domenica 30 giugno 2024

Come tutti quelli che lavorano i fine settimana, i giorni liberi capitano nei feriali. I miei sono, solitamente, lunedì e martedì. Ma poiché la domenica sono in turno, il lunedì dormo. Quindi occorre spostare tutto di un giorno in avanti. Noi notturni -che sia un turno alberghiero o qualsiasi altro lavoro di notte- viviamo in un perenne "jet lag"

Mercoledì quindi, anche se è un giorno di lavoro, è praticamente un giorno libero, visto che inizio alle 23. Perciò ho deciso di farmi una gita. Sveglia presto, tazzone gigantesco di caffè e partenza. Destinazione: villa Marlia, presso Lucca. In auto. Vorrei usare i mezzi pubblici, ma la villa è a un quarto d’ora dalla città.

Probabilmente avreste preferito un video, ma io non sono bravo, in queste cose. Non ho neanche il canale youtube. Preferisco scrivere, io funziono così. Poi non voglio scimmiottare wikipedro, che in queste cose è geniale. Prima o poi sarà lui, a farci un video. Io mi sono limitato a metterci una foto -i selfie ve li risparmio-

Marlia venne edificata dai Margravi della Tuscia. Era il loro luogo del “buen retiro”, dove si riposavano tra un placito e l’altro nel governo della Marca. Si sa per certo che ci passarono anche gli imperatori ottoniani, ospiti di Ugo di Toscana. Ovviamente, rispetto a mille anni fa, è completamente diversa.

La villa passò per le mani di varie famiglie nobili lucchesi, a inizio ottocento fu di Elisa Bonaparte e nel novecento della famiglia Pecci-Blunt. Ognuno apportò modifiche e ingrandimenti al parco, davvero magnifico. Indubbiamente la parte migliore in assoluto.

Le due palazzine sono notevoli, anche se non hanno lo splendore delle ville medicee fuori Firenze -e vabbè, un po' di campanilismo, via, altrimenti che toscano sarei?- ma sono paragoni sciocchi, mi rendo conto.

Perciò oggi niente storie d’albergo. Avevo necessità di staccare la spina per una giornata -con l’augurio che ci riusciate tutti- e vi lascio con una delle più belle immagini della Tuscia. Perché come giustamente dice Stanis La Rochelle: “I toscani hanno devastato questo paese”




domenica 9 giugno 2024

Purtroppo, s’incontrano persone che sono completamente matte. Fuori di testa. Totalmente.

Verso le 5 del mattino, suonano il campanello dell’albergo. Accorro ad aprire e mi appare una signora americana piccoletta sulla settantina, con una valigia e un bel sorriso, che mi chiede, con molta gentilezza, di chiamarle un taxi. Aveva alloggiato in uno dei numerosi affittacamere della zona che non hanno portineria notturna, quindi nessuno a cui chiedere questo servizio. E al telefono, a quell’ora, nessuna compagnia risponde mai.

Ovviamente rispondi affermativamente, quindi vado al computer a cliccare sull’apposita applicazione. La signora mi chiede il costo fino all’aeroporto e io rispondo «25 € più il bagaglio, 2 € a pezzo». A lei va benissimo, d’altro canto non ci sono molte altre possibilità, a meno che non voglia andare a piedi fino alla stazione e attendere che parta il primo tram della linea T2. Non le va, preferisce stare comoda. L’applicazione fornisce il codice del taxi e, non appena arrivo, saluto la signora e richiudo, ma non a chiave.

Dopo neanche due minuti, riapre la porta un energumeno che inizia a urlare:

«Vieni fuori! Forza, esci!»

Rimango basito, non riesco a spicciare parola, a osservare questo che mi inveisce contro.

«Ora devi dire alla signora che il prezzo non è 25 ma 28!»

«Io… non sapevo che era aumentato…»

«Ecco, allora vai a dirglielo, che io mi sono rotto il … di queste … » e via di parolacce che condisce con la completa distruzione del cristianesimo.

«Guardi che non c’è bisogno di urlare in questa maniera, basta solo….»

«IO URLO QUANTO …. MI PARE, CAPITO?!»

Ma non faccio in tempo a comunicare il mio errore alla signora. Come esco dall’albergo, vedo lei che apre il baule posteriore dell’auto e si riprende la sua valigia, perché è evidente che non ne vuole sapere, di salire su un taxi con quello. Nessuno lo vorrebbe, su questo pianeta, neanche un membro di Hamas o dell’estrema destra israeliana.

Il bestione me ne urla di tutti i colori, io sono completamente congelato. Mi sento mortificato, e sbaglio. Perché al di là dell’errore sulla tariffa, bastava questo essere non si mettesse a urlare belluinamente e spaventarci. Invece insiste, e a un certo punto fa:

«Solo la chiamata sono 10 €, ora faccio la ricevuta e me li dai!»

Ma a quel punto, anche in maniera un po' folle visto che il bestio è chiaramente fuori controllo, rispondo con un netto e deciso «No!»

Quel che è seguito dopo sono da annoverare tra i 30 secondi peggiori della mia misera esistenza. Ho seriamente pensato che fosse arrivata la fine.

Il bestione mi si avventa contro. Io mi ritraggo nell’ingresso ma non ho neanche la forza di scappare. Alzo le mani sulla testa -la prima cosa che ci si protegge, istintivamente, quando si sente arrivare un grave pericolo- ormai rassegnato alla morte. Perché non sono mai stato violento. Sbagliato in tantissime cose, ma violento mai.

Per fortuna, il bestio pensa che non valga la pena di essere condannati a trent’anni per omicidio, anche se non mi stupirei se fosse reiterazione di reato. Non so cosa mi abbia urlato a due centimetri dalla testa perché ero completamente paralizzato dal terrore, ma avrebbe potuto tranquillamente accartocciarmi come un foglio A4 da gettare nel cestino. Se ne va continuando nelle urla belluine, sbatte la portiera e parte sgommando.

La signora, anche lei paralizzata dal terrore, rientra nell’albergo e mi chiede come sto. Io, affrancato da quel breve e sincero sentimento di solidarietà, perché sto ancora tremando dal terrore, mi scuso per l’errore della tariffa, al che lei dice:

«Non è per il prezzo, ma per il modo di comportarsi. Una follia»

«Mi spiace, alcuni italiani sono così» uso proprio queste esatte parole.

«Mi spiace per lei, che ci deve convivere»

Chiamo un altro taxi, con l’altra compagnia. Stavolta il tassista è un tipo completamente diverso, secco allampanato e sorridente. Conferma la tariffa, la signora ringrazia e mi saluta con parole d’incoraggiamento. Almeno penso, perché stavo allentando la tensione e tremavo ancora.

Mi sono appuntato il codice del taxi. A parte che tenderò sempre a chiamare l’altra compagnia, se per caso, sull’applicazione, mi apparisse ancora quel taxi, premerò l’apposito pulsante e cancellerò la corsa.

Perché è totalmente fuori.