergo un indiano. Il classico bramino, casta immensamente superiore che tratta il resto del mondo come robetta insignificante. Io poi, che sono occidentale, sono poco più di un’intoccabile.

Senza dire un buonasera o altro cenno di saluto, che a me lavoratore notturno e pure di etnia diversa è assolutamente negato, mi riferisce soltanto di preparare il conto perché lui e il suo collega partiranno a brevissimo (“very short time”, dice proprio così).

Prendo atto, lo saluto -non arriva nessuna risposta- e stampo il pro forma del conto. Lo piazzo sul bancone e torno alle mie faccende notturne, in attesa che costoro si palesino con i bagagli a pagare e richiedere il taxi per l’aeroporto. Dato che vado nel retro ad archiviare le classiche tonnellate di pratiche, metto sul bancone il campanellino, che presumo sarà furiosamente suonato quando scenderanno.

Invece non succede niente.

Un’ora dopo, mentre attendo che arrivino i miei colleghi a cambiarsi per prendere il loro servizio mattutino e permettermi di andare a dormire, rientra in albergo il suo collega. Che evidentemente non era in camera. E si porta dietro 3 amici.

Si mettono al bar, chiaramente chiuso e con le luci spente. So già cosa mi aspetta. Comincio a contare mentalmente ma non arrivo a 3 che sento come un fischio.

“Ehi, my friend!”

Quando hanno bisogno, diventiamo subito “amici”.

Mi avvicino e lui mi porge la mano stringendo con una forza che non lascia scampo al metacarpo.

“Io e i miei amici vorremmo bere qualcosa”

“Ehm… il bar è chiuso”

“Proprio non ci può servire niente?”

“Mi spiace, devo stare alla reception”

“Allora facciamo così: questa è la chiave della camera, di sopra ho una bottiglia di whisky. Vada su a prendermela”

“…..”

“Sul tavolino ho una bottiglia di Blu Label, la prende e me la porta qui”

“Ehrrr… è la sua camera, deve farlo lei”

“Dai, vai su a prender…”

“Devo stare alla reception”

Mi svincolo. In quel momento arriva Er Libanese (il vero nome è Matteo, io elargisco soprannomi a profusione) a cui lui pone la stessa richiesta e ottiene la stessa risposta. E’ camera tua? Vai su a prenderti la tua bottiglia.

Sconsolato, e probabilmente incacchiato con tutti gli italiani dai tempi dei marò, l’indiano sale su e scende dopo poco con la sua bottiglia. Chiede dei bicchieri e, a quel punto, glieli diamo. Non ci mettiamo a fare il bar, ma 4 bicchieri non si negano a nessuno.

A quel punto, dalla camera, arriva la chiamata dell’indiano che era rientrato alle 5. Che dal letto ha visto il suo amico arrivare, prendere la bottiglia e uscire nuovamente.

“Il mio collega è giù?”

“Si, con degli amici”

“Non deve bere”

“Non possiamo mica proibirglielo”

Dopo un po' scende. In canotta e mutande.

Assisto a questa scena surreale dove due indiani discutono, nella loro lingua e con abbigliamenti così diversi, del mettersi a bere whisky alle 6.45 del mattino, prima di fare i bagagli e andare all’aeroporto. Fino a che quello in mutande non se ne torna su con un’evidente furia rabbiosa che non deve aver avuto precedenti dal tentativo d’invasione dell’India da parte di Alessandro il Grande.

L’altro, finalmente contento, versa il whisky ai suoi amici e beve.

Non so com’è andata a finire, ma secondo me, sull’aereo, è scoppiata la guerra civile indiana. 

venerdì 9 dicembre 2022

 Figlie social che riescono a fare video fighissimi cui io, bolso cinquantenne, sono negatissimo.



martedì 29 novembre 2022

Sto scrivendo di getto, mi tremano ancora le mani. Ma farò un po' di spoiler: finisce bene.

È appena passata la mezzanotte quando entra una bella ragazza, elegante e curata. Sorride e in inglese chiede, rapida e diretta, se c’è disponibilità.

Rispondo affermativamente sparando anche una discreta cifra -lì per lì non ci penso molto, vuole una camera e la vendo alla quantità indicatami dalla direzione, che mi dà comunque la possibilità di abbassare un po', senza esagerare, ma preferisco attenermi scrupolosamente agli ordini- quando improvvisamente si ritrae in un angolo, tra muro e bancone, iniziando a piagnucolare e dire “No, no!”

Perché è entrato lui.

Dire che ero come congelato è poco, neanche un pietrificus lanciato da Hermione in persona mi avrebbe paralizzato come in quel momento. Neanche Han Solo nella carbonite. Lei invece è totalmente nel panico.

Lui, fortunatamente, non appare violento. Si tiene comunque a distanza e le parla nella sua lingua, che non capisco. È come se la implorasse, ma mi appare chiaro che lei, proprio, non ne vuole sapere. Giustamente.

