sabato 31 dicembre 2022

Gli errori capitano, lo capisco. Io ne faccio diversi, come qualcuno di voi che legge il mio piccolo blog mi ha fatto giustamente notare. Ma io non sono un professionista. Tengo questo blog per il gusto di farlo, ma non ricevo compensi. 

Quando sbaglia, grossolanamente, un professionista, la sorpresa è enorme. E la rete non perdona.

Antefatto: è deceduto il papa emerito Benedetto XVI, Joseph Ratzinger. Essendo agnostico con tendenze pastafariane, non posso esprimere giudizi su una persona che non seguivo. Come ha scritto Michele Serra: "io non sono contro il papa, sono senza". Ma mi rendo conto che per la comunità cristiana sia stato un grande interprete della teologia più profonda.

Ma il punto è un altro. E' l'edizione fiorentina di un noto quotidiano nazionale che, nel creare il posto facebook sul decesso di questo importante personaggio storico, mette la foto di Sir Anthony Hopkins che lo interpreta in un film del 2017, "i due papi".

Ovviamente, dopo qualche minuto, si sono accorti della cantonata e hanno cancellato il post, ma avevo già fatto il "cattura immagine". 

Diamine, amico giornalista, rileggi bene, prima di premere il bottoncino "pubblica"! 

E comunque non rido di te. 

Rido CON te.

No, ok, lo ammetto, rido di te. Sono una bruttissima persona.



domenica 25 dicembre 2022

I clienti, in camera, hanno delle cartelline con il logo dell’albergo e, all’interno, varie cose: mappa di Firenze, depliant, fogli con proposte di tour. Le cameriere riportano giù le cartelline delle camere in partenza, così che noi notturni, con calma, possiamo visionarle e scartare le cose che non vanno: se sulla piantina ci sono scritte, o i fogli sono spiegazzati, ad esempio. E sostituirle con nuove. Affinchè i nuovi clienti non debbano trovarsi cose usate.

Un cliente ha scritto sul retro della cartellina. Quindi la butteremo. Ma la scritta l’ho fotografata.

Faccio una traduzione sommaria per chi non conosce l’inglese (sentitevi liberi di correggermi):

-A sinistra: se tu 1) ti diplomi 2) il tuo GPA (punteggio di valutazione scolastica) salirà e 3) babbo sarà orgoglioso di te.

-A destra se non 1) ti diplomi 2) il tuo GPA calerà.

Chi se ne importa del tuo GPA? Non andrai all’università e nessuno, ai colloqui di lavoro, ti chiederà del GPA e 3) babbo sarà comunque orgoglioso di te perché vedrà che sei diventato un uomo.

Più o meno.

Il punto è che un giovane ragazzo, probabilmente timoroso del prossimo esame per diplomarsi, è passato dall’albergo e ha pensato di sfogare i suoi timori del futuro scrivendo sul retro della cartellina. E io la trovo una cosa toccante, ecco.

Magari non è carino metterla in rete così, ma non credo leggerà mai questo piccolo blog.

In bocca al lupo per l’esame, giovane Jedi. E confermo, il GPA non è importante. Te lo dice un 36/60.




lunedì 19 dicembre 2022

La gente, a volte, ti sorprende con poco.

In uno dei 3 supermercati a cui vado a fare la spesa, di tanto in tanto, danno dei buoni omaggio. Utilizzabili solo per pochi giorni.

Li ottengo e li uso. Ovviamente sono fatti per forzare la clientela ad andare lì, per l’acquisto di saponi e detersivi -oltre a banalissimo cibo- e con me funziona, dato che altrimenti cambio spesso e volentieri.

Ma dato che mi tocca convivere con altri 3 bipedi, oltre a un mostriciattolo peloso dai colori improbabili, e che tutti e 4 richiedono e divorano pietanze succulente da me cucinate (“Babbo, vogliamo la carbonara” “E io voglio i croccantini, schnell, los!”) devo comunque tornare al supermercato.

Riempito il carrello, arrivo alla cassa automatica e passo la macchinetta sul lettore. Quando sento una voce provenire dalla mia destra.

“Tenga, lo vuole?”

Mi volto e mi vedo sventolare, davanti agli occhi, un buono omaggio.