Prima che mi riprenda, lei si incammina verso il bar dell’albergo, e lui la segue. A quel punto decido di fare qualcosa e seguo lui invitandolo a fermarsi -gli parlo in inglese, ovviamente-

E qui succede qualcosa che mi manda, letteralmente, ancora più in confusione.

Lei gira attorno a un tavolino, tenendosi bene a distanza da lui, e si piazza dietro di me.

Ancora adesso non riesco a decifrare i sentimenti che mi pervadevano. Da una parte mi sento quasi onorato, dall’essere promosso a scudiero, dall’altra non mi sento affatto pronto a tale responsabilità. Non sono mai stato un tipo violento. Anche se lui non è affatto lucido, potrebbe sopraffarmi con un solo dito. Ma per fortuna non lo fa.

Prendo coraggio e, mostrandomi gentile, lo invito a uscire perché devo chiudere e qui ci possono stare solo i clienti. Lui tentenna, prende il telefono affermando che deve telefonare, ma rimango fermo: per favore, esca.

Per fortuna la capisce. Si avvia mesto e, una volta uscito, chiudo a chiave. Anche se mi tocca riaprire perché rientra un gruppo di nostri connazionali che chiacchiera amabilmente nell’ingresso, ignari del dramma.

Quando finalmente costoro se ne salgono su, posso richiudere e avviarmi dalla ragazza, che ha atteso paziente vicino all’ascensore, in un punto invisibile dall’ingresso.

Come gli comunico che lui è chiuso fuori, lei mi smolla il passaporto, diverse banconote e ben due carte di credito. Accetto solo le banconote -e non m’importa se l’importo è più basso di quello che le avevo comunicato il primo momento- e fotocopio il passaporto per la registrazione. Poi, come le rendo il documento, lei mi si avvicina, mi mette la testa sul petto e mi abbraccia.

Terzo momento di congelamento. Si, perché questo gesto d’affetto mi mette profondamente in imbarazzo e non mi sento affatto un estremo difensore -a parte quando giocavo a calcetto- ma che lei sente di dover esprimere. Probabilmente come momento di sfogo, dopo quello di tensione.

Se ne va in camera decisamente più serena dopo avermi detto, quasi a giustificare lui, che beve troppo. Eppure sono di un paese e una religione che vieta in maniera più assoluta l’alcool. Ma tant'è, qui possono scegliere. Molto male, come scelta.

La notte prosegue tranquilla, poi, alle 7, comunico l'episodio ai colleghi del mattino, prima di staccare. Nel pomeriggio ricevo il messaggio della collega: il marito è stato tutta la mattina fuori dall'albergo, palesemente a sorvegliare. Ma lei era riuscita a sgattaiolare via presto.

Non so se ci sono mestieri a cui possono capitare episodi del genere, oltre a questo mio di portiere, in cui ci si trova in queste situazioni. Credo sia proprio qualcosa di esclusivo di noi alberghieri.

Comunque, posso solo sperare che lei ora sia libera e al sicuro.

E non è che possa fare tanto di più.

giovedì 17 novembre 2022

Rinvanghiamo un vecchio classico. Qualche anno prima del malefico virus.

Telefono:

-Hotel xxxxxxxx buonasera, come posso aiutarla?-

-Seeeeenta.... so che per il giorno x avete una camera matrimoniale al prezzo di yz €, me lo conferma?-

-Un attimo in linea che controllo subito- Rapida occhiata al gestionale e visione della tariffa.

-Si, le confermo che il prezzo è giusto. Sa che la tariffa non comprende la tassa di soggiorno?-

-Si si, vabbeeeè.... ma io nell'albergo yyyyyyy ho trovato una tariffa più bassa-

E stica**i?

Rapidamente vado in rete e controllo l'albergo yyyyyyy. E' una pensioncina a 500 metri da qui.

-Ehm... signore... è una pensione di categoria più bassa. Non posso applicare quella tariffa. Noi siamo una categoria più alta, abbiamo servizi migliori.-

-Ehhhhhh.... che sarà mai..... quella gran differenza.... su, mi faccia lo stesso prezzo...-

-Mi spiace, ma non è possibile, non applichiamo quelle tariffe-

-OOOOOH, QUANTE STORIE! LEI NON E' AFFATTO PROFESSIONALE! FACENDO COSI' PERDE UN CLIENTE!-

-Signore, non c'è bisogno di arrabbiarsi. Quella non è la nostra tariffa, non posso fargliela. Poi, mi scusi, sarà poco professionale, ma se vuole spendere di meno perchè non prenota là?-

…..

-Signore?-

-Perchè è distante dalla Fortezza da Basso-

Se mi alzi la palla, io schiaccio che Paola Egonu scansati proprio!

-Ehhh, che saranno mai 500 metri in più?-

Ragazzi, come s'incacchiò! Urlò che ero un incompetente, indegno di lavorare in un ricevimento alberghiero perchè lui “aveva girato il mondo e sa come si lavora in hotel”  

Pretese di parlare con il direttore all'istante, e poiché mi chiamò verso l'ora di cena di un mio turno pomeridiano, il direttore non c'era già più e lo rimbalzai al giorno dopo. Minacciò di parlare malissimo alla direzione perchè non gli applicavo la tariffa di una pensioncina d'infima categoria. Come se io andassi all'Enoteca Pinchiorri e volessi pagare quanto dal kebabbaro di via Faenza. 

Caro il mio signor xxxxx, anche se non leggerai mai il mio blog, sappi che io ti avrei mandato a soggiornare in Siberia. Vitto e alloggio gratis di svariati anni, minimo 5 massimo 20; attività ricreativa durante il giorno: miniera di carbone e battere il record di Stakanov. Ecco cosa ti meriteresti.


domenica 13 novembre 2022

 I clienti esuberanti sono qualcosa di speciale. Di divertente, nella loro ingenuità.

Coppia brasiliana sulla sessantina, lui è un omone grande e grosso con la faccia bonaria e la barba bianca, come il nuovo presidente -meno male per loro- che parla solo portoghese.

Arriva al banco con la classica espressione cordiale brasiliana “Eu, amigu!” a cui noi possiamo solo rispondere con il lei, doverosamente. La conversazione, in questi casi, è sempre infarcita di parole prese da tutte le lingue possibili, ma alla fine ci si capisce.

Capiamo che non riesce a ricaricare i cellulari in camera. Ah, questo preziosissimo strumento di comunicazione moderno, assolutamente indispensabile. Alessandro, che io ho ribattezzato Paul Giamatti per la somiglianza, mi chiede di salire su a controllare. Ok, andiamo con i clienti in camera.

Arrivati, mi faccio dare cellulare e caricabatterie. Il brasiliano si mette a sedere su una delle poltrone della camera -una suite non male- come a dire “voglio proprio vedere cosa combina questo italiano” mentre la moglie si mette silenziosa in disparte.

Attacco il caricabatterie alla presa del comodino ed effettivamente, non si carica. Provo anche a staccare il filo dal caricabatterie e collegare direttamente alla presa usb al muro. Niente neanche lì.

Le luci della camera però funzionano. E quindi? Proviamo a vedere direttamente il quadro elettrico della camera. E infatti noto subito che una levetta è abbassata. La alzo.

Voltiamo tutti la testa verso i cellulari che, potere dell’energia elettrica e degli elettroni, si sono accesi e messi in ricarica.

Il cliente sala su dalla poltrona, manco avesse appena vinto la sesta coppa del mondo, declamando “Magnifico, bravissimo!”

“Ma no, ho solo alzato la levetta”

“Te sei un genio! Bravo! Sei… Marconi! Guglielmo Marconi!”

Sorrido. Non credo che Marconi avesse molto a che fare con la semplice corrente elettrica -giusto quella pochina per far funzionare la sua radio- ma posso dire di essere contento per aver risolto il problema. Decisamente di più quando il brasiliano estrae delle banconote dalla tasca, prende un foglio grigio, poi ci ripensa e me ne dà uno rosa.

Che posso fare, se non ringraziare sentitamente e farmi stringere la mano che, come sempre, in questi casi, mi stritola frantumando tutti i metacarpi? Saluto, torno al bancone e deposito i 10 € nella busta delle mance. Alla via così.

Dopo una mezz’oretta l’amico brasiliano scende con la moglie per andare al bar, e indicandomi, parla con i miei colleghi della mia magistrale e superba abilità con l’energia elettrica ribadendo ancora il nome di Marconi. Poi fa:

“E l’altro, come si chiamava l’altro?”

“Alessandro Volta?”

“Si, lui! Volta! E poi anche Leonardo da Vinci!”

Dopo che è andato a bersi il suo aperitivo al bar, ridiamo pensando che Da Vinci non ha avuto proprio niente a che fare, con l’energia elettrica -anche se costruisce una locomotiva-

Bevuto il suo aperitivo, il brasiliano si avvicina al bancone e se ne esce così:

“Senti, Leonardo di Caprio -si, dice proprio così- voglio andare a questo ristorante”

“Lo chiamiamo subito”

E tutto contento, esce con la consorte per andare al posto appena prenotato.

A me sono venuti in mente tutti i meme possibili con Di Caprio, ma quando si trovano questi clienti ingenui ma felici di queste piccole cose, è sempre un bel lavorare.

E comunque, io sulla zatterina con Rose ci sarei salito.

sabato 5 novembre 2022

Le persone vanno avanti, ma questo spicchio di mondo a forma di stivale resta incredibilmente indietro.

Avevamo da poco riaperto e mi stupisco di avere una prenotazione con un nome cinese. Strano penso, perchè quel governaccio non lascia uscire neanche uno spillo, dal proprio paese, figuriamoci le persone. Immagino che questi clienti stiano già in Italia. 

E infatti mi si presentano due ragazze poco più che ventenni con carte d'identità italiane e, accanto al nome originario, l'immancabile nome italiano. I cinesi hanno questa cosa di darsi un nome occidentale, italiano in particolare, perchè per quanto possano essere forti economicamente e giustamente orgogliosi della loro cultura, sentono ancora forte l'attrazione per noi occidentali -vale anche per i coreani, la mia ex si chiamava Lucia-

Eseguo il check-in e poi, aperta la piantina e indicatogli dove si trova l'albergo, gli chiedo se sono mai state a Firenze.