“Ci avanza, non possiamo usarlo. E oggi è l’ultimo giorno, domani scadono”

“Io…. La ringrazio…”

“Beh, sono solo 5 euro. E poi tanto, avremmo dovuto buttarlo”

“Non so che dire”

Questa coppia giovane osserva la mia espressione sorpresa e probabilmente un po' stupida -anzi, senza il probabilmente- per qualche secondo, poi lei mi dice solo:

“Passi un buon Natale”

E sorridendo, spingono il loro carrello verso l’uscita.

In quel momento avrei voluto tornare agli anni ’50. Perché avrei sicuramente indossato un cappello a tesa larga. Che mi sarei tolto.

E con Satchmo in sottofondo.

martedì 13 dicembre 2022

Alle 5 del mattino, rientra in albergo un indiano. Il classico bramino, casta immensamente superiore che tratta il resto del mondo come robetta insignificante. Io poi, che sono occidentale, sono poco più di un’intoccabile.

Senza dire un buonasera o altro cenno di saluto, che a me lavoratore notturno e pure di etnia diversa è assolutamente negato, mi riferisce soltanto di preparare il conto perché lui e il suo collega partiranno a brevissimo (“very short time”, dice proprio così).

Prendo atto, lo saluto -non arriva nessuna risposta- e stampo il pro forma del conto. Lo piazzo sul bancone e torno alle mie faccende notturne, in attesa che costoro si palesino con i bagagli a pagare e richiedere il taxi per l’aeroporto. Dato che vado nel retro ad archiviare le classiche tonnellate di pratiche, metto sul bancone il campanellino, che presumo sarà furiosamente suonato quando scenderanno.

Invece non succede niente.

Un’ora dopo, mentre attendo che arrivino i miei colleghi a cambiarsi per prendere il loro servizio mattutino e permettermi di andare a dormire, rientra in albergo il suo collega. Che evidentemente non era in camera. E si porta dietro 3 amici.

Si mettono al bar, chiaramente chiuso e con le luci spente. So già cosa mi aspetta. Comincio a contare mentalmente ma non arrivo a 3 che sento come un fischio.

“Ehi, my friend!”

Quando hanno bisogno, diventiamo subito “amici”.

Mi avvicino e lui mi porge la mano stringendo con una forza che non lascia scampo al metacarpo.

“Io e i miei amici vorremmo bere qualcosa”

“Ehm… il bar è chiuso”

“Proprio non ci può servire niente?”

“Mi spiace, devo stare alla reception”

“Allora facciamo così: questa è la chiave della camera, di sopra ho una bottiglia di whisky. Vada su a prendermela”

“…..”

“Sul tavolino ho una bottiglia di Blu Label, la prende e me la porta qui”

“Ehrrr… è la sua camera, deve farlo lei”

“Dai, vai su a prender…”

“Devo stare alla reception”

Mi svincolo. In quel momento arriva Er Libanese (il vero nome è Matteo, io elargisco soprannomi a profusione) a cui lui pone la stessa richiesta e ottiene la stessa risposta. E’ camera tua? Vai su a prenderti la tua bottiglia.

Sconsolato, e probabilmente incacchiato con tutti gli italiani dai tempi dei marò, l’indiano sale su e scende dopo poco con la sua bottiglia. Chiede dei bicchieri e, a quel punto, glieli diamo. Non ci mettiamo a fare il bar, ma 4 bicchieri non si negano a nessuno.

A quel punto, dalla camera, arriva la chiamata dell’indiano che era rientrato alle 5. Che dal letto ha visto il suo amico arrivare, prendere la bottiglia e uscire nuovamente.

“Il mio collega è giù?”

“Si, con degli amici”

“Non deve bere”

“Non possiamo mica proibirglielo”

Dopo un po' scende. In canotta e mutande.

Assisto a questa scena surreale dove due indiani discutono, nella loro lingua e con abbigliamenti così diversi, del mettersi a bere whisky alle 6.45 del mattino, prima di fare i bagagli e andare all’aeroporto. Fino a che quello in mutande non se ne torna su con un’evidente furia rabbiosa che non deve aver avuto precedenti dal tentativo d’invasione dell’India da parte di Alessandro il Grande.

L’altro, finalmente contento, versa il whisky ai suoi amici e beve.

Non so com’è andata a finire, ma secondo me, sull’aereo, è scoppiata la guerra civile indiana. 

venerdì 9 dicembre 2022

 Figlie social che riescono a fare video fighissimi cui io, bolso cinquantenne, sono negatissimo.