-No, è la prima volta. Siamo cugine, io vivo a Pisa e lei a Milano. Io ci venni con la classe del liceo, ma non la ricordo. Quindi abbiamo deciso di trovarci e visitarla per due giorni-

E così mi prolungo un pò più del solito per dirgli dove si trovano i musei più importanti, con i loro orari e costi d'ingresso, raccomandandomi di prenotare perchè gli ingressi erano contingentati per la pandemia. E mi ringraziano sentitamente. Due belle ragazze, poco più grandi delle mie figlie, che parlano con un mix di mandarino, accento pisano e dialetto meneghino.

Non le rivedo per il resto del loro soggiorno, ma trovo il  questionario di gradimento compilato dalla milanese.

E niente, è così. Noi, come penisola siamo ancora indietro e ci ostiniamo a rifiutare lo Ius Scholae. Ora più che mai, con questo nuovo presidente.

Loro invece sono già molto, molto più avanti.

Grazie di esserci, ragazze  <3

ps. ho detto nuovo presidente, cioè al maschile, perchè sono tutti coniugati così, aggettivi o articoli. Presumo sia un uomo, no? Voglio dire, è la grammatica italiana, com'è possibile che dei sovranisti sbaglino così...

Ok, come non detto.....


lunedì 24 ottobre 2022

"Quel giovedì mattina capitai accanto a un mio amico, un certo Harby Robinson, di Cleveland. Un giocatore di Baseball. Era il nostromo. Credevo che dormisse. Allungai un braccio per svegliarlo. Lui si capovolse come una specie di trottola galleggiante. Era a metà. Eh, sì. Se l'erano mangiato vivo dalla cintola in giù."

Quello che ho messo in foto era un albergo.

In un lontano passato -più di 30 anni fa- la struttura ospitava addirittura un liceo artistico. E' a poca distanza dal centro storico di Firenze, 5 minuti appena dall'Accademia. Poi chiuse o traslocò, non so proprio che fine abbia fatto la scuola. Ma è l'albergo, di cui volevo parlare.

La struttura, dopo un certo periodo di chiusura e abbandono come succede tanti altri luoghi simili in città, venne rilevata da un grande gruppo assicurativo e finanziario, particolarmente noto. Lo affidò, ovviamente in cambio di un affitto, a una catena alberghiera che provvide alla ristrutturazione e riapertura come struttura ricettiva. A suo tempo -quasi 20 anni fa- andai pure a farci un colloquio, anche se poi preferii non cambiare da dove lavoravo già.

Qualche anno fa il gruppo finanziario vendette il palazzo a una terza società, questa volta alberghiera. Che aveva intenzione di rilevare la struttura per gestirla direttamente. Essendoci però un contratto di gestione, i nuovi proprietari attesero che la vecchia gestione continuasse nel suo lavoro, riscuotendo il pagamento per l'uso della struttura. Quando il contratto fosse andato in scadenza, ci sarebbe stato il cambio di gestione.

Ma purtroppo è arrivato il malefico virus. E' vero che esisteva un contratto di gestione, ma i nuovi proprietari hanno continuato a pretendere il pagamento dell'affitto da parte della ditta precedente. Malgrado, di fatto, la struttura non avesse nessun tipo di entrata.

Questo ha distrutto la società dei precedenti gestori, che ha chiuso i battenti dismettendo anche altre strutture che controllava in città.

Perchè questo comportamento? Non lo so. Davvero, non me lo so spiegare.

So solo che un'azienda che esisteva da quasi quaranta anni è sparita e alcune persone sono senza lavoro. Se la caveranno, come tutti noi, ma non riesco a togliermi dalla testa che le cose potevano andare ben diversamente. 

Però mi viene in mente il film da cui ho preso la citazione iniziale.



mercoledì 19 ottobre 2022

Cari trentenni "British citizens", come recitano i vostri passaporti -perchè dovete averli, essendo ora extraeuropei- che mi rientrate alle 5.15 in albergo:

Quel che non ho sopportato di voi, nei pochi secondi d'interazione, non è avervi aperto l'ingresso e sentire ridere sguaiatamente, o avervi visto entrare barcollando a destra e sinistra, o vedermi sventolare davanti la chiave della camera, ci credo che siete qui, eh. Se bevete come spugne e vi riducete così, peggio per voi. Ma non è affatto quello, veramente.

E' che mentre entrate in ascensore -per andare al primo piano, perchè neanche le scale riuscite a fare- proprio "Everybody wants to be a cat" dovete cantare? Con tutti i bellissimi pezzi britpop degli anni '90, proprio una canzoncina Disney? Ma andiamo, su!

Boris, riprenditeli. Ma dopo che hanno pagato il conto dell'albergo.

ps. scherzo, ovviamente. Mi dà proprio fastidio che beviate come tegoli e dobbiate fare gli idioti. In piena notte, qui dove lavoro.

Altro che Brexit. L'operazione Leone Marino, ecco cosa vi meritereste.

Pps. Cavolo, Boris non c'è più!
Ma ora potrà fare un sacco di party.

lunedì 17 ottobre 2022

Colazione a casa:

un caffè.

basta


Colazione in albergo:

un caffè

poi una briosche alla crema

poi prende un cappuccino

poi torna al buffet, prende un pane da cassetta, lo abbrustolisce e lo riempie con uno strato di mezzo metro di burro e marmellata

poi prende una cioccolata calda

poi due panini che farcisce con tutti gli affettati e i formaggi che può arraffare (una quindicina di fette). Un panino, avvolto nel tovagliolo di carta, sparisce da qualche parte (borsetta, zainetto o tasca, se lo mangerà dopo)

poi prende un'altra briosche, stavolta alla marmellata

poi un succo di frutta all'ananas -che schifo, dirà a voce alta-

poi si prova anche una fetta di torta -lamentando che è rimasta quella al limone perchè quella al cacao è stata polverizzata in due nanosecondi-

poi un secondo succo di frutta, un ace.

e poi ancora e ancora


Buona parte della roba presa non viene terminata e resta sul tavolo.

Alcune briosche hanno un unico, singolo morso.

 



sabato 8 ottobre 2022

Sono sempre sudori freddi, quando capitano certe situazioni. Il terrore di aver sbagliato qualcosa. Che sia successo il patatrac.

Nello specifico, che si sia in overbooking. Cioè venduto più camere di quelle previste. E mi toccherebbe cercare un'altra camera. In una Firenze pienissima.

Parcheggia, davanti all'albergo, un suv grande quanto un carro armato, che mi aspetto abbia la "z" sulla fiancata e ne escano dei russi che esclamano "Ne ho abbastanza, io vado a casa dalla mia babuska, da!". Invece ne esce un tipo che non può essere più italiano. E non ho italiani previsti, dei clienti che mancano di arrivare.

Entra e mi dice, tutto allegro, di avere una camera per due notti. Sorridendo come sempre e come si meritano tutti i clienti, mi faccio dire il nome e controllo.

Ha prenotato per il mese prossimo. Giorni della settimana giusti, date completamente differenti.

Dentro di me sorge un rilassamento totale e completo. Ha sbagliato lui, non siamo noi ad aver messo in vendita una camera di troppo. Ma cerco di contenere comune un comportamento compunto, dato che non è bene esporre troppo i propri sentimenti. Per essere veramente certo vado anche a controllare direttamente sul sito da dove ha prenotato, che conferma. Gli dò la notizia. E ovviamente ci rimane piuttosto male.

-Un errore capita a tutti, è successo a tanti altri clienti, pure a me (non è vero, ndr). Comunque, se non prevede di tornare il mese prossimo, la prenotazione è cancellabile gratuitamente.

-E per stasera siete pieni?

-Eh già.

Rimane in silenzio, incapace di proferire parola. Probabilmente, dentro di sè, sta esprimendo cose inenarrabili. Non vorrei che se la prendesse con la prima cosa presente in zona, cioè il portiere. Meglio intervenire.

-Vuole che l'aiuti a cercare qualcosa?

-Si, per favore!

Una rapida ricerca mostra che, i pochi alberghi presenti in zona, hanno tariffe che pure i fornitori di gas ed energia elettrica si vergognerebbero a proporre. Ne trovo uno accettabile un pò fuori. Gli fornisco le indicazioni con tanto di numero di telefono e loro -perchè nel frattempo era arrivata anche lei- ripartono. Un pò rassegnati, ma non tutto è perduto, su.

La prenotazione per il mese prossimo però è ancora in piedi. Magari tornano. Spero per loro, indubbiamente più rilassati.

Ma mai quanto lo sono io.

martedì 20 settembre 2022

Draghi: "L'Italia giocherà ancora"

Salvini: "Flat tax allo 0% e giochi da tavolo per tutti. E panini con la porchetta! Gnam!"

Letta: "Quando interpreto il guerriero a D&D, faccio gli occhi della tigre!"

Berlusconi: "Votate per noi, il partito ludico. Ma no, cosa avete capito? Non ludico in quel senso"

Meloni: "LVI ha fatto anche giochi buoni. Si, certo, i wargame, ma perse sportivamente. E poi il bunjee-jumping"

Di Maio: "Aboliremo la noia: gioco di cittadinanza"

Bonino: "+eurogame"

Renzi: "Gioca sereno"

Putin: "In realtà Kiev non mi interessa. Io voglio arrivare fino a Firenze per giocare"

Biden: "Ehm... cosa stavamo facendo? Ah, giocavamo? A cosa?"

Xi Jinping: "Vogliamo annetterci Taiwan perchè è cinese e Firenze perchè lì giocano"



E tu, cosa aspetti a venire a giocare con noi?

FirenzeGioca, il 24 e 25 Settembre. Mi raccomando, si entra da Porta Soccorso alla Campagna (che è un nome bellissimo)

(io ci sarò solo il sabato mattina :( )



sabato 17 settembre 2022

Ore 2 di notte. Sto andando verso il bagno, quando sento qualcuno che tenta, invano, di aprire l'ingresso.

Un tentativo che dura un attimo. Ma seguito, a ruota, da altri 3 tentativi furiosi.

Accorro e quasi urlo "un momento, ora apro!" prima che 'sta persona riesca a scardinare anche l'intelaiatura.

Giro la chiave, spingo e mi trovo davanti una tipa che quasi mi sbatte di lato per entrare, mentre i due amici dietro ridacchiano e mi fanno il gesto del bere, per indicare che lei ci ha dato dentro col gomito. La lingua, che ve lo dico a fà, è l'inglese.

La tipa di aggira nella hall, mentre io richiudo a chiave la porta, poi mi chiede, nervosissima, dov'è il bagno.

"Sempre dritto, in fondo"

"In fondo?"

"Si, esatto. Vada avanti... ancora... ancora..."

Nel momento che capisce qual'è la porta del bagno, mi dedico ai due amici, che continuano a ridere. Gli dò le chiavi, che sono le ultime rimaste. I due si prendono le loro e salgono su senza aspettare che l'amica torni dai bisogni impellenti, segno che hanno parecchio sonno.

Lascio la chiave dell'ultima camera sul bancone. La tipa torna dal bagno, decisamente più rilassata.

Mi guarda. Fisso negli occhi. Per un tempo molto, troppo lungo.

Accenna a un sorriso malizioso. E' anche una bella ragazza.

"Sei qui tutta la notte?"

"Non lo faccio apposta"

Ricambio lo sguardo e il sorrisetto. Poi indico la chiave.

Lei accenna a prenderla ma non la trova perchè continua a fissare me.

"Come lo sai?" questo me lo dice in un non pessimo italiano.

Alzo le spalle "Perchè è l'ultima camera rimasta"

Appare un pò delusa. Spero abbia capito l'antifona.

Invece torna a guardarmi negli occhi. E rifare quel sorrisetto malizioso. Aspettandosi qualcosa che non arriverà. Finalmente volge lo sguardo al bancone, afferra la chiave, si avvia all'ascensore e lo chiama. Ma nell'attesa che arrivi, gira la testa, mi osserva ancora intensamente e dice:

"Io mi chiamo Edith" con voce decisamente maliziosa.

"Buonanotte Edith" con tono abbastanza sbrigativo.

E stavolta appare davvero delusa.

Succede raramente, ma quando succede è troppo bello dare queste delusioni.

venerdì 9 settembre 2022

A volte mi chiedo se il destino non si prenda gioco di me.

Sono tranquillamente intento a fare il mio lavoro notturno quando vedo, dalla telecamera che inquadra l'esterno, che c'è una guardia giurata che parla con un tizio. Il tizio dà le spalle alla telecamera, quindi non lo vedo in faccia.

Poichè sono uno che di farsi gli affari suoi proprio non ci riesce -io non sono uno da "me ne frego" ma "mi interesso"- apro la porta e mi affaccio.

La guardia giurata mi nota e mi chiede se parlo un pò d'inglese, perchè questo tipo gli si è quasi buttato sotto, in mezzo alla strada, mentre stava passando con l'auto di servizio.

Mi avvicino e il tipo di gira. Giovane, vestito molto trasandato e sporco, con una parlata incomprensibile e una mano praticamente maciullata, completamente rossa di sangue.

Rimango sbigottito.

Ci parlo, e riesco a capire, per l'inglese assurdo che esprime e che non mi è ignoto anche se a quei livelli non me lo ricordavo, che lo hanno derubato. E mi pare anche picchiato, visto lo stato della sua mano. Si mette a piangere, poi urla parole senza senso condite da *uck ovunque -questo lo capisco bene-

Rientro per prendere del cotone e disinfettante, ma non appena lo vede si allontana e dice di no. La guardia giurata ha avvertito la polizia che arriverà tra poco.

Un tipo si avvicina e lui lo aggredisce urlando come un ossesso, non può non aver svegliato le camere poco sopra l'ingresso. Gli urla in inglese le peggio cose anche se capisco il 5%.

Finalmente arrivano i carabinieri. Il matto pare calmarsi mentre un agente ci parla, l'altro carabiniere discute con il tizio aggredito. Io e la guardia giurata ci guardiamo senza dire una parola. Poi l'aggredito se ne va e il carabiniere viene da noi:

"Quello è svizzero e dice che si era avvicinato per aiutarlo quando quel matto ha cercato di colpirlo. Comunque ho preso le generalità"

Intanto sono richiamato a fare da traduttore. Non capisco praticamente niente fino, sia per l'esagitazione che ha sia per il suo inglese. Poi finalmente capisco:

"Irlanda del Nord? Belfast?"

"Derry"

Ecco perchè non lo capisco ma la parlata mi sembrava di averla conosciuta. Lo slang irlandese -e quello del nord in particolare- è una cosa folle.

Riesco a capire il nome -Charlie- e il cognome, la data di nascita -è un 2000- mentre il carabiniere segna tutto, e che vuole tornare al suo alloggio, anche se urla "please, take me home". "Home" è un ostello a 200 metri da dove lavoro, di fronte c'è un pub, guarda caso, in stile irlandese. Deve averlo svuotato, probabilmente i proprietari avranno chiuso il bandone e messo il cartello "abbiamo i soldi per le ferie alle Maldive, ci vediamo a Ottobre. Del 2023".

Gli diciamo che l'ambulanza sta arrivando e Charlie si mette a urlare che sta bene e vuole solo andare a casa. Si picchia la mano insanguinata urlando che non ha niente, e comincia a versare sangue su tutto il marciapiede. Macchia anche uno dei carabinieri, benchè tutti e quattro ci si tenga a distanza.

Provo a calmarlo dicendogli che è una nostra responsabilità aiutarlo, visto che si trova qui in Italia, nel nostro paese. Lui ribatte che ama l'Italia, poi si fa aggressivo verso di me urlando altre parolacce, ma come i carabinieri si avvicinano si abbassa e mette le mani sulla testa piagnucolando e chiedendo di essere riportato a casa. Avessi un TARDIS ce lo riporterei subito: direttamente a Derry il 30 Gennaio del 1972.

Poi arriva l'ambulanza, e Charlie scappa. I due caramba e la guardia giurata provano a rincorrerlo, ma quelli dell'ambulanza gli dicono di desistere. Lo avevano già incrociato alla stazione e si era rifiutato di farsi medicare. Anche se probabilmente, più che di una medicazione, avrebbe avuto bisogno di un TSO.

L'ambulanza riparte e noi quattro rimaniamo piuttosto sconsolati. D'altra parte, se non vuole farsi aiutare, non possiamo fare molto.

I tre ripartono nelle loro auto di servizio dopo avermi salutato ed essersi disinfettati bene -soprattutto il carabiniere con la camicia blu macchiata- poi io riempio un secchio d'acqua e lo getto sulle macchie di sangue sul maciapiede davanti l'albergo.

Mi rimarrà il dubbio di capire se era in tali condizioni per la morte della sua sovrana o perchè, essendo irlandese, festeggiava.

martedì 6 settembre 2022

I problemi, purtroppo, capitano.

Mi dispiace, davvero non vorrei succedessero. Perchè spesso non posso farci niente, e ciò è frustrante. Ma capitano.

Un tardo pomeriggio, un cliente mi dice che l'aria condizionata, nella sua camera, non funziona. Fuori è un calore pazzesco, da forno Siemens in piena attività, e nei locali interni questa tecnologia è necessaria. Perciò, se si guasta, è un vero dramma.

Tuttavia in portineria funziona, quindi non si è interrotta in tutto l'albergo. Posso solo chiedere al facchino/manutentore di andare a controllare, sperando che i clienti l'abbiano spenta per sbaglio. E' una camera tripla, magari il figlio, ragazzetto la cui età non è ancora in doppia cifra, potrebbe aver aggeggiato con il pannello di controllo e averla spenta.

Ma aimè, il collega conferma: non fa proprio. Probabilmente si è rotto il fancoil. Per essere sicuro va su con lo scaleo per aprire la grata e controllare la macchina nel contro soffitto. Scende e conferma: ha smesso di funzionare, ci vorrà il tecnico specializzato.

Scende quasi subito il cliente, padre del ragazzo giovane, con lo stesso figlio. Parliamo del problema, e lui se ne esce con queste testuali parole:

-So che gli alberghi hanno sempre delle camere libere, in caso di necessità.

Rimango basito.

-Ma.... veramente no. Cerchiamo di vendere sempre tutto (come fanno tutti, d'altra parte)

-E quindi non può darmi un'altra camera?

-Sono davvero spiacente, ma non ce l'ho. Posso provare a cercarne un'altra in un'altro albergo (e non so neanche dove perchè malgrado il caldo assurdo, la città è stracolma).

-Ma io voglio restare qui, i miei amici sono qui (era una prenotazione multipla di più camere).

-L'unica cosa che posso fare è darle un ventilatore, poi domani cambia camera e comunque avrà uno sconto alla partenza.

-Ma l'aria condizionata è essenziale, il ragazzo soffrirà il caldo (afferma indicando il figlio).

-Purtroppo non so proprio come fare, sono davvero spiacente. Siamo davvero sfortunati perchè l'aria condizionata si è rotta adesso.

-E non può chiamare un tecnico?

-A quest'ora non viene nessuno, oltre al fatto che andrà proprio cambiato il condizionatore e quindi la camera resterà invendibile per qualche giorno.

-Ma il ragazzo soffrirà il caldo.

-Come le ho detto, posso darle un ventilatore, poi domani cambierà camera e le faremo uno sconto per il disagio.

E lui, insistente, continua a dire che il figlio patirà caldo, come se per magia il condizionatore potesse ripartire.

Alla fine, arrabbiato, sale in camera con il figlio e ben due ventilatori. E lo capisco, mi spiace davvero, ma queste sfighe capitano.

Il giorno dopo li cambiamo in una camera con un condizionatore ben funzionante, e il suo umore torna pimpante. Ma continua a dire che "il ragazzo ha sofferto il caldo, a me non importa, io mi levo la maglietta e dormo senza" però non ci credo mica tanto.

Anche lui avrà sofferto, ma almeno quella notte l'ha pagata poco.

domenica 4 settembre 2022

“La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”

 

Era tutto pronto, splendidamente predisposto, magnificamente organizzato.

Invece, al solito, ci si mette di mezzo il fato. E la politica, mannaggia la miseria.

Due mesi fa la fantastica Mirella Vicini, che ho l’immeritato onore di conoscere, mi comunica che mi precetta per aiutare nell’organizzazione di Firenze Gioca, epica manifestazione di giochi di ruolo, da tavolo e chi più ne ha più ne metta, e quindi devo fare qualcosa.

In realtà non riesco a fare moltissimo, ma ci provo. Fornisco il mio modesto contributo, anche finanziario, per la realizzazione. Soprattutto dopo l’esperienza dell’anno scorso, dove ero anche dimostratore di giochi.

Per l’occasione, visto che il lavoro di portiere d’albergo si svolge sempre, a qualsiasi ora, richiedo con un certo anticipo -due mesi- il fine settimana libero. Per essere sicuro di essere presente ad aiutare -disporre tavoli e sedie- prendo libero pure due giorni prima. Finalmente si torna a giocare. Ho predisposto anche i miei prototipi di giochini che nessun editore pubblicherà mai, ma non importa. Mi diverto, tanto basta.

Poteva andare tutto bene? Macché.

Due giorni fa mi citofona il messo comunale: i suoi servigi sono richiesti per lo scrutinio elettorale, mannaggia a questa mania di andare alle elezioni a ogni più sospinto. Il comune non poteva obbligarmi a essere presente come fante per la guerra contro Siena o Pisa? Avrei quasi quasi preferito, almeno avrei avuto una cotta di maglia, un elmo, una picca e un pavese. Ci sarebbe stato più senso. Ma proprio le elezioni? Uffa.

Insomma, quest’anno Firenze Gioca me la godrò solo il sabato mattina.

Però ciò non mi impedisce di fare pubblicità: venite tutti a Firenze Gioca il 24 e 25 Settembre. La mattina del 24 sarò nell’area SognAutori.

#firenzegioca

https://firenzegioca.it/progioco

 


 

lunedì 15 agosto 2022

"Gli uomini e le donne sono uguali" canta Cremonini.

Dicono che gli uomini hanno le tasche e le donne le borse.

Ma non è il genere che fa il contenuto. 

E' l'oggetto.



Ho preso una brutta abitudine.

Dato che mi dava fastidio portarmi dietro il portafoglio, portamonete, cellulare e chiavi tutto nelle tasche dei pantaloni, mi sono comprato uno zainetto. Uno di quelli piccoletti, che si trovano in un grande magazzino di oggetti sportivi. Produzione chissà dove e pochi euri, un classico.

Beh, non fatelo. Non commettete il mio errore.

Una volta che si compra lo zainetto, la quantità di materiale all'interno si moltiplica esponenzialmente. Perchè "ora ho più volume" e quindi "prenderò anche queste due cose, quanto spazio occuperanno mai?"

Oltre a quei pochi oggetti che solitamente tenevo in tasca, adesso ci sono anche:

-una bottiglina d'acqua mezza vuota;

-un ombrellino con due aste rotte ma, come dice Igor, potrebbe piovere;

-mezza dozzina di mascherine e una boccetta d'amuchina;

-un quadernino e due penne (una non funzionante) al fine di prendere appunti per storie del blog e un romanzo che non finirò mai;

-fazzoletti di carta, alcuni usati;

-un pacchetto di mentine e uno di gommine da masticare (quest'ultimo aperto e vuoto: le gommine sono sparse nel fondo dello zainetto);

-caricabatterie e cuffie del cellulare;

-un libro tascabile perchè non si sa mai, dovessi prendere il tram fino a Scandicci o il treno per Pistoia, almeno leggo qualcosa;

-una chiavetta usb di cui ignoro il contenuto e che il pc non mi legge dal 2009 (ma ogni volta spero ci riesca);

-buoni sconti di vari supermercati scaduti da prima del covid;

-almeno una dozzina di scontrini;

-e inoltre: monetine da massimo 10 centesimi (mai di più), frammenti di patatine ancora commestibili, bigliettini dei baci Perugina e, infine, l'incarto dei baci (perchè non trovavo il cestino e l'avevo messi nello zainetto pensando di buttarli una volta a casa, ma sono lì da tempo immemore).

Quindi ripeto: non è il genere che aumenta la quantità di materiale. E' l'oggetto contenitore. Perciò, cari colleghi di genere, continuate a usare le tasche dei pantaloni e portarvi dietro poche cose.

Non fate come me!